Una Rubiera per pochi: ma l'importante è ripartire
Rubiera (RE), 26 febbraio – Era il 16 febbraio 2020, una bella giornata quasi primaverile, quando si corse la 40^ edizione. Una settimana dopo si tennero le ultime corse, poi il blocco quasi totale per il Covid.
Rubiera (la patria adottiva di Stefano Baldini) si è fermata per tre anni, riprendendo oggi con la 41^ Caretera (nel corso degli anni, il nome ha perso qualche consonante, dal primitivo “Carrettera”). Ripresa in tono minore, sia perché la gara è diventata totalmente non competitiva, sia perché è stata abolita la distanza maggiore dei 16 km, rimanendo solo le misure degli 11.5, 8 e 4 km; sia perché lo spostamento di una settimana in avanti è venuto a coincidere sia con lo svolgimento della vicina maratona e gare connesse di Salsomaggiore-Busseto (che ha portato via tutti i competitivi), senza dire dei 10 km di Misano che si sono presi un’altra bella fetta di reggiani e modenesi, sia soprattutto è incappata nella prima giornata di pioggia vera, dopo mesi di siccità, con una cinquantina di millimetri caduti, e l’aggiunta del vento con un picco intorno alle 10,30 quando eravamo quasi tutti per via (l’ora di partenza, a differenza di quanto indicato dallo striscione, erano non le 9 ma le 9,30).
Risultato, meno di 500 iscrizioni registrate (forse la quarta parte, o meno, dell’era pre-covid), soprattutto di locali, tant’è vero che i gruppi più numerosi erano rappresentati da frequentatori di palestre della zona, e la prima delle società tradizionali, il Cittanova di Modena, non è arrivata a 50 iscritti. Fa specie la mancanza di tutte le società della vicinissima Sassuolo, e invece la presenza quasi eroica della società del Finale Emilia di Ottavio Magni, che pure aveva a disposizione gare in sedi a lei più vicine. Pochi e infreddoliti anche i fotografi abituali.
Tra i podisti, chi si è perso per il Covid, imparando che è più comoda la tombola o lo struscio nei supermercati rispetto alla camminata col freddo, non torna più; chi pensa che la corsa sia ancora un con-corso, dove c’è chi vince e c’è chi arriva diciottesimo e chi terzo di categoria, ha veleggiato per altri lidi; i “tiepidi”, quelli che sì, correre mi piace, ma con quest’acqua chi me lo fa fare, li vedremo a primavera inoltrata.
I cinquecento scarsi di Rubiera, che non hanno nemmeno goduto dell’usuale speaking dell’enfant du pays Roberto Brighenti, hanno tuttavia trovato un percorso ottimamente segnato e assolutamente chiuso al traffico, un godibile costeggiamento del torrente Tresinaro (bello soltanto in questa stagione), il solito attraversamento del grande parco di villa Spalletti… anche lui da scudetto (aperto solo in questa occasione, e mi sono permesso di correrlo anche fuori dei limiti del tracciato, visitando ad esempio il laghetto e le carraie erbose nei dintorni, in modo da aumentare un po’ il chilometraggio); ristori comprensivi di tè caldo e saporoso (genere che negli ultimi mesi sembrava un po’ scarseggiare, e qui invece, data anche la scarsità di clienti, non si è fatto desiderare, insieme a arance non anemiche e altre cibarie); e alla fine, in una piazza d’arrivo pressoché deserta rispetto ai pienoni dei tempi d’oro, un mezzo kg di spaghetti, di fronte a una quota di iscrizione di 2 euro, più modenese che reggiana. Sta a vedere che anche Giangi, visto aggirarsi tra la folla prima del via, ha pagato l’iscrizione.
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