Rodolfo Lollini
Trailer strangola il puma che lo aveva aggredito
I runner sono gente dura, abituati al sacrificio. Tra di loro i più coriacei sono sicuramente i trailer. Quindi prendiamo un trailer, ambientiamo la scena nel Far West, aggiungiamo una bestia feroce ed abbiamo tutti gli ingredienti per una storia impressionante, avvenuta l’altro ieri presso la Horsetooth Mountain, ad ovest di Fort Collins. Se la località Vi dice poco, aggiungiamo che ci troviamo in Colorado, su un’altura delle Montagne Rocciose.
Il nostro anonimo eroe, ed in questo caso la definizione è più che meritata, stava correndo quando ha sentito qualcuno arrivare alle sue spalle. Si trattava di un puma che lo ha aggredito facendolo cadere a terra e cominciando a morsicarlo in faccia e su un polso. Solo il suo coraggio e la presenza di spirito lo hanno salvato. Lottando a mani nude è riuscito ad avere la meglio sull’animale che è morto strangolato. Facile a dirsi, un po’ meno metterlo in pratica.
La vicenda è senza dubbio anomala, in quanto il sentiero in questione è battuto da altri podisti, oltre a cavalieri, escursionisti e mountain biker. Inoltre i puma che sono numerosi nella zona, di solito aggrediscono solo piccoli animali. Pensate che negli ultimi trent’anni in tutti gli States sono state solo 3 le vittime dei puma. In questo caso e per fortuna dell’atleta, si trattava di un felino molto giovane, alle prime armi in termini di aggressioni che quando ha visto il runner in corsa si è eccitato all’idea e non ha ben valutato le dimensioni della sua preda potenziale. Il puma aveva meno di un anno, dato che il suo peso si aggirava attorno ai 36 chilogrammi. Almeno questa è stata la stima fatta dagli uomini del Colorado State Parks and Wildlife Service che arrivati sul posto dopo un paio d’ore, hanno trovato la bestia già dilaniata da altri predatori della zona.
Tutto bene quindi, salvo per il povero felino, già pronto ad essere ingaggiato da qualche allenatore per dare più brio alle ripetute dei suoi atleti e che invece ha imparato a sue spese quanto siano tosti i runner.
L’incanto di correre sulla neve fresca
Quello di oggi è un articolo un po’ insolito. Non ci sono gare di mezzo. Presenti, passate o future. Ed in più il protagonista è il sottoscritto che di solito evita di tediarVi con le sue storie, focalizzando la cronaca sulla gara. Dopo un periodo iniziale, quando cominciai a lavorare nella Redazione di Podisti.net ed inserivo nel pezzo le gesta (poche) e le molte disavventure del fantomatico Podista Parvenu, ho pensato bene di mandare in pensione questo personaggio. Forse avrei dovuto farlo prima.
Oggi vorrei invece condividere con Voi la soddisfazione che mi ha pervaso nella corsa di venerdì scorso. Ero da solo e dunque non ho scelta. Sono obbligato a parlare di me, ma lo faccio volentieri per raccontare questa esperienza e magari ricevere i Vostri contributi su situazioni analoghe. Dopo tanti allerta meteo, forse per la forza dei grandi numeri, alla fine i meteorologhi ci hanno preso. La neve è arrivata anche su Milano e provincia. Uscito di mattina presto, ho optato per un percorso che con i miei amici e compagni di corsa è stato ribattezzato “giro natura”, in quanto tutto su strade e sentieri. Senza traffico.
Correre in questo ambiente ovattato è stato magico. Anche la respirazione, migliore del solito in quanto i fiocchi, che continuavano a scendere, filtravano le maledette polveri sottili che infestano la pianura Padana. L’aria era fresca ma non fredda. E pura. La differenza rispetto agli slalom tra i tubi di scappamento, era evidente. La temperatura non eccessivamente bassa. Uno volta scaldato, ero a mio agio anche sotto questo aspetto.
