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Rodolfo Lollini

Rodolfo Lollini

Sabato 3 Agosto è partita la sesta edizione della “Orta 10 in 10”, kermesse podistica che per dieci giorni offre quotidianamente la possibilità di correre una maratona, ma non solo. Nel menù, ogni anno più ricco, si sono aggiunte le opzioni 10 chilometri, maratonina e da quest’anno anche la ultra da 50 chilometri. Domenica siamo andati anche noi a dare un’occhiata, anzi qualcosa di più, perché il richiamo della foresta ci ha spinto a riprovare, dopo quasi una decade, i fatidici 42195 metri, invogliati da un tempo massimo di otto ore che rassicurava sul fatto di riuscire, in qualche modo, a portare a casa il risultato.

Luogo di partenza, arrivo e quartier generale il Lido di Gozzano, dove alle ore 8 partono in contemporanea tutte le gare. Percorso impegnativo, nominalmente solo al 15% in sterrato, ma specialmente all’inizio con tanti sassi e radici a cui fare attenzione. Anche il dislivello, dichiarato di 330 metri per i maratoneti, forse è qualcosa di più o almeno così è sembrato al nostro GPS che ne ha contati 437. Insomma, di tratti in perfetta pianura ce ne sono pochini. Partiti dal lido, il tracciato costeggia il lago, molto spesso in zone gradevolmente ombreggiate. Si tocca Pella e si arriva, in salita fino a Ronco, al giro di boa della mezza, da dove si ritorna alla partenza. Per mezzimaratoneti a quel punto è finita, mentre i maratoneti devono rifare il giro. Ai partecipanti alla 50km toccherà un altro pezzetto.

Circa 200 atleti al via domenica, di cui grosso modo la metà impegnati sulla distanza regina. Tra di loro molti partecipanti che resteranno qui tutti i dieci giorni per riuscire a collezionare le dieci medaglie che unite insieme formeranno un bel medaglione puzzle. Oltre a dar luogo ad una classifica generale di tutta la manifestazione. Nel plotone dei maratoneti molti specialisti o forse sarebbe meglio dire innamorati di questa distanza. Loro apprezzano Orta perché consente di appuntare altre dieci bandierine nei loro peraltro già ricchi registri che per l’Italia sono coordinati proprio dalla Casa Reale dei 42km, il  Club Super Marathon Italia che organizza questo evento. Alcuni sono veri e propri personaggi che meriterebbero degli articoli di descrizione a parte.

Ottima l’organizzazione, con cronometraggio, ristori, pasta-party, docce, toilettes e tutto quanto necessario. Gli accompagnatori possono aspettare i runner godendosi la spiaggia del lido e facendo un bagno. Inoltre per le serate sono programmate diverse animazioni comprensive di gite in barca e tanto altro. Servizi che prevedono anche un parcheggio per chi è venuto in camper ed una struttura scolastica dove i più parsimoniosi possono passare la notte, anzi le notti.

Chiudiamo con i vincitori del 4/8: Marco Bonfiglio (Impossibile Target) sui 50km, Marco Ferrari (Atl Paratico) in Maratona, Gabriele Signorelli (CUS ProPatria Milano) per la mezza ed Ivan Doniselli (La Michetta) nei 10km. E ricordando che fino al 12/8 c’è gente che corre tutti i giorni sul lago. Se volete, potete andare anche Voi, in quanto è possibile iscriversi anche in mattinata, arrivando per tempo.

Domenica, 21 Luglio 2019 20:11

Lonato (BS) – 20° Miglio di Lonato

Cambia ancora sede, ma non diminuisce la qualità del servizio offerto il 20° Miglio di Lonato che sabato 20/7 u.s. è stato disputato presso la Comunità Missionaria Villareggia. Location forse meno glamour del centro cittadino, ma luogo più semplice da raggiungere in auto, compreso il facile parcheggio. L’istituto ha un bel parco piantumato con diverse varietà come pini, palme ed ulivi.

