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Venerdì, 24 Gennaio 2020 17:47

Maratona: tempo limite 4 ore

L’altro giorno stavo guardando il profilo facebook dei Road Runners Club Milano, la società che se non sono cambiate le cose, vanta il maggior numero di tesserati FIDAL Master a Milano e presumibilmente in tutta la Lombardia. Una foto raffigurava un quadro appeso nella storica sede di via Canonica. Il manifesto pubblicitario dell’ottava edizione della Maratona d’Inverno che si correva nel parco di Monza. Immagine ripresa in apertura di questo pezzo. Anno 1979. Quanti paragoni con la situazione attuale. Dalle modalità di comunicazione nel mondo senza internet. Ai metodi di pagamento con vaglia postale. Alle arcaiche procedure d’iscrizione. Al costo: 3000 lire, pari a circa 9 €, compresa la rivalutazione. Ai gadget: medaglia e diploma per tutti. Niente capo tecnico. Tecnico cosa? Niente foto. Immaginiamo anche i servizi accessori. Spogliatoi, docce, massaggi ecc ecc. Molto probabilmente assenti. Ma in tutto questo contesto c’è un’informazione che ci fa pensare. Il tempo limite. Quattro ore. Anzi se guardate bene la foto erano quattro e mezzo, ma poi il manifesto è stato corretto con il “bianchetto”.

Insomma, dopo quattro ore tutti a casa. Chi non ce la faceva, probabilmente arrivava che il traguardo era già stato smontato ed i giudici sulla via del ritorno a casa. Ma in quanti non riuscivano? Pochi. Perché tutti andavano molto forte. Rammento che il mio coach Loris Pagani, mi raccontava che facendo il suo personale alla maratona di Cesano Boscone (MI), 2 ore e 37 minuti, arrivò attorno al centesimo posto. D’accordo che allora la Milano Marathon ancora non esisteva e Cesano era un’appuntamento importante, ma averne cento davanti. Adesso con quel tempo in qualche gara minore rischi di salire sul podio e di certo tra gli italiani puoi finire tra i premiati.

Torniamo alle quattro ore di tempo limite che per motivi commerciali si è allungato a dismisura. Se guardiamo in casa nostra ad esempio a Roma e Milano da qualche tempo siamo a sei ore e mezzo che corrisponde a 6,5 km/h oppure oltre 9 minuti al chilometro. Una passeggiata veloce. A New York dove sono dei maestri a livello commerciale, se abbiamo letto bene si arriva a otto ore e mezzo. Meno di 5 Km/h. Ho fatto la maratona di NY! No, hai fatto la lunga passeggiata del turista. Forse sarebbe il caso di stabilire il confine che esiste tra fare e correre una maratona.

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Giovedì, 16 Gennaio 2020 16:17

Niente Golden Gala per Milano: meno male!

Con la solita precisione e puntualità, circa una settimana fa il collega Roberto Annoscia ha pubblicato la notizia relativa alla sede della prossima edizione del Golden Gala. Stiamo parlando della tappa italiana, l’unica, del più importante circuito di atletica leggera al mondo. La Diamond League. Il prossimo 28 maggio sarà infatti lo stadio San Paolo di Napoli ad ospitare l’edizione 2020 del Golden Gala, intitolato a Pietro Mennea. Ottima scelta in quanto la pista e l’impianto partenopeo erano stati oggetto di ristrutturazione in occasione delle recenti Universiadi.

Indisponibile lo Stadio Olimpico di Roma, a causa dei lavori di adeguamento in vista dei Campionati Europei di calcio, in un primo momento era stato annunciato che la quinta tappa di questo prestigioso circuito avrebbe avuto luogo presso l’Arena di Milano.

Oggi vorremmo fare alcune riflessioni su questo primo tentativo, andato miseramente a vuoto. Ma come è possibile si sia pensato di muovere la tappa all’Arena, dove sarebbero serviti investimenti ingenti a fronte di quali prospettive? Non certo quella di ospitare in via continuativa il Golden Gala, in quanto in quarant’anni la gara si è spostata da Roma solo in situazione di emergenza. Leggi lavori legati alle esigenze del dio pallone. Prima dei Mondiali del 1990 ed ora per gli Europei. Ben sapendo che già dal 2021 si ritornerà alla sede naturale. Milano pensa di ospitare un’Olimpiade estiva? Direi che per un ventennio, come minimo non se ne parla. Ci sono altre occasioni fruibili a così alto livello? Pochine. E allora perché spendere dei soldi, tanti soldi, per predisporre una costosissima tribuna stampa. Duecento postazioni da circa mezzo milione di euro. Per una struttura con un tasso di utilizzazione vicino allo zero per quanto riguarda gli eventi di alto livello. E come pensare non solo di di farlo, ma farlo alla svelta, in Italia ed in un impianto monumento, quindi legato a mille vincoli? Provate per esempio a cercare di togliere le cancellate che disturbano la vista al pubblico nelle prime file di posti a sedere. Non se ne parla.

Per fortuna abbiamo risparmiato questo inutile esborso. Ovviamente il rinnovo della pista, ormai usurata e durissima, è il benvenuto. Circa un migliaio di ragazzi praticano lì atletica. Stesso ragionamento per quanto riguarda le attrezzature. Quanto ai soldi non spesi per la tribuna stampa ed altri gadget, speriamo vengano destinati ad interventi analoghi sugli altri impianti di atletica meneghini. La lista dei lavori da fare è lunghissima, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

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Domenica, 10 Novembre 2019 23:33

Milano di corsa contro il cancro al pancreas

La Corsa delle Città è una gara podistica non competitiva nata per sensibilizzare la popolazione e le autorità sul cancro al pancreas, un tipo di tumore purtroppo in forte crescita e per il quale non vengono destinati fondi sufficienti. Infatti è attualmente la quarta causa di morte per tumore in Europa, ma riceve meno del 2% di tutti i finanziamenti europei destinati alla ricerca sul cancro.

Inserita nel calendario delle iniziative promosse in tutto il mondo in occasione del World Pancreatic Cancer Day che per la precisione si celebra il 21 Novembre, la Corsa delle Città è diffusa in varie città europee come Alicante, Madrid, Roma e Stoccolma. Oggi, domenica 10 novembre, in mattinata si è svolta la tappa di Milano.

Teatro della manifestazione il bel Parco delle Cave, un’area dismessa dalle attività estrattive che era diventata una discarica a cielo aperto prima che nel 2002 degli importanti lavori di riqualificazione restituissero questi 135 ettari di verde alla cittadinanza.

Offrendo 10 euro all’AISP (Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas) era possibile partecipare scegliendo tra due diverse distanze, ovvero 5 e 10 km. In sostanza si percorrevano uno o due giri del tracciato da cinquemila metri ben conosciuto dai frequantatori del parco. Percorso segnalato che parte ed arriva al laghetto del parco. A supportare gli organizzatori dell’AISP c’erano gli esperti uomini del comitato della Stramilano che hanno gestito partenze ed arrivi oltre a presidiare il percorso. Trattandosi di una non competitiva non segnaliamo vincitori o classifiche anche se in effetti abbiamo notato alcuni piè veloci che ne hanno approfittato per un allenamento di qualità, come per esempio Lucia Cozzi del GS Montestella, oltre a personaggi famosi come Maurizio Lupi, il deputato maratoneta che qui è di casa, oppure il giornalista sportivo Gianluca Rossi. L’evento ha avuto un buon successo. Anche il tiepido sole che ha accolto tutti i partecipanti ha dato una mano e non c’è dubbio che siano stati raggiunti gli obiettivi della manifestazione, ovvero promuovere la conoscenza di questa malattia e sensibilizzare il pubblico sulla necessità di indirizzare maggiori fondi a favore della ricerca. 

