Direttore: Fabio Marri

* Per accedere o registrarsi come nuovo utente vai in fondo alla pagina *

Maurizio Lorenzini

Maurizio Lorenzini

appassionato di atletica, istruttore Fidal e runner

15 agosto - Gran bella prova di Giovanna Epis al campionato europeo: finisce con un ottimo quinto posto in 2h29:06 in una gara che l’ha vista protagonista fino agli ultimi chilometri. Anna Incerti chiude qui la sua lunga carriera (42^, 2h44’11).

Inutile nasconderselo, c’è tanta delusione in campo maschile, forse troppe aspettative in particolare su Iliass Aouani. Baldanzoso sin dai primi chilometri aveva fatto ben sperare, dopo il suo fantastico esordio nel 2022 alla maratona di Milano (2h08’34), qui ha concluso al 19esimo posto in 2h15’34. Immagino sia il primo ad essere rimasto male di questa prestazione: problemi fisici? Altro? In ogni caso avanti tutta, in fondo è solo all’inizio della sua carriera, sono certo ci darà tante soddisfazioni.

Tutto sommato benino Daniele Meucci, rimasto coi primi sino verso il km 35, ha chiuso al 13esimo posto in 2h14’22. Stefano La Rosa è 33esimo in 2h17’57, ritirato Daniele D’Onofrio. Una menzione a parte per il valdostano Renè Cuneaz: si piazza al 22esimo posto, col tempo di 2h15’55, ma forse sono in pochi a sapere che ... non doveva esserci. Nominato riserva (come ti prepari per una gara di quel livello, probabilmente per niente?) poi succede che prima Yassine El Fathaoui e poi Eyob Faniel devono rinunciare per infortunio e un mese prima ti dicono che correrai la maratona europea. A quel punto… come ti alleni? Oltretutto ricordiamo sempre che ha un lavoro nella vita; un plauso a questo atleta.

La gara maschile a mio avviso ha avuto uno dei finali più belli di sempre, col tedesco Richard Ringer (un personale  di 2h08’49 ottenuto alla maratona di Siena nel 2021) che negli ultimi 50 metri brucia l’israeliano Maru Teferi dopo un recupero entusiasmante; terzo posto con Gashau Ayale. Questi i tempi finali: 1) Ringer 2h10’21 2) Teferu 2h10’23 3) Ayale 2h10’29. 

Dal comunicato Fidal

Ci ha provato, ha lottato. Bel quinto posto per Giovanna Epis nella maratona degli Europei di Monaco di Baviera. L’azzurra chiude con il tempo di 2h29:06, nella gara vinta dalla polacca Aleksandra Lisowska (2h28:36), al termine di una prova coraggiosa, in cui la maratoneta italiana era rimasta fino a tre chilometri dal traguardo nel gruppo delle cinque migliori, prima di staccarsi negli ultimi tremila metri. Argento alla croata Matea Parlov (2h28:42), bronzo all’olandese Nienke Brinkman (2h28:52), di un soffio sulla tedesca Miriam Dattke (2h28:52). Quarantaduesimo posto per l’altra azzurra in azione, l’oro di Barcellona 2010 Anna Incerti (2h44:11). Nella gara maschile il migliore degli azzurri è Daniele Meucci, tredicesimo, con i migliori fino al trentatreesimo chilometro (2h14:22). Iliass Aouani frenato dai crampi negli ultimi dieci chilometri: è diciannovesimo (2h15:34). Ventiduesimo invece il debuttante in Nazionale René Cuneaz (2h15:55), trentatreesimo Stefano La Rosa (2h17:57), ritirato Daniele D’Onofrio. Rocambolesco il finale della maratona maschile: l’israeliano Maru Teferi (2h10:23), che viaggiava in solitaria verso il traguardo, viene clamorosamente ripreso negli ultimi metri, quando sembrava fatta, quasi sulla linea d’arrivo, dal tedesco Richard Ringer (2h10:21) che fa impazzire il pubblico di casa. Israele sul podio anche con il bronzo di Gashau Ayale (2h10:29). Nelle classifiche a squadre, al femminile oro Germania, argento Spagna, bronzo Polonia, al maschile oro Israele, argento Germania, bronzo Spagna, con gli azzurri quinti.