Si è corso su un giro da 500 metri tra i vialetti del parco ed intorno all’edificio centrale. Tracciato leggermente mosso, con una salitella iniziale seguita da contropendenza e ultimi cento metri ancora in ascesa. Ideale per gli esordienti che hanno fatto un giro e ragazzi/cadetti che hanno doppiato. Quindi i realtà, rispetto alle distanze canoniche, hanno corso rispettivamente 500 e 1000 metri. I miler avevano anche un altro rettilineo di lancio per raggiungere, dopo tre giri, i fatidici 1609 metri. Per farlo partivano da una bella rotonda sotto gli occhi di una madonnina ed all’ombra della vicina chiesa, come si può vedere nell’immagine in copertina.

Venendo all’aspetto tecnico, i circa duecento atleti impegnati hanno dato vita a manches combattute. Segnaliamo solo il migliore tra gli uomini, il classe 2001 Andrea Lanfranchi (Atletica Rezzato) che in 4’31” ha sorpreso i più esperti avversari, mentre al femminile vittoria di Mara Ghidini (Atletica Brescia) in 5’10”. I risultati dettagliati li trovate qui, sul sito FIDAL che i giudici di Brescia hanno reso disponibile sul portale federale praticamente in tempo reale, grazie al sistema chip da loro gestito.

Tutto è filato liscio. Gli unici piccoli ritardi sono da ascrivere ad alcuni atleti della stessa società che si sono erroneamente scambiati i pettorali/chip. Premiazioni per tutti i partecipanti delle classi giovanili, per i primi tre delle categorie master ed i primi dieci assoluti.

Dopo le vacanze si riprenderà con le ultime tre prove a Segrate (21/9), Chiavenna (5/10) e Carate Brianza (12/10).

Prima della pausa agostana, il Club del Miglio ha un ultimo sussulto in quel di Lonato (BS), dove sabato 20 p.v. la locale società di atletica ospiterà la settima tappa del circuito.

Il 20° Miglio di Lonato non si svolgerà però nella suggestiva cornice del centro cittadino, a causa di lavori che lo rendono impraticabile ai fini podistici. E nemmeno al Parco in località Pozze, utilizzato nel 2016 per un’analoga emergenza. L’appuntamento è fissato per le ore 19 presso la Comunità Missionaria Villareggia, Via San Zeno, 7 – Lonato del Garda.

Le gare inizieranno alle ore 20 con gli Esordienti sui 400 metri, poi Ragazzi e Cadetti impegnati sui 1000 metri. A seguire Master Femminili e poi Maschili, cominciando sempre dalle categorie meno giovani. Premiazioni previste alle ore 21.45

Catalogare come semplice biografia il libro edito dalla casa editrice dal non facile nome “66thand2nd” (314 pag - 22 euro), sarebbe molto riduttivo, in quanto l’autore ha svolto un lavoro scientifico molto approfondito, come testimoniato dalla bibliografia e dalle numerose fonti, comprensive d’interviste ai protagonisti ancora viventi.

Broadbent racconta la vita di questo bravissimo mezzofondista, forse il migliore di tutti i tempi (unico a vincere 5000-10000-maratona in un’olimpiade), ma non solo. Per capire meglio il personaggio ed il contesto competitivo, viene narrata la storia dell’atletica di quei tempi, dal miglio alla maratona. Partendo addirittura dai grandi predecessori, primo fra tutti Paavo Nurmi. Quindi c’è molto spazio anche per i rivali, a partire dal suo preferito, Alain Mimoun. E non solo per quanto avviene sulle piste, ma anche relativamente alle loro condizioni di vita. E poi le sfide incrociate, il susseguirsi delle prestazioni record e quindi anche i confronti a distanza. In questo, da profondo conoscitore del suo paese, forse si dilunga troppo nei racconti sugli atleti britannici, se proprio vogliamo trovare un difetto al testo. Atleta praticamente autodidatta, Zatopek è stato il precursore di metodi di allenamento, molto duri, poi copiati in tutto il mondo.

