Three Livigno, domina la mammina cèca Petra Pastorova
Livigno (SO), 10 luglio – La maratona è arrivata anche qui, per iniziativa del presidente Supermarathon Italia Paolo Gino, che meritava fortuna migliore in rapporto al dispendio di mezzi per ‘contagiare’ del virus delle 42 km anche questa località dotata finora solo di una maratonina (oltre che essere sede di allenamenti in altura come sta facendo in questi giorni la Nazionale di marcia).
Le tre maratone consecutive ("Tri" alla lombarda secondo la denominazione originale, poi anglicizzata in "Three"), disputate tra sabato 8 e domenica 10, sono state ben lontane dall’obiettivo minimo di “una cinquantina” di partecipanti in cui il Presidente sperava ancora alla vigilia, e per esempio dagli 81 di Orta-4 o i 68 di Pont Saint Martin: gli arrivati (come testimonia il collaudatissimo e tempestivo cronometraggio Icron) sono stati rispettivamente 18, 24 e ancora 24, nemmeno di primissima fascia con l’eccezione della dominatrice che in realtà (se le tifose dello shwa non si opponessero) dovremmo chiamare “dominatore” in quanto, sebbene donna, ha sbaragliato il lotto dei maschi giungendo prima assoluta in tutte e tre le prove.
Mi riferisco a Petra Pastorova, quarantacinquenne di Ostrava, tre volte mamma, 2.36 in maratona (Praga 2013; e 2.39 a Siviglia nel 2020), 8.27 sui 100 km ai mondiali del 2011, e poche settimane fa vittoriosa nella 50 km di Romagna, che sull’impegnativo tracciato livignasco (questa volta, perfettamente misurato) dal dislivello complessivo di oltre 360 metri ha fatto segnare un crescendo da 3.29:16 a 3.22:46 fino addirittura a un 3.05:11 che le è valso il successo non solo assoluto ma anche sulle prime due donne dell’ultima Pistoia-Abetone, Federica Moroni e Ilaria Bergaglio: che a Livigno potevano contare sulla freschezza essendo presenti unicamente all’ultima tappa, ma sono riuscite solo a stimolare nella loro avversaria una prestazione tale da metterle in riga.
Decisamente lontani gli uomini, il più performante dei quali è stato Fabrizio Lavezzato (Novese), con 3.13 il terzo giorno, seguito da Daniele Tufo della Naviglio Running, 3.29:30 alla seconda tappa; e il più continuo il sessantenne Carmine Sansone (Team Marathon: 3.58, 4.01, 3.56 nelle tre tappe), cui accosterei per stakanovismo il vecchio amico nervianese M 55 Paolo “Scoubidou” Fastigari (4.36, 5.04, 4.50).
Ma i contenuti agonistici sono passati in secondo piano di fronte all’ennesimo raduno festoso tra vecchi amici, che ha anche consentito di festeggiare tre soci che hanno raggiunto la cifra tonda: Lorenzo Gemma “il trombettiere” forlivese, che a quota mille ha agguantato il primatista italiano Piero Ancora e la coppia barlettana Rizzitelli-Gargano; Massimo Faleo, un importante ruolo organizzativo in questi tipi di raduni e arrivato a quota 600 nella terza gara; e il bolognese Leonardo Manferdini che ha fatto 300.
La giornata conclusiva di domenica 10, appunto, ha visto l’arrivo di gruppo, a quota 6h46, di ben dieci maratoneti, i tre festeggiati appunto, in compagnia fra gli altri di Gargano-Rizzitelli, di Luciano Ferrari che aveva ‘pensato’ questa gara, e di Enzo Caporaso il cui contributo di esperienze è sempre prezioso in questi ritrovi.
Ha chiuso le feste, come nelle altre tappe, “ol sindic” Marco Simonazzi, avvocato prossimo alla seconda laurea, curriculum lavorativo internazionale di tutto rispetto, e grande donatore di sangue, che nei tre giorni è stato sulle gambe più o meno 22 ore, impiegandone poi quasi altrettante nel rientro a casa sui disastrati mezzi pubblici italiani che rendono Livigno raggiungibile più facilmente dalla Svizzera che dalla madrepatria (la quale si 'scusa' facendo pagare la benzina mezzo euro al litro di meno).
Correre in altura, come è noto, fa crescere i globuli rossi (è il modo ‘lecito’ di stimolare l’Epo) e dunque la capacità del sangue di trasportare ossigeno, con effetti positivi a lungo termine; ma la rarefazione dell’aria, se agevola le gare brevi e le prestazioni anaerobiche, è invece una tara per i fondisti: a Livigno la partenza-arrivo era collocata a 1805 metri, e il punto più alto (corrispondente ai giri di boa dei km 10,5 e 31,5, lungo la maestosa pista ciclabile che porta verso sud alla Forcola di Livigno) stava a 1957.
Ciò serva a valutare più correttamente i valori tecnici indicati dalle classifiche; ma il tempo cronometrico è forse l’ultima cosa che importa ai supermaratoneti, che sistemati quasi tutti in un grande hotel dotato - a prezzi più che abbordabili - di ogni confort (tranne la comodità rispetto al centro maratona), indulgevano volentieri a lunghi soggiorni in piscina e a “terzi tempi” serali sotto le musiche mixate da Paolo Fastigari; e si danno già ora appuntamento per i prossimi cimenti, al lago d’Orta in agosto e a Forlì in settembre per ricordare il fondatore del Club, Sergio Tampieri scomparso nel 2010.
Per commenti, classifiche, video e foto si può andare all’indirizzo https://www.clubsupermarathon.it/2022/07/three-livigno-day-3-10-7-22-tre-giubilei-x-three-livigno/
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