EPIS: "VOLEVO UNA GARA DI TESTA" - “Sono più che soddisfatta, per me vale come una medaglia - le parole di Giovanna Epis, primato personale di 2h25:20 lo scorso dicembre a Valencia - volevo fare una gara di testa e così è stato, ci ho creduto fino alla fine: anche se stavo lottando per una medaglia pensavo solo a vivermi il momento. Era il piano che avevamo studiato con coach Giorgio Rondelli: metterci lì e correre, senza pensare a niente. Speravo in una gara non troppo lenta perché poi, in quel caso, ci sarebbe stato un cambio netto. E infatti è venuta una prova discreta, 2h29 non è un tempo da buttare. Il percorso non era facilissimo, c’erano varie curve e due strappetti. Al trentanovesimo, con il caldo che è uscito in tarda mattinata, ho sofferto tanto. L’ultimo chilometro è stato infinito. Ma sono felice. Quando ho questa maglia addosso corro sempre più forte: quest’anno ho fatto tre Nazionali e ognuna è andata molto bene. L’azzurro mi dà mille cariche in più. A settembre mi sposo, domani mancano tre settimane, finalmente posso pensare al matrimonio con Luca...”.

 

7 agosto 2022. Il sito Fidal riporta la notizia dell’annullamento della mezza maratona e della 10 k del Parco Nord (stessa manifestazione), in programma il prossimo 18 settembre, e viene da chiedersi quali siano le ragioni di tale decisioni. Il Covid ormai ha finalmente un impatto molto relativo sulle manifestazioni sportive, e non solo quelle, inteso come restrizioni.

Il 2022 ha visto la ripresa delle gare, sia pure in mezzo a mille difficoltà, per questo vanno applauditi e apprezzati tutti gli organizzatori che hanno rimesso in piedi le manifestazioni, nonostante tutto. Purtroppo non sono stati premiati come meritavano, non è semplice capire le vere ragioni.

Così come non è facile capire perché questa manifestazione, regolarmente richiesta ed approvata da Fidal, venga annullata, peraltro a poco più di un mese dalla data prevista. Dato che il sito della manifestazione nulla dice in merito, proviamo a fare delle ipotesi: costi elevati? Non lo so, ma credo fossero preventivabili, certamente non li scopri adesso. Poche iscrizioni? Possibile, ma proprio perché c’è ancora il rischio annullamento (come dimostrato in questa circostanza) ormai la gente non si iscrive più con anticipo, attende, spera e poi si iscrive sotto data, una pratica ormai consolidata, pratica che genera non pochi problemi agli organizzatori, che devono arrampicarsi sugli specchi per la predisposizione dei pacchi gara, sapere quanta gente servirà in termini organizzativi e così via.

Mancanza di autorizzazioni? Anche questo, per quanto possibile, appare strano, significherebbe non essersi mossi per tempo. Oppure c’è stato qualche improvviso e inaspettato dietro front delle autorità locali?

Se facciamo un passo indietro vediamo che questa manifestazione è stata messa in piedi dall’impegno e dalla passione di Luciano Trezzi, nel 2021. Non ha ottenuto il successo che meritava ma poteva essere un buon punto di ripartenza; da precisare che si tratta di gara omologata e certificata Fidal, sia 10 km che mezza maratona. Da precisare anche che Trezzi non è più della partita, nonostante molti riferimenti riportino ancora alla sua persona ( e posso solo immaginare quanti lo stiano contattando per capire).

Piacerebbe conoscere le vere ragioni di questo annullamento, se gli organizzatori riterranno di farcele sapere ovviamente saremo lieti di dare loro spazio. Di sicuro queste situazioni non aiutano a restituire serenità all’intero ambiente, se poi ci sono delle giuste motivazioni … se ne prende atto, ma troverei opportuno saperlo. Per tutti, non solo per chi si è iscritto.

