Si torna alle gare: piano, ma si riparte
Domenica 21 febbraio è una data da ricordare: si è corsa la prima mezza maratona in Italia del 2021, a Trecate (NO), giorno più, giorno meno, a distanza di un anno dallo scoppio della pandemia. Tutto si è svolto nel rispetto delle regole, a cominciare dalla limitazione nel numero totale dei partecipanti (500), nonostante il protocollo Fidal non preveda uno specifico limite totale, bensì la partenza in scaglioni di 500. A Trecate erano 500 in totale e sono partiti addirittura a scaglioni di 100, per aumentare ancor più il margine di sicurezza. Il collega Rodolfo Lollini l’ha raccontata QUI. Anche un partecipante, Aurelio Martinelli, runner e organizzatore della Mezza di Como, ha voluto raccontarci la sua esperienza, LEGGERE QUI.
Di certo per le manifestazioni con grandi numeri bisognerà attendere ancora un po’, ma se pensiamo, ad esempio, che il 90% delle mezze maratone italiane fa meno di 1000 partecipanti possiamo senz’altro affermare che il movimento delle gare può ripartire.
Le gare sono ripartite, indoor, corse campestri ed ora quelle su strada; il calendario presenta diverse opportunità, certamente in numero inferiore alla normalità, è giusto ripartire piano.
Le difficoltà ci sono e ci saranno, forse ancora per parecchio tempo: limitazione nei partecipanti, organizzazione più complessa, maggiori responsabilità, ma LE GARE SI POSSONO FARE. Se gli organizzatori devono essere sempre bravi, oggi devono esserlo ancora di più. Poi è chiaro che possono esistere specifiche problematiche locali determinate dalla pandemia, che in certe zone purtroppo è più grave che in altre, sono situazioni che vanno affrontate seriamente ma anche serenamente, valutando tutti gli aspetti della gara e di tutto ciò che ci sta intorno: percorso, logistica, parcheggi, disponibilità di spazi che garantiscano l’ormai famoso distanziamento sociale. Dalla prospettiva di chi corre c’è … tanta voglia di correre, al punto di accettare difficoltà e compromessi, lo dicono i numeri delle gare sinora svolte.
Certamente si devono trovare enti locali disponibili all’ascolto di chi vuole organizzare, in questo senso è di fondamentale importanza presentare dei piani accurati, che rispondano in modo preciso alle vigenti normative sanitarie ed ai protocolli stabiliti dalla federazione di atletica leggera. Così non fosse, i loro dubbi, le loro perplessità non possono che aumentare ed è più difficile contestare decisioni contrarie. Ma se si fanno le cose bene, e la situazione locale non è tale, in termini di principio, da negare la manifestazione, diventa difficile accettare decisioni contrarie, magari per questioni di principio o peggio ancora di natura politica. E’ bene sapere che a monte di ogni gara podistica (o evento sportivo in genere) ci sono dei passaggi ben precisi: il Coni, in accordo col Ministero della Salute, stabilisce la fattibilità degli eventi sportivi, le singole federazioni (Fidal, nel nostro caso) definiscono dei protocolli nel rispetto delle normative. Viene definito un calendario gare, mesi prima della data; non può, non deve succedere che basti qualcuno in cerca di visibilità a mettere paura ai vari enti locali, che annullano o rinviano magari solo pochi giorni prima. Le gare non si improvvisano, ci vogliono settimane, mesi di lavoro per approntarle.
Il settore dello sport, tutto lo sport, ha lo stesso diritto di ripartire di tutti gli altri, non so quanti punti di PIL valga, ma è chiaro che genera reddito per tante categorie di lavoratori. Si pensi alle tasse che si pagano per le gare, soldi che la federazione utilizza anche per finanziare il settore giovanile, il futuro della nostra atletica; gli sponsor spendono per supportare le manifestazioni in cambio di visibilità, i produttori di scarpe ed abbigliamento…l’elenco è lungo di chi si giova del movimento sportivo. E poi si pensi all’indotto: chi corre spesso mangia al ristorante, dorme in albergo, consuma ai bar, le gare aiutano tanti altri settori a ripartire.
Avanti tutta, certamente con giudizio, rispetto e tutta l’attenzione che ci vuole. Ma ripartiamo.
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