Rodolfo Lollini
Run 5.30 ne sveglia 3600 stamattina a Milano
Quella che fino a qualche anno fa era una semplice provocazione da parte di qualche runner organizzata in maniera semplice, ormai è diventato un fenomeno oltre che un bel business, con undici tappe in Italia: Verona, Milano, Palermo, Torino, Modena, Bologna, Ferrara, Trieste, Mantova, Reggio Emilia, Venezia e addirittura una a Brighton, in Inghilterra.
La formula è sempre la stessa, ovunque. Partenza alle 5 e 30 antimeridiane e percorso da 5,3 km. Rigorosamente e veramente non competitivo. Non come quelle finte corsette che poi sono gare belle e buone, con premiazioni e quant’altro. A Milano si è girato ovviamente in centro, partendo dai giardini di via Palestro per toccare poi anche Corso Vittorio Emanuele, le vie della moda, la Galleria e piazza Duomo. Secondo gli organizzatori stamattina erano circa 3600 persone che hanno pagato ognuna 15 euro per correre e poter dire: io c’ero! Ma forse anche qualcuna in più poiché oltre la marea gialla delle T-shirt ufficiali si notavano anche macchie di altri colori. Smemorati o portoghesi.
Il tutto all’insegna di corsa, amicizia, sostenibilità e solidarietà declinate in varie iniziative che trovate meglio descritte sul sito dove si spiega il perché, cos’é e soprattutto cosa non vuole essere la Run 5.30.
Per il commento del Compa: http://podisti.net/index.php/cronache/item/4047-milano-5-30-la-corsa-del-mattino-ha-le-ciliege-in-bocca.html
Auguri a Livio Berruti, campione e signore dentro e fuori la pista
Con colpevole ritardo, ma anche con l’intenzione di dare più enfasi ai festeggiamenti, senza che l’articolo fosse cannibalizzato dalle cronache del weekend, facciamo oggi gli auguri a Livio Berruti che domenica 19 Maggio ha compiuto 80 anni.
Berruti è stato un campione vero, capace di battere le frecce statunitensi sui 200 metri. E non veniteci a dire che si trattava di un gruppo di atleti di levatura inferiore a quanto di solito proposto da quella nazionale, perché per qualificarsi all’ultimo atto delle Olimpiadi di Roma, fu “costretto” ad eguagliare il record del mondo già in semifinale. Per poi ripetersi nella finale col tempo di 20”5. E se qualcuno leggendo questo crono arricciasse il naso, vorrei far presente che parliamo di quasi 60 anni fa. Con piste in terra battuta che non restituivano con gli interessi la spinta, come le superfici odierne. Anzi, il contrario. E di certo non aiutavano in curva, un tratto dove il vercellese era un autentico maestro.
Un'impresa memorabile, nel contesto di giochi olimpici fiabeschi ed irripetibili, come testimoniato dal film documentario che li descrive, mostrando scenari eccezionali. Pensiamo alla lotta greco-romana nella basilica di Massenzio o al percorso notturno della maratona, conclusasi con l’arrivo solitario dello scalzo Abebe Bikila all’Arco di Costantino. Anche le immagini della vittoria di Berruti, in uno stadio Olimpico gremito, furono impreziosite da uno stormo di colombe, alzatesi in volo quasi in contemporanea allo sparo dello starter. Rendendo ancora più magico ed irripetibile il filmato, con l’italiano a volare sul filo di lana che ai tempi era utilizzato sul traguardo delle gare brevi.
E poi come dimenticare il suo fidanzamento platonico con Wilma Rudolph, velocista afro-americana statunitense che conquistò l’oro nei 100, 200 e 4x100? E pensare che la ragazza da piccola aveva sofferto di poliomielite. Girarono qualche giorno mano nella mano nel villaggio degli atleti, Livio e la "gazzella nera", come la Rudolph fu ribattezzata ai tempi. In un clima che, come ha recentemente dichiarato il nostro velocista, ricordava quello di Woodstock. Un’unione multietnica propiziata dal melting point olimpico.