 

8 agosto 2022 (n.d.r.). Apprendiamo ora di un altra variazione di calendario determinata dalle elezioni. Si tratta della mezza maratona di Portogruaro (VE), in programma la prima edizione proprio il 25 settembre; ora spostata al 6 novembre. Pare non sia previsto il rimborso in caso di impossibilità a partecipare nella nuova data, ma solo lo spostamento dell'iscrizione al 2023. 

QUI IL COMUNICATO DEGLI ORGANIZZATORI 

2 agosto 2022. Arrivano le elezioni il 25 settembre e sono dolori per gli organizzatori di gare, ovviamente non saranno solo loro a soffrire la concomitanza che tocca pesantemente ogni genere di eventi e manifestazioni, ma questo è un sito che si occupa di podismo, e di questo vogliamo parlare.

Innegabile l’impatto sulle gare, già penalizzate negli ultimi tempi (sia chiaro, al pari di molte altre attività); ora questa nuova mazzata, che ha già fatto una prima illustre vittima, la storica Corriferrara, una gara che sarebbe giunta alla 47esima edizione e che prevedeva maratona, mezza e 30 chilometri (n.d.r. gli organizzatori hanno comunicato di prevedere sia il rimborso che lo spostamento LEGGI QUI).

In realtà sono molte altre le gare di ogni genere e sorta, competitive e non, che stanno discutendo con le amministrazioni locali, per valutare la fattibilità. La prima obiezione che viene da fare è relativa alla (presunta) difficoltà a spostarsi per andare a votare: a parte il fatto che le gare tipicamente si svolgono il mattino e il tutto si esaurisce nell’arco di qualche ora (invece in genere si può votare fino a tarda serata e magari anche il lunedì), ma davvero si rende impossibile lo spostamento delle persone?

Sento di enti locali che propongono variazioni di percorso, ma se le gare sono su distanze omologate ciò non è possibile, o comunque molto complicato. E costoso, dato che si dovrebbe ri-certificare il percorso, peraltro solo per questa edizione. Altri che obiettano l’indisponibilità delle forze dell’ordine, impegnate ai seggi; a parte che viene difficile credere che proprio tutte siano utilizzate a questo scopo, ma gli organizzatori nel corso degli anni si sono attrezzati col proprio personale, anche utilizzando altre istituzioni, come la protezione civile.

Viene da pensare che sono “fortunati” quegli organizzatori che prevedono percorsi fuori dai centri cittadini, o che comunque non hanno passaggi in zona scuole. Oppure che non prevedendo distanze omologate possono apportare le modifiche necessarie a ricevere l’autorizzazione, ad esempio questo è il caso della 30Trentina, gara che si corre appunto il 25 settembre, che peraltro non si svolge in grandi centri urbani, appena confermata . LEGGI QUI.

Mentre vi scrivo sono a conoscenza di altre situazioni pendenti, conto almeno 50 manifestazioni tra competitive e non nel solo settore del running (ma saranno molte di più considerando tutti gli altri sport), sono in atto i confronti con le autorità. Intanto hanno confermato la gara, e ce l'hanno comunicato, gli organizzatori del "Trail Moscato d'Asti" a S. Stefano Belbo, la mitica cittadina di Cesare Pavese; mentre la Cardiorace di Riva Ostiense (Roma) si è spostata alla domenica successiva, 2 ottobre.

La domanda, e la riflessione finale: è davvero impossibile la coesistenza tra le due cose oppure è solo questione di buona volontà “di fare”? Proviamo a pensare alle difficoltà degli organizzatori che spesso con grandi fatiche hanno ottenuto autorizzazioni, lavorato per lungo tempo per mettere in piedi le manifestazioni. Ora dovranno ripartire da capo, trovare un’altra data, in un calendario già impossibile di suo. Pensiamo anche all’enorme flusso di turismo sportivo, globale, non solo running, che porta la gente (stranieri inclusi) in giro per l’Italia con una positiva ricaduta economica per il nostro paese, che ha davvero tanto bisogno di questa.

Veramente, è molto difficile capire; se poi pensiamo al recente flop elettorale del referendum… ma questo è un altro discorso.

