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Gen 07, 2024 515volte

Il “giro a tappe” della Sea Front va nettamente a Coniglio e Pastore

Il podio maschile del primo giorno: al centro Coniglio Il podio maschile del primo giorno: al centro Coniglio Sergio Tempera - Club Supermarathon

Forte dei Marmi, 7 gennaio – Si è chiusa anche la terza edizione della Forte Sea Front, una delle più giovani tra le numerose gare, allestite o coordinate dal Club Supermarathon Italia, che prevedono maratone in serie di 3, 4, fino a 10 giorni consecutivi, su circuiti di qualche sviluppo chilometrico (non quelli asfittici prediletti per le competizioni a tempo dalle 6 ore in su); con l’aggiunta di gare più corte, mezza maratona o anche pochi chilometri, così da invogliare pure i famigliari dei maratoneti e indossare le scarpette e, magari, solo camminare così da illudersi di smaltire i succulenti pranzi imbanditi ogni sera.

Naturalmente, là davanti, gli atleti semi-professionisti o gli amatori evoluti fanno la loro gara, e nella parte bassa del proprio palmarès (quella assente dalle classifiche Fidal o World Athletics) potranno annoverare anche questi successi. Gli altri aggiungeranno qualche tacca al calcio del loro fucile maratonico, da rendere più spazioso ad ogni nuovo record conseguito: se nei primi tempi per iscriversi al Club occorrevano cento maratone ultimate (poi abbassate a cinquanta), ormai il traguardo delle mille è stato raggiunto da vari, complice il proliferare di queste 42 in serie, con tempi massimi che non negano a nessuno di apparire in classifica.

Doverosamente diciamo del risultato complessivo, cioè dei vincitori assoluti della 4 giorni, peraltro già intuibili dai risultati del primo giorno, che, coi successivi, è apparso tempestivamente su queste colonne, corredato da tutte le classifiche divulgate da Timing Run. Ha vinto con largo margine Gianluca Coniglio, un M 50 vincitore delle prime tre tappe e secondo solo al “giornaliero” M 35 Lotti l’ultimo giorno (aggiunto da Roberto Mandelli al collage della foto 1). Il suo tempo è 12h14:06, con la miglior prestazione nella prima tappa, 2h57:43. Alla piazza d’onore è Alessio Grillini, M45, a 18 minuti; terzo l’affezionato Giorgio Calcaterra a 52 minuti, mentre il quarto, Giorgio Grassi, sconta quasi un’ora dal vincitore. 38 i classificati.

Tra le 14 donne sempre presenti, scontata vittoria della romana Sara Pastore, vincitrice con 14h51:20 (miglior tempo 3h35:09 il primo giorno; l’unica di tutte le contendenti a stare ogni giorno sotto le 4 ore), che ha rifilato ben due ore alla seconda, la F 55 Morena Cerchiari, e quasi tre alla terza, la francese Marie-Noelle Lamer. Peccato che l’unica ragazza che sembrava tecnicamente in grado di contendere il successo a Sara (pure lei F 35… e vegana), Francesca Scola, avesse partecipato alla sola terza tappa, giungendo a cinque minuti dalla vincitrice.

Ma è pittoresco scorrere la lista fino in fondo; sebbene quest’anno la partecipazione abbia dovuto subire la concorrenza del “recupero” della maratona di Crevalcore, prevista per il 16 aprile 2023 e rinviata al giorno della Befana, in quella che è stata dichiarata (non per la prima volta…) l’ultima edizione: molti supermaratoneti, già iscritti per l’aprile scorso, o semplicemente desiderosi di non perdere the last dance, sono andati a Crevalcore, imprimendo il segno più, coi 192 arrivi (più 344 della maratonina) sulla sconfortante cifra di 103 + 200 della precedente edizione 2022.

A Forte dei Marmi, se la cifra di quanti hanno completato tutte le quattro maratone si attesta sui 52, la partecipazione di ogni giornata ha oscillato tra i 73 e i 76 per la corsa più lunga, più una ventina di iscritti alle due competizioni minori: il tracciato misurava approssimativamente km 8,600 dei quali due a fronte mare, tra le cabine e la battigia, e il resto sulla grande pista ciclopedonale lungo viale della Repubblica nell’immediato entroterra, con passaggio avanti e indietro (dribblando due ‘panettoni’) davanti alla storica “Capannina” che dal 1929 ha visto le esibizioni dei cantanti più famosi, da Ray Charles a Gino Paoli, Ornella Vanoni, Edoardo Vianello ecc. Controllo chip ad ogni passaggio dalla partenza-arrivo, e spunta manuale dei nomi all’estremo opposto: in entrambi i luoghi, ristori molto forniti di bevande (birra inclusa), frutta, formaggi e altri generi mangerecci.

