Il viandante Andrea Spinelli ci ha lasciato, cammina lassù!
31 Marzo - Andrea Spinelli non c’è più. Il male l’ha portato via, nonostante la sua grande forza di reazione che l’aveva trasformato nel "Forrest Gump" di Pordenone, quando aveva deciso di divenire un viandante, combattendo il tumore camminando, attraversando a piedi l’Italia e diversi paesi europei.
Ieri mattina il cinquantenne Andrea è deceduto nell'Hospice del centro oncologico di Aviano: il 18 ottobre del 2013 gli era stato diagnosticato il cancro al pancreas, inoperabile, con la prospettiva di meno di un mese di vita; che però aveva funzionato da stimolo, dopo sedici mesi di chemioterapia, per portarlo a percorrere chilometri su chilometri, per poi raccontare il tutto nei suo diversi libri: “Se cammino vivo – Se di cancro si muore pur si vive”, "Il caminante", "Camminatore, pellegrino e viandante".
Angelo, catanese di nascita e di crescita, ma friulano di adozione, siccome ultimamente viveva con la moglie in un camper a Pordenone, ha reagito fin quando ha potuto come aveva testimoniato in un suo scritto: "Ognuno ha la sua tempesta, si può chiamare tumore, paraplegia, depressione, ma è sempre un buon motivo per (ri)mettersi in cammino".
Partito con piccoli tratti: “Ho iniziato con il recarmi in ospedale a piedi da casa mia che dista circa quindici chilometri per poi fare piccole escursioni in montagna fino a iniziare dei veri e propri cammini”, cammino che l’ha portato dappertutto, realizzando la modica cifra di trenta milioni di passi, per più di 18mila chilometri, e che soprattutto l’ha tenuto in vita come lui stesso spiegava: “Non so perché ho iniziato a camminare, l'ho fatto e basta. Forse ho cominciato con il pensiero già sul letto di ospedale e oggi, se sono ancora in vita lo devo proprio alle mie gambe".
Nell’ottobre del 2022 la terribile scoperta del tumore anche al polmone, che aveva reso necessari continui nuovi ricoveri.
E così i suoi ultimi scritti sui social il 25 gennaio ("Ciao a tutti, buona domenica, dal 25 gennaio sono nuovamente ricoverato al Cro. Situazione forse anche più delicata dell'altra volta, quindi il silenzio continuerà ad essere la miglior risposta, in attesa di vedere cosa potrà accadere. Meglio il nulla che parole senza contentezza della ragione. Grazie di cuore e buona vita"); e poi il 18 marzo, quando oramai aveva compreso che la sua fine era vicina: "Un mese di Hospice e sono ancora qua a ringraziare chi si sta occupando di me. Molto probabilmente non riuscirò più a camminare, ma con la mente desidero ancora fare qualche passo, non perderò mai la speranza. Con serenità, buona vita".
Per noi “Spino”, come lo chiamavano gli amici, non è morto, la sua anima vaga, cammina e magari anche corre, perché uno spirito libero non può, non potrà mai morire.
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