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SERVIZIO FOTOGRAFICO

Svolta decisa per il Trofeo Montestella – Memorial Cristina Lena, giunto oggi, domenica 27 Ottobre, alla sua edizione numero diciassette. In realtà è come un’edizione numero uno, incomparabile con le precedenti. La sede di partenza si è trasferita dal centro scolastico di via Natta a quello sportivo che fa capo alla US Viscontini, dove erano previsti tutti i servizi per i partecipanti ovvero spogliatoi, docce e deposito borse. I motivi della scelta sono di ordine ecologico ed economico, onde evitare i costi richiesti per Vigili Urbani, Azienda Trasporti e tutto quanto si rende necessario correndo sulle strade pubbliche a Milano. Oneri ormai insostenibili se non si dispone di numeri molto elevati, come dettagliatamente spiegato in questo nostro articolo, in quanto significherebbero un aggravio di diversi euro per partecipante. Questo non è l’obiettivo degli organizzatori che mantengono ancora la quota a 10 euro.

Siamo nel quartiere di Trenno, Si corre solo nel verde all’interno dell’omonimo parco. Anche molte aree confinanti non sono edificate, ospitando le piste dell’ippodromo, prati e giardini. Non sembra di essere a Milano. Tracciato tecnico con diverse curve, ma sostanzialmente scorrevole e praticamente tutto su asfalto. Distanza prevista 8,3 chilometri, rispetto ai 10 del passato. Due giri, con la prima tornata più corta, circa 3 chilometri, onde ridurre al minimo il rischio doppiaggi. I volontari del GS Montestella sono su un campo nuovo, ma hanno grossa esperienza e recitano la parte a memoria, ben coadiuvati dai colleghi della US Viscontini che giocano in casa. I pareri dei partecipanti, oltre 600 finisher, compresi circa 160 non competitivi, sono stati molto positivi.

La pistola dello starter ha sparato alle ore 9, ma come tradizione, essendo la gara prevista nella mattina successiva al ritorno all’ora solare, è come se si fosse partiti alle 10, lasciando maggior riposo a tutti i partecipanti. Il primo vincitore del nuovo Montestella è stato Badr Jaafari della Varese Atletica. In 25 minuti spaccati. 26’05” il tempo di Balduino Scafone (DK Runners), secondo,  mentre terzo si è classificato Riccardo Bado (Arcobaleno Savona) in 26’37”. Podio femminile composto da Chiara Spagnoli (Brescia 1950) in 28’53”, Gaia Pigolotti (Atl Varese) 30’29” e Giada Eleonora Mingiano (Riccardi Milano) con 31’00”.

Rapide le operazioni di consegna pettorali, borse e pacco gara. Le classifiche sono state progressivamente esposte in bacheca in tempo reale dall’arrivo degli atleti. Stessa cosa dicasi per le premiazioni che si sono concluse appena dopo le 11, malgrado l’alto numero di categorie coinvolte. Durante la cerimonia, il momento più toccante è stato quello quando è stata premiata la vincitrice delle SF40 a cui è riservata una targa speciale. Si tratta della categoria in cui gareggiava l’atleta gialloverde Cristina Lena, prematuramente scomparsa dieci anni fa ed alla cui memoria è intitolato il trofeo.

Come d’abitudine gli organizzatori segnalano la seguente casella di posta elettronica Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., a cui inviare suggerimenti con l’obiettivo di correggere eventuali difetti e fornire un servizio sempre migliore, da mettere in pratica domenica 25 Ottobre 2020 in occasione dell’edizione numero 18.

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E’ caduto il velo sul nuovo tracciato del Trofeo Montestella che abbandona il centro scolastico di via Natta ed i relativi tratti su strada pubblica per passare ad una soluzione tutta verde. Ne parliamo col direttore della gara, Paolo Nobili, molto concentrato sugli ultimi preparativi, prima di domenica 27 Ottobre: “Il tracciato della 17^ Edizione del Trofeo Montestella - Memorial Cristina Lena è nuovissimo e completamente immerso nel verde del parco di Trenno, ma praticamente tutto su fondo asfaltato.
Il primo giro è più breve, fino all'altezza dello storico Milan War Cemetery, onde evitare possibili doppiaggi. Nella seconda tornata gli atleti si spingeranno fino all'estremità meridionale del parco, lambendo il confine con la via Novara, per poi costeggiare il trotter e l'Ippodromo La Maura, su un rettifilo dove sarà possibile scatenare tutti i cavalli prima dell'eccitante fase finale. Ringrazio il fotografo Roberto Mandelli per questa splendida panoramica orientata Sud-Nord, che rende bene l’idea. Preciso solo che quello che vedete è un disegno di massima, se volete tutti i dettagli potete cliccare qui. In ogni caso, non preoccupatevi, pensate solo a correre e divertirvi. Il percorso sarà ben indicato e presidiato. Arrivederci a tutti a domenica 27 Ottobre al Centro US Viscontini, in via Ferdinando Giorgi 10 – Milano. Partenza alle 9, ora solare. Ricordo a tutti che nella notte tra sabato e domenica si riportano indietro le lancette di un ora e quindi arriveremo tutti più riposati”

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Domenica 13 ottobre si è nuovamente celebrata quella festa della corsa che si chiama DJ Ten, giunta alla sua 15^ edizione. Formula collaudatissima con le due opzioni sui 5 e 10 chilometri e tanta gente che magari corre una sola gara, se possiamo chiamarla così, all’anno. A questo proposito, invece d’inserire una foto dell’edizione 2019, con la marea di magliette verdi che ha invaso Milano, torniamo all’edizione in azzurro un anno indietro. Ecco l’emblematica foto della prima fila alla partenza 2018: tante belle ragazze sorridenti, il cui vero obiettivo è quello di essere fotografate, qualche improbabile atleta ed un paio di runner “seri”, ai due estremi. Quello a destra è serissimo. L’unico a cui sembra importante concentrarsi, partire bene, piazzarsi meglio e fare un buon tempo.
La DJ è così, prendere o lasciare: un evento. L’aggettivo "agonistico" non è tra i più indicati per descriverla. Sono tutti lì, felici di pagare tra i 18 ed i 20 euro.

Ne parliamo con un testimone oculare, Maurizio Di Girolamo, atleta del Gruppo Sportivo La Michetta, grande amante della fotografia e che sta realizzando un progetto fotografico legato alle due anime del podismo (ma di questo parleremo in futuro in un articolo interamente dedicato). Senior categoria SM55, con alle spalle 14 maratone e moltissime mezze, essendo fermo per acciacchi ha svolto servizio d’ordine all’incrocio di via Mengoni: “E’ andato tutto bene. Dopo le tre ondate per la dieci, alle 10.45 circa è partita la DJFive. E’ impressionante notare come praticamente tutti indossassero la maglietta ufficiale della corsa. Perché lo chiede Linus? Forse, ma in realtà a tutti piace identificarsi con la corsa. Anche perché non essendo una gara FIDAL non ci sono obblighi di nessun genere nei confronti della federazione o del club di appartenenza, per chi è tesserato. Ma vedevi anche, alle lunghe file al metal detector, come la gente non ci pensasse, anche se aspettava il doppio dei tempi di attesa in fila alla Posta. Al mio varco tutto tranquillo, si è lamentata solo una comitiva di russi ed alcuni fedeli diretti al Duomo per la Messa domenicale. Volevano attraversare il percorso. Per ritornare alle differenze con le gare “tradizionali”, nella 5 chilometri c’erano moltissime famiglie con carrozzine, bambini e cani al seguito. In percentuali altissime rispetto al solito.”

