Sapporo olimpica: Antonella Palmisano campionessa sui 20km di marcia
6 Agosto - Incredibile, 24 ore dopo la medaglia d’oro di Massimo Stano, Antonella Palmisano, altra pugliese di Mottola (in provincia di Taranto), nel giorno del suo trentesimo compleanno, va a conquistare il titolo di campionessa olimpica della 20 km di marcia in 1h29:12. Argento alla colombiana Sandra Lorena Arenas in 1h29:37, che precede la cinese Liu Hong, bronzo in 1h29:57.
Lo scenario è lo stesso del giorno prima, siamo sul circuito di 1 chilometro all’Odori Park di Sapporo, mille chilometri a nord di Tokyo, sull’isola di Hokkaido: anche il clima è simile con 31 gradi, 64% di umidità.
Si parte piano con i primi tre km alla media di 4:40, per aumentare leggermente al 4° (4:31), e passare ai 5° km in 23:04, con il gruppo di testa guidato dall’azzurra e dalle tre cinesi Liu, Yang e Qieyang (il podio mondiale di Doha). Eleonora Giorgi è purtroppo subito in difficoltà, dopo aver preso un'ammonizione per marcia irregolare; al 6° km si ferma per diversi minuti, piangendo, per poi ripartire ma oramai fuori gara, per quello che il telecronista Bragagna chiama spirito decoubertiniano. Valentina Trapletti è invece in fondo al gruppo di testa.
Al 10° km Palmisano guida il gruppo al comando in 45:57, Trapletti è ventiduesima in 46:16.
Il ritmo rimane sempre sui 4:30, al km il gruppo di testa è formato da circa dieci atlete, fino al 15° quando la piccola accelerazione della brasiliana Erica de Sena (44:25), porta a staccarsi sorprendentemente la cinese Qieyang, seguita dall’australiana Jemima Montag.
Ma il vero cambio di passo lo porta propria la nostra Antonella al 16°, con il km chiuso in 4:16, al quale risponde solo la cinese Yang, mentre si staccano la Liu, la colombiana Arenas e la già citata De Sena.
Antonella spinge ancora (17°km in 4:06), così anche la Yang soffre, prende un cartellino e perde terreno. Risale, viceversa, la Arenas che riprende la cinese e insieme cercano di inseguire la Palmisano, che intanto rischia di cadere su una boa.
Ma il terzo cartellino e la conseguente sosta di due minuti in penalty zone fermano la cinese, mentre la Palmisano aumenta ancora con il 18° km marciato in 4:09, e vola verso la vittoria aumentando negli ultimi due km conclusi entrambi in 4:06. Dietro cerca di risalire la de Sena, che supera la Liu. Si avvicina alla Arenas, ma è fermata dai giudici definitivamente (anche lei aveva già subito la penalty zone) e sostanzialmente la gara finisce qui, con il podio oramai definito.
Valentina Trapletti è ottima diciottesima in 1h33:12, mentre la Giorgi, alla quale va il merito di non essersi ritirata, chiude 52^ in 1h46:46, trovando la forza di incitare la Palmisano negli ultimi metri verso la medaglia d’oro.
Le parole di Antonella: “Non mi rendo ancora conto, sono entusiasta di quello che ho fatto! È ancora più bello, nel giorno del mio compleanno. Volevo che tutti i sacrifici di questi anni potessero essere ripagati del tutto. Negli ultimi 5 km ho sentito tanta energia dentro, ho portato con me tutte le persone care che mi davano forza, avevo la pelle d’oca. Si è realizzato il sogno della mia carriera di atleta. Negli ultimi mesi, ho pianto tanto. Era quasi impensabile che potessi fare l’impresa quest’oggi, ho avuto problemi fisici all’anca, sono stata ferma a lungo e temevo di dover rinunciare. L’oro di ieri di Massimo Stano mi ha fatto venire i brividi, mi ha dato una carica in più, come già successo con le vittorie di Tamberi e Jacobs e con il trionfo agli Europei di calcio. È un periodo magico per l’Italia. Adesso non vedo l’ora di sentire l’inno. E di abbracciare i miei familiari e mio marito: sicuramente sarà svenuto a casa insieme al mio cane…”.
Da ricordare, infine, che, nella nostra notte, la 50 km di marcia maschile è stata vinta dal polacco Dawid Tomala in 3h50:08 davanti a Jonathan Hilbert (Germania) in 3h50:44 e al canadese Evan Dunfee 3h50:59. Ventitreesimo Andrea Agrusti in 4h01:10, ritirati Teodorico Caporaso e Marco De Luca.
Si è trattato dell'ultima edizione olimpica su questa distanza, spazzata via dai sospetti di doping e (come aggiunge il "Corriere della sera" di oggi) dall'eccessiva discrezionalità dei giudici nel valutare la regolarità della marcia degli atleti, ciò che avrebbe condizionato i risultati molto più dell'effettivo valore dei marciatori.
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