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Rodolfo Lollini

Rodolfo Lollini

La cartina che vedete, raffigura il percorso della TwinCities in Motion Marathon che si è disputata il 7 Ottobre tra Minneapolis e Saint Paul. Tracciato invitante, con lunghi tratti ad attraversare graziosi laghetti ed il lungofiume del famoso Mississippi. Basta vedere la piantina per far venir voglia di correrla. Nel nostro caso, tra vecchiaia ed acciacchi vari, le 42 chilometri le abbiamo messe in soffitta, almeno nel ruolo di partecipanti, ma non tutti la pensano così, sia tra i master che fra i giovanissimi. Domenica scorsa ha fatto scalpore Tierney Wolfgram, quindicenne che ha concluso la gara in 2h40’03”, conseguendo il record mondiale di categoria.

Apriti cielo, da noi si è scatenato il dibattito tra amici e specialmente sui social. Ma non è troppo presto correre questa distanza a quell’età? E’ giusto e soprattutto salutare sostenere uno sforzo così lungo quando il fisico non si è ancora completamente formato anche a livello scheletrico e muscolare? Altri invece pensano che sia sbagliato in Italia richiedere la maggiore età per iscriversi. Ci facciamo delle remore ingiustificate e partiamo già in ritardo rispetto al resto del mondo. Oltre all’aspetto salute, c’è chi sostiene che partire così giovani sia anche di nocumento per una possibile carriera ad alto livello. E via con la lista di giovani meteore di cui si sono perse le tracce.

Stabilito quando cominciare a correre una maratona, ci domandiamo anche quale sia il limite d’età per smetterla con questa distanza. Lo scriviamo mentre sfogliamo l’elenco delle migliori prestazioni outdoor che la FIDAL elenca per categoria d’età. Il record over 85 è di Antonino Caponnetto che l’anno passato ha chiuso in 4h20’11” la sua gara a Verona. Tabella che non si ferma ai 42, elencando novantenni finisher sui 100 chilometri…

Tra l’altro c’è chi non ne fa una questione di data di nascita, ma di prestazione. Conosco un medico sportivo che stabiliva in tre ore e mezzo il tempo oltre il quale correre questa gara diventi dannoso. A prescindere dall’età. Forse esagerava, ma intanto, per aumentare il business, ormai il tempo limite di molte tra le gare più popolate è slittato a 7 ore o giù di lì. Se si moltiplica 7 per 6 km/h, si arriva a 42, ma a questo punto non è più corretto parlare di danni della corsa, perché siamo ad una lunga e forse salutare passeggiata veloce…

La penultima tappa del Club del Miglio 2018 regala un primato italiano ad opera di Davide Raineri che con il tempo di 4’18”97 abbatte di diversi secondi il limite precedente di Ugo Piccioli e si avvicina alla migliore prestazione mondiale. Per rincorrere questo obiettivo il portacolori del CS San Rocchino non gareggia nella batteria destinata agli atleti della sua categoria d’età e corre la manche elite. Alla fine però deve fare praticamente tutto da solo, in quanto non trova lepri che lo portino fino all’arrivo ed infatti si aggiudica la gara degli assoluti.

Il record di Raineri è senza dubbio la notizia che fa titolo, ma si tratta pur sempre della ciliegina su una bella torta, in quanto i chiavennaschi organizzano in maniera impeccabile una manifestazione che ottiene anche un buon riscontro di presenze con il totale atleti sopra quota 200. Il tutto malgrado ci si trovi in un comune a oltre 120 chilometri da Milano. Un centro che non conoscevamo e che ci ha stupito per l’abbondanza di monumenti ed il suo carico di storia. Un posto invitante per escursioni in montagna come per giri in bicicletta, con i passi Maloja e Spluga tra le mete più ambite.

Tornando alla bella pista azzurra del centro sportivo sito in Piazza Falcone e Borsellino, dopo le avvincenti gare dei ragazzini sui 400 metri con tanti giovani valligiani in pista, sui 1000 metri per ragazzi e cadetti è Matteo Bardea (Sportiva Lanzada) il più veloce in 2’48”58. Tra le donne Milena Masolini (GP Valchiavenna) ferma il cronometro sul tempo di 3’06”84. Si passa quindi alla distanza anglosassone dei 1609 metri e spiccioli dove segnaliamo, sempre tra gli under, il sedicenne Gabriele Biavaschi (GP Valchiavenna) con 4’35”18.