La neve aveva ricoperto il percorso, ma non ne era scesa una quantità esagerata. Aveva pulito tutto, ma non impediva di correre bene. Lo strato era sottile, ma non ghiacciato. All’inizio c’erano altre impronte, poi il suolo era incontaminato, salvo i segni del passaggio di animali ed uccelli. Ed i miei. Sul ritorno da questo giro non circolare, ho rivisto le mie impronte. Distaccate, lontane una dall’altra. Sembravano appartenere ad un animale dalla corsa bella e maestosa. Non era vero. So bene che mi trascino. Purtroppo mi rivedo anche in fotografie e filmati. Ma venerdì mi sembrava di essere un corridore mitologico, in una natura benigna ed incontaminata. Fatta apposta per consentirmi di attraversarla in solitudine, facendo una delle cose più belle che si possano fare: correre.
Il 14 Febbraio parte il Corrigiuriati 2019 con l’obbligo della visita medica
Quest’anno San Valentino non celebrerà soltanto la festa degli innamorati, ma anche l’inizio dell’attività di chi ama la pista milanese del campo Giuriati. Quel giorno partirà infatti la 28^ edizione di questo circuito. Per ventiquattro giovedì, con l’opzione di scelta tra la sessione alle ore 13 o quella serale delle 19, sarà possibile divertirsi su tante distanze e formule diverse. Il tutto all’insegna dell’amicizia e dell’informalità, con iscrizioni sul posto e tempi che ognuno registra per conto suo, a formare classifiche generali e di giornata.
Due le novità regolamentari di quest’anno. La prima riguarda il certificato medico. Inoltre sarà necessario sottoscrivere un documento di liberatoria con la quale i concorrenti si assumono ogni rischio derivante dalla partecipazione e sollevano gli organizzatori da ogni tipo di responsabilità derivante da eventuali infortuni e/o danni occorsi a se stessi o a terzi.
Come dicevamo, calendario molto vario che non vogliamo elencare in ordine cronologico, ma per specialità. Il tutto a beneficio di chi magari non potrà essere sempre presente o non conosce il circuito e potrebbe comunque essere incuriosito da una prova insolita o interessato a delle specifiche distanze.
Per quello che riguarda le gare tradizionali su pista ecco le date:
800m 13/6
1000m 6/6
1500m 9/5
Miglio, 1609m 10/10
3000m 14/2, 18/4 e 7/11
5000m 21/3, 16/5, 26/9 e 24/10
10000m 14/3 e 14/11
Le staffette prevedono la formula detta all’americana, con un numero illimitato di cambi, anche ogni giro, a discrezione dei partecipanti:
5000m Americana a coppie 21/2 e 17/10
10000m Americana a terne 11/4 e 12/9
Oltre alla gara classica con distanza prefissata, in questo caso:
3x2000m il 12/12
Non mancano le campestri, sempre all’interno del recinto del campo sportivo:
2100m 4/7
2500m 28/3
4100m 19/9
Concludendo con gli eventi più insoliti, ovvero:
Test di Cooper sui 12 minuti il 28/2
Ripetute sui 300 m ad oltranza (ogni giro ci sono delle eliminazioni) 23/5
Corsa al buio ovvero senza orologio o GPS, cercando di indovinare il tempo impiegato per percorrere 4000m il 21/11
Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Per maggior informazioni scrivete a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure consultate il sito http://corrigiuriati.altervista.org/
A soli 17 anni ha già corso 100 maratone
L’immagine che vedete, raffigura Calix Fattmann insieme al padre Ken a fianco dell’albero di Natale presso la loro casa di Springfield negli Stati Uniti. Se fate caso, le decorazioni dell’albero non sono quelle tradizionali. Si tratta delle medaglie relative alle 97 maratone corse da Calix a quel tempo. Quota 100 è stata raggiunta dal diciassettenne il 29 Gennaio scorso ad Ozark, in Missouri.
Calix è stato adottato appena nato da Ken, un runner con oltre 375 maratone al suo attivo. “Mi sono interessato alla corsa fin da piccolo”, ha dichiarato il neo recordman; “A quattro anni mio padre (N.d.R. single) mi ha portava sulla pista del college quando si allenava e vederlo correre ha fatto venire voglia anche a me”. In realtà Calix ha visto il padre correre sul tapis roulant già a pochi mesi.