Percorso glamour tra Duomo, San Babila e quadrilatero della moda, Brera, Sempione, City Life Tre Torri per terminare all’Arena Civica, unica struttura in grado di ospitare la massa dei partecipanti alla dieci km. Già che ci siamo, parliamo di numeri. 19859 arrivati per la dieci (erano stati 23088 nel 2018) e 9613 per la cinque (9545), per un totale di 29472 finisher, con un saldo negativo di 3161 unità, circa il 10% rispetto all’anno scorso. Senza nulla togliere al successo della manifestazione ed ai suoi numeri elevati, dopo una continua crescita anche la DJ milanese forse comincia a risentire del trend negativo che peraltro sta toccando le singole gare di running da ormai qualche anno.
Questo anche per completezza ed esattezza d’informazione, in quanto già sappiamo che la stragrande maggioranza dei media parlerà della "carica dei quarantamila".

Concludiamo ricordando il convitato di pietra a questa festa del running, o meglio il non invitato, in quanto il Presidente Gianni Mauri (e con lui la FIDAL Lombardia) non ci sembra persona minacciosa. A differenza di quanto accade per esempio per la DJ Ten a Roma, qui la FIDAL non la vogliono tenere in considerazione.
Per chi fosse interessato, su questo tema abbiamo dedicato un articolo che potete leggere cliccando qui.

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C’è un uomo in giacca e cravatta. Sta guidando la sua Ferrari gialla in centro a Milano. E anche se è domenica, sta andando ad una riunione con importanti clienti. Dopo poco viene fermato da un blocco stradale. Non si può passare, ci sono le forze dell’ordine che hanno bloccato la strada. Lui un attimo aspetta. Poi guarda le lancette dell’orologio, poi il blocco stradale e di nuovo le lancette. A quel punto l’uomo in giacca e cravatta sulla Ferrari gialla urla: “Fatemi passare, ho i clienti giapponesi!”. Certo, ma quella mattina c’è qualcosa di trascendentale ed epico. Ed è la grandeur di Milano: passano i 7000 della Stramilano. Forse tra i 7000 ci sono anche i giapponesi, e il milanese in giacca e cravatta deve contarli uno ad uno per vedere se i suoi clienti sono tra i podisti.
Questo è il clima che si vive a Milano: strade chiuse, chi non corre delira, chi corre o è tra i 50 mila della 10km o tra i 7 mila della 21,1km. E’ la grandeur lombarda, tra le più importanti di Italia ed Europa. Era il 2016 la prima volta che la corsi, e all’epoca non mi ero ancora trasferito a Milano. Ora mi sono allenato a fare la mezza “di casa”.
A differenza di chi è a favore della corsa “naturale”, io sono un sostenitore della corsa “semplice”: devi avere meno cose possibili addosso (solo abbigliamento sportivo), se arrivi coi mezzi alla gara e in giornata, meglio; se fai la trasferta è meglio farla in gruppo, mai fare percorsi nuovi da soli, essere in grado di fare almeno 15 km senza bere, e se bevi è meglio che ci siano fontanelle sul percorso, perché più “snella” la corsa, meglio è. Per me è una manna non dover far strada per andare quindi alla gara: esco di casa, e il raccordo che c’è fino a piazza Castello è il riscaldamento.
Inizio con le procedure standard: consegna borsa al deposito, riscaldamento, stretching, qualche allungo e poi la parte più importante: le pubbliche relazioni pre gara. Ad una gara così partecipata è impossibile non trovare qualcuno che si conosce. Così qualcuno che sa che ho l’abitudine di arrivare presto mi fa “Ma alle nove ti stai già scaldando? Sei qui dall’anno scorso?”. - Non proprio… sono lì solo dalle sette di mattina. E sono arrivato a piazza Castello a passo di Moonwalk.
E allo stesso modo entro in griglia di partenza un attimo prima dello sparo. 3… 2… 1… boom si parte.
Purtroppo vedo una ragazza travolta dalla massa, che cade a terra, e altri che non riescono ad evitarla. Qualcuno le allunga la mano (ma solo per darle una mano). Poi a parte quell’incidente tutto il resto della gara è tranquillo, almeno secondo la mia esperienza. Durante la gara corro con Mara Minato fino a metà, poi sono costretto a proseguire da solo. Ma fortunatamente ho trovato altri con cui correre fino alla fine al mio stesso passo. Chiudo in 1:33:22, 777° assoluto su 7600 iscritti circa.
Dopo, con l’ex socio Valerio Carpi, andiamo in bar a farci una birretta: questi tipo di ristoro lo chiamo “la sacrosanta dieta dello sportivo”

Valutazione della gara (da 0 a 5 stelle)
Location e logistica: 5 stelle . Milano è sempre Milano, percorso in centro , piano, curve morbide ad eccezione di una indicativamente al 2 km a gomito
Servizi e personale: 4 stelle. Personale comprendendo sicurezza, forze dell’ordine, medici, e non dimentichiamoci i volontari e giudici FIDAL. Nei servizi c’erano ristori con spugnaggi, gare separate per partenze e orari, deposito borse presente e ristori presenti a distanza costante. Non do 5 stelle per l’assenza di docce e spogliatoi.
Organizzazione in generale e servizi in più dell’ordinario: 5 stelle. Organizzazioni varie tra società, comune, medici etc perfettamente cordinati tra loro. Flusso di persone gestito dando il pacco gara giorni prima della gara, partenza gestita a griglie, expo organizzata durante la consegna dei pettorali, un ottima risposta da parte del mercato (52 mila alla 10km e 7600 persone alla 21).
Organizzazione percorso: 4,5 stelle. Le due gare, 10 km e 21 km, gestite in due partenze e orari separati, fatte in pieno centro e gestite con griglie. In generale ho notato tifo su tutto il percorso soprattutto indipendentemente dal punto della gara. Unica pecca: la mezza sul mio gps misurava 21,38. Anche se non penso c’entri la società organizzatrice, ci sono state alcune persone travolte dalla massa alla partenza, che comunque non si sono fatte male al punto di dover chiamare l’ambulanza. Il motivo per cui non do 5 stelle, seppur molto veloce come percorso, è proprio per una questione di precisione: non era esattamente 21,0975 km. Infatti il mio tempo sarebbe stato un minuto in meno.
Media aritmetica: 4,5

NdR. Pareri rispettabilissimi; immaginiamo che il meno ‘probabile’, cioè provabile, sia quello sulla lunghezza effettiva, per una gara che dovrebbe avere tutte le certificazioni possibili coll’unico sistema consentito a livello ufficiale (attendiamo comunque indicazioni da altri che l’hann corsa).

Quanto all’organizzazione e alla “figura” generale, quest’anno ci sono mancate le proverbiali foto di Roberto Mandelli in giro lungo il percorso (dove ha rimediato in parte Carlo Vincenzi con le sue inquadrature davanti alla Scala e in altro punto del percorso, dove compaiono molti, ma non tutti i protagonisti ‘normali’, sia della 21 sia della Stramilano per tutti), e le riprese dall’alto al traguardo: e sappiamo che non è colpa di Mandelli ma delle ferree leggi del mercato. Però pensiamo che sia un punto in meno rispetto agli altri anni.

