Grifonissima: correte pure, ma fuori classifica
Alla fine il pasticciaccio brutto della “Grifonissima”, la stracittadina per eccellenza di Perugia, va a finire in una farsa. I 10 figli di un dio minore tesserati con l’Endas, ai quali era stata rigettata l’iscrizione alla gara con una modifica retroattiva del regolamento, sono stati autorizzati a gareggiare dai locali sceriffi della Fidal. Tutto questo a seguito della dura presa di posizione della Podistica Volumnia Sericap, la squadra a cui appartengono i citati 10 “eretici” amatori, che minacciava di ricorrere alle vie legali per tutelare i diritti dei propri aderenti.
Ma, con la classica toppa peggiore del buco, gli stessi sceriffi hanno successivamente imposto a chi gestisce le classifiche di depennare dall’ordine d’arrivo tutti coloro i quali non fossero in possesso almeno di una Runcard, ovvero il fantastico strumento burocratico inventato dalla Fidal per ottenere la felicità sportiva.
In questo modo l’unica soddisfazione che resta alla stragrande maggioranza dei podisti dopo la fatica di una corsa, ossia la propria presenza in un ordine d’arrivo, è stata negata all’esiguo manipolo di faticatori, rei di non voler sottostare all’obbligo del doppio tesseramento imposto dalla Fidal per partecipare alle competizioni che si svolgono sotto la propria egida e che, nell’era del Covid-19, debbono essere tutte inserite nel calendario nazionale.
Trattasi di un impressionante labirinto burocratico che la gran parte dei podisti amatoriali italiani ignora completamente e che, così come accade in tanti altri settori della vita sociale ed economica del Paese, rappresenta un elemento depressivo per la crescita dello stesso movimento amatoriale.
In questo, tanto per cambiare, l’Italia costituisce l’ennesimo cattivo esempio tra la nazioni europee, dato che fuori dei nostri confini si partecipa alle corse podistiche di massa con la semplice liberatoria. Noi invece, che siamo senz’altro i più bravi nell’irreggimentare ogni attività umana, imponiamo a tutti l’iscrizione ad una società sportiva, una copertura assicurativa e il possesso di un certificato medico per l’attività agonistica. Ma da qualche anno tutto ciò non basta più: senza una tessera Fidal o una Runcard oramai non si va quasi più da nessuna parte.
Runcard che era stata proposta con l’intento, sulla carta condivisibile, di raccogliere i podisti che correvano senza alcuna tessera, i cosiddetti cani sciolti, ma che alla fine si è trasformato in uno strumento utile per far cassa, trascinando letteralmente verso l’affiliazione alla Fidal una massa di atleti e di società che, almeno in molti casi, sembrano aver scelto il costoso male minore per poter continuare nella loro attività sportiva.
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