"Ho fatto il mio primo 5000 a soli cinque anni, e quando ne ho compiuti dieci, ho detto che volevo fare i mie primi 10k. In realtà sono andato dritto alla mezza maratona.” ha spiegato Calix. Arrivato a quota 52 mezze, a meno di 13 anni è passato alla maratona anche se non disdegna le gare scolastiche in pista e cross, sebbene sia molto lento su queste distanze. In effetti la sua maratona più veloce l’ha corsa in 3h44’, mentre il suo personale sul miglio è pari a 5’23”. Non si sa quanto tali risultati siano dovuti alle caratteristiche dell’atleta e quanto al fatto di macinare solo tanti chilometri lentamente, aggiungiamo noi. Poi ci sarebbero tante altre considerazioni, ma per questo lasciamo spazio ai nostri lettori.
London Marathon non darà medaglie a chi accompagna gli ipovedenti?
Chi si ricorda di Muttley? Uno dei personaggi dei cartoni animati della serie "Dastardly e Muttley e le macchine volanti", noto anche come Lo squadrone avvoltoi. Una serie televisiva prodotta nel 1969 da Hanna-Barbera e poi riproposta tante volte sul piccolo schermo. Muttley era il cane nonché assistente del pilota Dastardly, sempre alla ricerca di un premio per le sue imprese, e che il doppiaggio italiano rese famoso per il tormentone: “medaglia, medaglia, medaglia!”
Di certo lui non la prenderebbe bene se scoprisse che l’organizzazione della London Marathon non intende consegnare alle guide il riconoscimento più classico per un maratoneta. Questa la denuncia di Giulia Cannarella dalle colonne del Corriere della Sera, che riprende l’insoddisfazione di tanti runner sui social media. In molti hanno scritto al patron di Virgin Richard Branson e si stanno anche organizzando per autotassarsi e comprare le medaglie. In realtà sembra che nelle edizioni precedenti la prassi invalsa sia stata quella di consegnare anche agli accompagnatori degli ipovedenti la medaglia che spetta a tutti i finisher.
Nel frattempo ha fatto sentire la sua voce anche l’equivalente inglese della nostra Unione Italiana dei Ciechi ed Ipovedenti, il Royal National Institute of Blind People che ha chiesto chiarimenti. Hugh Brasher, Event Director della corsa londinese ha dichiarato che tutti i partecipanti che hanno bisogno di una guida potranno iscriverla gratuitamente alla gara e che agli accompagnatori sarà consegnata pettorina, sacco gara e la maglietta. Le risposte fornite dall’organizzazione non sono state comunque considerate soddisfacenti e sembra che presto ci sarà un auspicabile ripensamento.
Va sottolineato che se da una parte sembra abbastanza strano che una maratona milionaria si perda in queste sciocchezze che implicano una spesa veramente limitata, visto il numero di accompagnatori ed il valore delle medaglie stesse, da un altro lato vanno certo evitati strani fenomeni come quelli dove il non vedente alla fine misteriosamente non partecipa e l’accompagnatore corre gratis la gara...
