Doping: raddoppiata (8 anni) la squalifica di Jemina Sumgong
Oro olimpico a Rio De Janeiro il 14 agosto 2016, prima keniana a vincere la maratona femminile alle Olimpiadi, Jemima Sumgong, nell’aprile del 2017, a pochi giorni dalla partecipazione alla Maratona di Londra, fu sospesa per essere risultata positiva, durante un controllo a sorpresa, alla eritropoietina ricombinante (il più noto Epo) per essere poi squalificata per quattro anni.
La Sumgong dichiarò di essere innocente e di essere in grado di provarlo, fino a consegnare pochi mesi fa all’AIU, l’Integrity Unit della federazione di atletica leggera, una lunga serie di documenti che avrebbero dovuto scagionarla. In particolare la maratoneta sosteneva che cinque giorni prima del controllo si era presentata al Keniatta National Hospital di Nairobi per una gravidanza extrauterina: qui per uno sciopero non fu registrata la sua presenza, le fu praticata una trasfusione da un medico “impostore”, trasfusione con sangue contaminato da Epo, che giustificava la sua positività.
Ma gli ispettori dell’AIU hanno controllato accuratamente tutti i documenti scoprendo che i certificati erano stati falsificati, che la Sumgong era stata ricoverata al Keniatta Hospital, ma nel 2009, mentre nel 2017- nei giorni della presunta trasfusione - si trovava a Kapsabet, come da registro WADA. . La stessa clinica aveva contemporaneamente fatto una serie di controlli smentendo la presenza della maratoneta nell’ospedale nelle date indicate nella certificazione.
Così all’AIU non è rimasto che raddoppiare la squalifica alla Samgung, fino al 2025, che a questo punto ha finito la carriera.
Ma, quasi sicuramente, le resterà l’oro olimpico come consolazione…
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