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Set 23, 2022 1913volte

Manzolino (MO), La 7^ Podistica dei Somari chiude l’estate

Si sta per partire Si sta per partire R. Mandelli

22 settembre – Nell’ultimo giorno dell’estate astronomica, eccoci a un’altra “podistica di confine” (poche settimane dopo quelle di Bosco Albergati e S. Maria in Strada). Siamo ancora al lembo estremo della provincia di Modena, da quando nel 1929 il comune di Castelfranco (cui Manzolino appartiene) venne distaccato dalla provincia di Bologna e aggregato a quella di Modena (e poi dicono che “il fascismo ha fatto anche delle cose buone”…); ma siamo sempre in una situazione mista, dove in campo religioso comanda la diocesi di Bologna, e in dialetto dicono spàisa e dulàur circa come sotto le Due Torri. Per stare nel sicuro, Guareschi ai tempi di don Camillo chiamava il territorio “Messico d’Italia”, mentre la denominazione che si sente talora anche oggi è “triangolo della morte con vertici il capoluogo di Castelfranco Emilia e le sue frazioni di Manzolino e Piumazzo” perché (cito Wikipedia) ”la zona fu insanguinata dalle uccisioni, per opera di bande organizzate di partigiani comunisti, di ex appartenenti al disciolto Partito Fascista, di civili e di sacerdoti cattolici. I responsabili delle esecuzioni, che non rientrarono tra i beneficiari dei casi previsti dall'amnistia di Togliatti, riuscirono a fuggire oltre la Cortina di Ferro”.

Ma poi è cambiato (quasi) tutto: negli anni Settanta, Manzolino fu sede di uno dei più grandi tornei estivi in regione, organizzato dal vigile Cristoni sul campo parrocchiale da 7; ci giocavano, sotto pseudonimo, anche campioni della serie A, e l’arbitro (pagato la cifra, favolosa per i tempi, di lire tremila) faceva finta di non vedere che col documento d’identità di Cavedoni Celestino si presentava, che so, Ruben Merighi. E di Cristoni “il vecchio” (da non confondere con un vigile omonimo più recente), un arbitro-bottegaio raccontava che, inviperito per un rigore datogli contro, tutte le sere si presentava al suo negozio un minuto dopo l’orario di chiusura affibbiandogli la multa per violazione dei limiti consentiti.

Adesso, secondo la stessa Wikipedia, sarebbe la residenza del bestsellerista Valerio Massimo Manfredi (originario di Piumazzo, qui vicino), che dal tempo dello Scudo di Talos (affibbiato come lettura scolastica obbligatoria a mio figlio, allora liceale e che da quei tempi è uno dei massimi detrattori di VMM) ha sfornato una serie di libroni storici all’americana, virando però sulla descrizione di questi luoghi in Otel Bruni. Confesso la mia ignoranza: a parte una cinquantina di pagine de L’ultima legione, che lessi in una biblioteca di montagna mentre stavo attendendo il mio turno alla postazione internet (50 pagine che dicevano quello che si poteva dire benissimo in 5), non ho letto altro; ma se mai, rassegnandomi alla dissipazione del mio tempo, decidessi di abbeverarmi a VMM, lo farei con Otel Bruni.

Nell’attesa, sono tornato a Manzolino, tutta pavesata per il suo palio dei quartieri al cui interno si svolge anche la nostra garetta, e a quel campo da sette del Torneo, con le tende delle società finalmente tornate ad affollarlo: come sempre, la prima come ubicazione e come numero di iscritti è la Cittanova di Peppino Valentini (foto 5 e 6), che con 57 pettorali si aggiudicherà il primo posto di società davanti alla bolognese Monte San Pietro e ai quasi-padroni di casa di Castelfranco, col duo Carmela-Fabietto (foto 13 con Luca Gelati supermaratoneta delle Basse) e lo storico Danio in evidenza.

Gli organizzatori dichiarano circa 400 iscritti, che per una non competitiva infrasettimanale come questa sono una cifra prodigiosa; precisando però, come spiega subito Giuseppe Cuoghi (un altro di casa, foto 14), che la distribuzione, insieme al pettorale, di braccialetti luminosi, dipende dal fatto che la maggior parte sono camminatori dei quali si prevede l’arrivo quando sarà già buio. Esagerati! I due percorsi, come aggiunge Cuoghi che ha messo giù le frecce, sono “quello corto che è lungo e quello lungo che è corto”, cioè i 3 km dichiarati sono 4, e i 7 del giro “lungo” sono 6,2, e neanche camminando all’indietro si arriverebbe dopo il tramonto, anche se si avesse l’idea di anticipare la partenza rispetto alle 18,15 ufficiali.

All’ora del via siamo infatti almeno un centinaio, tra cui emergono le fattezze di Morena Baldini (foto 4 e seguenti), venuta qui solo per camminare e che invece correrà a discreto ritmo e alla fine si sottoporrà, come tutti (foto 7-8-9) alla coda per ritirare l’ambito gnocco fritto omaggio. Mentre sul lato destro della foto di copertina vedete di schiena Giangi che si intrattiene, prima del via, con Marco Belli. Stranamente, manca Lucio ed è davvero una rarità: c’è però Luigi Luca che racconta di quando lui e un suo amico, venuti da soli a una corsa di questo tipo, comprarono 50 pettorali aggiudicandosi 50 bottiglie di vino il cui valore era molto superiore, e vincendo anche un premio come gruppo numeroso.

L’iscrizione qui era calmierata alla quota minimissima di 2 euro, tutti destinati in beneficenza, e dava diritto anche a una mascherina chirurgica lavabile fino a 20 volte: forse sufficienti per il tempo di residua permanenza al governo di Speranza e delle sue virostar.

I percorsi (“percosti” secondo il volantino), superata la cintura di ferro delle linee ferroviarie, diventano piacevolmente campestri, prima su stradello ben tracciato in un bosco spontaneo, poi nell’ attrezzato parco del “laghetto delle oche”, una Campogalliano in sedicesimo, dove riceviamo un ristoro sigillato (acqua ed eccellente frutta secca). All’uscita si va verso il centro, con un ghirigoro tra i vari quartieri fin troppo protetto dai vigili (quando, mezz’ora dopo, prenderò la strada del ritorno, sarò trattenuto vari minuti a un incrocio dove stanno arrivando camminatori isolati, uno ogni cinquanta metri).

E’ lì che vedo un altro redivivo del podismo, il leggendario Broccoli, l’ultimo artigiano delle molle (quando smise lui, chiuse anche la ditta dove lavorava) intento a scrutare con attenzione i cassonetti. Gli ricordo di quando arrivava ai traguardi delle maratone indossando anche dieci canotte raccolte per strada, ma lui mi corregge: a Firenze ne ho prese 20, e quando me le sono tolte al traguardo, la gente mi guardava stupefatta.

Arriviamo, troppo presto ahimè come diceva la sorella di Marino Moretti a Cesena: sul palco, gli intrattenitori procedono alle premiazioni infilzando battute al cui confronto Brighenti merita il Nobel in letteratura (ma viva il parroco, siamo pur sempre alla corsa dei “somari”!); in compenso, la band Futura Republic accenna maestrevolmente motivi di Lucio Dalla.

Settembre, andiamo: è tempo di migrare. Tra gli arrivederci alle gare del prossimo fine settimana, e gli annunci di più ambiziosi programmi maratoneschi (Gelati farà una maratona alla settimana, e forse più), ci lasciamo consci che l’autunno presenterà conti non tutti facili da risolvere.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: F. Marri-R. Mandelli

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