Alì Hissein, primo alla Mezza de La Paix in Ciad, chiede aiuto per stare in Italia
Ieri, domenica 27 gennaio, si è disputata a N’Djamena la 13^ edizione della Semimarathon de La Paix, la corsa podistica più importante che si svolga in Ciad. Organizzata dalla federazione locale e dall'Ambasciata di Francia, ha visto al via oltre 1200 atleti che hanno costretto gli organizzatori a chiudere anzitempo le iscrizioni. Per evitare la parte più calda della giornata, quando si possono sfiorare i 40 gradi anche in questo periodo, il via era previsto in prima mattinata, alle ore 6. Importante sottolineare come ci fossero anche delle donne tra i partecipanti. Un aspetto non trascurabile da quelle parti e promosso dalla stessa FTA - Federation Tchadienne d’Athlétism, a partire dal suo presidente, Hissein Ngaro. Buono il livello degli atleti di elite. Il favorito era Valentin Betoudji, vincitore l’anno scorso e già partecipante ai campionati Mondiali di Mezza maratona a Valencia nel 2018. Oltre a Amhat Abdou, detentore di molti record nazionali dai 10.000 alla Maratona. E poi c’era Mahamat Ali Hissein, il ragazzo di cui vi racconteremo la storia e che è allenato da Tommaso Ravà, con la supervisione di Giorgio Rondelli. I due avevano raccomandato ad Alì di correre di rimessa fino a metà gara, ma sapete come sono fatti i runner. Immaginatevi uno Junior che vuole stupire nella capitale del suo paese, davanti a tutti i suoi amici e parenti. Ed in effetti, in puro stile africano, il ragazzo ha resistito solo 4 chilometri alle consegne che gli erano state date e poi ha attaccato, con i due più forti ad inseguirlo. Non l’hanno più ripreso e la classifica finale recita così: 1° Mahamat Ali Hissein in 1h04’05”, 2° Valentin Betoudji - 1h05’09”, 3° Amhat Abdou - 1h06’18”.
Qui finisce la cronaca e si passa alla solidarietà. L’amicizia tra Alì e Tommaso è nata casualmente allo stadio di N'Djamena una mattina del febbraio 2017. Tommaso è un ex runner che visita spesso il Ciad per motivi di lavoro, portando quintali di materiale sportivo raccolto tra i podisti lombardi, da distribuire ai ragazzi del luogo. Incontra Alì durante uno dei suoi allenamenti. Resosi conto delle sue potenzialità, della sua umiltà e caparbietà, lo ha “adottato”, cominciando a fornirgli delle indicazioni per allenarsi meglio. Arriva così il primo successo in una gara nazionale di 14 km, vinta con record della corsa. Poi un secondo posto, con un dito rotto… dietro un connazionale che si allena in Francia. Col premio in danaro vinto e grazie alla colletta di tutti gli atleti di N'Djamena, racimola i soldi necessari per comprare il biglietto per Milano dove l'aspetta il primo appuntamento importante, la Stramilano, dalla cui organizzazione aveva avuto una lettera ufficiale d’invito. Al campo XXV Aprile, sotto gli occhi di Rondelli, Alì migliora, tanto da ottenere il tempo di qualificazione ai mondiali Under 20 di Tampere. In Finlandia conquista un ottimo 14° posto su 30 partenti. Ha poi partecipato anche ai campionati assoluti africani ad Asaba in Nigeria, lo scorso agosto. A settembre, tornato in Ciad con in tasca un contratto sportivo con una delle migliori società di atletica italiana, è stata presentata la domanda per avere il visto D presso l'ambasciata italiana in Camerun. Purtroppo la pratica è stata oltremodo lunga, e quando l'Ambasciata ha dato semaforo verde, i posti per gli atleti extracomunitari al CONI erano finiti, il che rende oneroso il suo rientro in Italia, in quanto sono necessari almeno un paio di biglietti di andata e ritorno dal suo paese. Regolamenti alla mano, in Italia, dove vive a casa di Tommaso, non può rimanere più di 90 giorni per volta.
Se volete aiutare Alì a continuare il suo sogno, potete cliccare qui e troverete come effettuare le vostra offerta libera. Lui nel frattempo sta vendendo la motocicletta cinese che si è aggiudicato con la vittoria di domenica, ma i soldi non bastano.
Padova – Campionati Master Indoor Veneto, Friuli e Lombardia
Sabato 26 gennaio si è disputata a Padova la seconda giornata dei campionati master regionali indoor del Veneto. Manifestazione che gentilmente ospita le analoghe rassegne per la Lombardia e da quest’anno anche del Friuli Venezia Giulia, regioni dove non esistono anelli al chiuso con una pista da 200 metri. Anche se in verità, nella povera Italia, si fa prima a dire dove quest’impianti siano presenti, ovvero giusto qui e ad Ancona. E per queste lacune non possiamo che ringraziare tutti gli amministratori ed i politici ai vari livelli, a cominciare da quelli milanesi. Non hanno fatto NULLA dopo il crollo del palasport di San Siro! Una vicenda ormai vecchia di oltre trent’anni, di cui vi abbiamo raccontato la storia a puntate su queste colonne (e che potete rileggere qui).
