Coronavirus: nuovo decreto, altro giro di vite, tutta l'Italia è zona rossa
9 marzo - E’ ormai noto a tutti che c'era un nuovo decreto legge, in vigore dall’8 marzo (giusto ieri...) e valido fino al 3 aprile, che portava ulteriori limitazioni. Riguardava l’intera Lombardia e le seguenti province: Modena, Parma, Reggio Emilia, Piacenza, Rimini, Pesaro Urbino, Treviso, Venezia, Padova, Vercelli, Novara, Asti e Alessandria. Ci si poteva spostare unicamente per “gravi e indifferibili motivi”. Chiuse palestre, piscine, centri sportivi, stazioni sciistiche, musei, scuole di ogni ordine e grado, sospesi i viaggi di istruzione… insomma, si farebbe prima a dire ciò che si potrebbe fare e dove poter andare, visto che non è molto. I centri commerciali saranno chiusi durante il week end.
In questo momento (cioè poco dopo le 21 di oggi lunedì) il Presidente del Consiglio dei Ministri Antonio Conte ha annunciato che tutta l'Italia diventerà zona rossa, un apposito decreto sarà predisposto nelle prossime ore.
Naturalmente, e giustamente aggiungo io, oltre alle disposizioni si ricordavano tutte le raccomandazioni utili a limitare il contagio.
Provvedimenti giusti? Eccessivi? La situazione è molto grave, io l’ho descritta cosi:
coronavirus-non-pensiamo-solo-al-running-per-favore
Quali sono i “gravi e indifferibili motivi”? Chiaramente impossibile definirli tutti, comunque le indicazioni mi parevano abbastanza precise.
N.B. Decreto adesso superato da questo odierno (vedere in fondo all'articolo), in pratica quanto detto sopra per la Lombardia e una serie di province, da domani varrà per l'Italia intera.
Ovviamente ci sono situazioni per le quali non si può non mettersi in movimento (molto banalmente, fare la spesa), ed allora scatta la classica auto-dichiarazione, che in Italia non manca mai.
ATTENZIONE: questo modulo vale per la regione Lombardia e per le province sopraindicate, cioè è a misura del precedente decreto. Ne dovrà arrivare un altro per tutto il territorio italiano.
Le attività sportive, che francamente nel contesto perdono un tantino della loro importanza, sono ovviamente sempre più complicate, non fosse altro perché i centri sportivi sono chiusi (prima erano aperti, ma senza la possibilità di utilizzo degli spogliatoi). Pare difficile anche prendere la macchina per raggiungere un posto per correre, ma questo non fermerà certo chi ha voglia di correre (solo cerchiamo di non farlo in troppi…). A questo proposito deve essere chiarito un punto: è possibile fare attività sportiva all'aperto, quindi anche correre, così come precisato nel decreto, ecco il passaggio:
"lo sport e le attività motorie svolti all'aria aperta sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro"
Io dico due metri, almeno (se poi si corre da soli è molto meglio), per un motivo molto logico: in condizioni di normale respirazione un metro è ragionevole, ma quando si corre si iperventila mica male.
Viene salvaguardata, quindi ancora possibile, l’attività degli atleti professionisti, per potersi preparare in funzione delle prossime competizioni, se ci saranno. In particolare si guarda verso le Olimpiadi di Tokio 2020, incrociando le dita. A questo proposito sarà interessante vedere come le diverse federazioni, in particolare la nostra Fidal, potranno gestire le “manovre di avvicinamento”, vale a dire l’acquisizione dei minimi di qualificazione (entro giugno 2020). Se non ci sono le gare, come si possono fare?
Aggiungo: qual è la linea di demarcazione tra atleti 'professionisti' (quelli finora con permesso di allenamento) e no? Conosco diversi atleti che si allenano la sera, dopo 8 ore di lavoro, e vanno più forte degli stipendiati nei gruppi militari. Ma di questo parleremo più avanti.
- Decreto Conte 9marzo.pdf (588 Scaricamenti)
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