Fidal-Uisp: la convenzione a breve termine, tra seppure e ancorché
Il 9 ottobre, il neorieletto presidente Fidal Stefano Mei e il presidente Uisp Tiziano Pesce hanno finalmente rinnovato la convenzione tra i loro due enti, peraltro valida solo per gli 80 giorni che ci separano dalla fine dell’anno (forse anche di meno, siccome si lasciano 15 giorni di tempo alle parti per “depositarla”; divertente poi come l’art. 5 dia 60 giorni per istituire “Commissioni paritetiche” onde definire attività e calendari, dunque – se va male - arrivederci al 9 dicembre).
https://podistinet.zenfolio.com/convenzione_fidal-uisp_2024.pdf
L’impressione è che abbia vinto la Fidal, proclamata fin dal preambolo (che sembra quello dei Dieci Comandamenti “Non avrai altro Dio fuori che me”), al punto F, “L’unica rappresentante riconosciuta dagli organismi nazionali ed internazionali suddetti [CONI, WA, EA] per la disciplina
– sportiva dell’atletica leggera” (il trattino e il capoverso sono nell’originale, con una spezzatura ed evidenziazione immotivata, e che si ripete 5 righe sotto a proposito di “Quadri Tecnici e Ufficiali di Gara”).
La definizione dell’Uisp è leggermente ambigua, come dimostra il ricorso (qui al punto G del preambolo, e altrove) alle frasi che in grammatica si chiamano “concessive”, quelle cioè che (Zingarelli) “indicano una circostanza NONOSTANTE LA QUALE si verifica ciò che è detto nella reggente”. Si immagina insomma un dibattito del genere: “Noi Fidal siamo gli unici che possiamo fare atletica agonistica, voi Uisp dovete preoccuparvi solo della salute e del benessere sociale!” – “No, noi Uisp abbiamo il diritto anche di fare gare con le classifiche”.
Alla fine del quale vien fuori la definizione che l’Uisp “promuove e organizza attività… a carattere promozionale, amatoriale e dilettantistico”, cui si fa seguire la concessiva “seppure con modalità competitive”, ma ribadendo subito dopo gli “scopi di ricreazione, crescita, salute, maturazione personale e sociale”. Cioè: l’Uisp deve fare attività sociale, ma noi “concediamo, ammettiamo pure che” (è il significato di seppure) ogni tanto compili anche delle classifiche. Se nella convenzione fosse scritto pure, l’attività agonistica, quantunque collaterale, verrebbe indicata tra quelle praticate dall’Uisp; scrivendo seppure (e sottolineo se, cantava Mina) si rimarca l’eccezionalità della cosa.
Il fatto era già introdotto al punto B del preambolo, secondo cui il Coni riconosce il ruolo degli EPS per le “finalità ricreative e formative”, “nel rispetto dei princìpi, delle regole e delle competenze” delle Federazioni “ancorché con modalità competitive”. Ancorché è un altro sinonimo (più letterario: il burocrate autore della convenzione ama le finezze) di seppure, sebbene, benché ecc.: insomma, siamo sempre alle “concessioni”, va là, ogni tanto stila un ordine d’arrivo e stabilisci che X ha vinto e dagli perfino un premio.
La cosa e la parola sono ribadite al successivo punto H (siamo sempre al preambolo!), secondo cui all’Uisp spettano “finalità formative e ricreative, ancorché con modalità competitive”. Scrivere “anche” era troppo impegnativo, allora scriviamo un equivalente di “sebbene”, appunto concessivo. Volendo filosofeggiare, si potrebbe sostenere che le modalità competitive sono viste come un ostacolo, una deviazione rispetto alla formazione, ricreazione, promozione sociale ecc.; e, dal versante opposto, sostenere che alla Fidal non interessa produrre persone, ma macchine da record.
Vabbè, lasciamo stare la filosofia, e notiamo solo che la graziosa concessione torna nell’Allegato 1, articolo 3 comma 1, con parole quasi uguali al punto G del preambolo: l’Uisp organizza “attività… promozionali, amatoriali e dilettantistiche, seppure con modalità competitive”.
Mi viene in mente una frase che si usava quando ero bambino e non avevo i soldi per andare alla partita: qualche volta ci andavo con un adulto pagante, e l’usciere mi concedeva di “entrare allo stadio con lo scappellotto”. Vabbè, diranno all’Uisp: l’importante era che ce lo concedessero. E diranno alla Fidal: siamo buoni, ve lo lasciamo fare, sebbene/ancorché non sarebbe affar vostro.