Il sottotitolo del libro è “Una vita straordinaria, in tempi non ordinari”. Niente di più vero se pensiamo che Zatopek è passato da una Cecoslovacchia libera, all’invasione nazista, alla “liberazione” russa con il regime comunista. Fino alla nuova invasione sovietica dopo la primavera di Praga del 1968. E lui in mezzo, prima sfruttando la possibilità di essere inserito nell’esercito e quindi poter svolgere un’attività sportiva professionistica, a differenza di quasi tutti i suoi avversari stranieri. Diventando una star coccolata e suo malgrado uno spot pubblcitario vivente di come il sistema fosse vincente. In seguito la fase più difficile, quando appoggiando apertamente le aperture del premier Dubcek, si ribella al tentativo di “normalizzazione” sovietica. Il tutto nella fase terminale della sua carriera agonistica. Non gli verrà perdonato nulla: espulsione dall’esercito, fine di tutti i privilegi, perdita del lavoro, cancellazione delle onoreficenze acquisite. Per motivi economici dovrà pure vendere la casa, faticosamente costruita. Anche se sarà più fortunato di molti suoi compagni ed amici, come il suo primo (ed unico) allenatore. Jan Haluza, arrestato dalla polizia politica, incarcerato e torturato. Il tutto a costo di un forzato allineamento di Emil al regime. Fino alla tardiva riabilitazione dopo il crollo del muro di Berlino e della cortina di ferro. Ma saranno passati oltre vent’anni, tutt'altro che piacevoli. Da leggere.

Riceviamo e pubblichiamo volentieri l'appello dell'Università di Milano, Corso di Laurea in Tecniche Ortopediche, alla ricerca di 80 runners per un importante studio statistico sull'efficacia dei dispositivi medici su misura nella corsa. Lo studio, condotto dal Prof. Matteo Maria Parrini, Presidente del Corso di Laurea in Tecniche Ortopediche e dal Prof. Nicola Perrino, è finalizzato alla valutazione, in soggetti che corrono con e senza plantare, della relazione tra plantare e performance dei corridori. 

L'obiettivo è rispondere a domande quali: può un'artesi plantare influenzare il controllo neuromuscolare, con una riduzione immediata e a lungo termine del dolore? Il controllo neuromuscolare può inoltre avere effetti preventivi nell'insorgenza della sindrome femoro-rotulea e delle principali tendiniti? Può, infine, un plantare su misura rappresentare un'ottima prevenzione agli infortuni? I plantari rispondono alle aspettative dei corridori? Quali plantari rispondono in maniera efficace?

L'Università di Milano è alla ricerca di corridori, sia amatoriali che professionisti, disponibili a uno studio statistico. I soggetti selezionati saranno sottoposti ad una valutazione clinica e posturale, un esame stabilometrico ed un'analisi computerizzata del passo e della corsa, oltre al monitoraggio dell'efficacia dei dispositivi medici utilizzati. Sono test  non invasivi, che non prevedono assunzione di farmaci o sostanza alcuna. Si ricercano 40 soggetti, ambosessi, di età 18-65, che corrono abitualmente senza plantari su misura e 40 soggetti, ambosessi, di età 18-65, che corrono abitualmente con plantari su misura (non sono valutabili plantari di serie prefabbricati).

La ricerca si svolge nelle sedi universitarie in Milano. Non è prevista ricompensa alcuna, se non il beneficiare dei risultati di sofisticati e costosi sistemi di analisi senza esborso alcuno. L'eventuale plantare su misura progettato e costruito per l'atleta, sarà fornito a titolo gratuito con la sola condizione che l'atleta segua il protocollo di verifica e collaudo per un periodo limitato di 6 mesi.

Candidature entro e non oltre 22/07/2019 al seguente link: CLICCA.