Solita grande battaglia anche tra i diversamente giovani in quanto ci sono ancora diversi titoli e piazzamenti finali da definire, anche in virtù del gioco degli scarti, perché il regolamento consente di conteggiare otto prove sulle dieci in totale. Sentenze definitive sabato prossimo 13 Ottobre a Carate Brianza (MB), dove i Daini ospiteranno il 7° Miglio “Memorial Gino Riva”.

Come Vi anticipavamo su queste colonne mercoledì scorso, è stato definito l’elenco degli atleti che sono stati designati a far parte dell’Atletica Élite Club (AEC), in sostanza la nazionale italiana. Saranno in 37 atleti (24 uomini e 13 donne), ma sono stati predefiniti fino a ulteriori 8 nuovi ingressi, per completare i gruppi delle staffette 4x100 maschile e per le due 4x400.

La nota pubblicata ieri sera dalla FIDAL, aggiunge questa novità:”...come da richiesta del nuovo Direttore Tecnico Antonio La Torre, è stato identificato all’interno di questi numeri il gruppo “Top”, che sarà composto da 11 atleti: Antonella Palmisano, Alessia Trost, Elena Vallortigara, Sara Dossena, Filippo Tortu, Eseosa Desalu, Yeman Crippa, Daniele Meucci, Gianmarco Tamberi, Massimo Stano. A loro potrà aggiungersi anche la marciatrice Eleonora Giorgi, se accetterà un programma per affrontare la 50km di marcia (in caso contrario, resterà nell’elenco AEC, ma non farà parte di quello Top)…”

Passando anche alle note dolenti, si menzionano:”…18 gli azzurri che, classificati come AEC nel 2018, non faranno parte dell’elenco nei prossimi 12 mesi, mentre ad altri 11 di loro verrà decurtata del 50% l’indennità di preparazione. Nove sono invece i nuovi ingressi, uno dei quali (quello dell’ostacolista dei 400 Mario Lambrughi) sarà da verificare al 31 dicembre, vista la collocazione dell’azzurro al 24esimo posto delle liste mondiali (l’ultimo utile in virtù del regolamento AEC)”.

Dando un’occhiata alle liste complete che potete leggere anche Voi cliccando qui e limitandoci alla corsa di fondo e mezzofondo, tra i 37 confermati troviamo i due siepisti Chiappinelli e Zoghlami. Nei nuovi ingressi vediamo la meritatissima inclusione di Sara Dossena e della coppia Rachik, Ghebrehiwet Faniel. Un po’ a sorpresa viene data una chance anche a Federica del Buono e Veronica Inglese che sono ai box da tempo. Più in generale, tra promossi e bocciati, sorprende la conferma dei due triplisti Donato e Greco, non più giovanissimi ed a secco di risultati da tempo, mentre la grande esclusa è senza dubbio Libania Grenot che paga il conto della controprestazione individuale e in staffetta agli ultimi europei. Al contrario tra i nuovi entrati annotiamo con piacere Daisy Osakue, la discobola vittima di un aggressione pochi giorni prima della rassegna continentale, dove è riuscita ad entrare in finale e poi tra le prime otto.

Ci sarebbe anche da trattare anche l'argomento dei compensi di tutti i collaboratori federali, pubblicato in questi giorni, ma ne parleremo in una prossima puntata.

Mercoledì, 03 Ottobre 2018 14:29

La FIDAL taglia gli stipendi a molti nazionali!

Ragazzi, non ci capiamo più niente: dopo i risultati degli Europei a Berlino, un deludente 16° posto nella classifica a squadre, dopo quasi uno zero al quoto alle precedenti edizioni di olimpiadi e mondiali, ci eravamo permessi di chiedere le dimissioni di Giomi e di molte persone dello suo staff. Al contrario, l’ineffabile presidente aveva spiegato a tutti che non avevamo capito nulla, che i risultati era stati buoni. Insomma: “tutto va ben, madama la marchesa” per evocare l’ironica canzonetta dove invece l’amata cavallina della nobildonna era morta, le stalle si erano incendiate, un’ala del castello crollata ed il marchese si era suicidato… Un disastro.

