Campionati Master di società: Tivoli molto sotto la sufficienza
Riceviamo e pubblichiamo lo sfogo del collega Massimo Binelli dallo Stadio “Olindo Galli” di Tivoli (RM), dove in questo fine settimana sono in corso le finali nazionali dei Campionati di Società Master. Purtroppo è una costante che in queste manifestazioni sia in pista che su strada, si verifichino molto, troppo spesso, situazioni che finiscano per rovinare il divertimento degli atleti, mandando spesso a benedire l’equità competitiva. Sembra impossibile per la Federazione stabilire una check list dei requisiti indispensabili per lo svolgimento e soprattutto verificarli sul campo, facendoli rispettare. Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
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È questo il nuovo corso dell'atletica Master? Una sola parola: VERGOGNA!
Non è mia abitudine fare ricorso alla vis polemica, ma anche l'arte della comprensione e della pazienza hanno un limite. Limite che oggi è stato superato.
Tivoli, finale nazionale del CdS, il Campionato Italiano di Società Master. Ci sono 40 gradi, non c'è un servizio ristoro (a pagamento, si intende, perché gratis nessuno pretende niente), e gli organizzatori non hanno nemmeno provveduto a mettere a disposizione bottigliette d'acqua o frutta fresca, che è considerato il minimo sindacale per non morire disidratati.
Come zona di riscaldamento hanno indicato un campo sabbioso e infestato da erbacce sul quale è impossibile fare allunghi (è quell'area che si intravede oltre la pista), tant'è che tutti gli atleti si riscaldano nel parcheggio, sull'asfalto semifuso.
C'è un solo bagno (o meglio, una sola latrina), a uso promiscuo (!), lurido come quello di un campo profughi, con due gabinetti su cinque guasti, senza carta igienica e senza salviette o altro per asciugarsi.
C'è un'ambulanza, obbligatoria per legge. Ho richiesto l'intervento di un paramedico per farmi dare del ghiaccio secco. Ho atteso mezzora sotto al sole, poi ho sollecitato. È uscita una tipa che ha iniziato a farneticare, dicendo che avrei dovuto andare da lei, perché non era suo compito uscire. Peccato che si trovasse al centro del campo, ed è vietato a TUTTI attraversare la pista, ma evidentemente non lo sapeva, e comunque era stata chiamata in mia presenza; e chi l'aveva fatto mi aveva detto di ASPETTARE. Dopo cinque minuti di delirio (complice il caldo e la disidratazione...), le chiedo il ghiaccio. Risposta "Non è di nostra competenza, noi ci occupiamo solo delle emergenze. Chiedi agli organizzatori". Tradotto: "rompimi le scatole soltanto se stai per esalare l'ultimo respiro, altrimenti lasciami in pace".
Gli organizzatori, interpellati, replicano che hanno chiamato il servizio medico per non doversi preoccupare di altre incombenze. Desolante.
Caro Stefano (mi riferisco a Stefano Mei, neo presidente Fidal), nessuno pretende che tu possa occuparti di tutto e di tutti in pochi mesi di insediamento, tuttavia è tuo dovere circondarti e fidarti di persone capaci di ascoltare, di intendere e di agire. In una parola: di CAMBIARE!
In questo caso, al delegato Master (ne taccio il nome, semmai lo... canto!) sarebbe stato sufficiente prendere la "checklist dei requisiti" (esisterà?) e spuntare: questo c'è, questo NON c'è... Ops! Dopo il primo "No", bisognava avere il coraggio di revocare, o non concedere proprio, l'assegnazione dei campionati a un'organizzazione palesemente non idonea.
Ma che te lo dico a fare... Noi siamo solo vacche (leggasi bestiame) da mungere!
PS: per sempre?
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