Il freddo, il caldo, la pioggia...si corre lo stesso
Con la dovuta premessa che ognuno di noi ha le sue preferenze, ovvero caldo e freddo sono fattori soggettivi, è chiaro che ci sono delle condizioni limite nelle quali è più complicato correre. Al caldo, a parte la temperatura, la differenza principale è nella durata dell’uscita, 30-40-50 minuti si può sopravvivere, magari facendo sedute più leggere e scegliendo orari migliori. Più difficile se si tratta di una competizione, o di un allenamento più lungo, “obbligatorio”, nella prospettiva di voler gareggiare.
Quando si corre si produce calore, anche molto, sia in estate che in inverno. Se ci vestiamo troppo disperdiamo più calore del dovuto, quindi energia che dopo può venirci a mancare. Sarebbe meglio evitare i capi in cotone a diretto contatto con la pelle: assorbono e trattengono il sudore anziché lasciarlo evaporare, a differenza di un (buon) capo tecnico. È facile accorgersene al termine dell’allenamento o della gara: dopo pochi minuti dal termine sentiamo molto freddo, non è una sensazione gradevole, oltre alle possibili conseguenze che si determinano col raffreddamento corporeo.
Ancor di più da evitare i capi impermeabili, non lasciano respirare la vostra pelle. Chiaro che pochi minuti dopo averli indossati danno la sensazione di caldo, ma di qui a poco si comincia a sudare in modo eccessivo. Può funzionare il classico “vestirsi a cipolla”, appena ci si scalda si toglie un capo; una cosa che giustamente molti fanno è di presentarsi al via con un capo dismesso, da tenere addosso fino all’ultimo, per non raffreddarsi (può andare anche il classico sacco della spazzatura, ma da rimuovere prima possibile dopo essere partiti. Da preferire sempre i capi tecnici, ce ne sono per tutti i gusti ed i costi. Se fa molto freddo i pantaloni (corti o lunghi che siano, anche qui è questione di abitudine e preferenza) ed il resto devono aderire bene al corpo, per mantenere tutto il calore intorno ai muscoli.
Situazione completamente rovesciata quando invece le temperature sono elevate, in questo caso meglio che circoli aria tra il vestito e la pelle, per favorire l’aerazione, e lasciando scoperta la maggior superficie possibile di pelle. Ovviamente ci sono dei limiti per i quali è da valutare bene se sia il caso di correre comunque: ad un certo livello (30 gradi e oltre) il sudore non farà in tempo ad evaporare raffreddando il nostro corpo.
I materiali che indossiamo, oltre a lasciar traspirare, devono essere sufficientemente morbidi per evitare abrasioni, da fare attenzione alle cuciture, che siano ben ribassate. L’abbigliamento diventa molto importante in relazione alla durata della nostra corsa, soprattutto quando fa molto caldo, o molto freddo.
Ci sono poi delle aree del nostro corpo che ricevono meno sangue durante la corsa, ad esempio testa e mani, da proteggere quando fa freddo secondo abitudine; non è il caso delle calze, che non dovrebbero mai essere troppo pesanti perché ovviamente i piedi lavorano parecchio durante la corsa.
E quando piove? Inevitabile bagnarsi e tendenzialmente più roba abbiamo addosso e più roba si bagna, ci appesantiamo e rischiamo di avere più freddo del dovuto. Qui i capi tecnici fanno il loro dovere sino ad un certo punto, quindi ci garantiscono protezione per corse dalla breve durata. Dopo la gara o seduta è sicuro che, prima possibile, bisognerà ancora correre, ma a farsi una doccia calda o comunque cambiarsi molto rapidamente.
In conclusione, teniamo ben presente che il corpo umano sa adattarsi molto bene alle diverse condizioni climatiche, più di quanto si possa credere. Forse il vero problema di correre in condizioni estreme è che ne risentono le prestazioni, non dovremmo quindi stupirci se il nostro cronometro ci racconta che siamo andati più piano. Ci sta e deve essere accettato. Non è mai banale ricordare la scelta degli orari migliori, laddove ciò sia possibile. Difficile stabilire un range di temperatura ottimale per correre, sono troppe le variabili: la soggettività, la distanza, l’umidità…ma ascoltando le esperienze di molti podisti ed anche atleti di livello, e se prendiamo la classica maratona, la temperatura ottimale è qualcosa tipo 10-12 gradi. Preferibilmente senza vento, e senza pioggia. Ma forse è chiedere troppo.
Infine, quando la temperatura è molto bassa, è buona norma riscaldarsi prima di andare all’aria aperta, per ridurre l’impatto con l’esterno, per attivare tutti i distretti muscolari e migliorare la lubrificazione delle articolazioni (viscosità del liquido sinoviale). Anche lo stretching (dinamico, seguendo la respirazione) aiuta il corpo a predisporsi ad una corsa al freddo.
le precedenti puntate:
qualche-idea-per-correre-meglio
la corsa quali scarpe scegliere
dove-correre-le-principali-superfici
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