Terminata la carriera agonistica, l’atleta si è ritirato, come si suol dire, a vita privata. Avrebbe potuto vendere il “Berruti campione” a qualcuno dei tanti partiti politici che glielo hanno chiesto, oppure reclamare una bella poltrona CONI o FIDAL, quelle che non si negano a nessuno, figurarsi a lui. Ma da piemontese un po’ schivo, si è fatto signorilmente da parte. Un peccato, se si pensa a qualche dirigente con cui abbiamo a che fare oggi. In quanto alla politica, ci salviamo dicendo che siamo a pochi giorni dal voto e quindi facciamo finta che sia già scattato il silenzio pre-elettorale.
Novità Club del Miglio: sabato 25 maggio staffette a Misinto
Il vulcanico Fulvio Frazzei, numero uno del Club del Miglio e mentore di tutti i dirigenti che organizzano le varie tappe, ha sfornato una delle sue novità, ma gli cediamo la parola per spiegarci tutto per bene
Grazie Rodolfo, in effetti dalla prossima tappa e come da tradizione nel periodo estivo, passiamo dalle piste alle piazze. Sabato 25 saremo a Misinto (MI).
Piazza storica del circuito. Cosa Ti sei inventato stavolta?
In collaborazione con gli amici della locale Atletica GISA, al posto delle solite gare individuali, andranno in scena batterie con staffette composte da tre elementi
E tutti dovranno percorrere un miglio?
Esatto
Ma per le categorie? Come farete a stabilire le classifiche?
Saranno basate calcolando la somma degli anni di ogni componente la squadra e più in dettaglio ecco le tre categorie femminile e le cinque maschili:
Cat. F105 somma età partecipanti fino a 105
Cat. F150 somma età partecipanti fino a 150
Cat. F200 somma età partecipanti da 151 in su
Cat. M105 somma età partecipanti fino a 105
Cat. M135 somma età partecipanti fino a 135
Cat. M165 somma età partecipanti fino a 165
Cat. M195 somma età partecipanti fino a 195
Cat. M300 somma età partecipanti oltre 195
Una domanda tecnica, per chi concorre alla vittoria finale del circuito: come farete a calcolare i punteggi per categoria di ogni atleta, da inserire nella classifica generale?
Risposta facilissima, saranno attribuiti 50 punti a tutti, il massimo, come se avessero vinto una tappa, quindi sotto con le iscrizioni e ricordatevi sul sito FIDAL potete anche iscrivervi singolarmente, salvo poi dichiarare la squadra sabato. Vi aspettiamo!
PolimiRun rimandata in aritmetica, premiazioni e gestione del percorso
Si è svolta domenica 19 Maggio a Milano la quarta edizione della PolimiRun spring, la corsa podistica organizzata dal Politecnico e che è un vero successo in termine di raccolta fondi. Dal 2016 al 2018 sono stati distribuiti circa 200.000 euro per borse di studio in favore degli studenti sportivi. Nel 2019 il ricavato sarà invece utilizzato per la realizzazione del nuovo Campus di Architettura di via Bonardi.
Si è corso sotto la pioggia, su un tracciato cittadino di 10 km che univa, non solo idealmente, il nuovo Campus alla Bovisa con la sede storica del Politecnico in piazzale Piola. Due opzioni possibili, la gara agonistica e quella non competitiva. Vittoria assoluta per Ahmed El Mazoury (Atletica Casone Noceto) in 30 minuti netti, mentre al femminile è successo un bel pasticcio perché le prime due atlete, Joyce Mattagliano e Sara Galimberti pare abbiano, non intenzionalmente, sbagliato il percorso, riducendo il chilometraggio coperto visto che si sono presentate all'arrivo con tempi quasi da record del mondo e comunque molto migliori rispetto ai loro personali. Per decisione della giuria sono state escluse dalla classifica ufficiale, come testimoniato anche dalla loro assenza sulla classifica del sito FIDAL. Situazione abbastanza paradossale, se si pensa che sicuramente non erano le battistrada e quindi precedute da altri atleti. Strano anche che la prima donna non fosse accompagnata da una staffetta come spesso capita in questi casi. A beneficiarne è stata Laura De Marco dell’Assoindustria Sport Padova col tempo di 38'14". A beneficiarne solo sulla carta, in quanto al momento delle premiazioni le due "inconsapevoli tagliatrici" sono state chiamate sul palco per la consegna dei premi! Forse perché erano tra le testimonial dell'evento che peraltro non conoscevano così bene visto che si sono "perse" sul tracciato...
