Valle d'Aosta: i magistrati scendono in campo?
Se facessimo una classifica delle regioni che maggiormente limitano gli spostamenti la Valle d’Aosta vincerebbe per distacco anche se, a dire il vero, da ieri non è più così. Ma andiamo per gradi.
Almeno fino ad oggi qui le limitazioni erano totali, o quasi; si legge dall’ordinanza (allegata) del 19 marzo “l’attività motoria per ragioni di salute o l’uscita con l’animale di compagnia per le sue esigenze fisiologiche, sono ammessi solo in prossimità della propria abitazione”. Dove le “ragioni di salute” andavano comprovate da certificato medico. La cosa ha indotto a più di una riflessione un gruppo di nove magistrati i quali, armati carta e penna (si fa per dire), hanno scritto la lettera che vedete più sotto. Si parla di cose di legge, ma io ci vedo anche tanto buon senso.
Sempre in questi giorni c’è stata un’altra iniziativa in regione, una petizione che ha raccolto rapidamente 7.000 firme, finalizzata ad allentare le misure restrittive.
Se…due indizi fanno una prova, si può immaginare che il presidente della regione, Renzo Testolin, grazie a questi sia stato indotto a rivedere qualcosa? Forse è solo un caso che proprio ieri abbia comunicato che “è permessa l’attività motoria nei pressi della propria abitazione”. Il resto del comunicato ribadisce tutti gli altri limiti, parchi e giardini chiusi, etc, richiamando la disposizione del ministro Speranza del 25 marzo. Ha infine fatto intendere che non nessun passo avventato sarà fatto, in merito alle attività non lavorative all’aria aperta, almeno sino al 4 maggio.
La sostanza è che, di fatto, la Valle d’Aosta viene adesso equiparata alla normativa nazionale, un piccolo passo in avanti. Certamente non è molto per una regione con un’elevata percentuale di sportivi praticanti, chiuse le palestre, le piste da sci, le ciclabili, l’impossibilità di girare in bicicletta …. saranno in tanti che si sono messi a correre, o quantomeno avrebbero voluto farlo.
Questo il testo completa della lettera (fonte Ansa)
"Con estremo sconforto - soprattutto morale - abbiamo assistito - ed ancora assistiamo - ad ampi dispiegamenti di mezzi per perseguire illeciti che non esistono, poiché è manifestamente insussistente qualsiasi offesa all'interesse giuridico (e sociale) protetto". Lo affermano, in riferimento al divieto di passeggiate, nove magistrati di Aosta in qualità di "cittadini": Eugenio Gramola, presidente del tribunale, i giudici Anna Bonfilio, Maurizio D'Abrusco, Luca Fadda, Davide Paladino, Marco Tornatore, Stefania Cugge (giudice a Ivrea) e i pm Luca Ceccanti ed Eugenia Menichetti.
"In un territorio - scrivono in una lettera aperta - qual è quello valdostano - ma anche altrove, in zone di campagna o collinari su tutto il territorio italiano - ove molti comuni hanno una densità di popolazione assai limitata a fronte di un territorio in gran parte esteso in zona rurale, che pericolosità rivestono le condotte di chi, per sopravvivere alla situazione pesante in cui tutti viviamo, avendo la fortuna di abitare in comune montano - o comunque in zone isolate - (con gli inconvenienti ben noti in condizioni normali, soprattutto in stagione invernale, per spostamenti anche ordinari) faccia una passeggiata nei boschi 'osando' allontanarsi anche per qualche chilometro dalla propria abitazione, laddove superate le 'quattro case' del paese - proprio nel raggio delle poche centinaia di metri di spostamento consentito od almeno tollerato - si spinga fino alle zone solitarie di montagna dove - se ha fortuna - potrà incontrare forse qualche marmotta, o capriolo o volpe, transitando al più in prossimità di qualche alpeggio, al momento anche chiuso".
Quindi "fermo restando che è compito delle Forze di Polizia, e prima ancora dell'autorità politica che ne dirige l'operare, decidere come e dove concentrare i controlli sull'osservanza delle disposizioni emanate dal Governo, è difficile non chiedersi se davvero non si sappia immaginare un modo più utile per spendere il danaro pubblico, in settori ove ce n'è ben più bisogno per le tante necessità urgenti delle strutture sanitarie o per più seri interventi di prevenzione e protezione degli anziani in strutture di accoglienza".
"Tutto ciò - aggiungono i magistrati - avviene con sacrificio estremo, manifestamente non necessario, di diritti fondamentali di libertà personale e di circolazione dei cittadini di cui alla parte I della Costituzione, che meriterebbe rinnovata lettura ed attenta meditazione. Non dimentichiamo che le norme che vengano ad incidere e sacrificare diritti costituzionalmente garantiti, anche a tutela di altri diritti di pari rango che vengano a confliggervi, sono comunque sempre soggette a stretta interpretazione e perdono ogni legittimazione laddove le condotte sanzionate siano prive di lesività per il bene preminente salvaguardato".
Nell'ambito dell'emergenza da coronavirus, in Valle d'Aosta è prevista "in senso ulteriormente restrittivo" rispetto alla normativa nazionale (per via di una ordinanza regionale) la possibilità di svolgere attività motoria e di uscire con l'animale da compagnia "solo in prossimità della propria abitazione", ricordano giudici e pm. Nella lettera aperta fanno riferimento in particolare alla "Circolare del Ministero dell'Interno 31.03.2020", in cui si ricorda che "la finalità dei divieti" risiede "nell'esigenza di prevenire e ridurre la propagazione del contagio" e che "il perseguimento della predetta esigenza implichi valutazioni ponderate rispetto alla specificità delle situazioni concrete".
Inoltre "non sarebbe forse 'strategicamente' più utile limitare l'applicazione dei provvedimenti in vigore nell'ambito effettivamente necessario per il perseguimento dei fini loro propri di contenimento dei rischi reali - e non immaginari - di diffusione dell'epidemia in atto, salvaguardando il più possibile le libertà fondamentali dei cittadini? Ciò perché i cittadini stessi, ben consapevoli e largamente convinti della necessità di un regime comunque restrittivo, poiché coscienti - per la maggior parte almeno - dei rischi conseguenti al mancato contenimento della diffusione epidemiologica in atto, sarebbero così assai più motivati e spontaneamente disposti al pieno rispetto della normativa vigente, ragionevole ed equilibrata, e non si sentirebbero invece costretti a cercare i più umilianti sotterfugi per sottrarsi a solerti controlli che finiscono per essere percepiti come gratuite persecuzioni di nessuna utilità per l'effettiva tutela del bene della salute pubblica". Infine "se superassimo il pericolo da coronavirus lasciando sul tappeto libertà fondamentali e diritti primari di libertà che oggi vengono seriamente posti a rischio da condotte repressive non adeguate rispetto ai fini perseguiti, che risultato avremmo conseguito?".
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