E in compenso… si potrebbe proclamare una “santa alleanza”, come è lecito supporre dalle ultime righe del preambolo (dopo 2 pagine e 6 righe: i Dieci Comandamenti si sbrigavano più velocemente). Fidal e Uisp “condividono… una nuova visione strategica del sistema sportivo italiano in grado di aumentare la pratica sportiva nel paese… occupando quello spazio attualmente gestito da soggetti terzi che operano fuori dal sistema CONI e che, più frequente in alcune discipline e meno in altre, rappresenta comunque un fenomeno ampiamente diffuso”.
Formulazione ambigua, sintatticamente distorta (“e che, più frequente ecc.” si riferisce grammaticalmente allo spazio, ma vorrebbe riferirsi alla sua “occupazione”; o volevano scrivere “più frequentemente”?), oserei dire vagamente minacciosa. Verso chi? Non lo si dice. Le parrocchie che organizzano la camminata per la sagra patronale? Le scuole? (sarebbe grossa, non ci posso credere). L’ente benefico che raccoglie fondi per il morbo di Vattelapesca? Gli “enti/associazioni di secondo livello” esorcizzati nell’art. 2, comma 1? (e cosa sono? Le province?). Perdurando il mistero, se consentite un’altra reminiscenza, mi viene in mente il proclama di Badoglio dell’8 settembre: “ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”.
Pace fatta, fino a Capodanno, tra Fidal e Uisp; quanto ai “soggetti terzi”, di qualsiasi altra provenienza, stiano in guardia: perché l’articolo 1, comma 4, della convenzione vera e propria dichiara, altresì (come il però di Badoglio) “azioni comuni nei confronti di organizzazioni terze, non facenti parte del modello sportivo organizzato, che operano nell’ambito della stessa disciplina”; e dunque dovranno guardarsi (per tornare alla rievocazione bellica) sia dall’esercito regolare sia … dai partigiani.
Che però non sono proprio pari: solo la Fidal, impone l’art. 2.2, può usare i termini di campionato italiano, squadra italiana, atleti azzurri; mentre quelli dell’Uisp sono solo campionati nazionali Uisp e rappresentativa nazionale Uisp (con una battutaccia d'altri tempi, semmai, non azzurra ma rossa). E poco sotto l’art. 2.4 sancisce minacciosamente: “è fatto divieto di uso decettivo del nome, delle parole, di qualsiasi desinenza o riferimenti diretti comunque a richiamare detta disciplina sportiva e le attività ad essa correlate”. “Detta disciplina sportiva” è in questo caso l’atletica, che (si dice sopra) solo la Fidal è autorizzata a gestire; le sue “attività” sono per esempio le corse podistiche, citate all’Allegato 1, articolo 3.1: “maratona e mezza maratona, nonché tutte le distanze standard individuate da Word Atletics” (ancora a titolo di esempio e senza esaurire il campo, i 5000 e 10000 metri) “per le quali la Fidal è l’unico ente a certificare e omologare il percorso e le prestazioni”.
Siccome non avevo mai sentito la parola decettivo, l’ho cercata sul vocabolario: il De Mauro dice che è parola di “basso uso”, ed equivale a “ingannevole”. Dunque, è vietato a chiunque (esclusa, suppongo, la Fidal) di usare in modo “ingannevole” parole come maratona, ad esempio come le usano Mentana o la Telethon? (dove -thon sarebbe una “desinenza” proibita, da vietare anche al Club Supermarathon).
Proibite le desinenze, ma non i prefissi, dunque – se vogliamo spaccare il capello in quattro come invita a fare questo comma - parole come maraturismo e maratombola non sono vietate. Ma credo che il divieto si rivolga soprattutto a quegli organizzatori che denominano le proprie gare come “Maratona delle Canalette” o, con prefisso e suffisso decettivo, “Super Maratonina del Monte Delle 3 Croci”: attenti al lupo, o meglio, a qualche spia locale, emula di certi CarlMarc di non venerata memoria, che per invidia segnali le violazioni del divieto ai cosiddetti “gruppi Territoriali di Monitoraggio”…
E veniamo alle corse: l’art. 2 della convenzione vera e propria, sotto il titolo di “Attività sportiva”, non si occupa di organizzazione ma solo di tesseramento, ammettendo (2.1) il “doppio tesseramento”, per il quale si rinvia all’Allegato 1; e consentendo l’uso reciproco di giudici dell’altro ente (2.3). Nell’articolo 3 si parla di formazione e aggiornamento dei “quadri tecnici”, ricorrendo alla sigla non a tutti nota di SNaQ (già nel preambolo, punto D, senza spiegazione). Non c’è tra le sigle dello Zingarelli, allora ho dovuto ricorrere a internet scoprendo che questa sigla indica sia lo Short Nutritional Assessment Questionaire, sia, nel caso nostro, il Sistema Nazionale di Qualifiche degli Operatori Sportivi (SNQOS, a dirla tutta): insomma, anche i dirigenti e gli allenatori dovranno essere preparati e valutati secondo SNaQ come dettaglia meglio l’Allegato 2.