Concludiamo con un’osservazione relativa ai numeri, in quanto raramente ci era capitato di registrare differenze così significative tra iscritti e finisher. Specialmente su una distanza relativamente breve. A fronte di 15000 “che hanno corso”, dichiarati in homepage dall’organizzazione, numeri acriticamente ripresi anche da diversi media, il sito di cronometraggio registra 500 competitivi tondi tondi e 5668 non competitivi ovvero circa il 40% di presenze rispetto al totale delle adesioni. Forse sarebbe stato meglio dichiarare che in 15000 hanno aderito alla raccolta fondi.
Milano – 8° Happy Mile Running Contest
Quest’anno le miglia a Milano dovrebbero essere ribattezzate miglià, in quanto fanno rima con umidità. Dopo l’acqua all’Arena Civica, anche la tappa al Campo XXV Aprile di domenica scorsa, 19 Maggio, è stata caratterizzata dalla pioggia, ma questo non ha assolutamente rovinato la festa. Tutto ciò è stato possibile grazie all’entusiasmo dei partecipanti, alla professionalità dei giudici ed all’ottimo lavoro dei padroni di casa, ovvero dirigenti ed atleti del CUS Pro Patria.
Chi ha resistito alle sirene provenienti dalle tante manifestazioni concomitanti nel weekend, a partire dai campionati regionali di Mantova, non si è pentito. Ed è stato trattato da re. A partire dal lussuoso pacco gara che regalava pasta di ottima qualità, pantaloncini tecnici ed un bel libro di narrativa sulla corsa. Proseguendo con il solito ricco ristoro che in coerenza col fatto di trovarsi all’happy mile, ricordava un happy hour, con salumi, formaggi e pasticcini innaffiati da vini pregiati. Senza dimenticare ovviamente le accoglienti strutture del centro sportivo e la bellissima pista azzurra. Citata per ultima, ma che è la prima a cui pensare per ogni runner che ama l’atletica.
Su questo anello anche stavolta non è mancata la battaglia. Come al solito hanno cominciato i ragazzi, in funzione dell’età sull’ottavo di miglio, 400 e 1000 metri. Nelle sei manches senior, oltre alla competizione si è vista anche della qualità, in special modo nelle serie elite, grazie alla gradita partecipazione di alcuni atleti assoluti di buon livello, appartenenti al gruppo di coach Giorgio Rondelli, presente a bordo pista. Ma saremmo stati stupiti di non vederlo, in quanto quando andiamo al campo lo incontriamo tutte le volte ;-).
In campo femminile miglior crono di giornata per Najla Aqdeir che ha chiuso in 5’21’’84, malgrado una pista bagnata che sconsigliava di correre troppo all’interno. Sempre in testa dal primo metro, la portacolori della SF-Bracco Atletica ha impressionato per la facilità di corsa che ha esibito. Onore al merito anche a Sara Gandolfi (AF-Atletica GISA) che è restata a contatto per tre giri e mezzo. Nell’Elite maschile, invece, bel duello fra Andrea Astolfi (SM-CUS Pro Patria) e Riccardo Lerda (SM45 – Atletica Insieme Verona) che hanno fatto gara tattica fino all’ultimo passaggio quando il più giovane della coppia ha allungato per chiudere in 4’30’’28. Per tutti i risultati in dettaglio potete cliccare qui.
Terminato il primo blocco di gare su pista, ora il club passa alla strada per tutto il periodo più caldo. Si comincia con Misinto (MI), dove il prossimo sabato pomeriggio 25 Maggio, nel centro della cittadina, i miler passeranno dagli anelli piatti in tartan ai saliscendi in pavè, con la novità che si gareggerà a staffetta. Tre concorrenti per ogni squadra, ognuno con i soliti 1609 metri da coprire il più velocemente possibile. Anche le categorie non saranno quelle tradizionali, ma bensì basate sulla somma degli anni di ciascun terzetto:
Cat. F105 somma età partecipanti fino a 105
Cat. F150 somma età partecipanti fino a 150
Cat. F200 somma età partecipanti da 151 in su
Cat. M105 somma età partecipanti fino a 105
Cat. M135 somma età partecipanti fino a 135
Cat. M165 somma età partecipanti fino a 165
Cat. M195 somma età partecipanti fino a 195
Cat. M300 somma età partecipanti oltre 195
Insomma, ne vedremo delle belle
Jesolo: campionato europeo o minestrone?
