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Lug 29, 2021 padre Pasquale Castrilli 2603volte

Corsa e sport fanno bene, parola di missionario

Don Marco, primo a sinistra coi suoi podisti lodigiani Don Marco, primo a sinistra coi suoi podisti lodigiani Missioni OMI

Missioni OMI, la rivista di attualità dei missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI), dedica il numero di agosto-settembre (n. 8-9/2021) alla presenza della Chiesa nel mondo dello sport, in particolare della corsa a piedi.
Sono molteplici le esperienza in Italia che legano la Chiesa allo sport, a cominciare dagli oratorii, che hanno una lunga tradizione nel nostro paese, in particolare nel Nord. Una presenza che evidentemente si colloca nel settore dei valori della pratica sportiva, ma che ha offerto nel corso degli anni anche spazi fisici per la pratica stessa. La chiesa vuole abitare il mondo degli uomini e delle donne, in particolare in questo tempo di possibile ripresa dopo l’impegnativo periodo della pandemia.
Proprio lo scorso anno parlavamo su queste colonne di un convegno promosso dalla Conferenza episcopale italiana (CEI) dal titolo: “Sport ritorno al futuro. Percorso di riflessione online sul futuro dello sport dopo la pandemia di Covid 19”:
https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/6140-come-ricomincera-lo-sport-riflessioni-promosse-dalla-cei.html

Sulla copertina del numero imminente del mensile Missioni OMI, che quest’anno celebra il centenario, c’è una foto di don Marco Bottoni, prete fidei donum della diocesi di Lodi, rientrato da poco in Italia dopo un decennio di missione in Uruguay. Marco è uno dei pretisempredicorsa raccontati nel libro “Preti (sempre) di corsa”:

www.pretisempredicorsa.it

 http://podisti.net/index.php/commenti/item/6314-preti-sempre-di-corsa-il-libro-continua-in-un-progetto.html

Il titolo sulla copertina della rivista, “In missione nel mondo della corsa”, sottolinea l’esperienza di una “chiesa in uscita” molto cara a papa Francesco, una presenza negli ambienti di vita per camminare insieme verso il bene. La fede si può vivere anche facendo sport e correndo a piedi. La benedizione all’arco di partenza delle gare, la solidarietà tra podisti soprattutto nelle gare di lunga distanza, il rispetto delle regole e dei percorsi, la cura della natura e del Creato… sono tutte esperienza di una fede praticata anche in ambito sportivo.

Ecco in anteprima l’editoriale.

La corsa della vita

Le frontiere della missione della chiesa sono molteplici: non c’è ambito della vita umana in cui il Vangelo non possa essere vissuto e annunciato. Il mondo dello sport, da quello di alto livello a quello amatoriale, ha bisogno di evangelizzazione al pari degli ambienti di lavoro, di studio, di impegno sociale o politico. La Buona Notizia della salvezza conquistata da Cristo entra in dialogo con il vissuto degli esseri umani per purificarlo, redimerlo, qualificarlo. E l’attività sportiva occupa una parte importante della vita settimanale di tante persone. Le statistiche dicono che il tempo per l’attività fisica è sempre più ricercato e qualificato. Il periodo dell’emergenza sanitaria ha compromesso in parte questo beneficio, ma forse lo ha reso ancora più ricercato e apprezzato.
La corsa a piedi, in particolare, contribuisce al calo di peso, a regolare valori ematici e pressori, al benessere emotivo, a produrre endorfine. Un paio di scarpe adatte è tutto ciò che serve: un benessere a costi relativamente bassi. Siamo nati per correre, lo facciamo da bambini: un’attività sportiva sana e naturale che prolunga la dimensione ludica anche nella vita adulta e contribuisce a realizzare quella cura del creato di cui noi stessi siamo parte come esseri umani. Correre è stare con sé stessi, entrare in comunione profonda con il Creato, con il Creatore, con i Creati. Occasione di apertura, uguaglianza, amicizia, dialogo e solidarietà. La chiesa vuole abitare sempre più il mondo degli sportivi e lo fa mettendo in campo numerose iniziative e progetti, sia a livello nazionale che locale.

Due anni fa mons. Francesco Miraglia, patriarca di Venezia, accoglieva gli atleti arrivati in città per la maratona autunnale con queste parole: “Desidero manifestare la mia vicinanza e unirmi spiritualmente a tutti voi. Anche il correre può diventare un’occasione preziosa per lodare l’unico Dio, Padre di tutti e ammirare una volta di più la bellezza del Creato che ci è stato donato - e questo diventa specialmente vero nel percorso splendido che dalla Riviera del Brenta vi porterà nel cuore di Venezia - ma anche per sperimentare, in un contesto di sana competizione sportiva, situazioni di incontro, di reciproca accoglienza, e di fraternità umana che accomuna tante persone di provenienza disparata. Vi incoraggio pensando anche alla grande corsa della vita che appartiene a tutti. Siate consapevoli delle vostre forze e dei vostri limiti per affrontare sia la sfida della maratona che la sfida della vita con lealtà, generosità e determinazione. Così un’autentica vittoria potrà essere da voi conseguita al di là della perfomance realizzata e della classifica”.

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