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Set 25, 2022 1938volte

Modena, in 800 al Torrazzo: l’ammalato ha preso un brodino?

In disciplinata attesa del via In disciplinata attesa del via Roberto Mandelli

25 settembre – Le cifre ufficiali parlano di 804 iscritti, che forse è un record della èra post-Covid; la mia impressione visiva era anche superiore, ma forse dipende dal fatto che quasi tutti hanno aspettato l’orario giusto delle 9 per partire. Sulle presenze avrà influito anche la programmazione, al termine della gara, delle premiazioni di due circuiti provinciali modenesi: anche se il buon Pivetti è stato costretto a ripetere qualche volta il ritornello del nostro compatriota Nek Neviani, “Laura non c’è”, di fronte all’assenza di supervincitrici seriali che forse oggi puntavano ad altri prosciutti. Va detto che a una quarantina di km da qua c’era una mezza reggiana di lunga data e prestigio, e dunque qualcuno di là dal Secchia avrà preferito non passare il confine (ma Simona Garavaldi, scandianese qui a premio, e il prof Leandro Gualandri della Liguria reggiana hanno invece scelto il Torrazzo, come il sottoscritto del resto, che trova esagerata la richiesta di 15 euro per la distanza dei 21 reggiani, mentre per le distanze minori ne volevano comunque 3).

Les chauffeurs sont les chaffeurs, diceva Totò; al Torrazzo sono stati fermi sulla quota minima di 2 euro, in cambio dei quali ci sono toccati mezzo kg di pasta e una confezione di tre piade (non so Luigi Luca come si sarebbe comportato). Ma un'amica mi segnala la mancanza di ristoro solido al traguardo: la risposta è che le norme-Covid lo impedirebbero. Ecco gli effetti del terrorismo virologico.

Il percorso è quello risaputo, in sostanza un avant-indré su due stradelli paralleli, tra Modena e i confini di Bastiglia, costeggiando la montagna del rusco e l’alta velocità che la attraversa (mentre tra Torino, Milano e Modena l’AV è un rettilineo parallelo all’A4 e poi A1, dove si fanno i trecento come niente, quando il binario entra in provincia di Modena, per dirigerlo su Bologna gli fanno fare un curvone per non toccare obiettivi, ehm ehm, protetti; cui segue un controcurvone che lo riporta quasi sulla retta via, dopo aver comunque sprecato 3 o 4 km e toccato, appunto, la collina del disonore).

Tornando al nostro oggi, c’è abbondanza di scelta, su ben 5 percorsi fra i 3,8 e i 15 (in sostanza, dallo stradello diretto verso nord si staccano, uno dopo l’altro, delle stradette perpendicolari che dopo 3-400 metri immettono sulla ex ferrovia di Mirandola, uno dei percorsi più frequentati dal podismo modenese, e riportano verso la casa-base; quel campetto dove quarant’anni fa la mia compagnia si ritrovava, alle 14,30 di ogni sabato – fosse Natale o Ferragosto - per le tre partite rituali, a chi arrivava prima a farne cinque). Monotonia paesaggistica (appena temperata da quella dolce nebbiolina che sfuma le visioni) vinta da un paio di varianti obbligatorie: una all’inizio, per attraversare il “Parco Torrazzi”, nome abbastanza pretenzioso per un pratone che (citando ancora Totò) “si farà, si farà”, al margine di una delle zone più brutalmente industrializzate di Modena; e un’altra variante alla fine, quando per 500 metri ci fanno uscire e poi rientrare sull’ex ferrovia, il cui sottoprodotto più nostalgico è il passaggio dalla casa di Rossano Brevini, il brevilineo – come dice il nome – nostro compagno di tante trasferte maratoniche all’estero sui pullman guidati da Alfonso e dove l’esattore era Govi. Adesso sfodera un paio di baffoni, e sarà cresciuto un … paio d’etti, ma ha dimenticato il vino bianco del suo ristoro per gli amici. Ci sarà un’altra occasione? Ruit hora, amice noster, sunt certi denique fines...

Molte le vecchie glorie anche in campo: viene perfino Ferracini, classe 1938, il mio modello degli anni Ottanta, quando (con Bertolani junior della Rocca e Vittorio della Modenese) cercavamo di sfondare il muro dell’ora nella Corrida, e dell’ora e mezzo nella maratonina di Formigine (che arriva, arriva, e Reginato sta già allenandosi per lo speakeraggio).

Qualche segnale di novità vedo dalle tante ragazze, prevalentemente targate Runners & Friends cioè vigilate da Mohammed Moro; impietoso, ma sportivamente ineccepibile, il sorpasso che l’elegantissima dietologa nonché woman-in-run Chiara Mezzetti mi infligge a 3-4 km dalla fine. E alla tenda, dopo l’arrivo, si segue in diretta la maratona di Berlino: la passione è là.

In partenza avevo assistito a un dibattito tra vèci (come me), il sempiterno Lupo e il presidente di una delle società più storiche e tradizionali, direi roncaratiane, del podismo (uno di quelli che contavano di più nell’alias definito Coordinamento Pensionistico). Oggetto del contendere era la spaccatura, domenica scorsa, del podismo modenese tra la competitiva di San Donnino e una tapasciata sulle collinette sopra Sassuolo, che a parere del Presidente era preferibile, perché aperta a tutti, non classista e selettiva insomma. La replica del Lupo è stata: alla gara di San Donnino c’erano 80 bambini, dove li trovi tu nelle tue corse aperte a tutti? Se vogliamo che il podismo sopravviva, dobbiamo puntare su questi 80 bambini, perché gli altri… Come mi diceva poco dopo un altro presidente storico, “quasi tutti i miei iscritti sono semplicemente spariti: col Covid hanno imparato a fare altre cose, magari si vedono in 3 o 4 a camminare per i colli, e chi glielo fa fare di venire al Torrazzo a spendere 2 euro?”.

Sui bambini che in età adulta continuano a correre ho qualche dubbio, avendo assistito a padri e madri schiaviste (tipo i genitori dei tennisti) che li obbligavano a venire anche controvoglia, col risultato che, raggiunta l’età della ragione, i bambini-schiavi sono spariti; mi ispirano più fiducia le ragazze tra i 20 e i 35 che oggi ho visto correre in simpatica compagnia: è la loro scoperta matura dello sport, quella che durerà. Ma così è se vi pare: gli 800 del Torrazzo (e magari i 100 o 200 portoghesi: qualche habituè del “mè an pegh ménga” si è intravisto) sono molti, ma sono anche pochi. Decidete voi su quale parte del bicchiere indirizzare le vostre meditazioni.

1 commento

  • Link al commento Moro Lunedì, 26 Settembre 2022 15:49 inviato da Moro

    Caro Fabio,
    Essere presenti la domenica mattina a correre o a fare sport nei parchi lo si può realizzare solo se c’è continuità o modo per ritrovarsi praticare e creare passione e benessere.
    Dai bambini, ragazzi, adulti e soprattutto genitori e figli insieme!
    Le corse della domenica ? Sono sicuro che hanno bisogno di aria nuova ma anche qualcosa che fa vincere il salame ai senatori.
    I ragazzi e le ragazze dei Runners&Friends penso che si divertano molto a correre e camminare insieme perché riescono a condividere la loro passione anche fuori dalla semplice corsa della domenica!
    Ci troviamo per una corsetta e magari due chiacchiere al bar alla polisportiva morane oppure una pizza tutti lavati e tirati a festa!
    Con loro mi piace condividere la mia passione e parlare della grande atletica o semplicemente partecipare ai grandi eventi.

    Rapporto

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