Quanto agli incidenti, il silenzio dei comunicati ufficiali è rotto da una serie di pezzi su “Leggo.it”, in particolare l’ultimo di Ernesto De Franceschi da cui ci permettiamo di stralciare, dando a Paolo Stefanini, atleta degli Urban Runners ma soprattutto medico all'ospedale Bassini di Cinisello Balsamo, il merito di aver salvato un collega 52enne che dopo un’ora e mezzo di gara aveva perso i sensi mentre correva la mezza maratona agonistica. Poco prima di lui una sua compagna di squadra, Ginevra Annoni, e un’altra atleta (ci risulta il nome di Sara, maratoneta e, nella vita, infermiera), si erano fermate a prestare i primi soccorsi, rimuovendo una barretta appena ingoiata che lo stava soffocando; poi è arrivato il dottor Paolo che l’ha rianimato con massaggio cardiaco. Il pronto intervento con defibrillatore e ambulanza di servizio ha completato il salvataggio del corridore, ricoverato in ospedale e ormai fuori pericolo.

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23 settembre - In 3600 oggi hanno scoperto un volto inedito della metropoli lombarda grazie all’ottava edizione di Salomon Running Milano, l’urban trail che ha portato la manifestazione in luoghi storici (piazza Duomo, Palazzo Reale, il Castello Sforzesco e il suo fossato), in luoghi suggestivi come il 23° piano della Torre Allianz e in luoghi prima d’ora inaccessibili alla corsa come la stazione metropolitana Cairoli e l’interno della galleria commerciale di City Life Shopping District.

Per la prima volta Salomon Running Milano ha assegnato il tricolore di Trail Corto – Assoluto e Master, titolo vinto da Riccardo Borgialli ed Emma Linda Quaglia.

Borgialli (Asd Bognanco), atleta del Team Salomon, ha chiuso in 1:30’43” dopo aver condotto  gran parte dei 25 km insieme a Gabriele Maria Pace (Cambiaso Risso Running), secondo al traguardo in 1:30’54”. Terza piazza per Luca Ponti (Atl.Casorate) in 1:34’46”.

Quarta posizione assoluta per la maratoneta azzurra Emma Quaglia (Cambiaso Risso Running) che solo una settimana dopo i Mondiali di corsa in montagna è stata protagonista di una prestazione superlativa chiusa con il tempo di 1:35’22”.

I vincitori assoluti e neocampioni italiani sono stati i più veloci a scalare i primi 23 piani della Torre Allianz, una delle insidie più affascinanti e temute del percorso TOP con i suoi 644 gradini e 100 metri di dislivello, che anche quest’anno ha rappresentato una sorta di gara nella gara. Emma Quaglia con il nuovo record femminile di 3’45”01 e Riccardo Borgialli in 3’20”16 si sono così aggiudicati il Trofeo Allianz Tower.

Altro trofeo, il Suunto assegnato sul tragitto cronometrato tra parco Montestella e cono del Portello, è andato ancora a Riccardo Borgialli (18’00”15) ed Emma Quaglia (19”49”57).

Ma non è stata solo un’occasione agonistica, pure un momento per scoprire la città sotto un’altra prospettiva e senza ambizioni di cronometro.

Come conferma l’Assessore allo Sport del Comune di Milano Roberta Guaineri al via della 15 km non competitiva “Sono molto contenta perché un’altra volta ho avuto conferma che i milanesi sono dei veri runner - ha commentato dopo il traguardo – quello della Salomon Running è un percorso meraviglioso, stimolante e che rappresenta la Milano del futuro. Grandi runner! Le strade di Milano sono vostre”.

Opinione condivisa da Massimo Ambrosini anche lui al via della 15 km: “Mi sono divertito, il percorso è davvero figo, ma che fatica!” mentre Massimo Oddo ha partecipato al Trofeo CityLife Shopping District SMART Cup (9,9 km) ossia la declinazione più gioiosa e divertente di Salomon Running Milano destinata a chi vive la corsa con il sorriso, la creatività e… lo smartphone: Stefano Giudici ha vinto infatti il trofeo disegnato dall’artista Daniele Sigalot per la miglior foto scattata in gara.

L’ennesimo volto di una Milano che ha sempre più voglia di corsa.

ALLIANZ TOP CUP – 25km competitiva Classifica Maschile

  1. Riccardo Borgialli (Asd Bognanco) 1:30’43”
  2. Gabriele Maria Pace (Cambiaso Risso Running Team) 1:30’54”
  3. Luca Ponti (Atl. Casorate) 1:34’46”
  4. Nicolò Petrin (Tornado) 1:35’01”
  5. Diego Picollo (Maratoneti Genovesi) 1:36’21”
  6. Mario Maresca (Asd Montemiletto) 1:41’18”
  7. Hussein Zmnako Wali Hussein (Atl. Pavese) 1:41’21”
  8. Carlo Sadar (Corro Ergo Sum) 1:41’59”
  9. Armando Remorini (Cosenza K42) 1:45’17”
  10. Nicolino Catalano (Asd I Lupi d’Abruzzo) 1:45’53”

 

 

Classifica Femminile

  1. Emma Linda Quaglia (Cambiaso Risso Running Team) 1:35’22”
  2. Barbara Bani (Free Zone) 1:45’33”
  3. Carolina Chisalè (Star Run) 1:51’52”
  4. Benedetta Broggi (Triathlon Pavese) 1:52’07”
  5. Mery Hellen Herman (GP Santi Nuova Olonio) 1:52’10”

  

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Giovedì, 13 Settembre 2018 23:04

Presentato il Salomon Running Milano

Domenica 23 settembre l’Urban trail ambrosiano calcherà alcuni luoghi finora inaccessibili al movimento running. Tre le distanze e altrettante le opportunità di mettersi alla prova tra monumenti, parchi, spazi al chiuso e all’aperto:

Allianz TOP Cup 25 km competitiva valida come Campionato Italiano di Trail Corto – Assoluto e Master

Allianz FAST Cup 15 km non competitiva 

Trofeo CityLife Shopping District  SMART Cup 9,9km non competitiva

 

"Una manifestazione sportiva bella e interessante, una corsa che unisce la passione per lo sport a quella per la nostra città, offrendo percorsi nuovi e innovativi sia per chi ama tenersi in allenamento sia per i professionisti – ha commentato Roberta Guaineri, Assessore allo Sport del Comune di Milano -. In particolare, la gara restituisce un'immagine della città diversa dal solito, di una Milano da percorrere non solo in pianura ma anche in salita, e da ammirare dall'alto. ".

La speciale vertical run competitiva si sviluppa sui primi 23 piani della Torre Allianz con un dislivello di 100 metri (644 scalini).  I runner più veloci a scalare il grattacielo più alto d’Italia per numero di piani si aggiudicheranno il Trofeo Allianz Tower giunto quest’anno alla sua quarta edizione.

Tutti e tre i percorsi di Salomon Running Milano transiteranno sull’elegante parquet di CityLife Shopping District per una prima assoluta che combina il running allo shopping, con tanto di scala mobile (ferma durante il passaggio della corsa) come ostacolo da valicare.

In più,  i partecipanti della prova Allianz Top Cup andranno dove mai nessuna manifestazione di running è transitata: all’interno della stazione metropolitana Cairoli percorreranno un corridoio (alternativo rispetto al normale flusso dei passeggeri senza così interferire con il regolare servizio di trasporto pubblico).

 “Dopo la bella edizione del 2017 a Gavirate, il Campionato Italiano di Trail Corto resta ancora in Lombardia, grazie a questa edizione di uno degli eventi più innovativi e spettacolari del panorama internazionale del running – commenta il Presidente di Fidal Lombardia Gianni Mauri - Un evento che si sposa al meglio con una Milano tutta da scoprire e da correre tra storia, tradizione e innovazione! Il tutto nella grande bellezza della nostra città e della sua storia millenaria".