Come molti di Voi forse già sapranno, Jesolo, Caorle ed Eraclea, dal 5 al 15 settembre ospiteranno i campionati continentali master. Bella rassegna di atletica in pista, nel cui programma sono previste anche prove cosidette non-stadia, ovvero corse su strada, come i 10 km e la mezza maratona. Anch’esse valide per l’assegnazione dei titoli europei. In occasione della recente visita dei dirigenti dell’European Master Athletics, arrivati sul litorale veneziano per un sopralluogo alle strutture, è stato approvato il regolamento della manifestazione. Regolamento che ci lascia alquanto perplessi per diversi motivi, in quanto le gare in questione saranno “open”, ovvero aperte anche ad atleti tesserati under 35, tesserati over 35 e tesserati Runcard "fuori-classifica".Togliendo poesia all’evento e creando a nostro avviso un minestrone che potrebbe minare la stessa equità competitiva tra i concorrenti.
Facciamo una premessa: chi Vi scrive ha già partecipato a diverse edizioni di questi campionati in vari paesi come Francia, Danimarca e proprio l’anno scorso in Spagna, ad Alicante. Non per meriti specifici, in quanto non occorre conseguire un tempo o una misura minima di qualificazione, ma semplicemente per il piacere di partecipare con indosso la canottiera dell’Italia, contornato da atleti di altre nazioni, tutti con la maglia del loro paese di appartenenza.
Quello che verrà fatto a Jesolo a settembre mi sembra però rovinare la poesia di una simile evento. Chi gareggerà si ritroverà a fianco anche corridori “normali”, come alla più normale delle gare, rompendo quello che considero un bellissimo incantesimo. Chi arriverà davanti, e vi posso assicurare che c’è gente che va forte ed è un piacere il vederli, magari sarà battuto da un under 35 fuori classifica, in un giorno che dovrebbe essere invece solo la festa dei master. Non parliamo poi dei tesserati over 35 e Runcard ovvero nelle fasce di età corrette per gareggiare, ma che non entreranno in classifica. I primi per loro scelta, infatti sarà possibile partecipare alla gara, ma pagando una quota ridotta si deciderà di non entrare in classifica. Insomma non basterà essere veloci per vincere, ma anche danarosi… Oppure, prendendola da un altro punto di vista, si può essere risparmiosi rinunciando però alle medaglie, il che è una specie di versione euro-FIDAL della partecipazione come non competitivo. Ah... la creatività italiana! I Runcard invece non potranno entrare in classifica per regolamento. Col rischio che qualcuno di questi signori magari arrivi davanti ad un master da podio, o comunque preceda qualcuno dei contendenti “ufficiali”. Imbarazzante.
Sempre sui Runcard ci sarebbe da scrivere molto altro, ma lo faremo in un articolo dedicato a loro e soprattutto alla FIDAL. Tornando a questi campionati vi è poi un aspetto legato all’equità competitiva. Chi mi assicura che un master non si faccia accompagnare per tutta la corsa da un atleta (regolarmente in gara anche se fuori classifica) che gli faccia la scia, gli dia il giusto ritmo e magari lo “alleni” anche? Oppure gli passi anche di nascosto una borraccia fuori dai punti di ristoro? Tanto i giudici non potranno vedere tutto. E sempre per il tema “roviniamo la gara a qualcuno”, vorrei ricordare che se si permette di partecipare ad un campionato europeo a un Runcard, sarà possibile anche che ci sia qualcuno all'esordio assoluto in gara. Senza alcuna preparazione (visto che le società non servono a nulla). Dunque nella foga e nell’inesperienza della partenza, o magari più avanti, potrebbe fare cadere qualcuno dei concorrenti veri.
A questo punto la domanda sorge spontanea e risulta retorica allo stesso tempo: perché lo hanno fatto? Semplice, per far cassa. Tristezza.
