Il dottore olimpico Matteo Villani ci conforta per il futuro prossimo
L’avevamo lasciato in quarantena, ma già in fase di pre-riscaldamento prima del ritorno alla vita normale.
Vita che per lui significava rivedere il suo ospedale di Piacenza per dare un contributo determinante contro l’epidemia; ma anche, riabbracciare la famiglia; infine, riprendere con lo sport all’aria aperta:
Veramente – dice- anche quando ero confinato da solo in casa, dopo sfebbrato, al mattino mi allenavo in bici sui rulli, nel lato esposto al sole; al pomeriggio correvo sul tapis-roulant sull’altro lato, sempre per stare al sole…
Dunque parliamo anzitutto di salute:
Dopo tre settimane in isolamento (dove solo il mio papà veniva a trovarmi quotidianamente), e i tamponi negativi, il 21 aprile ho ripreso il lavoro come anestesista-rianimatore.
Ma fino all’anno scorso tu avevi il posto di lavoro in Svizzera:
E’ vero, prima a Losanna poi a Lugano: posti dove si lavora benissimo (più sodo che in Italia), dove le esigenze lavorative devono anche prevalere sugli affetti familiari. Il mio posto è ancora là, ma dopo gennaio scorso, sia per la nascita della terza figlia, sia perché qui c’era davvero bisogno, ho sentito l’istinto di rientrare per fare quanto potevo.
E ti sei beccato il virus. E il resto della famiglia?
Noi sportivi, oggettivamente, abbiamo delle risorse in più... Mio padre Giovanni, una maratona improvvisata a 50 anni in 2h45, non ha mai preso nemmeno un raffreddore; mia moglie Giulia, anche lei senza disturbi, e prima che la situazione si facesse pericolosa per lei e i bimbi, sfollata a San Felice sul Panaro. Ma adesso sono rientrati tutti a Fidenza e almeno, quando rientro dal lavoro, possiamo stare tutti insieme; e presto verrà il tempo che anche Giulia, logopedista nello stesso nostro ospedale, potrà ricominciare il lavoro.
Come va in ospedale?
Non male. La quarantena collettiva (le “zone rosse”, spiacevoli ma benemerite) ci ha ridato respiro; adesso i ricoverati in rianimazione sono quasi quelli dei tempi normali, e ogni giorno il numero degli “estubati” supera quello degli “intubati”. Lo dico sottovoce, ma abbiamo già strutture e posti letto per una “seconda ondata”: che però, se siamo bravi, non ci sarà.
A proposito: nelle prime settimane, e qualche volta anche oggi, si sono sentiti discorsi lugubri sul “triage”, cioè le scelte che al Pronto soccorso facevate preventivamente, su quelli da curare e quelli, ahiloro, da lasciar perdere…
Allora: la parola “triage”, che è stata tirata fuori fin troppo ma significa semplicemente “smistamento”, indica una prassi che è in vigore da sempre. Se tu ti presenti al Pronto Soccorso, è ovvio che come prima scelta il medico deve separare chi ha un infarto da chi ha una frattura e da chi è semplicemente ubriaco. Questo è il “pre-triage”. Quando è scoppiata l’infezione, abbiamo aggiunto un altro quesito diagnostico: sei a rischio di Covid? Hai sintomi, hai frequentato dei malati? A questo punto, separati i non-Covid sicuri (i fratturati o infartuati, per intenderci) da quelli sospettabili di infezione, fatti i tamponi ecc., per quelli con virus accertato scattava il “triage di priorità”: chi deve essere trattato con maggiore urgenza perché ha più probabilità di cavarsela? Nessuna scelta in base all’età, ma semmai in base alla pesantezza del trattamento. Un conto è se ti metto la mascherina a ossigeno sulla bocca, un altro conto se devo infilarti un tubo fino ai polmoni: alcuni pazienti, magari quelli che per malattie proprie avevano già altri fili o tubi inseriti (pacemaker, dializzati ecc.), non sopportavano un ulteriore tubo, con annesso coma farmacologico, che anzi poteva accelerarne la morte. Ricordo a tutti che non è il tubo o l’ossigeno a guarirti: quelli ti assicurano la sopravvivenza in attesa che il tuo organismo reagisca al virus.
