Perché Kipchoge ha fallito a Boston?
La 127 edizione della maratona più longeva al mondo, quella di Boston, ha visto trionfare Evans Chebet, ma come sottolineato dal collega Annoscia nel suo articolo, la vera notizia è stato il sesto posto di Eliud Kipchoge, da molti definito, compreso dal sottoscritto in questo pezzo, il miglior maratoneta di tutti i tempi.
In molti si sono sforzati di capire i motivi di questo “insuccesso” che proviamo a riassumere qui di seguito:
- problemi al rifornimento, sembrerebbe averne mancato uno, mentre in altre occasioni, ad esempio le “dimostrazioni” di Monza 2017 e Vienna 2019 aveva a disposizione liquidi in qualsiasi momento
- le lepri non hanno fatto il loro dovere, o meglio forse non c’erano, di certo non offrivano il ventaglio delle summenzionate occasioni, in ogni caso durante la gara ad un certo punto lo stesso Kipchoge, forse già innervosito per altri problemi, si è girato e come fanno i ciclisti in fuga, ha invitato gli altri a dargli il cambio, senza successo
- la famosa heartbreak hill di Boston ha fatto un’altra vittima illustre, forse non a caso due ex vincitori di questa gara si sono classificati ai primi due posti mentre lui era un esordiente
- sebbene abbia vinto in una Londra piovosa, Kipchoge soffre più di altri la pioggia, specialmente se combinata a basse temperature
- last but not least, i materiali, il podio finale era composto da atleti con scarpe di una marca diversa dalle sue ed inoltre sembra che le sue si siano inzuppate di acqua, rendendole più pesanti e poco confortevoli
Tutto ciò premesso, poi esiste anche una spiegazione molto più banale, ovvero che a 38 anni e mezzo, anche per lui sia iniziata la fase calante che nulla toglierebbe alla sua incredibile carriera. Lo scopriremo alla sua prossima uscita, nel frattempo sorride Gelindo Bordin che è sempre “the only one”, l’unico campione olimpico capace di vincere anche a Boston.
Rodolfo Lollini - Podisti.net
2 commenti
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Mercoledì, 10 Maggio 2023 14:35
inviato da Andrea Baruffaldi
Ritengo che Boston abbia rivelato un possibile punto debole del maratoneta più forte di sempre: i cambi di ritmo.
La crisi inizia nel momento in cui Geay decide di intraprendere un’azione verso il 30°km (passaggio in 1:29’23”) per via della quale si comincia a notare una prima carenza di lucidità ed un po’ di nervosismo, come ad esempio il rifornimento mancato.
Qualcosa che può accadere, anche ai migliori, ma che Geay giustamente interpreta come momento di difficoltà decidendo poi di riproporre un secondo attacco subito dopo. Questa volta decisivo.
Il distacco dal gruppo di testa aumenta drasticamente sino alla linea del traguardo.
Forse un punto debole, forse semplicemente una “giornata no”, ma mi sentirei di escludere dettagli troppo raffinati come i materiali, piuttosto che un rifornimento mancato o il clima. Questi sono atleti veri, che sebbene godano e sappiano sfruttare determinate agevolazioni tecniche (scarpe, abbigliamento, ristori personalizzati, lepri personali), hanno comunque qualità indiscutibili e non andrebbero in crisi così facilmente. -
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Giovedì, 20 Aprile 2023 20:49
inviato da Maurizio Podisti.Net
A queste osservazioni aggiungerei: ha perso contro un fortissimo maratoneta, Evans Chebet, pb di 2h03', già vincitore a Boston, quindi ha bissato, ma anche Londra e NY. Bravo tatticamente e abituato quindi a correre senza lepri, a differenza di Kipchoge. Le scarpe? Ebbene si, Nike non è più l'unica a possedere le scarpe "veloci". Però credo che quando piove si bagnano allo stesso modo. Onore comunque a Kipchoge, che resta un grande
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