Ma finalmente qualcuno pagherà! Da dove si parte? Di solito nelle società che vanno male la prima testa a saltare è quella dell’amministratore delegato. A seguire i dirigenti più importanti. Qui invece a pagare saranno gli atleti. Grazie ad un pezzo firmato da Marco Bonarrigo a Gaia Piccardi, apparso oggi sulle colonne del Corriere della Sera, scopriamo che a 17 azzurri dell’Athletic Elite Club verrà cancellato l’assegno di studio, ad altri 14 dimezzato, mentre a meno di una decina sarà mantenuto. Per i militari resterà il paracadute dello stipendio percepito dalle rispettive armi di appartenenza. In pratica per altri significherà l’estromissione dalla nazionale. Dalle purghe si salveranno in pochi. Tra i nomi che trapelano quelli della medagliata Palmisano (e ci mancherebbe, verrebbe da dire), il saltatore Tamberi, il recordman Tortu e Fausto Desalu.

A spiegare le ragioni è stato il nuovo CT Antonio La Torre. Per quello uscente, Elio Locatelli, lo spostamento a Direttore della Performance. Non chiedeteci di cosa si tratti con esattezza e nemmeno se sia una promozione. Siamo ignoranti in materia. Di certo lui non è stato mandato via come molti azzurri. In attesa di verificare un rientro in federazione del dimissionario Stefano Baldini, a cui La Torre vorrebbe affidare il settore fondo, restiamo in paziente attesa della lista dei collaboratori fiduciari e specialmente dei loro stipendi, come promesso recentemente da Giomi.

 

Oggi siamo in compagnia di Danilo Goffi, olimpionico azzurro che vanta nel suo palmares anche una medaglia di bronzo in maratona ai campionati europei, oltre a tanti altri successi individuali e di squadra.

Ciao Danilo, parlaci delle iniziative della Tua nuova società, la ASD Almostthere

La prima era “Track&Friends”, una riunione di atletica, domani al Campo sportivo milanese “XXV Aprile”, ma abbiamo deciso di sospenderla. Tuttavia non è una rinuncia. Anzi. È un rilancio. Ci si rivede ad Aprile 2019 nell'ambito della seconda edizione di "una settimana di corsa", che si arricchirà di numerosi appuntamenti in più in agenda, tra cui spicca e brilla, la Milano Marathon, che va di fatto a inserirsi con le due gare, individuale e staffetta, come degna chiusura di quella che di fatto diventerà la settimana più importante, coinvolgente e intensa mai vista nella corsa a Milano e probabilmente in Italia.

Qual è la caratteristica peculiare di “Track&Friends”?

La sfida di Track&Friends è di portare in pista gli amatori, i runner più o meno occasionali. La corsa deve ritrovare nella pista la sua cornice più aspirazionale e "ispirazionale". In pista non vogliamo vedere solo pro ed elite, ma anche chi non si è mai messo ai blocchi di partenza di un mille o in tremila. Non è facile, e c'è bisogno della volontà di tutti: Federazione, associazioni, allenatori. Noi di Almostthere ci mettiamo volentieri a disposizione per fare sistema. Appuntamento quindi ad Aprile 2019.

“ThirtyTraining” invece è confermata?

Confermatissima. ThirtyTraining, longrun di 33km, è un autentico caso studio. Quando tre eversivi del running 2.0 come me, Michele Ronzulli ed Ippolito Alfieri ci siamo riuniti, sognavano in grande ma non potevano immaginare che intorno a questa gara-allenamento si potesse accendere un tale entusiasmo.
Terza edizione, 6 ottobre, sempre da Pavia a Milano, partendo in treno da Milano, e tornando di corsa. Sei ristori, servizio scopa, servizio borse, ristoro finale. Ed ovviamente pacer, per sei diverse andature, coordinati dal sottoscritto.

Ebbene si. Ci siamo arrivati anche noi. Ci abbiamo messo un po’ di tempo. Con l’occasione chiediamo scusa per l’articolo dell’inverno scorso, dove “denunciavamo” la presenza del pulmann delle giovanili interiste sulla pista di atletica di Peschiera Borromeo (MI). A quei tempi il nostro interlocutore, tirato in ballo dal pezzo pubblicato, cercò invano di farci ragionare. Senza successo.

La realtà è che non avevamo capito niente. Quel nastro colorato in marrone o azzurro che delimita i campi del dio calcio, serve solo a far posteggiare i pullman dei pedatori. Mezzi che alla fine del match possono avvicinarsi il più possibile agli spogliatoi, onde evitare ulteriori sforzi agli atleti, come ben mostrato da queste immagini che ritraggono il Torino FC. Così facendo, con pochi passi e senza distogliere lo sguardo dal telefonino, i ragazzi possono stravaccarsi a bordo. Nessuna ragione di ordine pubblico. In questo caso, come l’anno passato, si parlava di partite a livello giovanile, con poche presenze in tribuna.