"Trofeo Montestella": si fa ma al parco di Trenno
Siamo oggi in compagnia di Paolo Nobili, ufficialmente per parlare della prossima edizione del Trofeo Montestella, ma in realtà per denunciare un caso:
Si, in effetti abbiamo corso il rischio che l'edizione diciassette - in effetti anche il numero non portava bene - non si svolgesse...
Ma come? E' una gara che piace molto ai runner milanesi. L'ultima volta c'erano quasi un migliaio di partenti, malgrado la pioggia incessante e la concorrenza di altri eventi.
Eventi ufficiali e non ufficiali, ma equivalenti. Perché ormai siamo alla giungla. Da un lato esiste un calendario ufficiale, spesso con lacci e laccioli e poi arriva un'organizzazione commerciale ed in quattro e quattr'otto, senza dover rendere conto a nessuno, mette in piedi una non competitiva in contemporanea.
Che poi tanto non competitiva non è... ma lasciamo perdere. Allora, quali sono le ragioni che avevano messo in forse l'evento?
Cominciamo col rassicurare tutti. La corsa si farà. Annotate sull'agenda domenica 27 Ottobre, però ci trasferiremo armi e bagagli al Parco di Trenno.
Perché?
Ormai organizzare a Milano una gara è diventata quasi una colpa. Correre su strada un lusso che si possono concedere solo pochi ricchi. Bisogna affrontare la spesa per il pagamento degli Agenti di Polizia Locale per intero, fino a due anni fa era al 50%; se occorre deviare il tragitto di un mezzo pubblico ATM sono altri costi salatissimi. Anche qui non ci sono sconti, il tutto ovviamente va ad aggiungersi a quelli della FIDAL (N.d.R: la tassa gara e quella su ogni iscritto) per il cronometraggio, pettorali, affitto attrezzature, ristori, ecc ecc. L'elenco è lunghissimo.........L'anno scorso abbiamo registrato un bel, anzi pesante, passivo e non possiamo pensare di continuare così, purtroppo queste sono le "regole" a Milano.
Ma a il Parco di Trenno non era già nel percorso del Trofeo Montestella?
Esatto. Direi anche la parte più bella. Quindi sostanzialmente abbiamo eliminato l’andata e ritorno da via Natta. Saranno otto bellissimi chilometri su asfalto, ma tutti nel verde del parco. Si parte e si arriva a fianco delle strutture dell’U.S. Viscontini, società che collaborerà attivamente con noi per quanto riguarda l'intera organizzazione. Il ritrovo è fissato alle 8.30 in via Giorgi, angolo via F.lli Gorlini, appunto presso il Centro Sportivo U.S. Viscontini. Con partenza unica alle ore 9.30, anche se questi due orari sono ancora ufficiosi. Il Centro Sportivo fornirà spogliatoi e docce calde ai partecipanti, oltre a servizio deposito borse e servizio bar, mentre nell'adiacente struttura gestita dall'asilo di Trenno, sarà impiantato il servizio segreteria e ristoro finale. Questo sarà il "nuovo cuore" operativo della manifestazione.
Temete disagi per i partecipanti?
Di sicuro, "dall'altra parte" ormai recitavamo a memoria. Qui bisognerà risistemare il tutto, ma stiamo cercando di programmare al meglio, oltre a contare sui nostri numerosi, esperti e disponibili volontari. E se qualche particolare non sarà perfetto, contiamo anche sulla comprensione dei partecipanti. In questi anni sono sempre tornati a casa soddisfatti dal Trofeo Montestella. E questo è sempre stato il nostro vero obiettivo.
Canicross: uomini e donne che gareggiano con i loro amici a quattrozampe
Siamo oggi in compagnia di Simona Baraccetti, runner che vanta numerosi successi nella sua carriera e della sua bellissima, quanto affettuosa cagnetta, per conoscere meglio il mondo del running quando a competere in coppia sono l’uomo e quello che per antonomasia è definito il suo miglior amico.
Simona, Ti abbiamo visto sul podio e vincitrice al femminile, domenica 28 Aprile ad una corsa nel parco naturale di Stupinigi, vicino a Torino.
