Ritorna il Santo Stefano santagatese: ora le classifiche!
S. Agata Bolognese, 26 dicembre – Aggiornamento ore 22 - Dopo due anni di interruzione, è tornata una delle classicissime del calendario regionale emiliano, addirittura con l’edizione n. 54 della gara regionale Fidal (considerando che la 53^ risale al 2019), appaiata alla 27^ non competitiva. In questo paesone tra Modena e Bologna (dialettalmente detta Santèghete, chissà se causa un’antica colonizzazione guidata da Linus Benfius), tipica urbanizzazione della Bassa bolognese con la pianta quadrata, la “centuriazione”, la piazza centrale e le porte, già dagli anni Sessanta – ben prima della crisi petrolifera cui molti attribuiscono la nascita del podismo – si svolgeva una podistica competitiva (come tutte le podistiche degli anni d’oro, quando era impensabile una gara senza un primo e un novantanovesimo) su tre giri per un totale di 8 km.
Poi arrivarono le regole, le certificazioni, il terrorismo sanitario (quello che è durato fino ai nostri anni, col raddoppio dei morti presunti di Covid per tenerci chiusi e obbedienti, guai a chi correva), e magari l’invecchiamento dei podisti, cosicché da metà anni Novanta è cominciata anche la non competitiva, che in periodo di calendario magro, e malgrado la concorrenza delle furono-corse di quartiere modenesi, raccoglieva anche duemila partecipanti, su un percorso un po’ più arioso che arrivava fino alle porte di Persiceto, e alla fine garantiva a tutti un flacone di sgrassante o detersivo della rinomata ditta locale Chanteclair.
Le classifiche vecchie parlano di quasi 2300 partecipanti sia nel 2018 sia nel 2019: ogni anno calava il numero dei competitivi e cresceva quello dei non competitivi, cosicché la somma restava pressoché uguale. Il massimo dei competitivi in "età moderna" si raggiunse nel 2017, con 470 partecipanti agli 8 km più 140 ragazzi impegnati nelle gare più corte; nel 2018 si scese a 382 + 106, nel 2019 a 287 + 146.
Negli anni di gloria, a un paio di km dall’arrivo c’era anche il ristoro-extra, con dolcini e bianco frizzante, offerto da Alessio Guidi, un benemerito dello sport bolognese (ma come dice il Vangelo, le tenebre non l’hanno compreso, e l’animale impuro l’ha avvoltolato nel proprio brago). Stavolta niente, pazienza; mancava anche l’eroina locale Elettra Lamborghini, che stava caramellando i suoi sette milioni di followers, e abbiamo cercato di non rimpiangere le sue curve, già che delle sue canzoni non sentiamo affatto la mancanza bastandoci quelle della compaesana Nilla Pizzi; a noi umili pedatori, poi, basta la dolce vista e il bel guardo soave di Anna Cavallo, o il saluto “cs’agh manca?” alla Lorena; per il gentil sesso o chi ha pelo sullo stomaco, c’è il torso nudo di Rambo Benassi davanti alla casa del Cittanova. Importante soprattutto che Peppino Valentini abbia la sua tenda a compartimenti stagni uomo-donna, e alla fine offra panettone e malvasia, perfino a Mastrolia.
Il tracciato lungo, quantificato in 10,5 dai gps (i 12 km annunciati essendo spariti), ci ha bruciato quasi 1000 calorie, dunque può contribuire pure allo smaltimento di zampone e fagioloni (guardate bene il mirabile collage di Roberto Mandelli su originali di Italo Spina).
Si entra, poi esce, poi rientra da Amola, preceduta da un cartello installato in ossequio alla legge regionale per la tutela dei dialetti (ma, direbbe Gaber, rimpiangere i dialetti è di destra, esigere l’italiano è di sinistra? A Sassuolo, le giunte di destra installano i cartelli col nome in dialetto, e le giunte di sinistra li tolgono): cartello marrone che prescrive la forma “L’Amla”. Considerando che su 28mila residenti nel comune di San Giovanni in Persiceto (cui Amola appartiene) 2600 sono stranieri, di cui 630 romeni, 450 marocchini, 230 cinesi e altrettanti pachistani, forse converrà mettere anche i nomi nelle rispettive parlate: che so, Al-Amlah, Amolescu, Amwalpindi, Tien-Am-Ol. In compenso, la scuola elementare dove c’è il bivio tra i 7 e i 10 km è abbandonata e in rovina:… tornate alle vostre superbe ruine, l’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
Svicoliamo anche da questi pensieri, caracollando sui 6 a km tutto a mancina, come diceva Svicolone il Leone (uno di queste parti), saltando per troppo affollamento il ristoro di metà gara e in compenso facendoci raccontare da Paolino il pasta party dopo la prima maratona di Classe (i s’an mandee via a see or, i purteven seimper dl’etra roba da magner).