E badate bene, se durante le nostre manifestazioni podistiche, veniamo ammessi in questi templi dello sport e talvolta ci è anche gentilmente concesso di giocare su questi nastri con le righe, facciamo attenzione a come ci muoviamo. Che non ci venga in mente di calpestare il sacro prato all’interno dell’ovale, pena la scomunica per questa azione sacrilega.

SERVIZIO FOTOGRAFICO

Per la sesta edizione del Valtellina Wine Trail, il comitato organizzatore ha scelto di uscire dalla valle per la conferenza stampa di presentazione. La cornice scelta è prestigiosa, la sede centrale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore dove di certo non mancano ambienti bellissimi e ricchi di storia. La sala biblioteca Negri da Oleggio, dove si riunisce anche il senato accademico, è senza dubbio fra questi.

Autorevole la lista dei relatori intervenuti, tra cui: Francesco Casolo (Referente Corsi di Laurea Scienze Motorie e dello Sport Università Cattolica di Milano), Martina Cambiaghi (Assessore Sport e Giovani Regione Lombardia), Fabio Molinari (Dirigente Ufficio Scolastico Territoriale di Sondrio), Marco Scaramellini (Sindaco di Sondrio) e Marco De Gasperi, il sei volte campione del mondo di corsa in montagna che fa parte del comitato organizzatore.

Presenti a Milano anche i rappresentanti dei principali sponsor, tra cui il Charity Partner Fondazione Opera Don Bosco, con Stefano Arosio che ha dato la parola anche a chi Vi scrive, per parlare di “Gran Criterium Internazionale”, il mio libro sulla corsa, i cui proventi sono interamente destinati a questa Onlus e che fino ad ora ha già incassato oltre 12.000 euro. Il libro è stato inserito nel pacco gara del Wine Trail, con l’obiettivo di raccogliere altri fondi, stavolta per la missione di Macallè. Grazie ad un accordo con IVECO i ragazzi della missione saranno preparati per diventare dei meccanici in grado di dare assistenza tecnica ai mezzi pesanti che circolano in Etiopia.

Questa kermesse, disegnata tra i vigneti, i filari e le più rinomate cantine di Valtellina, sabato 10 novembre si presenterà con un format ancora più bello e accattivante. Accreditati 2500 concorrenti da 28 differenti nazioni, con pettorali già esauriti da tempo e richieste pressoché doppie, ma in Valtellina si vuol fare qualità e non quantità. Per far vivere un’esperienza unica ai concorrenti sui terrazzamenti più celebri della provincia di Sondrio. Come di consueto saranno tre le distanze previste: 42, 21 e 12 chilometri a cui si aggiungerà una non competitiva di 3,5 chilometri al giovedì, riservata agli studenti. Programma alla mano, i primi a prendere il via dall’abitato di Castione Andevenno saranno i runner della 12 chilometri. Qui, come lo scorso anno, confermata la doppia formula agonistica e amatoriale per dare a tutti la possibilità di vivere l’evento da protagonisti. Posticipato alle 14 lo start della maratona e della mezza per correre le fasi finali di entrambe le prove nella penombra, con le luci frontali accese. Apprezzare i colori delle vigne nel loro massimo splendore ed un tramonto infuocato sui vigneti è il nuovo grande regalo che gli organizzatori hanno voluto fare ai concorrenti di questo trail.

Giovedì, 20 Settembre 2018 22:55

Led Night Run ad Uboldo: chi ci capisce è bravo

Sabato 15 Settembre ad Uboldo (VA) si è svolta la prima edizione della Led Night Run. Ad aggiudicarsi la gara è stato Andrea Soffientini (Azzurra Garbagnate), col tempo di 32’34” mentre in campo femminile vittoria di Silvia Marinoni (Cantù Atletica) in 38’10”.