 

SERVIZIO FOTOGRAFICO

Il caldo pare proprio non aver influito sulle performance alla 10 k di Saronno, con il keniano Dykson Simba Nyakundi e Nicole Reina che stabiliscono il nuovo record della manifestazione, anche Renè Cuneaz corre sotto il precedente primato.

18 giugno 2022. Livello decisamente alto a questa edizione del Running Day, il nuovo percorso recentemente omologato, pur più veloce del precedente, resta tuttavia piuttosto tecnico e ciò avvalora ancora di più le prestazioni ottenute.

La gara maschile si risolve al terzo chilometro, quando Simba Nyakundi accelera con una progressione lenta ma inesorabile, sia pure se Renè Cuneaz (Cus Pro Patria) e Andrea Soffientini restano a breve distanza sino al sesto chilometro. La cavalcata in solitaria del keniano prosegue con parziali sempre sotto i 3’/km, anche nei tratti del centro cittadino, piuttosto tortuosi. Vince in 29’25, un tempo di valore assoluto, ancor più alto proprio per le caratteristiche del percorso; anche il valdostano Cuneaz chiude correndo forte in 30’18, proseguendo un 2022 sempre ad alti livelli, in particolare per la maratona di Siviglia, quando con 2h12’48 ha realizzato il suo nuovo record personale. Terzo posto per Mustafà Belghiti (Dinamo Sport), con 30’34 sfiora il suo record personale (30’32), e dimostra di possedere ulteriori possibilità di crescita.

Tra i primi dieci bene Mattia Zen (CUS Insubria Varese), classe 2002, al nuovo personale con 32’42 (precedente 34’17). Record personale (32’57) anche per Roberto Patuzzo ( Azzurra Garbagnate), che si migliora di quasi un minuto.

Nuovo record anche al femminile, con Nicole Reina (Cus Pro Patria) che prende il largo già nel primo giro, con il duo Elena Casarotta (Grottini Team) ed Elisabetta Iavarone (Lieto Colle) ad inseguire. La ragazza allenata da Giorgio Rondelli prosegue la gara in solitudine chiudendo col tempo di 34’53, che costituisce il nuovo record della manifestazione (precedente Elena Romagnolo, 34’59, anno 2019); ultimamente aveva gareggiato poco e questo risultato è davvero incoraggiante per un’atleta dal palmares di grande valore (31 titoli italiani). Negli ultimi chilometri la Iavarone (nel 2021 ha corso la maratona in 2h39’) riesce a staccare la Casarotta, concludono rispettivamente col tempo di 35’59 e 36’32. Considero di valore il risultato della marchigiana Elena Casarotta, se consideriamo che ha 23 anni, ma solo da un anno corre a questi livelli. Bene anche Sara Gandolfi (Atl. Pro Sesto, classe 2002), mezzofondista all’esordio sulla distanza che si porta a casa un promettente 37’27.

Importante per la manifestazione la presenza di Giorgio Calcaterra, certamente il più popolare nel mondo dei runner, il più riconosciuto ed applaudito, ormai da molti anni. Il tre volte campione del mondo sulla 100 chilometri si è difeso molto bene su una distanza certamente non nelle sue corde, eppure corsa in 33’30.

Cala il sipario su una bella manifestazione, ottimamente organizzata dalla ASD Running Saronno:  difficile chiedere di più. A parte aver assemblato atleti di tale levatura, ci sono tutta una serie di particolari che rendono questa gara decisamente apprezzabile: percorso ben presidiato, acqua fresca all’arrivo, pasta party con birra, ampia base dei premiati nel settore master oltre ad un montepremi in denaro di buon livello (e con extra bonus per i record). Addirittura la sensibilità di considerare attentamente le condizioni meteo e decidere di istituire un ulteriore punto di ristoro, oltre a quello previsto da regolamento Fidal; di fatto c’erano tre ristori lungo il percorso, ai km 3,5 e 8.

Eppure i numeri non le rendono giustizia, 220 iscritti e 196 classificati;  da “addetto ai lavori” resto un po’ perplesso, mancano i grossi gruppi di Milano e registro una scarsa presenza di quelli di Varese ma anche Como. Mi sfugge qualcosa.

