Formigine raduna i Mille (col booster di Campogalliano)
27 novembre - “Presenti e votanti: 1000”. Alle Camere riunite per le elezioni del presidente della Repubblica (credo fosse il 1971), il mormorio dei parlamentari per la cifra tonda (quella che oggi si chiama pomposamente ‘soglia psicologica’) fu zittito dal presidente della Camera (un certo Sandro Pertini) con la frase: “Manca Garibaldi”.
Mi è venuta in mente questa frase quando ho letto, all’arrivo dell’11° Corri con l’Avis organizzato appunto a Formigine (ormai solo un ricordo come luogo di festoso passaggio della fu-maratona d’Italia) che il totale degli iscritti era di 1006, con l’ovvio primato societario del Cittanova di Peppino Valentini (è lui il Garibaldi dei podisti modenesi?). Dunque siamo quasi ai vecchi tempi, quelli pre-Covid natum: anzi, per certi aspetti meglio di prima, se si considera che 18 ore prima, a Campogalliano, si era svolta una gara pomeridiana, come nemmeno ai tempi d’oro si facevano da novembre a marzo. Dunque risaliamo di 18 ore e di 18 km (circa) più a nord, per ritrovarci nel paese della Bilancia, ormai famoso in tutta Italia per il casello dell’autostrada e per i natali dati a due gemelli diversi come Edmondo Berselli e Stefano Bonaccini. Personalmente, scendendo ai tempi di Pertini e prima, ci aggiungo Mirko Campana, partigiano ‘bianco’, poi indimenticato docente di lettere al liceo, che scandiva la metrica latina con colpi di tacco sulla predella, cosa che noi liceali discoli imitavamo sul pavimento, “che l’era tuto no sbatere de tachi” (copyright Catenacci).
Ma torno alla Campogalliano attuale per la 8^ camminata “Nemmeno con un fiore” di sabato 26 ore 15, preceduto e accompagnato da uno scambio di messaggini con un celebre podista dei luoghi, di cui dirò solo le prime e le ultime due lettere del nome: Gi**Gi. Il quale mi aveva preavvisato: “Occhio, non danno mai ristori decenti gli organizzatori Campogalliano, solo acqua. Dessero almeno un po’ di tè”. Eppure, nella piazza della partenza c’era pure il Gi**Gi, senza pettorale come suo solito quando prevede un ristoro insufficiente; poi mi dicono che in gara protesterà con gli sbandieratori e i vigili perché la strada è pericolosa (una podista dirà agli addetti: se volete picchiarlo, lo tengo fermo io).
Partiti: tratto iniziale un po’ a imbuto, saremo forse in 250 e nelle retrovie ci si deve fermare (io ero decisamente indietro: alle 14,58 avevo concluso l’acquisto di un paio di Asics scontatissime dalla bancarella del Carlo carpigiano). Un paio di km nel centro urbano, in compagnia di Paolino Malavasi che mi espone il suo progetto di doppietta maratonica 31 dicembre - 8 gennaio (e le altre che non mi dice!), poi si esce all’aria aperta, con tratti campestri che ci portano al santuario della Sassola; da lì si torna verso il centro attraverso la pista ciclabile che porterebbe alla “Barchetta”, cioè l’antico traghetto per Modena che adesso ha un ponte cosiddetto Calatrava, e porta in breve alla Madonnina (durante il Covid ci feci un pellegrinaggio a piedi, semivietato perché si usciva dal comune di residenza…). Raggiunta l’autostrada e l’AV ferroviaria (costretta qui a un curvone per ragioni politiche) si piega decisamente a nord raggiungendo la zona di partenza-arrivo, più o meno in senso opposto ai “Diecimila della bilancia”. Il traguardo è dopo 8 km confermati dal Gps, e l’accogliente palasport riscaldato ci accoglie, per cambiarci e soprattutto con un ristoro niente male (tè bello carico che mi faccio versare col tastevin del Beaujolais, e tortine dolci, che si aggiungono alla scatola di tisane dai vari sapori del pacco gara: il tutto per i 2 euro che Gi**Gi non aveva sborsato).
E’ lì fuori, e quando gli dico che dentro c’è un ristoro di lusso si precipita all’interno. Il resto si sa da whatsapp: “Hai scroccato il tè e la merendina senza pagare?”, gli chiedo. “No – è la risposta – naturalmente non ho bevuto al ristoro. Non sono come quelli che non pagano le tasse e poi gliele condonano”. Bè, veramente qui la tassa non l’ha mica pagata. Gli chiedo: “Allora non dovevi entrare nel palasport. Ma non riconosci almeno la fatica e le spese di chi organizza?”. Risposta: “Mica era vietato entrare. Io non ho pagato, non ho bevuto. Alla corsa dei laghetti di settembre c’era solo acqua e mi ero lamentato, forse sarà servito a qualcosa”. Sta a vedere che è merito suo… Mia replica: “Chi non paga stia a casa. I vigili per chiudere le strade hanno un costo e tu li sfrutti a sbafo”. Conclusione di Gi**Gi: “Per la strada possono girare tutti, è libera”. Disarmante. Per fortuna, la maggioranza non la pensa in questo modo, e credo che Gabriele e soci possano essere orgogliosi di questa loro estrema creatura, baciata anche da un tiepido solicello dopo i nubifragi delle ore precedenti.
Con questo booster incoraggiante, ci siamo ritrovati (tranne Gi**Gi) a Formigine domenica mattina 27 per l’11° “Corri con l’Avis”: sole anche qui, ma 2 gradi in partenza, per cui avevamo quasi tutti (escluso Federico, che corre in canottiera tutto l’anno) le maniche lunghe, a cominciare da Giorgio Saracini che inalbera quella recente del Beaujolais, poi Paolino, la Simona della Madonnina, la signorile Chiara Mezzetti, l’antica e inesausta campionessa Annamaria Venturelli: insomma i Mille di cui si diceva, rimpolpati da un buon nucleo di reggiani come il redivivo Pietro Boniburini alla consolle delle scarpe, e i due cugini Giaroli. Con Paolo (già titolare delle spugne calde alla maratona di Reggio, spugne quest’anno in forse per la solita scusa del Covid, che però ad Amsterdam non valeva) percorro quasi tutti i 13,5 km nominali (in realtà 12,7), che in prevalenza su piste ciclabili e con un paio di cavalcavia sulla superstrada per Sassuolo (recentemente dotata di autovelox, in un tratto nel quale non c’è nessunissimo pericolo, dalla sindaca di Formigine, evidentemente costretta a fare cassa) porta a ovest, verso le frazioni di Ubersetto e Corlo, per tornare infine nel capoluogo.
Ottime segnalazioni, grande dispiego di controllori del traffico (peraltro quasi assente), e ritrovo finale nel parchetto adiacente alla sede dell’Avis dove Italo provvede con diligenza a ritrarre tutti. Anche qui, due euro di iscrizione, in cambio di tè e biscotti al traguardo, e un chilo di pasta come pacco gara. E voglio ripetere che non si va a correre per il pacco gara, cioè per “fare la spesa”, ma per valersi di un’organizzazione che chiede i permessi, paga per la sicurezza, chiude le strade, impiega decine di volontari ecc. Gli assenti hanno avuto torto, ma certi assenti non li rimpiangiamo proprio.