Non conosciamo il numero dei non competitivi, ma la gara agonistica, al sito FIDAL Lombardia riporta solo 52 classificati e fra di loro non risulta Daniele Giudici (AVIS Seregno) che ci ha fatto pervenire questa testimonianza:

“Sabato sera io e la mia ragazza Silvana Novara siamo andati ad Uboldo. Io mi sono iscritto con grande entusiasmo a questa nuova gara competitiva FIDAL di 10 km! Silvana invece alla 5 km non competitiva. La partenza viene data da un giudice FIDAL che alza un braccio, fa partire il conto alla rovescia dal 5 e lo abbassa per il via! I non competitivi, piazzati dietro di noi, sarebbero dovuti partire 5 minuti dopo, ma nessun organizzatore ci divide o li ferma e tutti seguono a ruota la nostra partenza. Parto bene e i primi 3 km li tengo tra il 3'30" e 3'40". Davanti a me ho 11 atleti! Vengo raggiunto e affiancato da Brambilla, un ragazzo della non competitiva che conosco. Arriviamo assieme al km 3,9 alla fine di Via per Origgio, ad un bivio totalmente sguarnito di presidio.Non c’è nessuno che ci indichi dove andare. Proseguiamo, ma con nostra sorpresa, meno di 500 metri dopo, passiamo già all'intermedio del 1° giro in 15'26". Resomi conto del probabile errore di percorso proseguo, ma rallento vistosamente il passo per farmi raggiungere e superare da quelli che prima dell'errore erano davanti a me. Come dicevo prima sono circa 10/11 persone, ma da dietro arrivano solo i 3/4 della testa della corsa e nessun altro. Mi viene allora il sospetto che anche gli altri abbiano involontariamente tagliato e che i 3 o 4 abbiano invece corso sul tracciato giusto, in quanto preceduti dalla moto apripista. Al traguardo mi fermo subito prima del tappeto per non far scattare il chip e faccio presente ai giudici FIDAL che vorrei stare fermo 2 minuti per pareggiare il taglio involontario prima di oltrepassare il traguardo. Mi viene detto di non preoccuparmi e di venire avanti. Spiego ancora bene dell'incrocio non presidiato, che nei primi 2/3 km avevo davanti a me 10/11 concorrenti: vengo inserito al 12° posto assoluto e 2° di categoria SM40. All'arrivo molti altri atleti si lamentano di errori e disorganizzazione nel percorso! C'è una gran confusione e si mormora anche che forse la gara potrebbe essere annullata! Trovo Silvana e incredibilmente mi racconta che ad un certo punto, su un rettilineo in cui non c'era nessuna indicazione di svolta, vede passare in fondo alla strada, nella via perpendicolare, dei runners, che evidentemente stavano correndo su un percorso diverso dal suo. Raggiunta la fine della strada chiede quindi indicazioni al ragazzo del servizio presidio strada/percorso, il quale le spiega che in effetti era sul percorso sbagliato in quanto circa 100 metri prima avrebbe dovuto svoltare a destra. Al che lei gli fa presente che non c'era alcuna indicazione di svolta e lui gli risponde che era vero in quanto a quella svolta avrebbe dovuto esserci lui a dare indicazioni, ma che si era spostato per andare ad aiutare un collega che aveva avuto problemi con un'auto sul percorso, lasciando la svolta completamente sguarnita. Dopo circa mezz'ora però iniziano le premiazioni e con mio stupore e rammarico, nella mia categoria SM40 viene chiamato un altro al mio posto. Anche un altro vincitore di categoria viene ignorato! Lo facciamo presente e ci vengono dati frettolosamente senza spiegazioni due sacchetti premio non assegnati per la mancanza di atleti e atlete! Scopro solo in seguito, guardando le classifiche on-line, che i primi 8 del 1° giro intermedio, tra cui il sottoscritto, sono stati tutti squalificati! E tutto perchè in via per Origgio non era presente nessuno che ci indicasse il percorso corretto! Mi chiedo il senso di organizzare una gara ufficiale FIDAL per cosi pochi partecipanti (un centinaio tra competitivi e non!) senza neanche avere le capacità e le competenze di gestire un percorso cittadino di così breve lunghezza! Sabato sera dopo la gara ero molto arrabbiato, ora a freddo rimane il rammarico e la delusione per quella che avrebbe dovuto essere una nuova e luminosa manifestazione e che invece si è rivelata un'occasione mancata! Peccato!”

Ovviamente siamo a disposizione per pubblicare un’eventuale risposta da parte del comitato organizzatore. Facendo luce sull’accaduto, anche per giocare col nome della gara.

