40^ Camminata Baragazzina, “Deh benedici o Madre” il popolo dei podisti!
Baragazza (BO), 1° agosto. “Signore mio, cosa hai messo insieme questo 1° agosto!”, ha esclamato Herr Bragagna dopo le due medaglie d’oro italiane (rectius: una e mezza) di questo pomeriggio. Nel mondo piccolissimo delle corse amatoriali su strada, anche sull’Appennino bolognese si è verificato un evento fuori dell’ordinario di questi due anni: una gara non competitiva, senza classifiche, senza la gherminella delle “gare nazionali”, e persino (ma diciamolo sottovoce) con le docce e quasi senza mascherine…
Sarà un caso, ma l’evento è accaduto esattamente 17 mesi dopo quel 1° marzo 2020 in cui, a Vaiano (comune confinante con Castiglione dei Pepoli, sotto la cui giurisdizione si è corso oggi), si era svolta sotto il nubifragio l’Eco del Monte Maggiore, nel giorno che tutta l’Emilia Romagna era diventata “rossa” anche in campo sanitario, col divieto della maratona di Bologna (ma per fortuna Vaiano è in Toscana dove non valevano gli editti del nerovestito assessore alla Salute emiliano). Sono passati dunque 17 mesi, durante i quali il Comitato podistico bolognese è evaporato, e non più di 3-4 gare non competitive sono state organizzate per iniziativa di singole società. Oggi si è ripreso in questa località posta alla base della salita, con relativa Via Crucis, per l’antico santuario della Madonna di Bocca di Rio, originato da apparizioni quattrocentesche e ‘benedetto’ anche, ai tempi belli, dall’arrivo di corse con partenza da Prato.
Pure la gara di questo 1° agosto passava da Bocca di Rio: il percorso corto da 7 km direttamente nel piazzale del Santuario, dove sgorga un’acqua freschissima e ricercata dagli utenti; mentre il percorso lungo, dichiarato di 18 km sebbene il mio Gps ne certifichi 15,8 con 510 metri di dislivello, sfiorava il sito intorno ai km 5 e 12, tra i quali era collocato un piacevole itinerario trail nella “Foresta delle Cottede” (foto 2-10).
Tassa d’iscrizione, i canonici 2 euro, che davano diritto a un pacco gara (due grosse piade e una bottiglietta d’acqua) più 5 ristori d’acqua sul percorso lungo. La conclamata bufera da allerta arancione ha risparmiato i nostri luoghi (tra i 627 metri della partenza e i 1050 del punto più alto, verso il km 8), regalandoci una temperatura ancora un po’ altina, fino al 27 gradi. Partenza “suggerita” alle ore 9, quando però eravamo rimasti in pochi (come testimoniano le foto 23 e 26 di Italo Spina, appositamente giunto da Sassuolo come vedete nelle foto 3 e 12); sarà difficile, dopo un anno e mezzo di partenze ‘a cronometro’ causa Covid, sradicare la consuetudine già anteriore del “partéss prémma”. Ma intanto ce la teniamo, illudendoci che basti a disperdere per l’aria il Sars-Cov-2 (che poi la notte prima, ad Argelato BO si sia svolto un rave party, ovviamente no mask e free sex&drug, dovrebbe far capire agli assessori no pod chi sono gli ‘untori’).
Gara classica, giunta alla quarantesima edizione, ben segnalata (tranne forse il paio di km più trail, su per una carraia sassosa, dove una freccetta ogni tanto ci avrebbe confortato, mentre non mi restava altro che guardare le spalle della Signora Ceci), e popolata finalmente di tanti camminatori e amatori senza bisogno di certificato agonistico. Restava l’obbligo della mascherina prima della partenza e dopo l’arrivo, e del distanziamento tra 1 e 2 metri: sagge norme, ma un po’ superate dai tempi nei quali noi podisti ci ritroviamo ormai tutti ultramaggiorenni e vaccinati. Ancora utile il tracciamento, cioè il rilascio di una dichiarazione in base alla quale dovremmo essere raggiungibili se si verificasse un caso: ma si sa che il tracciamento è stata la grande lacuna nella gestione italica dell’epidemia, che malgrado misure anche draconiane (mi torna ad apparire l’allora assessore alla salute regionale, che perfettamente vestito di nero, camicia inclusa, ogni giorno in tv digrignava “non è il tempo delle corsette, vi chiudo tutti in casa!”) ha collocato il nostro paese nelle posizioni di coda, quanto a morti e infettati, del mondo civile. E certo, non per colpa dei podisti.
Comunque il peggio è passato, sebbene il rettore del santuario di Bocca di Rio alla fine della messa (foto 13-20) racconti che un certo cardinale non potrà presenziare alle solenni celebrazioni dell’Assunta perché attualmente in missione in Albania; e siccome l’Albania non è Unione Europea, al ritorno il cardinale, seppure vaccinato e negativo ai tamponi, dovrà fare dieci giorni di quarantena (io non credo alla “dittatura sanitaria”, ma alla stupidità dei politici influenzati dai virologi da salotto credo eccome).
Un cartello appeso al portico del Santuario dice “sono più le occasioni perse di quelle sfruttate, questo è il vero peccato”. Ma aggiunge una cosa che vale anche per noi modesti podisti della domenica: “vorresti essere migliore di quanto ci è concesso di essere? Non pretendere di essere più bravo, accetta di essere quello che sei”.
Mira il tuo popolo, o bella Signora – che pien di giubilo oggi ti onora: e alla fine della gara o delle celebrazioni, dopo usufruito anche (per chi voleva) della doccia calda messa a disposizione nel luogo di ritrovo (anche questa, la prima bolognese dopo 17 mesi) ha riempito ogni tavolo dei ristoranti, dalla cucina prevalentemente toscana tra ribollita e cinghiale, in tutto il comune.
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