Le medaglie che verranno consegnate ai finisher sono in legno intagliato, in vero spirito trail.

 

I PERCORSI DI GARA IN DETTAGLIO

 

Allianz TOP Cup - 25 km gara competitiva valida come Campionato Italiano di Trail Corto Assoluto e Master

Partenza ore 9:00 Arena di Milano.

 

Allianz FAST Cup – 15 km corsa non competitiva aperta a tutti.

Partenza ore 10:00  Arena Civica.

 Trofeo “CityLife Shopping District” SMART Cup- 9.9. km corsa non competitiva aperta a tutti

Partenza ore  10:20 Arena Civica

 

IL PROGRAMMA DEL WEEKEND

 

Venerdì 21 Settembre - CityLife Shopping District – Piazza Tre Torri

Dalle 14:00 alle 20:00 - segreteria per ritiro pettorali, villaggio con musica e attività sponsor

 

Sabato 22 Settembre - CityLife Shopping District – Piazza Tre Torri

Dalle 10:00 alle 19:00 segreteria per ritiro pettorali, villaggio con musica e attività sponsor

 

Domenica 23 Settembre - Arena Civica

Ore 8:00: apertura villaggio gara

Ore 9:00: Partenza Allianz Top Cup (25 km)

Ore 10:00: Partenza Allianz Fast Cup (15 km)

Ore 10:20: Partenza Trofeo CityLife Shopping District Smart Cup

Ore 11:30: Premiazioni

Ore 13:00: Chiusura manifestazione

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Martedì, 24 Aprile 2018 00:12

Milano – 7^ Corsa di Kevin

Pochi istanti prima delle 10 salgono in aria i palloncini liberati dai ragazzi. Sono un omaggio a Kevin, strappato alla vita in giovanissima età. Lui che pensava al basket e che nemmeno s’immaginava esistesse una parola così brutta come leucemia. Sono circa 600 persone che hanno deciso di rendergli omaggio lo scorso 22 Aprile, correndo o semplicemente passeggiando per tutto il parco di Trenno.

Si parte dalla palestra Cappelli Sforza che da qualche anno è risorta a nuova vita. La brillante gestione della Polisportiva Garegnano ha prodotto restauri, nuovi spazi, migliorie ed una variegata proposta sportiva e culturale molto apprezzata dagli abitanti del quartiere. Siamo certi che farebbero rifiorire anche qualche pista di atletica del milanese, con risultati nettamente migliori rispetto agli attuali gestori.

I percorsi proposti sono due, da 4 e da 8 chilometri circa, con diverse categorie in funzione dell’età. Da soli oppure correndo in “family”. Ai nastri di partenza si va dal bimbo di 5 mesi al nonno ottantanovenne. Trattandosi di una marcia amatoriale non viene invasa la sede stradale. Tramite la ciclabile si entra ed esce dal polmone verde che la domenica è molto affollato da calciatori, passeggiatori ed altri runner. I più veloci del giro lungo finiscono per incontrare la parte finale del gruppone, ma non è proprio il caso di agitarsi troppo, perché siamo ad una festa.

Fa già parecchio caldo ed il ristoro finale è molto gradito. Sul percorso le fontanelle comunali fanno il resto. Malgrado non fosse prevista una quota d’iscrizione, c’è anche in regalo una maglietta commemorativa. E’ comunque possibile e gradito fare un’offerta che consentirà di raccogliere 5200 euro. Ricavato interamente devoluto al Comitato Maria Letizia Verga che studia e cura la leucemia del bambino. Gli organizzatori ringraziano il Municipio 8 per il patrocinio ed il contributo, indispensabili per la riuscita della manifestazione.

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I prodomi del conflitto c’erano tutti. A cominciare dal periodo. Finito l’inverno e le sue manifestazioni di cross, arriva il momento delle gare in pista. Così come i protagonisti, perché se le condizioni climatiche non impediscono che atleti elite ed amatori escano 365 giorni all’anno, di certo con il clima temperato anche i più pigri si riallacciano le scarpe. A questo aggiungiamo il fiorire di nuove iniziative di proselitismo nel running, a supporto di marchi commerciali o gare ed il gioco è fatto.

Gli anelli milanesi sono ormai all’ingorgo. Troppa gente su un numero limitato d’impianti cittadini. In provincia si ragiona ancora, ma certo per chi opera in città è impensabile dirottare il ritrovo presso impianti che non sono serviti adeguatamente dai mezzi pubblici. E così si finisce tutti insieme, poco appassionatamente, vicini ad una fermata della metropolitana: Arena Civica, Giuriati, Campo XXV Aprile tra i principali teatri dello scontro. Oltre all’affollamento c’è una questione di cultura sportiva e di conoscenza dei regolamenti degli impianti. Inesistente. Così la prima corsia viene invasa da chiunque. Gente che viaggia a 6 minuti al chilometro, magari anche contromano, rischiando non solo il tamponamento ma addirittura il frontale. Come ogni tanto capita quando l’ubriaco o il drogato di turno infila la tangenziale nel verso sbagliato. Oppure quando ci ritroviamo davanti a 70 all’ora il signore con cappello che viaggia tutto a sinistra sebbene l’autostrada disponga di 4 corsie. Alcuni runner sono gli stessi che alle gare su strada si piazzano davanti ed allo start procedono a braccetto con amici a velocità da lumache. Tutto questo malgrado buon senso ed addirittura dei cartelli, come quello in copertina.

Recentemente è “esploso” anche Giorgio Rondelli dalle colonne di un quotidiano sportivo per descrivere vizi e virtù di parvenù, amatori cosiddetti evoluti insieme ad atleti di prima fascia o in qualche caso presunta tale, aggiungiamo noi. Il miscuglio che ne deriva è esplosivo anche se fortunatamente per il momento il conflitto resta sul piano verbale. Da parte nostra, oltre a suggerire comprensione ai più veloci ed educazione ai più lenti, ricordiamo che i parchi sono pieni di circuiti dove sono riportate le indicazioni ogni 100 metri e che un “lavoro” si può fare anche con un GPS se non si punta alle olimpiadi, ma soltanto al campionato lombardo master. Poi si potrebbe chiedere all’amministrazione comunale di aprire nuovi impianti o chiederli come onere di urbanizzazione alle prossime gettate di cemento, ma siccome fino ad ora abbiamo cercato di essere costruttivi, non vogliamo buttarla in vacca proprio alla fine.

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Nel mese di ottobre, solitamente la prima domenica, l'Atletica Milano organizzava la Milano-Pavia, gara di 33 km con partenza dalla Darsena e arrivo nel centro storico di Pavia percorrendo l'alzaia del Naviglio Pavese.

Purtroppo questa gara particolare, che certamente aveva un fascino proprio a cominciare dalla distanza inusuale, e si corse nel 1983 la prima volta, come molte altre manifestazioni si è fermata nel 2010 con l'ultima edizione.

Gli alti costi organizzativi e la mancanza di sponsor, abbinati all'ammirevole filosofia degli organizzatori che non vollero far gravare sul costo del pettorale aumentando la quota d'iscrizione, ma soprattutto non vollero allestire una gara con scarsa qualità per gli atleti, ha fatto si che la Milano-Pavia non esista più nel calendario milanese.

Dalle ceneri di questa competizione, come l'Araba Fenice è nato un allenamento gratuito che l'organizzazione milanese Almostthere ha proposto sabato 17 marzo, per la seconda volta dopo il successo della prima edizione autunnale del 2017.