Si, lo sappiamo, ci stiamo avventurando in un campo minato, quello dei confronti tra atleti di periodi diversi. Da ex cestista, allenatore ed ancora grande appassionato di basket, ho visto amicizie “rovinate” per giudizi contrastanti su Michael Jordan e LeBron James. Con seguaci di Larry Bird e Magic Johnson a compatire i due litiganti, rimpiangendo i bellissimi ed irripetibili vecchi tempi ;-)

Però vogliamo provare a convincerVi di questa affermazione, cercando di tenere alla larga simpatie o sentimentalismi, semplicemente considerando tre parametri, ovvero le vittorie in carriera, i titoli conseguiti insieme al supremo giudice, ovvero il cronometro.

Vittorie in carriera - 91% ovvero dieci vittorie su undici gare disputate. E l’unica volta che non ha vinto è arrivato secondo. Una sentenza. Vederlo sulla linea di partenza crediamo sia un brutto colpo anche per gli avversari più coriacei. OK, ma che gare ha vinto? Tre volte a Berlino, altrettante a Londra e poi Chicago, Rotterdam ed Amburgo. Più alle olimpiadi. Insomma, mica le gare di paese. Tranne Rotterdam ed Amburgo si tratta di World Marathon Major ovvero il circuito delle sei 42km più importante al mondo, di cui fanno parte anche New York, Boston e Tokyo. Un po’ come se parlassimo dei tornei tennistici del Grande Slam.

Titoli conseguiti -  Oltre alle 7 precitate Major Marathon, ha vinto ai giochi olimpici. Solo quest’ultimo titolo basta ed avanza in quanto ad oggi non esiste altra gara più prestigiosa che un olimpiade e se questo vale per tutti gli sport, l’assunto ha maggiore valore nell’atletica leggera ed ancora di più in questa disciplina. Poi in realtà il ragazzo avrebbe anche vinto un titolo mondiale sui 5000 metri, ma questo non va preso in considerazione in quanto è solo di maratona che vogliamo parlare. Un discorso che tenga conto anche della pista diventerebbe più complesso e ci sarebbero altri più meritevoli contendenti. Ah, per la cronaca Kipchoge, allora imberbe diciottenne, in quella gara del 2003 fece fuori due emeriti pipponi come Hicham El Guerrouj e Kenenisa Bekele…

Cronometro - Del record di domenica, 2h01’39”, ci ricordiamo bene, ma se guardiamo i tempi di tutte le sue maratone, ad esclusione di quella olimpica, ma lì contava solo vincere, rileviamo quanto segue:

2013: Amburgo 2h05'30" - Berlino 2h04'05"

2014: Rotterdam 2h05'00" – Chicago 2h04'11"

2015: Londra  2h04'42" - Berlino 2h04'00"

2016: Londra  2h03'05" – Rio de Janeiro 2h08’44”

2017: Berlino  2h03'32"

2018: Londra  2h04'17" - Berlino 2h01'39"

Impressionante. Mai sopra le 2h05’30”. Più volte molto vicino al record mondiale e nel 2017 ricordiamoci l’esibizione non valida, ma pur sempre di notevole spessore a Monza, con il famoso 2h00’24” non omologato.

Insomma, noi ci siamo schierati: Eliud Kipchoge è il miglior maratoneta di tutti i tempi, crono e palmares alla mano. Se concordate o avete altri candidati, scriveteci.

Doveva essere una festa del running la Medellin Flowers Marathon, disputata domenica scorsa nella città colombiana. Circa 15.000 atleti a competere su quattro distanze in quella che è la più vecchia manifestazione podistica nazionale. Ed invece è successo di tutto. In negativo. Un partecipante che muore per infarto, un’altra runner vittima di un ictus e ci piacerebbe conoscere quali norme sanitare e che certificati sono necessari per gareggiare nel paese sudamericano. Purtroppo la lista non finisce qui. E dall’ordinario, perché purtroppo quelli che Vi abbiamo descritto fino ad ora sono eventi tragici, ma purtroppo ricorrenti, passiamo ad un caso più unico che raro. Domenica la vittima più famosa è stata Joseph Kiprono. L’atleta keniano, già vincitore della manifestazione, è stato investito da un’autovettura che aveva forzato uno dei blocchi stradali che delimitavano il percorso. Come potete immaginare, Kiprono non viaggiava nelle retrovie, ma era in testa alla gara! Per lui sembrerebbe non ci siano fratture, benché risulti ancora in ospedale per ulteriori accertamenti. Il malcapitato era a meno di due chilometri dall’arrivo e probabilmente pregustava già il successo, poi andato a Daniel Muindi, anche lui di nazionalità keniana. Ai confini della realtà.

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