Finto podista in nero accoltella per gelosia e si fa beccare
Il cosiddetto “liberi tutti” scattato progressivamente dal 4 maggio ha prodotto indubbie conseguenze positive, ma anche qualche spiacevole inconveniente. Anzitutto, sono smesse le aggressioni verbali o talvolta fisiche a podisti presunti ‘untori’: oggi, tutt’al più, ci possono sgridare se non portiamo la mascherina trovandoci a meno di una distanza ‘sociale’ variabile a seconda dei singoli ordinamenti dei nostri staterelli regionali. Però, abbiamo ripreso a girare, sicuramente tra una provincia e l’altra, a breve anche tra regioni.
È così successo che a Finale Emilia (località che, come dice il nome, si trova al confine fra quattro province e tre regioni: Emilia, Lombardia, Veneto, in particolare Modena, Ferrara, Rovigo, Mantova) sono cominciati ad arrivare anche i foresti, podisti e non solo. E sabato 23 maggio, in un parchetto quasi in centro della cittadina, attraversato da una pista ciclabile, è stato visto un podista, completamente vestito di nero, compresa la mascherina nera antiCovid (non voleva essere sgridato?), occhiali scuri alla Blues Brothers, guanti calzoni e cappuccio della felpa calato sul capo, saltare via in fretta dalla postazione in cui stava facendo stretching (però agli arti superiori, dice un testimone) e avventarsi contro un pacifico operaio ceramista 54enne che stava rientrando a casa col cartoccio del pane sottobraccio.
Estratto un cutter, il “podista” ha colpito al collo il malcapitato e l’ha lasciato a terra sanguinante: qui le fonti divergono, secondo un testimone l’accoltellatore sarebbe rimasto alcuni istanti a vedere i risultati della sua impresa (risoltasi positivamente per la vittima, dopo un intervento d’urgenza all’ospedale di Bologna), secondo altri è scappato, liberandosi degli indumenti a qualche centinaio di metri, con una raccolta differenziata un po’ particolare: una campana per il vetro! E poi ci casca l‘asino: la fuga finale sarebbe avvenuta non a piedi ma in auto, un’auto che le tante telecamere che sorvegliano tutti (tranne i ladri delle nostre biciclette) avevano ripresa nell’arrivare a Finale addirittura tre ore prima dell’accoltellamento. Un lungo-lento, o uno stretching accurato come ci è stato raccomandato in questi mesi di poca attività motoria?
Chi sta leggendo ha già trovato indizi che non depongono a favore di un collega podista: nel maggio padano, chi corre ormai con guanti e felpa? E la mascherina, la portiamo davvero? Senza dire che l’uso delle strutture fisse come gli attrezzi da ginnastica è fortemente sconsigliato se non vietato… Come avrebbe detto l’ispettore Rock: il vostro piano era ben congegnato, ma avete commesso un errore (uno solo?).
Infatti: in pochi giorni i carabinieri, coordinati dal PM Giuseppe Amara, hanno risolto il giallo dell’uomo in nero, talmente sagace da aver acquistato il taglierino il giorno prima, con tanto di scontrino, e da aver fatto sapere che, appena fosse stato dato il via libera interregionale (cioè da mercoledì prossimo), avrebbe tagliato la corda: stavolta non col taglierino, finito nella campana del vetro.
Ovviamente non si tratta di un podista ma di un 50enne pizzaiolo, originario di Rieti e residente a Reno Centese: località, per chi non lo sapesse, a un paio di km da Finale, dalla quale dunque un qualunque podista vero sarebbe venuto non in auto ma a piedi, giusto per lo spazio di un riscaldamento. Da quelle parti, in tempi normali, il calendario podistico amatoriale sarebbe ricchissimo: è rinomato “Al Gir dal Cisol”, una corsa di fine luglio organizzata (pensate un po’) dalla Podistica Finale Emilia; ma tutto luglio e settembre sono animati dalle manifestazioni serali dei “Parchi in movimento”, che coinvolgono il vicino comune di Casumaro: a sua volta celebre per la rimpianta corsa del Gatto Nero, che forse avrà suggerito il costume da pseudo-podista al pizzaiolo.
Ma perché l’ha fatto? Le prime impressioni accreditavano il gesto di uno squilibrato, ma ricordandosi anche dell’antico proverbio francese “Cherchez la femme”, le indagini hanno persuaso l’aggressore a confessare il cosiddetto “movente passionale”: “presunti motivi di gelosia”, dicono i primi comunicati successivi all’arresto del finto podista il 29 maggio. Anche qui, le informazioni divergono (è chiaro che gli avvocati difensori hanno cominciato a rimestare il cibo tipico di quelle parti, la papparuccia o calzagatti) e ve le diamo tutte senza accreditarne nessuna: il ferito sarebbe “il marito dell’amante dell’accoltellatore”; oppure non proprio il marito ma insomma il compagno; oppure ancora (ma qui sento puzza di azzeccagarbugli che girano il pentolone) sarebbe lui quello che “avrebbe avuto attenzioni nei confronti di una donna impegnata”. E ovviamente si potrebbe andare avanti: impegnata con chi? col pizzaiolo o con una terza persona? In attesa di un dibattito a talk-show unificati, non senza l’intervento di un virologo assunto dalla difesa per sostenere l’attenuante della lunga clausura sul comportamento poco “sociale” dell’aggressore, ci premeva dire che stavolta, proprio no, non è un “delitto del podista”!
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