Il percorso originale, per ragioni logistiche, è stato capovolto; ed è stato scelto quale “lungo pre-maratona”, perché non dà tentazioni di rinuncia, si deve arrivare.

Tutti i 180 runner iscritti si sono dati appuntamento in stazione Centrale per il ritiro di una sacca con dei gadget e la spunta della preiscrizione, poi con il treno trasferimento a Pavia.

Il clima amichevole ha da subito amalgamato i partecipanti creando uno spirito di gruppo e condivisione della passione alla corsa.

Giunti a Pavia i partecipanti hanno partecipato a un briefing tecnico sul percorso; abbondanti i consigli dati dall'ex pro Danilo Goffi, che ha sottolineato l'importanza di preparare una maratona prima di affrontarla per la prima volta; ma vale anche per chi vorrebbe migliorare la prestazione senza incorrere in debacle.

Il tempo meteorologico non favorisce certamente, una pioggia battente ci accoglie fuori dalla stazione e dopo la consegna delle sacche che verranno portate a Milano si procede alla suddivisione dei gruppi tempo/passo (ogni 15 min per il tempo finale maratona) con la presentazione dei pacer che avviene molto velocemente; io faccio parte di chi deve portare un gruppo cercando di stimolarlo e far capire quanto è importante gestire il passo ma soprattutto la gara.

Avendo corso 3 volte la gara originale con tempi discreti (4:15 min/km) conosco bene il percorso, quindi imposto un passo regolare leggermente più lento sin da subito, per poi andare in progressione.

Subito si forma un gruppetto di una ventina di runner: alcune rappresentanti del gentil sesso stanno preparando la loro prima maratona, a dimostrazione del fenomeno crescente di donne che iniziano ad amare la corsa; e solitamente sono le più coriacee, non mollano mai e arrivano. Iindubbiamente hanno più testa. Noi uomini siamo molto più deboli, al primo sentore di dolore o demotivazione molliamo, loro no!

Il tracciato percorre la pista ciclabile a lato del Naviglio, quasi completamente chiuso al traffico, immerso nella piatta campagna lombarda fatto di campi coltivati e da risaie.

Dopo 8 km si passa a lato del tardogotico complesso monastico, dichiarato monumento nazionale, della Certosa di Pavia: dimostrazione dell'importanza che la via fluviale aveva quando era la principale via di comunicazione con Milano sin dal medioevo.

I chilometri in gruppo scivolano via e se ne accorgono subito tutti: l'organizzazione non ha tralasciato nulla allestendo ristori ogni 5 km, coadiuvati dai Marziani, i Podisti di Marte: ciò permette una vera simulazione di gara.

La pioggia non molla anzi si fa più insistente, ma nessuno si lamenta: sa che anche questa è una giornata di condivisione di una passione e di gioia, tutti cercano di paragonare la corsa di oggi ad una già effettuata in condizioni simili; anche questo serve a superare i momenti duri.

Ad un certo punto incrociamo i ciclisti professionisti della Milano Sanremo, anche loro sotto il diluvio, e li incoraggiamo, ma forse è un incoraggiamento che facciamo a noi stessi.

Giunti alle porte di Milano ci imbattiamo subito nella situazione tipica di chi corre; non rispettati dagli automobilisti (per fortuna non tutti). Costoro passano sulla ciclabile condivisa a velocità sostenuta, senza alcuna preoccupazione, anzi a volte accelerando e alzando spruzzi di acqua dalle pozzanghere, che ci lavano ancora di più quasi a sbeffeggiare la pioggia che ci cade addosso dal cielo. È una situazione di convivenza che non migliora: seppure tutti gli incroci siano presidiati da volontari in bicicletta, ci vogliono 4 occhi.

Rinnovo l’elogio all'organizzazione. perché non ha tralasciato nulla anche se si tratta di un allenamento.

Arriviamo nella “rinata” Darsena milanese fradici perchè l'insistenza delle precipitazione è aumentata: li ci attende un ristoro finale ed il ritiro sacche con gli indumenti asciutti, anche questo non è poco!

Per concludere una bella giornata di condivisione della passione grazie all'idea di un gruppo che ha riportato in vita un pezzo di storia delle corse milanesi.

 

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Eccoci ad intervistare Luigi Baglioni, anima del Corrigiuriati, che sta per ripartire per la 27^ volta. Gigi, prima di parlare di quest’anno, com’è andato il 2017?

Bene. L’edizione scorsa ha registrato il massimo storico di partecipanti (296 classificati) grazie anche alla riapertura della sessione serale.

 

Non tutti conoscono la formula del circuito, puoi spiegarcela?

Il Corrigiuriati è una iniziativa patrocinata dal Comitato Utenti Campo Giuriati. La partecipazione è libera e gratuita a tutti. I consueti ritrovi del giovedì rappresentano momenti di aggregazione per un vasto gruppo di persone che si identificano nel valore formativo della corsa e si avvantaggiano degli effetti psicofisici dell’attività motoria svolta all’aperto e in compagnia.

 

Iscrizioni?

Le iscrizioni si raccolgono in loco prima della partenza: ogni partecipante provvede personalmente a registrare sull’apposito modulo, disposto presso la postazione al traguardo, i propri dati personali e, a fine prova, il tempo conseguito. Non ci sono giudici. Con l’iscrizione i concorrenti si assumono ogni rischio derivante dalla partecipazione e sollevano gli organizzatori da ogni tipo di responsabilità derivante da eventuali infortuni e/o danni occorsi a se stessi o a terzi.

 

Viene redatta una classifica?

Si, due classifiche, per ogni prova e quella generale del circuito. Ad ogni iscritto è attribuito un punteggio a scalare in funzione della classifica di giornata.   Per le staffette e la gara ad eliminazione, il punteggio è uguale per tutti. La somma dei punti acquisiti nel corso della stagione determina una classifica generale comprendente tutti i partecipanti al Corrigiuriati. Ogni prova può comprendere più serie a seguire, secondo la durata e numero di partecipanti: è quindi possibile effettuare ripetute della stessa distanza in programma; ai fini della classifica vale il miglior tempo conseguito.

 

Su quali distanze si corre ed in che periodo?

Il calendario comprende ventiquattro prove a partire dal 15 febbraio, fino al 13 dicembre. Si corre in pista ma anche delle campestri, su un tracciato in sterrato sempre all’interno del Giuriati. Tante le distanze che verranno affrontate: 800, 1000, il miglio, poi 3000, 5000, 10000. Prove individuali ma anche staffette, a coppie o a terne. Immancabile la gara ad eliminazione, con ripetute ad oltranza sui 300 m.

 

Novità?

E’ stato reintrodotto il test di Cooper (N.d.R. non si corre su una distanza, ma a tempo, 12 minuti) e lo faremo ad inizio stagione, in modo da verificare il miglioramento delle prestazioni nel corso dell’annata. Poi ci sarà la Corsa al “buio”, il cui regolamento verrà definito in seguito. L’idea è di concludere la stagione con una prova divertente che consisterà nel correre 4 chilometri in pista senza cronometro alla mano, cercando di rispettare il tempo dichiarato prima della partenza.

 

Giornate, luoghi ed orari?

Come dice il nome del circuito, la sede unica è il campo Campo Giuriati, in via Pascal a Milano, zona Città Studi. Due sessioni, ma stesso programma ed unica classifica di giornata. I ritrovi sono alle ore 12.30  e  18.30 e le partenze mezz’ora dopo, rispettivamente alle 13 ed alle 19.

 

Chi vuole saperne di più?