Per chi vuole saperne di più ecco alcune premesse premesse scientifiche, diffuse dall'ateneo interessato: "La corsa è uno sport sempre più praticato da uomini e donne di tutte le età. Correre può aiutarci ad alleviare tensioni ed allontanare preoccupazioni, aiuta a tenere sotto controllo il peso e gli zuccheri nel sangue, migliora lo stato della circolazione e per molti è anche un toccasana per l'umore. Insomma, correre fa bene, è vero, ma possono esserci delle controindicazioni. Infatti, nella corsa, è fondamentale un corretto appoggio del piede. Durante il cammino l'appoggio del tallone determina un impatto che va dall'80 al 100% del nostro peso corporeo; durante la corsa questo valore può essere anche 7 volte superiore. Una migliore tecnica di corsa e un migliore appoggio possono portare un grande beneficio. Diversi studi confermano che il 70% dei podisti appoggia il piede di tallone, solo il 30% lo appoggia di mesopiede o di avampiede. E' oramai noto che l'appoggio del tallone ha un impatto molto più traumatico per le articolazioni. Durante la corsa il piede attraversa tre fasi fondamentali: la fase di appoggio, la fase di swing e la fase di spinta. Durante la fase di appoggio ammortizziamo il peso del corpo. La parte laterale della pianta del piede si appoggia al suolo e va a scaricare il peso sull'arto inferiore. Qui i muscoli si contraggono caricandosi di energia elastica. E' proprio l'arco plantare che accumula il 30% di questa energia. Senza questo recupero energetico i grandi campioni correrebbero i 200 metri a 13 km/h, invece dei 38 km/h. Nella la fase di spinta il piede è in posizione arretrata rispetto al baricentro, i muscoli scaricano l'elasticità della loro forza per spingere il corpo in avanti, quindi l'energia elastica accumulata nella fase di appoggio viene restituita ai muscoli. I muscoli del bacino avviano la fase di spinta, proseguita poi dai muscoli della gamba e termina con i muscoli del piede. Terminata la fase di spinta inizia infine la fase di oscillazione. E' quindi osservabile come una ripetizione infinita e scorretta di un movimento così complesso possa aumentare il rischio di infortuni". Per maggiori informazioni: www.studio-unimi-plantarisumisura.it - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Si narra che il sanguinario gangster Al Capone riuscisse sempre a non fare i conti con la giustizia, comprando poliziotti, giurati e chiunque fosse un possibile mezzo per farlo finire in carcere. Sempre uscito pulito dalla sua lunga serie di morti ammazzati ed attività illecite, alla fine riuscirono ad incriminarlo per evasione fiscale. Un suo ristorante dichiarava un numero di coperti serviti infinitamente inferiore alla quantità di tovaglie che venivano mandate in lavanderia. Un intelligente escamotage che alla fine lo mandò dietro le sbarre. Per sempre.

Recentemente ho scoperto come il nemico pubblico numero uno della FIDAL ed in particolare dell’antidoping sia il presidente della Passo Capponi e già dall’assonanza nel nome della società si capisce subito come Alessio Guidi sia il nuovo Scarface.

Di cosa è accusato questo losco figuro? Innanzi tutto di aver organizzato una gara “abusiva”, quindi un evasore fiscale FIDAL (e vai con i parallelismi col criminale statunitense). Peccato che in questo caso non esistano volantini che richiamino al suo nome o siti internet che leghino la sua persona o la società che presiede, alla manifestazione in qualità di organizzatore.

E poi di che gara parliamo? In effetti non una vera gara. Insomma, niente a che vedere con le vere competizioni, ma nemmeno con le moltissime non competitive che poi casualmente hanno una partenza tutti insieme, magliette e medaglie ricordo, tempi cronometrati, ma per carità poi elencati solo in ordine alfabetico. Nessun premio in palio, anche se poi molto spesso salgono sul podio i primi tre che sono arrivati lì. Per caso. Ma non sono premi in danaro, per carità.

Qui si parla di un ritrovo tra amici per fare un lungo. Una maratona per Bologna, dopo che la gara ufficiale era saltata per l’ennesima volta. Messa insieme col passa parola e che ha raccolto meno di 50 persone. Nessuna iscrizione, nessuna medaglia, niente. Il vuoto pneumatico.

Ma non è tutto perché il fatto grave, ma cosa dico grave, gravissimo, criminale, è che all’allenamento si presenta un plurisqualificato per doping. Che non vince perché non c’è una gara. Ma compare in una foto. Mentre taglia il traguardo? No. Con una coppa in mano? No. Baciato dalle Miss? No. Esibendo un premio che non ha ricevuto? No. Abbracciato al summenzionato Guidi, novello Al Capone del Passo Capponi? No. E’ nel gruppo di tutti i partenti, per la classica foto di inizio seduta, di quelle che nei weekend sui social media ne puoi trovare a iosa.

