Scarpe da gara 2022: perché non copiare l’UCI?
Quelli illustrati in immagine sono dei loghi che l’UCI, l’Unione Ciclistica Internazionale assegna ai telai delle biciclette da corsa cha ha approvato. Quando partecipo a delle gare ufficiali, i giudici potrebbero verificare anche la mia due ruote, ipotesi peraltro remota visto che di solito controllano i primi classificati ed i miei risultati sono peggiori, se possibile, a quelli podistici.
Prima che parta un giustificatissimo “e chi se ne frega delle tue pedalate?”, vengo al punto. La rivoluzione tecnologica che da qualche anno ha pesantemente coinvolto le calzature, ha provocato non pochi problemi ai giudici che devono applicare le regole stabilite da World Athletic. Diciamolo francamente, in questa giungla di norme, tra lunghezze, altezze da terra, plate in carbonio, chi ci capisce qualcosa è bravo. Passi per le competizioni principali, ma appena si passa ai campionati regionali e talvolta anche a quelli nazionali quantomeno a livello master, è chiaro che i giudici entrano in difficoltà, visto la lunghissima lista di calzature ammesse ed anche il riconoscimento dei modelli. Non sempre molto semplice. Errori in cui possono anche cadere, in buona fede, alcuni atleti. Ciò premesso, mi domando perché non vengano adottati dei marchi simili che permettano subito di capire se con certe scarpe si possa correre su strada, su pista o su entrambe le superfici. Sarebbe un cambiamento progressivo, ma se si partisse subito, visto la durata delle calzature, nel giro di un paio di anni tutti o quasi dovrebbero essere allineati. Si eviterebbero tanti fastidi e poi un bel marchio World Athletic renderebbe anche più bella la scarpa. Personalmente mi farebbe quasi sentire un atleta vero ;-)
Rodolfo Lollini – Redazione Podisti.net
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