Può scrivermi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure consultare il sito http://corrigiuriati.altervista.org/2018/02/corrigiuriati-sta-tornando/

 

 

 

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La genesi, i fasti, il crollo, la mancata ricostruzione e le prospettive future

Terza ed ultima puntata

Link Prima puntata -   Link Seconda puntata

Le vere cause del crollo

Oggi riprendiamo il racconto da dove avevamo iniziato la prima puntata. Ovvero le ore 1.35 antimeridiane del 17 gennaio 1985. Dopo quattro giorni e tre notti di nevicate che avevano depositato al suolo circa 90 centimetri di coltre bianca, il tetto del Palasport crolla, per fortuna senza provocare vittime. Gli ultimi sportivi ad utilizzarlo erano stati alcuni ciclisti dilettanti e poi la compagine dell’Inter che svolse una partitella di allenamento, in quanto i campi di Appiano Gentile erano impraticabili e sostanzialmente irraggiungibili. Le precipitazioni record fecero crollare molti altri tetti, fra cui quello del velodromo Vigorelli. Purtroppo le cause del cedimento non vanno ascritte soltanto alla neve ma anche alla mancanza di manutenzione ed all’assenza di comunicazione tra le parti interessate. Occorre ricordare che la copertura era costituita da una serie di funi metalliche che si incrociavano tra loro, che a sua volta sosteneva la struttura di tamponamento, ovvero il tetto. Le funi metalliche, quando sotto carico, hanno inizialmente un allungamento permanente, per cui è necessario controllarle periodicamente ed eventualmente riprendere la geometria della tensostruttura, in modo da rientrare nei valori previsti dal progetto. In seguito fu appurato che durante il decennio di attività, i cavi non erano mai stati controllati e si erano allungati eccessivamente. In conseguenza a ciò la copertura aveva assunto una conformazione anomala. In parole povere si era creata una grossa insaccatura, se così possiamo chiamarla, nella parte centrale del tetto.

Il 16 gennaio, il responsabile tecnico del Palazzone decise di cercare di sciogliere il manto nevoso che aveva assunto dimensioni preoccupanti, in quanto superiori a quelle massime previste in fase di progettazione. Per raggiungere tale obiettivo innalzò al massimo la temperatura interna e prolungò il riscaldamento anche nelle ore notturne. Poche ore dopo ci si accorse con sgomento che l’acqua di fusione formatasi sul tetto non usciva dalle condotte di scarico, in quanto le stesse erano ostruite da ghiaccio misto a sabbia. E ciò era conseguenza del fatto che a settembre, durante i lavori di riverniciatura, fossero stati impiegati dei getti di sabbia per rimuovere la vecchia vernice. Al termine dei lavori la sabbia, anziché essere rimossa, era penetrata nei condotti di scarico, ostruendoli. L’acqua di scolo che scendeva dal tetto aveva poi riempito i tubi, e dato che nei giorni precedenti vi era stato un periodo di freddo intensissimo, si era gelata. I tecnici attuarono allora due manovre disperate, dapprima cercando di rompere le tubazioni di scarico, sperando di trovare una zona non ghiacciata da dove fare fuoriuscire l’acqua di fusione accumulata sul tetto. Fallita questa strada cercarono di forare la volta della copertura, onde consentire all’acqua di cadere sul parquet. Le dotazioni interne si sarebbero danneggiate, ma questo escamotage avrebbe salvato il Palasport. Entrambe le soluzioni non ebbero successo. Nel frattempo il problema diventava sempre più critico perché aveva cessato di nevicare e pioveva diffusamente. Questa situazione non aumentava il peso complessivo che gravava sul tetto del palazzone, ma l’innalzamento della temperatura favoriva la formazione dell’acqua di fusione che date le pendenze andava a confluire nella sopracitata insaccatura. Ciò incrementava la criticità in quella zona. Infatti, aumentando il carico di quel punto, le funi si allungavano ulteriormente, l’insaccatura diventava ancora più profonda e l’acqua affluiva ancora di più. In un circolo vizioso senza fine. Si stima che al momento del disastro, nella zona centrale della copertura vi fosse un carico superiore a 500 kg/m2, mentre il progetto prevedeva un massimo di 140 kg/m2 tra neve e peso proprio delle struttura.

La mancata ricostruzione

Sono molte le ragioni che stanno alla base della mancata ricostruzione. Di sicuro la vicenda processuale che con i suoi tempi lunghi, congelò ogni azione immediata. Tanto è vero che nel 1992 si giunse ad un accordo extragiudiziario tra impresa costruttrice e CONI. Poi l’inserimento di Milano, da parte del ministero competente, in un area considerata ad elevata nevosità. Questo fatto faceva si che le nuove costruzioni dovessero rispondere ad un carico di neve di superiore a quello del progetto iniziale. Sebbene il palasport fosse una struttura già esistente, buon senso suggeriva di fare altrettanto per non correre ulteriori rischi. A ciò andava aggiunta la scomparsa di Rodoni, il Presidente della Federazione Ciclistica e come raccontato nella prima puntata, grande sponsor del Palasport. Inoltre Il CONI stesso che aveva ricevuto un rimborso esiguo dalle assicurazioni, non aveva più intenzione di promuovere e gestire una simile struttura. Bella, ma mangia soldi. Anche il Comune si svincolò e dopo la distruzione con esplosivi di tutta la struttura, le macerie furono evacuate per fare posto ai lavori di miglioria dello stadio e delle zone attigue, in vista dei mondiali di calcio di Italia 90. Macerie che peraltro ospitarono anche loro degli allenamenti sportivi di cui fui testimone. Alcuni pugili venivano portati in mezzo alle macerie dal loro preparatore atletico, l’italo americano Ruti Del Vecchio. Un vero sergente di ferro, in quanto ex-sergente dei marines, reduce dalla guerra in Corea. Una volta sul posto i pugili dovevano intervallare riprese di box figurata a picconate sulle macerie! Nel luglio del 1998 ci fu un ultimo tentativo di rinascita, in quanto la Giunta Comunale approvò una delibera per realizzare un nuovo palasport da 10.370 spettatori da realizzarsi nella stessa area del precedente. Nel 2000 seguì l’approvazione del Consiglio Comunale, ma l’iter burocratico si arenò nel 2003 e da allora non si parla più di ricostruzione.

Come si sono organizzati gli altri sport e gli eventi musicali?

Bene. Nel giro di un anno dal crollo, fu costruito il Palatrussardi, struttura da quasi 9000 spettatori e nel 1990 sorgeva il Forum di Assago che contiene oltre 12000 persone. Basket, volley, tennis, pugilato, concerti e quant’altro hanno trovato una nuova casa. Solo due attrezzature sportive non possono essere accolte in questi impianti, ovvero le piste di atletica e ciclismo. Per quest’ultimo ricordiamo che comunque Milano dispone del Vigorelli (pista rifatta di recente - 8000 posti al coperto) e sempre restando in Lombardia, da circa dieci anni a Montichiari c’è un moderno velodromo indoor che ha una capienza di circa 2000 spettatori.

E l’atletica?