Descriviamo la seconda giornata, senza dire nulla della prima in quanto non ancora disputata. Le gare di chiusura sono infatti state anticipate di qualche settimana per evitare la concomitanza con la partita di calcio del Padova, poiché lo stadio si trova a fianco dell’impianto di atletica. Struttura moderna e funzionale, sul tetto è ricoperta di pannelli solari che contribuiscono a soddisfare il suo fabbisogno energetico.
In contemporanea col programma master del pomeriggio che contemplava marcia 3km, 200, 800, 3000 metri e staffetta 4x1 giro, la giornata al palasport comprendeva anche i campionati assoluti di prove multiple Indoor. Un’ottima occasione per assistere a prove di ottimo livello, in attesa di gareggiare.
Per i risultati completi dei master potete comunque cliccare qui, sul sito federale. Senza elencare tutti i campioni regionali, con l’aiuto dei punteggi FIDAL, che combinano i tempi con le categorie di età, diamo una sorta di classifica generale delle prestazioni più significative, quantomeno sui 3000 metri. Tra le donne la migliore è stata Anna Fustella dell’Atletica Como, una SF55 capace di correre in 11’15”09, per un punteggio FIDAL eccezionale, in quanto oltre la soglia dei mille punti, 1059 per la precisione. Molto bene anche la SF60 Francesca Barone (Atl. Lonato) con 12’35”68 – 985 punti e Liviana Piccolo, over 70 che riesce a correre ancora a meno di 5 al chilometro. 14’55”87 e 966 punti per l’atleta della Expandia Atletica Insieme di Verona. Il tris dei migliori al maschile è composto da Mauro Pregnolato, M55 della Forti e Liberi Monza con il suo 9’36”04 che vale 970 punti, seguito da Giorgio Centofante, M60 Atletica Riviera del Brenta in 10’23”72 per 881 punti e Antonello Zoccatelli SM55 dei Boscaini Runners con 10’06”23 (850 punti)
Concludiamo facendo i complimenti per l’organizzazione a tutti i Giudici di Gara ed ai membri della FIDAL Veneto, a cominciare dalla gentilissimo Dario Danieletto. Tutto perfetto, dall’accoglienza alle premiazioni che vedevano presente Sara Simeoni, la miglior saltatrice in alto italiana di tutti i tempi. Grazie anche all’inossidabile e sempre propositivo Consigliere FIDAL Lombardia Virginio Soffientini che ha premiato i corregionali lombardi che si sono laureati campioni indoor… in esilio ;-).
Gelo Run: Voloshin a -60 C fa meglio di Venturini?
Non si sono ancora spenti gli echi relativi all’impresa di Paolo Venturini che domenica 20 gennaio ha corso 39km in circa 4 ore in Jacuzia, con temperature che hanno toccato una minima pari a -52,6 gradi centigradi (clicca qui per il nostro articolo) che dalla redazione mi segnalano una prestazione analoga.
Francamente non abbiamo tutti gli elementi per poter stabilire chi abbia prevalso in questa sorta di “Gelo Run” a distanza e forse non è nemmeno così importante, in quanto entrambi hanno dimostrato una preparazione ed una caparbietà non comuni.
Il protagonista che descriviamo oggi si chiama Dmitri Voloshin ed è originario della Moldavia. Bello sottolineare come la finalità della sua prestazione era quella di dare maggiore visibilità al problema della paralisi cerebrale infantile ed in particolare raccogliere fondi a favore di Eva Pismenyk, una piccola malata di soli 4 anni.
Voloshin ha un fisico d’acciaio che lo ha portato a concludere degli Ironman, così come correre nello scorso Aprile la North Pole Marathon in 5h03’, classificandosi al secondo posto. Vanta anche una partecipazione alla Marathon Des Sables. Insomma il ragazzo non si fa mancare nulla. Ha anche la capacità di trattenere il fiato sott’acqua per 6’30”, caratteristica che gli ha fatto molto comodo nel corso di quest’ultima corsa, restando spesso in apnea piuttosto che respirare aria troppo fredda.