Ciao Lollo, la gara di Canicross è stata organizzata per raccogliere fondi a favore dell’associazione che salva i levrieri dai "lager da competizione" in Cina e Spagna. Però la mia Alice non è un levriero e non è stata strappata a morte sicura, come capita a molti di questi animali una volta che terminano la loro carriera agonistica. Lei è un incrocio Border/Breton e l’ho adottata da una cucciolata di Padova.
Spiegaci cos’è il Canicross?
Il Canicross è una disciplina sportiva che ha le sue radici in Europa, nasce come allenamento per i cani da slitta dei Musher al di fuori del periodo invernale, successivamente diventa uno sport vero e proprio con tanto di campionato Europeo. Si tratta di una corsa in natura in prevalenza su sentieri in compagnia del nostro amico a quattro zampe, mediante l’utilizzo di un’imbragatura utilizzata dal cane che gli dà la possibilità di tirare il conduttore ma che allo stesso tempo non reca danno, né fisico a livello di sfregamento sulla pelle né di respirazione (è severamente vietato l’utilizzo di collari o pettorine che facciano forza sulla trachea). Il cane è legato al conduttore mediante la cosiddetta linea, ossia una corda di lunghezza non superiore ai 2 metri in tensione, agganciata ad una cintura indossata dal conduttore, munita di ammortizzatori elastici e attacco a sgancio rapido obbligatorio e molto utile per poter sganciare il cane in caso di pericolo. Scopo del Canicross è quello di divertirsi nella natura insieme al proprio cane e di rafforzare la relazione nel massimo rispetto delle sue esigenze, alla base della disciplina vi deve sempre essere un buon rapporto e possedere gli elementi base dell’educazione e dell’obbedienza.
Tornando alla gara, vedo che il vincitore Davide Alessio ha corso i 5000 in 15'27"? E dalla traccia del tuo GPS la distanza era sostanzialmente quella. Ma è il cane che lo traina? O è forte così? Dove sta il “trucco”?
No, no. Lui è campione europeo della specialità. E’ forte e ha creato un ottimo binomio, ma il cane è una razza selezionata apposta per le competizioni. Alla categoria degli Eurohound, appartengono tutti quei cani che sono stati selezionati incrociando qualsivoglia tipo di Bracco con gli Alaskan Husky. Sono la stragrande maggioranza dei cani attualmente impiegati nei circuiti agonistici e sono anche il gruppo più eterogeneo e versatile che esista. Il Greyster, invece, è un tipo di cane che trova origine dagli incroci tra Greyhound e Bracco.
Anche Tu non sei andata piano. Insomma, Ti diverti un sacco?
Si, molto. Ho scoperto un mondo agonistico pazzesco dove però ciò che conta in assoluto è la perfetta sintonia tra cane e atleta. E comunque l'anello debole del binomio è sempre il bipede ;-)
L’ingiusto “controdoping” forzato della IAAF per Caster Semenya
Come anticipato ieri su queste colonne (clicca qui per l’articolo), la richiesta presentata da Caster Semenya non è stata accettata. Come Ponzio Pilato, il TAS se n’è lavato le mani. Il Tribunale di Arbitrato dello Sport di Losanna, si è dichiarato incompetente rispetto alla decisione della IAAF di sottoporla nuovamente a cure ormonali obbligatorie.
Personalmente ritengo ingiusto ogni genere di trattamento coatto, se non a scopi terapeutici. Da una parte si lotta a tutto campo contro il doping. Qui invece si obbliga ad un contro-doping, con un’azione innaturale. Caster Semenya è una donna. Non ha subito interventi chirurgici. Non ha fatto uso di sostanze proibite. Ha una naturale sovra-produzione di testosterone. Provocatoriamente ci domandiamo perché non segare le gambe ad un giocatore di basket troppo alto oppure rallentare chimicamente un velocista che ha delle doti nettamente superiori ai suoi rivali, solo perché nelle sue analisi qualche parametro è fuori dalla media.