In ogni caso la soddisfazione di chi c’era ha ben ripagato l’impegno degli organizzatori, e la qualità della manifestazione, che rappresenta sempre il miglior investimento possibile, certamente premierà nel tempo.

13 giugno 2022. Gran bella esperienza questa della Dolomiti Extreme Trail, e non solo per quanto attiene gli aspetti sportivi; siamo nella Val di Zoldo, al cospetto delle dolomiti bellunesi, il cui parco nazionale è patrimonio Unesco.

Lo scorso week end si è corsa una manifestazione che prevedeva dai 103 km della gara lunga fino alla mini DXT, che ha coinvolto ben 250 bimbi.

http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/8840-dolomiti-extreme-trail-da-record-trionfano-il-canadese-galen-reynolds-e-la-polacca-marta-wenta.html

Io mi sono “accontentato” della K22, una distanza appunto di 22 chilometri ed un dislivello di 1300 metri, più abbordabili per un podista padano il cui massimo delle pendenze è rappresentato dai cavalcavia.

Ecco come l’ho vista e vissuta.


Appena fuori dall’abitato di Forno di Zoldo si fa subito sul serio, fino al km 6 (circa) si sale inesorabilmente, pendenze limite ribaltamento; fa caldo, ma per la maggior parte del percorso si corre (ma anche cammina) all’ombra. Un ghiaione annuncia la fine della salita, quanto meno pare che da queste parti si sia raggiunto il punto più alto del percorso (1680 metri). Lo scenario è spettacolare, unico, ma ciò che appare poco più avanti è ancora meglio: correndo su un crinale sulla sinistra appare il “caregon del padre eterno”, la sedia del padre eterno, il monte Pelmo. Impossibile non fermarsi a rimirare; obbligatorio un selfie che sono in molti a farsi, io preferisco portarmi queste immagini dentro, nella mente e nel cuore.


Segue un bosco in discesa, a tratti molto ripida, che ci porta al ristoro del km 10, in realtà i chilometri realmente percorsi sono meno, come spiegherò più avanti. Adesso per diversi chilometri si corre bene, su un percorso facile e con pendenze favorevoli, fino alla frazione di Dont (altezza 915 metri), ma qui arriva la vigliaccata: si torna su, e più di una volta, fino ai 1050 di Casal; lo chiamano “mangia e bevi”, quando si sale e si scende in continuazione. Se le gambe te le sei giocate in discesa, e prima ancora in salita, diventa difficile. Inevitabilmente corre il pensiero a chi ha ideato questo tratto del percorso, ma quando dopo aver cambiato il versante della valle ti trovi davanti la vista dei magnifici monti San Sebastiano e Moiazza ti piace pensare che lo abbiano fatto di proposito.


Da un punto di vista strettamente tecnico questo è il tratto del percorso più facile, nessuna difficoltà (fatica a parte); i trailer duri e puri probabilmente storceranno il naso, ma si attraversano boschi molto belli e piccolissime frazioni dove i quattro-abitanti-quattro sono tutti in strada ad applaudirti, incoraggiarti; non mancano mai ristori ma anche numerose fontanelle, in particolare nella seconda parte del percorso. Mi trovo a condividere questi ultimi chilometri con Encarta, una spagnola, e Jessica, della scuola di maratona di Vittorio Veneto. Lei è di Conegliano, abbiamo parlato di salite, discese e dislivelli? Macché, l’argomento chiave era il prosecco, mi ha fatto subito simpatia. Siamo quasi alla fine, senti lo speaker e capisci che è davvero fatta; solo un ultimo tratto di un chilometro in forte pendenza a favore, su asfalto, quello che per certi aspetti ho sofferto di più. Le gambe non ne volevano sapere di rispondere all’appello, esaurite le pastiglie dei freni, intesi come muscoli dei polpacci e delle cosce.


Una bimba piccola mi mette la medaglia al collo, vorrei darle un bacio, mi limito a ringraziarla; lei come tanti altri coetanei che hanno fatto lo stesso per chi terminava la propria gara.