La mia esperienza si limita al giorno della Befana, con un’anteprima alla vigilia del 5, culturalmente santificata con la visita alla grandiosa grotta del Corchia di Levigliani (25 km a monte, verso le Apuane, foto 9-10), e chiusa dall’immersione nella cena ‘befanesca’ al ristorante dell’hotel che ospitava la più parte degli iscritti. Era assente, la sera, il presidente Paolo Gino, per ragioni di autentico lavoro trovandosi a Roma per definire, coi pubblici amministratori, il tracciato della maratona prevista il 28 gennaio in occasione dell’assemblea annuale del Club; e la gestione materiale è toccata a Sergio Tempera alias Arrotino (foto 3,4,14), che dal primitivo ingaggio quale fotografo si sta trasformando in maestro di cerimonie, lasciando solo la parte economica a Massimo Faleo (a sinistra nella foto 12). Mi sono trovato seduto nella stessa tavolata di Giorgio Calcaterra e Sara Pastore (foto 11 e 13), che mentre i piatti dei commensali si riempivano di maccheroni col sugo di pesce, poi di tagliata di manzo e filetto di branzino, annaffiata da gradevoli rosso e nero, consumavano piatti vegani e poco dopo le 21 salutavano la compagnia: questo si chiama essere atleti&asceti. Meno problemi si faceva il resto della compagnia, trascinata alla fine dall’Arrotino (omaggiato di una torta per il suo non-compleanno) in un vorticoso trenino di ballo tra i tavoli.

Fuori pioveva, e le previsioni per l’indomani erano per una maratona che avrebbe ripetuto in peggio il clima piovoso del 5: e invece, San Paologino e San Vitopiero regalavano una mattina del 6 con una falce di luna che forava le nubi, e partenza alle 9 tra le nubi, che però solo dopo le 13 regaleranno quella che i meteorologi definiscono “debole pioggia”. Temperino, appostato nella zona del molo, tentava di indurre i podisti a sguazzare nelle grandi pozzanghere che costellavano il tratto sterrato, in modo da produrre foto con gli spruzzi volanti, mentre a volare era il drone di Filippo Carugati (foto 15), alle prese anche con la videocamera manuale.

E noi continuavamo a incrociarci e salutarci (salvo casi di antipatie personali: su un paio di persone che si voltavano dall’altra parte ogni volta che le incrociavo, tengo per me le ipotesi di spiegazione); i saluti più affettuosi, di tutti, erano verso un corridore fuori classifica, il vecchio campione Gianfranco Toschi col quale c’è sempre qualcosa di umanamente interessante da dire. Un altro abbraccio affettuoso e generalizzato andava a Massimo Morelli, redivivo - e noi sappiamo bene da cosa -, scortato alla fine da Enzo Maria Caporaso, qui anche nelle vesti di organizzatore.

Mentre l’elegante incedere della chioma mora di Sara Pastore e delle trecce bionde di Francesca Scola (in gara, come si è detto, solo oggi) attiravano sempre sguardi ammirati. Mi capitava pure, ad ogni giro, di informare Cristina Terenziani del suo distacco dal marito Giorgio Saracini, che verso la metà pareva sul punto di colmarsi: arriveranno a poco più di un minuto, e lui vincerà la categoria M75 (per sua fortuna, mi diceva a cena, quest’anno è passato di categoria dunque non deve più temere la mia concorrenza…).

Faceva la sua gara Roberta Pruzzo, figlia del rey di Crocefieschi (sfondatore di reti con Genoa, Roma e Fiorentina), che prima della partenza (foto 4 e 5) aveva dato appuntamento a tutti nella sua casa di Camaiore, per un altro party befanesco. Più indietro, facevano le loro camminate ‘conservative’ il primatista italiano come maratone corse, Vito Piero Ancora (1609 gare concluse entro l’anno), Massimo Faleo (645; nella foto 12 a tavola con Ancora e il “trombettiere” Lorenzo Gemma) e Pandian Sivalaban, probabilmente il socio dalle origini più lontane (attualmente iscritto al corrispondente club austriaco), e che negli ultimi dieci anni è arrivato a 754 tra maratone e ultramaratone.

Riprendendo la classifica complessiva, noterò la curiosità di due signore che hanno atteso l’ultimo giorno per compiere la loro miglior prestazione: la quinta, Lucia Candiotto (4.18:08), e la nona, nonché prima F 70, Rosa Lettieri, che solo al quarto tentativo è scesa sotto le 6 ore. Tra gli uomini, impresa analoga è riuscita a Gabriele Grassi, il cui 3.10 dell’ultimo giorno gli ha fatto grandemente avvicinare Calcaterra; al sesto, Giulio Civitella (3.46); al settimo, il lituano Arunas Dubinskas (3.48) e all’ottavo, Bassit Briguech. Ma anche ai romagnoli Roberto Bolognesi e Yuri Fabbri, quest’ultimo addirittura con una progressione costante che l’ha portato dal 5.54 del primo giorno al 5.10:50 dell’ultimo (progressione che Fabbri conferma anche giro dopo giro: nella terza tappa aveva cominciato poco sotto 1h15, scendendo poi a 1.08, 1.06, 59’ e 55:18). Miglior tempo l’ultimo giorno anche per Zerbinati,  Ancora, Pandian, Ganzerli, finiti nell’ordine, mentre chiude le danze Massimo Faleo con una media di 7h20 a gara e l’invito a unirsi alla sua comitiva per l’imminente maratona di Ragusa (quella alla cui prima edizione arrivammo tenendoci per mano e il cronometrista ci distaccò di un minuto l’uno dall’altro). E una settimana dopo Ragusa, a Roma chez Calcaterra, per una inedita sede del ritrovo & maratona sociale.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Roberto Mandelli
Fonte Classifica: Timing Run-Club Supermarathon

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