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Dic 30, 2018 3465volte

L’ultratrailer Olivier Samain cade dal Cusna: “condizioni serie”

Olivier a sinistra con amici prima della DXT Olivier a sinistra con amici prima della DXT Roberto Mandelli

Dalle 17 di sabato 29, le agenzie di stampa hanno cominciato a diffondere la notizia, senza precisare il nome dello sfortunato protagonista, ben noto nel mondo del trail emiliano e non solo.

Ecco il primo lancio dell’Ansa:

Un runner cinquantacinquenne di Modena stava percorrendo la zona di crinale della massima elevazione reggiana insieme ad altri compagni ad una quota di duemila metri circa, quando è scivolato in un canale per circa un centinaio di metri, riportando trauma toracico, facciale e diverse escoriazioni. I compagni si sono immediatamente attivati, riuscendo a raggiungere l’amico e ad accompagnarlo al Rifugio Febbio 2000; nel frattempo è stato lanciato telefonicamente l’allarme.

Subito si sono attivate alcune squadre territoriali del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, mentre da Pavullo si è alzata in volo l’eliambulanza abilitata per recuperi sanitari in ambiente impervio. Il personale del velivolo è riuscito a sbarcare nei pressi del Rifugio, dove era stato faticosamente portato il runner dagli amici,  e immediatamente visitato. Oltre ai traumi ed alle escoriazioni, l’uomo versava in uno stato di forte ipotermia (al momento della caduta si trovava ad una quota di circa 2000m in maglietta e pantaloncini). Subito dopo esser stato stabilizzato è stato trasportato all’Ospedale Maggiore di Parma, le sue condizioni sono gravi.

 

Nelle ore successive, anche grazie alle testimonianze dei suoi compagni di escursione (legati al gruppo Mud&snow di Casona, Modena), abbiamo da un lato appreso del nome dell’infortunato, appunto Olivier Samain, dall’altro qualche notizia più rassicurante sulle sue condizioni di salute, che ci proviene direttamente dall’ospedale di Parma dove Olivier è ricoverato. Ha sicuramente un paio di vertebre fratturate, escoriazioni su tutto il corpo, e soprattutto le circa due ore passate all’addiaccio gli hanno procurato un grave abbassamento della temperatura corporea. È cosciente, e soprattutto sa del calore umano che gli arriva da tutti noi.

Olivier, di origine belga ma residente a Concordia,  dove arrivò con la famiglia vari decenni fa per le opportunità di lavoro offerte dal settore biomedicale del mirandolese, è una persona conosciuta e stimata da tutti i podisti, specialmente trailer, della regione emiliana: la sua figura, che insieme alla voce ricorda in maniera impressionante lo scomparso cantante Nino Ferrer (ricordate, quello di “Donna Rosa” e di “Agata”, maliziosa traduzione della canzone napoletana secondo cui “giocavamo a scopa insieme… ora faccio il solitario guardo il cielo e penso a te”?), era sempre presente nelle gare regionali, sia come atleta sia, spesso, come ‘ramazza’ nelle gare organizzate dai suoi compagni di squadra: ha compiuto il suo capolavoro atletico (per ora) nel settembre scorso concludendo il micidiale Tor des Géants valdostano di 330 km in 133 ore e mezzo (268° assoluto).

Chi scrive l’aveva conosciuto addirittura a metà anni Settanta, quando faceva parte (col fratello) della squadra giovanile di hockey a rotelle della Pico Mirandola; ritrovandolo poi una decina d’anni fa nelle nuove vesti di trailer. Ogni nuovo incontro era occasione per scambiarsi ricordi, impressioni, chiacchiere (avevamo tifato insieme per il Belgio agli ultimi campionati mondiali di calcio). Lo ricordo a Forno di Zoldo nel giugno scorso, quando, impegnato io il sabato nella 55 km del “Dolomiti Extreme Trail”, e Olivier nella 23 km del giorno dopo (si stava preparando per tappe successive al Tor), veniva incontro a me ed altri amici ad ogni punto di ristoro, riempiva le borracce, dava indicazioni sul percorso, e mi infuse la determinazione di continuare nonostante stessi rischiando il fuori tempo massimo (da cui poi mi svincolai con qualche problema, ritrovando infine l’abbraccio di Olivier al traguardo finale).

Quando lo vedo fuori gara  a prestare servizio, gli dico che dovrebbe essere lui a correre e noi mediocri camminatori a pulire i sentieri e bandellare e servire ai ristori. Speriamo di ritrovarlo presto sui clivi e sui colli, a commentare questa brutta avventura che certo non gli toglierà la passione per lo sport in natura.

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