Passatore: eppure imbrogliano. Ma che senso ha?
Ogni anno, in occasione del Passatore, esplodono le polemiche su “furbetti” e“passaggi” in auto. Non è una cosa che capita solo in quella gara, ma è in questa competizione che la questione esplode.
Non voglio aggiungere polemiche o fare morali. Voglio fare una riflessione su quali possano essere le motivazioni che spingano una persona a barare in una competizione podistica.
Non si parla di atleti che arrivano fra i primi, che puntano a vincere: per loro non sarebbe proprio possibile salire in auto e non essere notati.
Parliamo di persone che ci mettono 10, 15, a volte 18 ore.
Parliamo di persone che corrono, o meglio dovrebbero correre, solo per proprio piacere personale; per poter dire a se stessi: ce l’ho fatta; mi sono sfidato e ho vinto perché con le mie forze sono arrivato in fondo.
Allora mi diventa difficile capire quale possa essere la motivazione.
Chi sale in macchina e si fa dare un passaggio rinuncia, prima ancora di combattere, all’unica vittoria che possa ottenere, la stima di se stesso per essersi messo alla prova ed aver ottenuto il risultato sperato.
Abdica, senza aver neppure gareggiato, all’unica soddisfazione che possa ricavarne: la soddisfazione del tutto personale di avercela fatta, l’unico premio che abbia un senso vincere.
Per il resto sappiamo bene che non ci sono altri premi che abbiano un valore. La medaglia? Un pezzo di metallo che ha un valore solo perché rappresenta l’impegno e lo sforzo che abbiamo dedicato a quella gara. La maglietta di finisher? Un valore di pochi euro che nella migliore delle ipotesi finisce in un cassetto dove viene dimenticata.
E quindi mi domando perché lo fanno ma non riesco a darmi risposte plausibili.
Lo fanno per vantarsi con gli amici, con i frequentatori del bar, con persone che non corrono?
Per chi non corre siamo tutti matti, e dire di aver corso una 100 km in 10 o 15 ore è dare dei numeri senza riferimento: tanto varrebbe vantarsi con uno che vive nel deserto del Sahara di aver scalato un ghiacciaio o di aver attraversato a nuoto un fiume.
Per vantarsi con i compagni di società, con chi corre e ci conosce? Allora il rischio è solo quello di fare la figura dell’imbroglione: so chi sei, conosco quanto ci metti in una 21 o una maratona, poi d’improvviso diventi un fulmine …, a chi la vuoi dare a bere?
E c’è un altro aspetto che mi fa riflettere: ma l’amico o il parente che mi dà il passaggio incriminato, dal quel momento, cosa potrà pensare di me?
Saprà che sono un imbroglione, uno di cui non ci si può fidare, un baro.
Quindi per un evento che è tutto mio, che ha valore solo per me, rischio di perdere anche il rispetto di chi mi è amico o parente.
Non c’è niente da fare, per quanto la rigiri non riesco a trovare un motivo per cui uno possa decidere di imbrogliare in una gara eppure … continuamente ci sono persone che lo fanno e ciò avviene sempre di più, da quello che si sente dire. Per me, un grande mistero.
NdR. Luciano Bigi, cesenate classe 1955, già presidente del Club Supermarathon e più volte alle prese… con altrui risultati sospetti. Quanto al Passatore, vanta sei traguardi, tutti a prova di bomba (i risultati più modesti delle ultime due esibizioni dipendono dal fatto che Luciano ha accompagnato la moglie Monica, giungendo al traguardo insieme a lei):
2017 13:52:05
2016 14:24:11
2014 15:40:21
2012 10:49:56
2007 11:04:34
2004 09:47:27
PS personale. Nel 1995, quando in auto scorrazzai tra Casaglia e Faenza a confortare mia moglie che affrontava il primo dei suoi dieci Passatori (e a sorvegliare nostra figlia che la accompagnava in bicicletta), un podista mi fermò chiedendo: “Sto male, puoi caricarmi?”. Risposi: “Certo, ti porto alla prima stazione medica”. – “Bè, intanto andiamo un po’ avanti”. Dopo un paio di km vedo una tenda della Croce rossa, mi accosto e dico: “Questo sta male, non voglio responsabilità, vedete voi cosa si può fare”. Al che il “centista” scende dall’auto e si incammina: “adesso sto meglio”. Quanti altri km avrà percorso? Qualche anno dopo, quando cominciai a correre io il Passatore, erano stati introdotti i chip: rilevamenti ai posti preannunciati, più uno a sorpresa in un luogo misterioso (salvo per chi non fosse stato eventualmente preavvisato da chi c’era già passato…). “L’hanno messo per te?”, scherzai con un collega che l'anno prima risultava tra i sospettati. Quest’anno, nessun controllo a sorpresa; come mettere un autovelox preavvisandolo qualche decina di volte. Infatti gli squalificati risulterebbero appena una dozzina. La soluzione al problema si avrà quando l’intero percorso, non solo i primi 20 km, sarà totalmente chiuso al traffico automobilistico. Ma gli organizzatori lo vogliono veramente?
1 commento
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Mercoledì, 05 Giugno 2019 17:55
inviato da Alessio
Io sono solo un buon camminatore fondamentalmente mi piacerebbe arrivare in fondo a questa gara, dovessi mai parteciparvi. Però sarei contento solo se arrivassi in fondo alla gara con le sole mie forze, anche perché arrivarci in fondo con l'aiuto di altri mezzi, mi sembrerebbe un'offesa alla mia stessa persona.
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