Perché come sanno anche i bambini, oltre a non accettare caramelle dagli sconosciuti, se Vi trovate a fare un allenamento, va bene presentarsi educatamente, ma poi vanno prese tutte le generalità dei partecipanti, bisogna collegarsi col sito FIDAL e verificare che nessuno sia sotto squalifica. Pazienza che poi, se non siete Giudici, non avete nemmeno l’accesso.

Quindi per avere organizzato una gara che non c'è e per la quale non esistono prove convincenti di questa tesi e per aver corso un lungo tra amici, nel cui gruppo era presente un plurisqualificato (probabilmente senza nemmeno conoscerlo), l’Al Capone dal Passo Capponi, è stato squalificato fino al 23 6 2021: due anni.

No, no è uno scherzo dovuto ad un colpo di caldo, tutto tristemente ed incredibilmente vero, leggete qui

Li (le?) avevamo evocati /-e non più tardi di ieri a margine delle ultime notizie su Caster Semenya, per spiegare che in quel caso si trattava di una situazione completamente differente. Ricordavamo come la storia dell’atletica sia passata anche da uomini che si sono spacciati per donne, vincendo campionati e titoli olimpici. Salvo poi essere scoperti molto tempo dopo.

Analoga vicenda accade ora in Kenia. Dopo il flagello del doping che ha contaminato anche la Rift Valley, adesso arrivano pure le false donne. Giusto per non farsi mancare niente. In questo caso si tratta di Sheys Jepkosgei, atleta a livello internazionale che ha conseguito successi e piazzamenti in manifestazioni all’estero (Malesia, Marocco, Tanzania, Zambia) seppur non di primissima fascia. Il vizio del trasformismo lo ha tradito (-a??) , in quanto pare sia stato sorpreso in ospedale mentre sotto falso nome sostituiva un’altra infermiera, tale Pamela Mulupy. Una volta condotto nei locali della polizia e confermato lo scambio di persona è stato appurato che il sesso dichiarato sui suoi reali documenti non corrispondesse alla verità.
Insomma Sheys Jepkosgei è un uomo e non una donna. Verrà giudicato per questo scambio di persona dalle autorità locali nei prossimi giorni. A seguire immaginiamo che anche la IAAF provvederà a squalificarlo a vita.

19 giugno - Eccoci a parlare ancora di Caster Semenya. Argomento spinoso e dove si corre il rischio di fare eccessive generalizzazioni, banalizzando troppo i concetti, oltre che mancare di rispetto a determinate categorie di persone. Cercheremo di fare del nostro meglio.

Il riassunto della situazione è il seguente. Caster Semenya, come altre atlete che si trovano nelle sue condizioni, ha una produzione naturale di ormoni maschili (in particolare testosterone) molto più elevata di quella che normalmente hanno le donne. Da ciò ne consegue un vantaggio competitivo che le consente di correre più velocemente delle altre sue avversarie “normali”. Non a caso è campionessa mondiale ed olimpica in carica. Per ovviare a questa situazione che sta ammazzando il mezzofondo ed in particolare gli 800 metri (su distanze maggiori il vantaggio scema fino a diventare ininfluente) la IAAF aveva approvato un regolamento che costringeva a cure ormonali. Una specie di doping al contrario che personalmente non mi vedeva favorevole (clicca qui per l’articolo).

La battaglia tra Semenya e IAAF era proseguita sui tavoli di vari tribunali e se il TAS di Losanna aveva rigettato il ricorso della sudafricana, successivamente la Corte Suprema Federale Svizzera aveva ordinato alla IAAF di sospendere immediatamente l'attuazione dei regolamenti di eleggibilità contro Caster Semenya.

Ieri c’è stata la nuova replica IAAF che ha presentato un lunghissimo dossier per sostenere come la Semenya sia in realtà un uomo. Da qui in avanti si entra nelle congetture e nei si dice. Premettiamo subito che qui non siamo di fronte ad una truffatrice, ovvero un uomo che si è spacciato per donna, come tristemente avvenuto in passato anche per campionesse olimpiche scoperte molti anni dopo o solo in occasione del loro decesso. Caster Semenya pare abbia organi genitali femminili, ma all’esame genetico, i cromosomi sono XY ovvero diseguali, maschili. Non XX, uguali, femminili.

