Al Ventasso fanno le cose perbene
14 luglio - Manca ancora un anno perché la gara che, partendo dal centro di Busana, porta i concorrenti sulla cima del monte Ventasso diventi maggiorenne, ma questa mia prima partecipazione alla diciassettesima edizione dell’Ecomaratona mi consente di affermare che qui le cose le fanno perbene con una passione che traspare dai particolari - leggi ristori, pasta party e pacco gara - cosi come dalle cose di maggior peso: tracciatura del percorso, sicurezza agli incroci, presenza di volontari sul percorso.
Di rilievo il fatto che in epoca dove qualunque gara preveda nel percorso una manciata di ghiaia da calpestare e una salita, fosse anche della lunghezza di una rampa da garage, si fregia del termine Trail che va tanto di moda e fa appeal per avere più iscrizioni: qui invece stando agli annunci ci prepariamo a una maratona, di montagna è vero, ma con vari km di bitume da calpestare, e in realtà ci godiamo un percorso offroad per la maggior parte dei km.
Più impegnativa la prima metà gara con due o tre salite lunghe (quella che viene chiamata in gergo locale “il tirone“, da Nismozza in su) e impegnative (la salita per direttissima al Monte Ventasso), mentre di relativo riposo la seconda parte tanto da permettere uno split negativo nonostante il forte temporale che ha trasformato i sentieri in ruscelli, ovviamente rallentando l’incedere di un già lento corridore come chi scrive.
Nella descrizione del percorso si diceva che dopo un primo anello di 12 km si sarebbe ripassati dal centro di Busana, in realtà così non è stato e mi è stato spiegato all’arrivo dagli habituè della gara che il percorso quest’anno era stato variato causa frane o inagibilità di alcuni sentieri: non conoscendo la versione uno, devo dire che la due è stata piacevole pur se - a detta di molti - più impegnativa. Leggermente discordante il mio gps sulla lunghezza del percorso che per tutta la gara ha continuato a segnare meno strada rispetto alle tabelle dell’organizzazione, fino a farmi guadagnare un km, ridotto poi nel tratto finale: di quasi 4 km in discesa e fatto tutto di corsa, elemento atto a ingenerare false illusioni di avere un buon stato di forma, in realtà merito semplicemente della generosa forza di gravità che, come insegnano Galileo e Newton, aiuta i gravi (intesi come pesi) ad acquistare velocità su un piano inclinato.
Un accenno ai succitati ristori: ho perso il conto di quanti fossero tanto che nel tratto finale ne ho saltati un paio molto ravvicinati tra loro, un solo suggerimento: potrebbe essere gradito inserire nella seconda parte un po’ più di salato, in solo un’occasione ho trovato formaggio e in un’altra qualche biscotto salato, in realtà gli alimenti e le bevande erano ripetuti in ogni postazione praticamente identici e forse qualche variante potrebbe essere gradita; ma parliamo comunque di finezze.
Bella l’ostensione delle diciassette magliette oggetto del pacco gara nelle edizioni passate, fatta nel tendone dove era allestito l’ottimo pasta party servito al tavolo da gentili fanciulle e completo di primo, secondo, dolce e frutta.
Un sincero augurio per l’edizione della cosiddetta “maggiore età” nel 2020.
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