Sarebbe stato istruttivo aspettare il passaggio di Giangi, che non avendo pagato i 2,50 euro dell’iscrizione prometteva di non usufruire dei ristori: d’altronde, dopo essersi sobbarcato 29+29 km d’auto per arrivare fin qui, ci mancava altro che dovesse perfino pagare il pettorale. Ma non bisogna perdere contatto con Ottavio da Finale o coll’autentico Marri Fabio da Campogalliano, o con le calzette a righe biancorosse di Simona Malavasi & Claudio Rossetto, del resto in tenuta verde alberonatalizia. Mentre Mauro Zoboli, conteso dalle donne, è svicolato giù per i 7 km.
Così, altre cose dicendo che il tacere è bello, torniamo in centro di S. Agata, dove i supercampioni degli 8 km, partiti un quarto d’ora dopo noi, sono già rivestiti e in attesa delle premiazioni, mentre stanno partendo i giovanissimi, sempre oggetto qui di meritoria attenzione.
I risultati della gara competitiva sono usciti poco dopo le ore 20 sul sito degli organizzatori (http://www.victoriasantagata.it/page.php?6), non ancora sul sito della Fidal regionale (https://emiliaromagna.fidal.it/calendario/54%5E-PODISTICA-DI-S-STEFANO-(8km)/REG30027). Curioso che i classificati siano divisi in due categorie, over 50 (cioè nati-nate nel 1972 e precedenti) e cosiddetti SM/SF 45, dove però sono compresi tutti i nati dal 1973 al 2004, cioè anche le categorie M/F 40, 35 ecc.
A quest'ultimo gruppo appartengono i meglio classificati sia degli uomini sia delle donne: il vincitore assoluto, Marco Casini (Delta Sassuolo) pur essendo "targato" M 45 è nato nel 1999 e ha vinto in 24:21, precedendo di 70 centesimi (sic) Luis Matteo Ricciardi (1993, Sacmi Imola), e di 1"70 Giovanni Filippi (1998, Fratellanza).
21° assoluto e primo M 50 è Fabrizio Gentile (1972, Modena Runners), con 27:44, un minuto di vantaggio su Claudio Pezzini (1965, Centese), e 1:11 sul compagno di squadra Massimo Sargenti. Un altro Modena Runner, Giordano Castelli, è primo M 60.
201 in tutto gli arrivati e classificati (l'organizzazione scrive 228, probabilmente il numero degli iscritti), un'altra limatura rispetto ai numeri pre-pandemici. Se conto bene, le donne (che non hanno una classifica numerata a parte) sono 44, regolate con largo margine in 27:33 da Giulia Cordazzo (Fratellanza), che figura come 18° assoluto ed è del 2002 malgrado le sia impietosamente assegnata la categoria F 45; precede di 13" Angela Mattevi (Carabinieri, 2000) e di 1:17 Fiorenza Pierli (Corradini) che però è del 1980 e dunque si aggiudicherebbe nettamente la categoria F 40.
Tra le 9 nate ante 1972, vince senza problemi Monica Barchetti (1968, Fratellanza) in 34:03, 1:50 su Tiziana Sportelli (1967, Lamone), e più di 3 minuti e mezzo sulla nostra antica Valentina Gualandi.
I giovani competitivi risultano 78: nel percorso più lungo, di 3400 metri per i nati nel 2005/2006, si impongono Abram Asado (Centese, 11:32) e Marianna Zagni (Pontevecchio) in 13:53.
I non competitivi sono stati contati in 1150 (s'intende, quelli che hanno pagato il pettorale). Dopo tagliato il traguardo, lo sguardo cade sul Lupo, tornato in servizio a gestire di persona il suo banchetto di scarpe. Svoltato l’angolo, si entra nel cortile del ristoro (tè, gnocco, grissini ecc.) dove uno della Podistica Ozzanese arraffa 4 confezioni di biscottini (così ha compensato anche lui i 2,50); di fianco ritiriamo il detersivo-sgrassante e siamo liberi di accedere al ristoro extra di Peppino o del Passo Capponi. Ma non eravamo venuti qui per smaltire il pranzo di ieri?
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