Ecco che salta fuori il problema. Con chi facciamo gareggiare Caster e le sue 'sorelle'? Senza trattamento la Semenya vale sugli 800m 1’54”. Circa 5 o 6 secondi più veloce delle donne. Con gli uomini (altra proposta IAAF in caso di mancato trattamento), non avrebbe scampo, essendo il limite mondiale a 1’40”. Se si tratta come sancito dal summenzionato regolamento di eleggibilità, da prima della classe diventa una ottocentista normale. Insomma un gran pasticcio. Forse la nascita di una categoria ad hoc potrebbe farle correre libere, ma ovviamente col rischio della ghettizzazione e della marginalità.

Marco Patucchi è un apprezzato giornalista economico che dal 1991 lavora a “La Repubblica”. Nella versione digitale serale del quotidiano, da qualche anno tiene anche una rubrica intitolata “Mappe”, dove può scrivere della sua passione, la corsa.

Con alle spalle già altre esperienze editoriali sportive, nelle 160 pagine di “Popoli in Corsa” -  Edizioni Correre – 18€, l’autore ha raccolto il meglio della sua produzione su “Mappe” dal 2012 agli inizi del 2016. Sono quindi contributi brevi, ognuno di due o tre pagine che consentono una lettura intermittente, anche se chi Vi scrive se lo è divorato tutto d’un fiato. Essendo gli scritti legati ai fatti del giorno, si potrebbe pensare all’effetto brioche, ovvero buona quando appena preparata e mangiata calda, un po’ meno se fredda e consumata in un secondo momento. Ma non è così. Salvo rare eccezioni, si tratta di personaggi o avvenimenti che anche se letti a distanza non perdono d’interesse.

Sono tanti gli atleti che vengono descritti, dai top runner a podisti amatori, organizzatori. Ognuno con una storia interessante o aspetti, anche tra i personaggi più famosi, che sono sconosciuti ai più. Vicende felici, altre insolite o purtroppo tragiche, bruscamente interrotte, magari sullo sfondo di avvenimenti o scenari globali come le guerre o le recessioni economiche. Il tutto partendo dall’ultimo fatto accaduto in qualche parte del mondo, ma anche a ricorrenze oppure dalla quotidianità dei runner comuni nel contesto di una Roma bellissima, visitata correndo. Talvolta la corsa è solo un tramite, ma non per questo meno efficace nel raccontare storie che meritano di essere conosciute. Talvolta Patucchi lavora anche di fantasia, confessandolo alla fine del pezzo, che è spesso ancora più godibile e verosimile.

Insomma un libro da leggere, magari alla fine di un allenamento, o da regalare a qualche amico con cui si corre insieme. Per poi commentarlo nelle uscite seguenti. Meglio se in occasione di una seduta tranquilla e non durante delle ripetute…

Siamo oggi in compagnia di Giovanni, detto Gianni, Mauri, Presidente FIDAL Lombardia ormai da due anni e mezzo. Quindi nel momento giusto per poter fare un bilancio dell'attività svolta e di quanto in programma nel prossimo futuro.

Grazie Rodolfo. Io credo molto nell'idea di una Federazione che, ad ogni livello, provinciale/regionale e nazionale, sia sempre meno burocrazia e sempre più una casa aperta al dialogo e al confronto con i suoi tesserati. Facile da dire ma complesso da fare in un quadro legislativo e di norme che, sempre più, costringono a un iper-lavoro amministrativo e a grandi responsabilità, i dirigenti delle nostre società e la struttura periferica della Federazione. Norme ed adempimenti in gran parte sono dovuti a leggi e disposizioni sempre più stringenti. Un quadro attuale che è inoltre appesantito da un'aria "elettorale" che caratterizza il nostro Paese in perenne campagna elettorale ed anche la Federazione. (NdR Elezioni FIDAL Italia previste per l’autunno 2020 con l’attuale presidente Giomi in uscita automatica dopo due mandati).

A rischio di cominciare l'intervista un po' in ginocchio, alla "Bruno Vespa", non posso che farTi i complimenti per il Tuo rapporto con i mezzi d'informazione. Fossimo negli States saresti un "Media Darling" e non solo per come sei giudicato, ma da come ti rapporti con noi.