Adesso si può correre all’aperto. All’inizio dell’epidemia si è fatto un po’ di terrorismo nell’ipotesi che il cosiddetto paziente 1, Mattia Maestri, avesse infettato i colleghi podisti alla Mezza di Portofino cui aveva partecipato.
Non mi risulta che ci siano stati infettati tra i partecipanti alla corsa di Portofino; e nemmeno alla maratona Salsomaggiore-Busseto del 24 febbraio. Perlomeno, non in numero anomalo rispetto a quelli che si infettavano per altri motivi.
E per la ripresa, come facciamo: con o senza mascherina? E’ vero che correre respirando attraverso la mascherina chirurgica ti fa rischiare seri guai per il ricircolo di anidride carbonica?
Prima di andare a rischio, ce ne sarebbe di CO2 da respirare… Io vedo chirurghi che indossano la mascherina per 12 o anche 24 ore senza mai toglierla!
Intanto, per la tua personale attività sportiva?
Dovete sapere che, dopo le mie esperienze giovanili con la Liberi e Forti dei gemelli Chittolini, e la Fratellanza di Modena con Finelli (l’unico che riusciva qualche volta a costringermi al ‘bigiornaliero’!), abbiamo fondato una società, la Ballotta Camp con sede a Salsomaggiore: solo casuale la coincidenza col nome del famoso portiere di Parma, Modena e Lazio. Contiamo una ventina di iscritti, tra cui mia moglie Giulia, e partecipiamo al campionato provinciale di Parma; ma siamo stati anche alle finali nazionali di cross Fidal a Venaria nello scorso autunno, con buoni risultati. Naturalmente, non mi limito a fare il capitano-non-giocatore: ho un 1.14 sulla mezza (nel 2014), un 30:04 sui diecimila, 15:57 sui cinquemila (nel 2014, dopo un 13:56 da assoluto, nel 2008). E con me c’è gente che vale anche in maratona: un Giorgio Bosi, adesso 48enne, con 2.43 a Carpi nel 2016, e che ha corso quasi tutte le Majors (ma anche le nostre Reggio, Ferrara, Russi) sotto le 3 ore: avevamo programmato Londra insieme, e invece... Devo dire che nella mezza mi arriva sempre più vicino, ma adesso aspettate quando torno in forma…
E ora si corre?
Il nostro presidente Simone Conforti ha organizzato tutto al meglio: il campo è giustamente chiuso, ma per fortuna attorno a Salso è tutta una collina e si corre, individualmente e senza mettere la mascherina se non c’è nessuno. Attenzione che dalle società della nostra zona (Avis Fidenza, Liberi e Forti) sono venuti fuori venti nazionali e cinque olimpici, noi del Ballotta Camp non possiamo essere da meno…
E la signora Giulia?
Adesso con una bimba di sei mesi ha altro cui pensare… Ma l’anno prossimo, chissà: come resistere, otto anni dopo il 2.58 della maratona di Reggio, alla tentazione della maratona sotto casa, ideata dai nostri maestri…? Per il momento non diciamo niente, ma… aspettateci!
Matteo Villani
1 commento
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Mercoledì, 13 Maggio 2020 13:12
inviato da Rodolfo Lollini
I miei migliori augurio a Villani di un completo recupero anche a livello sportivo.
Detto questo, quando leggo “Prima di andare a rischio, ce ne sarebbe di CO2 da respirare… Io vedo chirurghi che indossano la mascherina per 12 o anche 24 ore senza mai toglierla!” questa affermazione non mi sembra pertinente in quanto da atleta dovrebbe sapere bene che il consumo di ossigeno quando corre sotto i 3 al km non è comparabile con quello di un chirurgo durante il suo (preziosissimo) lavoro.
In ogni caso al di là di quanto possa pensare io, diversi esponenti della FSMI si sono espressi in tal senso.
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