Teatro della prova, svoltasi lo scorso 14 gennaio, anche in questo caso la Jacuzia. L’atleta Moldavo ha percorso la classica distanza della maratona, come originariamente programmato, per poi allungare fino a 50 km. Quindi circa 11 chilometri più di Venturini, tornando al confronto a distanza. Non sembra nemmeno abbia avuto bisogno di fare delle fermate per cambiarsi gli abiti o per richiedere altri interventi da parte dello staff medico o di quello tecnico che erano al seguito. Visto il tempo totale di sei ore, la sua andatura è risultata essere più lenta di quella dell’atleta italiano.
In merito alla temperatura, nelle news a nostra disposizione si menzionano meno 60 gradi, ma non è chiaro se si tratti della temperatura misurata o di quella cosiddetta “percepita” ovvero calcolando con dei parametri anche l’effetto dell’umidità e del vento. In conclusione, alla domanda se Voloshin abbia fatto meglio di Venturini col suo meno 52 e rotti, non siamo in grado di rispondere, ma confidiamo di prendere ugualmente sonno stanotte, partendo dall’assunto che sono stati entrambi molto bravi.
Direttore paga scommessa correndo in abiti civili mezza maratona su 264 giri
Ogni promessa è debito, recita una famosa frase che David Stephenson, direttore di Deseret Industries, un negozio a Cedar City, nello Utah, non ha voluto smentire. E così, dopo che i suoi dipendenti avevano raggiunto gli obiettivi di vendita previsti, indossando i suoi abiti da lavoro, ovvero in camicia e cravatta, si è messo a correre intorno alla piccola rotonda in fronte al negozio, come si vede dalla fotografia. Così piccola da dover effettuare ben 264 giri per arrivare alla fatidica distanza della maratonina. Oltrepassando peraltro i 200 giri previsti dalla “scommessa”, ma si sa bene che se uno è un runner, quando ci prendi gusto non vuoi mai smettere di correre, anche in condizioni particolari, in quanto la temperatura era attorno ai 7 gradi. Sebbene, ad onor del vero, Stephenson si era ben coperto sotto gli abiti da lavoro. Lo spettacolo, iniziato verso le ore 7 e durato circa tre ore, oltre ad essere stato certificato dal suo GPS, è stato ammirato dai dipendenti man mano che gli stessi arrivavano sul posto di lavoro. Per chi nel suo stipendio ha previsto anche una quota variabile, nel caso non abbiate ancora definito premi ed obiettivi per il 2019, provate ad inserire nel contratto anche questa clausola per il vostro capoufficio. Magari usando caratteri più piccoli e difficilmente leggibili ;-).
Italiano corre in Russia per 39 chilometri a meno 52 gradi
Come promesso, dopo il nostro articolo di lancio che potete leggere qui, siamo lieti d’informarvi che Paolo Venturini ce l’ha fatta. Il poliziotto cinquantenne è riuscito a percorrere ed arrivare sano e salvo i 39120 metri tra Tomtor e Oymyakon, due villaggi della Jacuzia. Il tutto malgrado la rigida temperatura che ha toccato una minima pari a 52,6 gradi centigradi.
Ieri mattina, domenica 20 gennaio, il padovano ha impiegato 3h54’10”. Quindi alla media di circa 10 chilometri orari, come aveva pianificato, in quanto velocità maggiori avrebbero comportato altri problemi tra cui l’aumento del freddo percepito. Tutto è andato per il verso giusto, dai cambi di vestiario ai materiali utilizzati, compreso la maschera che difendeva polmoni e denti dalla temperatura, ma anche dall’umidità a livelli proibitivi.
I dati raccolti durante questa prova saranno studiati dal dipartimento di Medicina dello Sport dell’Università di Padova e dagli esperti in medicina del freddo della locale Università di Yakutsk, nonché da alcuni produttori di materiali sportivi.