Grazie Rodolfo, troppo buono, ma il mio obiettivo è, con gli strumenti di comunicazione nostri (sito regionale, social) e sui vari media di contribuire a rendere più visibile, conosciuta, apprezzata la grande attività (750 gare/anno)  che si fa nella nostra Regione, frutto dell'immenso lavoro di reclutamento, promozione, sviluppo tecnico ed organizzativo che fanno le nostre 570 società affiliate, i nostri dirigenti di società e i nostri tecnici, oltre alla disponibilità (volontaria) dei giudici di gara, del personale e dello staff del Comitato Regionale. E poi tu quando c'è da pestare duro, non ti tiri indietro, come nel caso del recente articolo sui campionati italiani master di staffette e prove multiple.

Un disastro...

L'attività nazionale e le manifestazioni sono tantissime (forse troppe) e in generale ben organizzate; una giornata storta può capitare a chiunque e il caso a cui ti riferisci rientra tra questi...ma solo chi non fa nulla no sbaglia. Sono appena tornato dai Campionati Italiani Master di Corsa in Montagna (Pompegnino di Vobarno) ed è stato tutto splendido, l'organizzazione, gli atleti, i giudici, i volontari...così un evento diventa una fantastica promozione del nostro sport e del territorio! Il nostro mondo "Atletica" ha talvolta un modo di agire "disinvolto", tutto è dovuto... ma ricordo a me stesso e a tutti noi che solo dal lavoro comune, dalla condivisione e dalla collaborazione di molti si può reggere un carico di campionati, di manifestazioni (di ogni livello) che non ha uguali in Italia. Il mio impegno e quello dei consiglio regionale di FIDAL Lombardia è per una attività che dia pari dignità a tutto il nostro mondo (dalla promozione, al settore giovanile e scolastico, alla attività di sviluppo dei nostri giovani verso l'alto livello, ai masters) ma, parliamoci chiaro, pretendiamo che chi può dia qualcosa.....un esempio, io apprezzo l'attività dei master ma mi aspetto che si dedichino non solo alle loro gare ma diano anche una disponibilità volontaria  come giudici o come aspiranti tecnici o come volontari alle gare. Il nostro mondo cresce con l'impegno di tutti e noi adulti abbiamo il dovere di dare ai nostri giovani atleti esempi positivi di disponibilità, di volontariato e di presenza/sostegno alle nostre gare. Criticare dalla tribuna chi lavora in campo per la nostra attività è solo sterile e fuori luogo! Sui Master vi dico che in Lombardia, grazie all'impegno di molti, in primis il consigliere regionale Virginio Soffientini, abbiamo dato da due anni piena dignità all'attività Master e ne sono contento, ma è doveroso anche dire che è inderogabile una revisione dell'attività federale. Troppi campionati, troppe attività e sovrapposizioni che spesso tolgono linfa vitale ed energie a quello che deve essere il nostro primo obiettivo: l'attività dei giovani e il sostenere lo sviluppo dei talenti verso l'alto livello.  

Ne parleremo in una prossima occasione. Torniamo nei territori di tua competenza: quali sono i miglioramenti di cui ti senti soddisfatto?

Crediamo di aver messo al centro del nostro sforzo gli atleti, le atlete, i loro tecnici e le società. Sergio Previtali il nostro fiduciario tecnico ha fatto e sta facendo un notevole lavoro assieme a tutta la struttura, abbiamo in media una iniziativa tecnica ogni 4 giorni; l'obiettivo è di costruire nuovi tecnici e di confrontarci con quanti già operano mettendo insieme le esperienze, superando steccati e diffidenze. In un anno abbiamo messo in piedi un’ottantina tra raduni, clinic, giornate di aggiornamento e di confronto. Sotto la mia presidenza abbiamo aperto (e sono pienamente operanti) ben 5 centri tecnici; Mariano Comense (lanci), Chiari (salti), Nembro (mezzofondo/fondo/montagna e marcia), Bergamo (ostacoli) e Alzano Lombardo (velocità). Abbiamo fatto molteplici manifestazioni e attività con altre Regioni (Emilia, Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta, etc) e con gli svizzeri. I risultati dei nostri giovani sono eccellenti (100 giovani nelle squadre nazionali) ma... non abbiamo fretta, l'obiettivo è costruire il futuro dei nostri giovani il meglio possibile e a breve li aiuteremo (atleti/tecnici/società) con un Progetto Talento di entità mai vista (per ora 45.000 euro ma stiamo cercando altre risorse), per una parte di aiuta BCC Milano che ringrazio. Inoltre abbiamo un apprezzata area "Centro Studi" curata da Gianmario Castaldi che propone articoli tecnici, report da convegni e molto altro.