Ribadendo che la nostra è una posizione personale, ci teniamo anche a sottolineare di essere in buonissima compagnia nel fronte contro la regola 141. La pensano allo stesso modo il Consiglio dell’ONU e moltissime associazioni per i diritti umani. Poi ci sarebbe anche tutto il Sudafrica, con in testa il presidente della repubblica, anche se in questo caso si potrebbe pensare ad un giudizio interessato a favore di un connazionale. D’altro canto, per uno stato che ha fatto della lotta al razzismo il suo nuovo emblema, questa non può che apparire come un’altra forma di discriminazione.
Sia chiaro, ci rendiamo conto che per la IAAF è un bel problema, perché quel tasso di testosterone “ammazza” la competizione tra le donne. Semenya e le altre, perché Caster non è un caso isolato, ma solo la punta dell’iceberg, hanno una marcia in più che le colloca sopra le altre atlete, ma purtroppo sotto gli uomini. La IAAF ha dichiarato che senza il trattamento coatto Caster e le altre possono gareggiare liberamente con i maschietti. Per coerenza verrebbe voglia di chiedere provocatoriamente alla IAAF di fare competere Semenya e le altre nelle gare maschili, ma lasciandole libere di prendere qualche “aiutino”. Se si fa passare il concetto che si devono dopare per allinearle alle altre donne, allora dovrebbe valere ancor di più per farle gareggiare in maniera equa con gli uomini… Oppure, continuando con le provocazioni, chiedere alla IAAF di definire una terza categoria, oltre quelle dei due sessi.
Nuova sospensione per Clémence Calvin, la maratoneta che sfugge ai controlli
Si arricchisce di un’altra puntata il caso Calvin: la maratoneta che ha un rapporto, diciamo così, conflittuale con l’AFLD, acronimo di "Agenzia Francese per la Lotta contro il Doping", che ieri 29 aprile l’ha nuovamente sospesa in attesa di ulteriori accertamenti.
Per chi non la conoscesse, non stiamo parlando di un amatore o di una runner di medio livello. La francese è un'atleta di punta della nazionale d’oltralpe, vantando al suo attivo due argenti europei sui 10000 (nel 2014) e maratona (Berlino 2018), distanza nella quale detiene il record nazionale con 2h23’21”. Tempo ottenuto proprio in occasione della recente maratona di Parigi. Già sospesa temporaneamente all'inizio di aprile, l'atleta è stata poi autorizzata dal Consiglio di Stato a correre la gara lo scorso 14 aprile per un cavillo procedurale (non era stata 'sentita' ufficialmente dall'AFLD, il che è avvenuto solo lo scorso martedì 23).
Il “casus belli” tra AFLD e la Calvin risale allo scorso 27 marzo a Marrakech. Nel contesto di una situazione abbastanza grottesca, se si pensa che nelle precedenti settimane la Calvin aveva modificato quotidianamente i suoi recapiti nel programma software di reperibilità che i top runner devono mettere a disposizione per poter essere controllati.
La due versioni dell’accaduto sono contrastanti. Secondo il presidente di AFLD Dominique Laurent, la Calvin ed il marito nonché allenatore Samir Dahmani, anch'egli atleta internazionale francese ("mezzofondista dalle prestazioni in crescita mirabolante", l'ha definito Marco Bonarrigo) sono fuggiti al controllo. Quando hanno visto avvicinarsi gli agenti dell’AFLD che si sono qualificati, sono scappati tra i vicoli della cittadina marocchina, facendo perdere le loro tracce. In una scena che ricordava il più classico dei film d’azione o meglio una spy-story. Per questo ostacolo al controllo, adesso i due rischiano 4 anni di sospensione e la cancellazione dei risultati ottenuti.
L’altra campana è quella di Clémence Calvin che si dichiara una vittima della vicenda. L'atleta denuncia la violenza del direttore dei controlli dell'AFLD Damien Ressiot, precisando come i controllori non si siano presentati come tali. Accuse respinte al mittente da parte degli interessati, che appunto in previsione della replica hanno documentato l'avvenuto mediante una telecamera. Ciò farebbe scattare l'accusa di «mancato controllo», che per la legge sportiva francese equivale alla positività.
Intanto, il presidente della Federazione francese di Atletica, André Giraud, ha annullato uno stage di allenamento federale a Ifrane in Marocco (dove appunto soggiorna abitualmente la Calvin) "tenuto conto dei sospetti su questa località" in relazione a pratiche di doping.