E’ l’unica che non ha provveduto a trovare delle soluzioni. Dopo il crollo del palasport, la sua pista fu recuperata e cominciò a girare in cerca di un tetto. Nei primi anni novanta trovò alloggio a Lodi, in un linificio dismesso, ospitando allenamenti e campionati regionali. Nella seconda parte del decennio fu trasferita nel varesotto, a Castellanza, in un freddissimo capannone dove furono organizzati anche dei campionati nazionali junior e promesse. Da quel momento si sono perse le tracce. L’atletica è restata l’unico sport col cerino in mano. Acceso. Il panorama lombardo è sconfortante. Ci sono solo alcune piste/corridoio da sprint sui 60 metri a Saronno e Castenedolo (BS). In arrivo, dopo laboriosa gestazione anche quello sotto le tribune del campo XXV Aprile a Milano. Di anelli da 200 metri nemmeno a parlarne. Per trovarli bisogna spingersi fuori regione, fino ad Ancona o a Padova. E non è che nel resto della penisola ci sia molto altro. Sostanzialmente due impianti in tutta Italia. Con le aperture ad intermittenza e chiusure di anni a Genova e Torino. Infatti ora sono entrambe indisponibili. Oppure le piste più corte di Parma e Firenze. Prospettive non ce ne sono. Nemmeno oggi, nel pieno di una campagna elettorale forse povera di contenuti, ma certo non di promesse che vengono elargite a piene mani su qualsivoglia argomento. Molti schieramenti hanno promesso di tutto e di più, sia a livello nazionale che regionale. Ma di nuovi impianti indoor per il nostro amato sport nemmeno a parlarne.

Tristezza.

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Feel Free ha come protagonisti cinque barefoot runner, che hanno deciso di correre, a loro modo, per un obiettivo più grande. Parteciperanno infatti alla staffetta della Milano-Sanremo, che con i suoi 285 km è l’ultramaratona più lunga d’Italia e si correrà dal 28 al 30 aprile 2018.
Ercole La Manna, Paola Coccato, Folco Terzani, Sara Enge e Paola Corini saranno la prima squadra, composta esclusivamente da atleti che percorreranno le proprie frazioni completamente scalzi, ad affrontare una prova del genere; e sarà anche la “prima” di un team in cui quasi tutti sono vegani, che conta più donne che uomini, e ha deciso di far leva sull’esperienza scegliendo atleti over 40.
Ercole La Manna, vittoriese, 48 anni, impiegato in un’azienda metalmeccanica, tesserato per RAW Vegan Running Team, ha già corso 5 ultramaratone, ossia gare più lunghe di 42,195 km, tra cui la classicissima 100 km del Passatore 2016. Paola Coccato, 53enne padovana, ha corso in 10 anni ben 26 ultramaratone per 2˙615,556 km percorsi. Sulla 100 km Paola ha un record di 10h44’12” (Torino, 2013) e ha completato l’impegnativa Nove Colli Running 2013 di 202,4 km in 29h16’00” al 50° posto: a lei è stata assegnata la frazione più lunga (68 km). Folco Terzani, 48enne statunitense, ha già corso 3 ultramaratone. Sara Enge è nata a Lund (Svezia) e risiede a Genova, tesserata per Bio Correndo Avis, anche lei entusiasta di quest’iniziativa, che lega atleti che hanno fatto una scelta “etica” vegana, che non inficia la loro prestazione sportiva.
Paola Gabriella Corini, 43enne, ha un personale sulla maratona di 3h21’51” (Parma, 2017). Paola fa la cuoca in un ristorante di Chiavari ed è vegetariana. «Ma non c’è nessun legame tra quello che mangio e il tipo di corsa che ho scelto. Avevo cominciato a fare running dopo la nascita della mia terza figlia per smaltire i chili di troppo».
Quella della partecipazione alla Milano Sanremo podistica in staffetta di Ercole La Manna (53 km) Paola Coccato (68 km), Folco Terzani (44 km), Sara Enge (56 km) e Paola Corini (64 km) richiama l’attenzione di molti e dal fascino indubbio. Il loro impegno sportivo nella Milano Sanremo, 285 km da percorrere di corsa senza soluzione di continuità, avrà un fine benefico. Il contatto con la natura nel loro caso è tangibile e l’impegno è quello di raccogliere fondi per gli amici a quattro zampe. Essi hanno legato alla loro impresa un’opera di sensibilizzazione a favore dei rifugi per animali salvati da varie forme di sfruttamento e maltrattamento, come allevamenti intensivi, vivisezione, circo ecc., e una raccolta fondi a favori di due rifugi.

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Mattinata da ricordare, che entra nella piccola grande storia del podismo milanese e, perché no, italiano. Milano recupera una grande competizione agonistica autunnale e lo fa schierando, al via di una fredda e ventosa giornata di fine novembre, oltre 6.500 runner che hanno voluto condividere la gioia di essere presenti a questa “prima”. Partenza della gara, sold out da giorni, da Viale della Liberazione, con la nuova iconica skyline della città a far da sfondo. Gara e città, due entità che si fondono, condividendo uno spirito e una tensione verso la modernità. Da Viale della Liberazione i partecipanti sono via via sfilati su un percorso veloce, scorrevole, che fa (ri)scoprire la città. La mezza maratona è stata vinta da Daniele Meucci (CS Esercito) giunto al traguardo in 1:03:16. Secondo posto per Zohair Zahir (CUS Pro Patria Milano) con 1:09:18. Terzo classificato Emanuele Repetto (Delta Spedizioni) arrivato in 1:09:18. Tra le donne ha vinto Valeria Straneo (Laguna Running) che ha chiuso in 1:13:23 ed ha preceduto Fatna Maraoui (CS Esercito) e Federica Zenoni (Atl. Bergamo), arrivate, rispettivamente in 1:13:51 e 1:16:19. Meucci e Straneo, due firme prestigiosissime per l’albo d’oro della manifestazione. La prova sui 10 km maschile è stata vinta da Alessandro Zanga (At. Valle Brembana) in 31:57. Quella femminile da Sara Galimberti (Bracco Atletica) e Sara Dossena (Laguna Running) arrivate insieme al traguardo, con la vittoria assegnata alla prima. Le classifiche complete sono disponibili qui: http://bit.ly/2AcomOV

Queste le parole dei protagonisti all’arrivo. - Daniele Meucci: “Sono abbastanza soddisfatto, anche se il vento ha influito, soffiando su lunghi tratti in senso contrario, sulla performance e, quindi, sul risultato cronometrico finale. In definitiva un test positivo che rispecchia la mia condizione del momento. Nel complesso ho apprezzato il percorso e quindi spero di esserci anche l’anno prossimo”. - Valeria Straneo, autrice di un piccolo, inaspettato, capolavoro: “Sono contentissima perché oggi, prima della gara, non sapevo cosa aspettarmi. Era da più di un anno che non correvo la mezza e, da settembre, ero praticamente ferma, eppure oggi ho avuto ottime sensazioni fino al 15 km, poi un po’ di fatica, ma fa parte del gioco. Questo mi dà grande fiducia per il 2018. Il percorso mi è piaciuto molto, scorrevole, veloce e ben presidiato. Ci vediamo l’anno prossimo” Da un’atleta Laugna Running all’altra. - Sara Dossena “Beh, si è trattato del mio primo allenamento tosto dopo la splendida esperienza della maratona di New York. Ci tenevo ad esserci e fare parte di questa prima grande festa. Divertente correre e finire con Sara (Galimberti)” - Sara Galimberti “Io e Sara abbiamo corso insieme, questo è davvero bello perché lo sport è anche amicizia”. Laguna Running e MG Sport ringraziano il Comune di Milano e i suoi uffici, l’Assessorato al Turismo e lo Sport, la Città Metropolitana di Milano, la Regione Lombardia, la Questura di Milano, la Polizia Locale, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, areu 118, la Croce Bianca Milano Centro, la Protezione Civile, Coima srl, Consorzio Porta Nuova Varesine. Un ringraziamento anche agli Sponsor che credono nel circuito FollowYourPassion e che hanno dato un importante contributo per la riuscita di questa prima Milano21 Half Marathon.

Milano Half Marathon 2017

Foto di Carlo Vincenzi

 


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