Immagino che avresti ancora tanto da dire 

Esatto. Poi si potrebbe continuare a parlare per ore di tutti quei campionati che stiamo portando in Lombardia con il duplice scopo di movimentare /qualificare la nostra attività ed anche di evitare costosissime trasferte agli atleti delle nostre società (che hanno casse esangui). Stiamo cercando di migliorare la nostra attività con dei Meeting, qualificando le gare a livello tecnico (notevole l'attività delle gare curate di mezzofondo fondo (piste buone, orari adeguati, atleti che si sacrificano a fare il ritmo giusto) hanno portato a piogge di primati personali, di minimi per le rassegne internazionali, di un grande miglioramento collettivo. La sfida (complessa e difficile) è quella di migliorare anche la qualità organizzativa dei nostri eventi istituzionali (campionati regionali e di società) ed abbiamo costituito un gruppo di splendidi giovani (Competition Support Team) che si mettono a disposizione per dare una mano dove serve (dai tabelloni, a spostare gli ostacoli, a collaborare con i giudici, a rastrellare la sabbia, etc). Un grazie di cuore a questi giovani e a quanti aiutano la nostra Atletica. In questi due anni inoltre, conscio dell'importanza delle piste e dell'impiantistica ho costituito lo "Sportello Impianti" (a disposizione di società, di uffici tecnici comunali, etc) e sono andato in decine di Comuni, dialogando con Sindaci ed Assessori. Con orgoglio vi devo dire che, anche grazie al lavoro attuale e di chi mi ha preceduto nel precedente quadriennio (la professoressa Vanni e il precedente consiglio regionale) i risultati sono lusinghieri; molte piste rifatte (grazie al sostegno di Regione Lombardia), molte in cantiere (tra cui l'Arena, i lavori inizieranno a breve) e moti progetti nei piani triennali dei Comuni (con piste e mini-impianti). E poi credo molte nel portare la nostra bellissima Atletica nel cuore delle città, abbiamo portato l'Asta, lo sprint e l'alto in Fiera Milano e molti eventi in piazza sono stati fatti e altri sono in cantiere (via aspettiamo in luglio alle Aste in piazza a Nerviano e Saronno). 

Riconoscendoti una buona dosa di onestà intellettuale, dicci anche se c'è qualche punctum dolens, e come pensi di rimediare.

Sono tante le cose da fare e sono graditi i suggerimenti di chi ci legge; in primis potenziare il nostro settore sanitario in modo da essere sempre in grado di aiutare atleti e società in caso di infortuni e della successiva riabilitazione, sviluppare e sostenere il gruppo Giudici Gare, migliorare sempre più il lavoro della "famiglia Comitato," essere più vicini alle società e supportarle nel loro impegno, dialogare con chi organizza e ricercare un rapporto di collaborazione con quanti negli anni hanno lasciato la Fidal per andare verso altri Enti. Il nostro è, e deve essere un lavoro quotidiano e di squadra e qui devo ringraziare I Comitati Provinciali che fanno un lavoro notevole sui territori. Inoltre abbiamo potenziato la nostra struttura con un segretario generale (il bresciano Rolando Perri), con uno Sport Manager (Marco Riva, che ci aiuta anche per il marketing e la ricerca sponsor) e con l'avvocato Boroni che assiste le società per gli aspetti legali, burocratici e statutari. 

Grazie Gianni: è stato un piacere. Ci risentiamo presto per proseguire questa chiacchierata se sei d’accordo

Certamente! E grazie a Voi per lo spazio che mi avete concesso e un appello a chi legge. Dateci una mano per il nostro bellissimo Sport!

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