Quanto alle concrete modalità di pratica sportiva, è tempo di passare all’Allegato 1, che - come si suol dire – mette a terra tutti i bei propositi enunciati solennemente, e infatti è lungo all’incirca come la convenzione vera e propria. In soldoni, l’art. 2 consente ai tesserati Uisp di tesserarsi Fidal (evidentemente anche per una società diversa dalla propria Uisp, come non è detto qui ma all’art. 3.5), o di prendere la Runcard al prezzo dimezzato di 15 euro; con questa Runcard potranno far figurare in classifica anche il nome della società Uisp. Reciprocamente, i tesserati Fidal possono prendere la tessera Uisp.
A quali gare possano partecipare gli Uispini lo stabilisce l’art. 3, premesso che alla sola Fidal spettano “l’organizzazione e il controllo delle manifestazioni competitive-agonistiche”: cioè tutte quelle in pista, tutte quelle non-stadia timbrate Gold, Silver e Bronze; tutte le maratone, maratonine e altre “distanze standard”, come già detto. Anche l’Uisp può organizzare “le attività sopraindicate”, ma qui torna il “seppure con modalità competitive” già visto sopra. I tesserati Uisp possono competere in gare Fidal di pista solo se appartenenti a categorie giovanili; altrimenti è obbligatoria la tessera Fidal o Runcard, pure per le gare non-stadia Fidal nazionali o classificate Gold, Silver e Bronze.
Basta la tessera Uisp per le gare Fidal regionali e provinciali, ma con trattamento equiparato alla Runcard: niente premi in denaro, buoni valore o rimborsi spese, ma solo premi in natura. I tesserati Fidal possono partecipare alle gare Uisp regionali e provinciali (l’art. 3.3.2 non parla di manifestazioni Uisp nazionali, citate invece al comma 3.6 con l’avvertimento che i titoli possono andare solo ai tesserati Uisp; per sottinteso, si deduce che possono gareggiarvi anche gli atleti Fidal); purché le gare Uisp siano state comunicate e concordate con la Fidal territoriale, onde scongiurare concomitanze. Se l’Uisp non comunica alla Fidal, gli atleti Fidal non possono partecipare (salvo che non siano tesserati Uisp).
Un po’ nel vago il codicillo seguente: “La partecipazione non autorizzata sarà segnalata al Gruppo Nazionale di Monitoraggio, ovvero agli Organi di Giustizia competenti”. Cioè? Se un atleta solo-Fidal va a una gara solo-Uisp, sarà squalificato, cioè tolto dalla classifica dell’Uisp, oppure squalificato/punito dalla Fidal per aver fatto bella una manifestazione “nemica”? (la soluzione era già stata trovata nei mesi passati: iscriversi come “non tesserato”, sempre sperando che un CarlMarc di turno non ti fotografasse).
Le gare competitive organizzate dalla Uisp, secondo l’art. 3.7, non possono prevedere premi in denaro o buoni valore e simili; ma solo “sono ammessi i in natura” (la parola “premi” forse non era gradita, o non se ne è trovato un sinonimo: che ne direste di “riconoscimenti”?), di valore massimo sui 150 euro, e meno per i piazzamenti o i premi di categoria.
L’Uisp o le sue società possono anche organizzare gare “valide per l’inserimento nelle graduatorie federali”, come dice l’art. 3.8; meglio se si affiliano alla Fidal, ma se no, il Gruppo Giudici Gare della Fidal interverrà solo “previo l’assolvimento degli obblighi contributivi previsti”, tra cui l’ “affiliazione della società”: il che viene a contraddire la teorica possibilità di organizzare gare valide per la Fidal restando solo tesserate per l’Uisp. Vabbè, per la prima affiliazione le società di entrambi gli enti non pagheranno niente (art. 5). Ma per avere la gara valida anche per la Fidal, ci sarà da pagare la tassa di approvazione (chissà se comprendente anche il supplemento di 1 euro per arrivato), l’eventuale “omologazione del percorso”, e altre cosette da vedersi caso per caso.
