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Mag 26, 2020 3584volte

Addio a Carlo Durante, campione paralimpico di maratona

Carlo Durante (a sinistra) Carlo Durante (a sinistra) Foto CIP

26 maggio - Domenica scorsa, 24 maggio, è deceduto Carlo Durante, 73 anni, campione paralimpico di maratona tra i non vedenti. Un improvviso malore l’ha colto mentre pedalava in tandem con un amico a Nervesa della Battaglia, nel trevigiano, non dandogli scampo. 

Durante era nativo di Volpago del Montello e quindi concittadino di due altri grandi maratoneti, Salvatore Bettiol e Bruna Genovese, ma risiedeva a Montebelluna, dove viveva con la moglie e le figlie Chiara e Daniela. 

Appassionato di sport fin dalla giovinezza, affetto da retinite pigmentosa, malattia che porta alla cecità, pioniere del movimento paralimpico, Durante ha vinto in maratona, la sua gara preferita, la medaglia d’oro alla Paralimpiade di Barcellona nel 1992 (in 2h50:00 a 46 anni), l’argento ad Atlanta nel 1996 (in 2h53:31) e il bronzo a Sydney nel 2000 (in 2h48:45 a 54 anni), finendo settimo nel 2004 ad Atene. Inoltre, si era laureato campione del mondo a Berlino nel 1994 (in 2h47:26) e campione europeo per tre volte, nel 1991 a Caen, nel 1993 a Dublino (in 2h46:39) e nel 1997 a Riccione (in 2h57:47). 

In Italia, ha poi dominato dal 1990 al 2004 su tutte le distanze dai 10.000 metri alla maratona. 

Carlo ha corso più di 70 maratone in tutto il mondo con ben tre edizioni di quella di New York, oltre a quelle di Boston, Monaco, Londra, Venezia, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Brescia, Carpi, Torino, Roma, Cesano Boscone, Treviso e quasi la metà delle edizioni della Duerocche: detiene anche un record mondiale nella sua categoria stabilito alla maratona di Venezia del 1995 in 2h29:49. 

Per la sua grande attività promozionale dello sport per i disabili, ha ottenuto numerosi riconoscimenti istituzionali come il Collare d’oro al merito sportivo nel 2015. 

Toccanti le parole di Luca Pancalli, il presidente del Comitato italiano Paralimpico: “Sono addolorato per la scomparsa di Carlo Durante. Se ne va un gigante dello sport italiano, una stella del firmamento paralimpico. Carlo oltre ad essere un campione è stato un punto di riferimento per il nostro movimento anche per l’attività di promozione dello sport per tutti”. 

Dettagliato e quanto mai veritiero il commento del Governatore del Veneto, Luca Zaia: "Con Carlo Durante se ne va una figura storica dello sport paralimpico. Non ha potuto vederle perché era affetto da cecità, ma ha vinto medaglie d’oro, d’argento e di bronzo in tutte le più grandi manifestazioni internazionali, a cominciare dalle Paralimpiadi di Barcellona 92, Atlanta 96 e Sidney 2000. Il primo pensiero, e il cordoglio, vanno alla moglie e alle figlie. Avesse compiuto oggi le gesta sportive di allora sarebbe stato un personaggio famoso, come giustamente sono oggi atleti del calibro di Bebe Vio e Alex Zanardi, ma in quegli anni la grandezza dello sport paralimpico non era ancora stata riconosciuta come avrebbe meritato e come è adesso. Rimarrà ugualmente indimenticabile, come quei 14 anni filati, dal 1990 al 2004, in cui è stato ininterrottamente campione italiano di tutte le distanze lunghe, dai 10.000 metri alla maratona".

NdD. Anche il sottoscritto ha un vivo ricordo personale di Carlo Durante, conosciuto quasi per caso alla maratona di Monaco nel 1992. Lo raggiunsi dopo qualche chilometro (si faceva ancora il percorso olimpico del 1972), e vidi quest'uomo di statura ragguardevole legato con la cordella a una ragazza minuta che pesava la metà di lui (se la memoria mi assiste, si chiamava Monica Bordignon ed era titolare di una fabbrica di moda). Mi offrii di darle il cambio "per qualche chilometro", stando sempre sotto i 5/km: l'affiatamento si cementò in breve tempo, lasciammo andare un po' avanti la ragazza che però Durante mi indicò come pacemaker sicuro ("cerca sempre di tenere in vista quella codina di cavallo..."). Il mio compito consisteva soprattutto nel preavvertire il compagno delle curve o delle rotaie di tram, che in centro di Monaco erano molto frequenti. L'andatura posso dire che la faceva lui, a volte 'strappava' lateralmente la corda.
Non sono mai riuscito a vederlo come un 'disabile' (forse la parola, all'epoca, non si usava nemmeno): era un semplice maratoneta come noi altri, che con due scarpette come tutti arrivava davanti a quasi tutti. Negli ultimi km mi prese un po' in giro: "la tua voce non è più così squillante come due ore fa...". Ma mentre lui, a quei ritmi, si allenava, quasi un lungo-medio pre-olimpico, io ero oltre i miei limiti... Però tagliammo insieme il traguardo, in 3 ore e 20: mi sdraiai sul prato dell'Olympiastadion e ci rimasi parecchi minuti, senza riuscire quasi a parlare, sorseggiando uno di quegli orrendi caffé che ci avevano dato nel ristoro finale: e ricordo poi la fatica pazzesca di superare la pista di atletica su un ponte di legno.
Lo rividi, forse un anno dopo, al giro a tappe di Riccione. Ci telefonammo per un po', poi fatalmente mi rimase solo la lettura delle sue imprese sui giornali. Non è retorica se dico che con Carlo Durante se ne va una parte di me. [Fabio Marri]

 
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