Non mi è molto chiaro l’art. 3.10, che vorrebbe stabilire le sanzioni per le violazioni (non si dice di chi, ma presumo delle società organizzatrici, non degli atleti). Sono due commi quasi uguali, anzi troppo uguali: nel primo si dice che se è accertato “un inadempimento in occasione di manifestazioni Uisp”, il Gruppo Nazionale di Monitoraggio potrà sospendere la convenzione fino a 15 giorni “nei confronti di tutte le manifestazioni richieste dalla medesima Uisp nella specifica provincia ovvero regione” (e le sanzioni aumentano alla seconda e terza infrazione). Responsabilità collettiva insomma: se la Podistica Uisp Oratorio Castellino di Brocco (MO) dà un premio in denaro al vincitore della Serpiano-Monte Cantiere, tutte le gare Uisp di Gaggio in Piano o di Panzano di Campogalliano sono “vietate” per 15 giorni.
Ma il secondo comma ribadisce: se l’inadempimento è constatato, “da parte della Gruppo Nazionale di Monitoraggio, in occasione di manifestazioni della Fidal, la convenzione stessa potrà essere sospesa dalla Commissione per un massimo di 15 gg. nei confronti di tutte le manifestazioni richieste dalla medesima Uisp nella specifica provincia ovvero regione”. Come?! Se è una società della Fidal a commettere l’infrazione, si castigano le società Uisp?
La traballante grammatica della frase mi induce a supporre un copiaincolla malfatto, dimenticando di cancellare Uisp e scrivere Fidal. Ma qualcuno l’ha riletto? E se invece le cose stanno così (paga sempre Pantalone-Uisp), basterà che la società Fidal Migliarinapernoi (MO) dia come premio una torta nuziale di valore superiore a 150 euro, per ottenere la sospensione della gara Uisp organizzata dalla Budrioneperloro e dalla Barigazzopertutti?
Se mi sbaglio io, chiedo anticipatamente scusa e invoco correzione; ma se lo sbaglio è nel testo, chissà se si può ricorrere all’articolo 6.1 (strano mettere anche il numero del comma, pure se non ce ne sono altri dopo l’1), secondo cui “la presente Convenzione è soggetta alle modifiche ed integrazioni conseguenti all’armonizzazione con l’ordinamento sportivo” ecc. Se questa “armonizzazione” dovesse estendersi anche alla lingua italiana e ai precetti dell’Accademia della Crusca, si potrebbero “armonizzare” pure le concordanze di genere e numero dell’art. 1.5 “Fermo restando l’applicazione a tutti gli atleti delle norme”, dell’art. 2.1” sia alla sola Fidal che alla sola Uisp oppure a entrambi, le modalità di reciproca partecipazione… sarà regolata”, dell'art. 3.8 "L'Uisp o una società ad esso collegata", dell'art. 3.10 "La Fidal e l'Uisp saranno tenuti".
Ma, direbbe don Abbondio a Perpetua che, per tirarlo su, gli offre un bicchiere di vino: “Eh! ci vuol altro, ci vuol altro, ci vuol altro”.
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1 commento
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Mercoledì, 16 Ottobre 2024 23:04
inviato da stefano Morselliii
Quali sono i "soggetti terzi che operano fuori dal sistema CONI"? per esempio la Fisky?
https://www.skyrunningitalia.it
oppure il mondo trail che pulula di gare senza alcun legame con la Fidal?
Se sono nate realtà al di fuori del mondo Fidal è solo perchè la stessa federazione non è riuscita ad essere al passo con i tempi, non lo è perchè non ha mai investito in questi settori, non ha mai dato supporto a livello organizzativo, non ha formato dirigenti e giudici, non ha un progetto, si è girata dall'altra parte facendo finta di nulla e continuerà a farlo perchè non ha la forza per affrontare un mondo che pur trattando di corsa, richiede ben altro impegno rispetto alla "corsa in montagna" classica, oppure si tratta pur sempre di corsa in montagna, solo più estrema nel caso dello skyrunning.
Fidal cosa pensa del fatto che la giunta del CONI il 18 novembre 2014 con provvedimento n°475, ha inserito nell' osservatorio delle nuove discipline la Fisky per poi farla rientrare nel 2020 nella F.A.S.I. Federazione Italiana Arrampicata sportiva?
Non ha reclamato come propria questa attività? Lo stesso CONI accetta che la FISKY si proclami "Federazione Italiana Skyrunning"?
Personalmente gradirei che venissero chiariti i ruoli adeguando le competenze alla realtà delle cose e sopratutto se alle gare di Skyrunning si possa partecipare con tessera Fidal (parrebbe di no) e se all'atto della visita medica di tipo agonistico un atleta debba dire "atletica leggera" "arrampicata".
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