Un dettaglio sulla lunghezza: i chilometri sono circa 20, invece dei 22 annunciati. Mi hanno spiegato che  ciò è dovuto ad un variazione del percorso causa un sentiero inagibile, cose che possono capitare nelle corse in montagna. Ma … non si è lamentato nessuno. Invece bene sapere che nel 2023 si torna al percorso originario, nessuno sconto in vista.

Che cosa mi porto a casa con questa Dolomiti Extreme Trail? Certamente un’altra esperienza positiva nel mondo trail, direi la più bella, ma anche ben di più della partecipazione vera e propria ad una gara; ho scoperto un paese ed una valle a me sconosciuti, forse anche per la distanza da Milano. Ovunque si “respirava” aria di passione ed entusiasmo, il risultato è una manifestazione che cresce negli anni (quest’anno record di iscritti, 1630, e di nazioni presenti, 51) e non è difficile prevedere un’ulteriore crescita nel tempo. Qualche altro “dettaglio”: il coinvolgimento felice e gioioso dei bimbi che accompagnavano gli atleti all’arrivo e quelli che mettevano le medaglie al collo. I volontari: sempre disponibili, affabili, eppure molti di loro hanno fatto il giro dell’orologio per fare assistenza ai partecipanti.


Vorrei nominarli tutti, ma non conosco i nomi, ed allora ne prendo uno a simbolo per tutti: Sara, all'arrivo si è fatta in due, o anche in tre, per fornire il ristoro, mettere le medaglie al collo, confortare con i complimenti e con un sorriso chi si era fatto tanti chilometri. Un grande, grande grazie a tutti.
Infine, a beneficio di noi maschietti: da queste parti ci sono un sacco di belle donne. Belle, simpatiche e gentili.

 

 VIDEO

 

 LINK AL SERVIZIO FOTOGRAFICO

 

 

16 maggio 2022. Le cronache dovrebbero raccontare di vincitori, classifiche, duelli all’ultimo metro, invece questa è una classica non competitiva, come tante ce ne sono e che finalmente sono tornate a vivere. Questa è una che vale la pena far conoscere.

Siamo a San Colombano al Lambro, cittadina in provincia di Milano, la sola zona un tantino collinare (altezza max 200 metri) a sud di Milano, quantomeno prima del fiume Po, che certifica l’ingresso nell’Oltrepò pavese.  

Una volta si produceva molto vino da queste parti, ora questa attività si è molto ridotta, sia pure se ancora presente. Chi ha partecipato se ne è accorto, tra l’altro il percorso prevedeva l’attraversamento di una delle cantine più note di queste parti.

Si corre nel Parco della collina, istituito nell’anno 2000, grazie all’impegno ed alla passione del gruppo sportivo Runners Park; sono 7, 14 e 17 chilometri su e giù attraverso boschi e vigneti. Sono 15 salite per chi sceglie il percorso più lungo, mai troppo lunghe ma talvolta secche; la curiosità è che non ci sono indicazioni chilometriche (spesso imprecise e comunque prive di significato) invece sono numerate le salite, e ogni cartello reca anche un numero telefonico, quanto mai utile in caso di emergenza.

Di asfalto ce ne è poco, pochissimo, invece il fondo è in prevalenza sterrato ed erboso, i sentieri boschivi sono mediamente regolari, i tratti che presentano buche o irregolarità sono comunque ben indicati con farina.

Si corre bene, ci si può anche rilassare ma poi, come sempre, la sofferenza  … è un optional, tutt’altro che obbligatorio.   Se si ha in programma qualche trail, o corsa in montagna, si può fare un ottimo allenamento.

Condivido la scelta di escludere il classico gadget, che spesso vorrebbe giustificare costi di iscrizione fino a 7 euro. Qui il costo era di 2,5 euro ( o 3 se non tesserati Fiasp) e comunque qualcosa si porta a casa qualcosa (acqua, brioche, crakers); non mancano i ristori, sia quello finale sia, ovviamente, quelli sul percorso.

Ma soprattutto si porta a casa una bella esperienza; in quanto erano? Sono stati 799 quelli che hanno ritirato il cartellino.

 

8 maggio 2022. Bene questa Run In Como tornata nella sua classica data di maggio, dopo il forzato spostamento a dicembre dell’edizione 2021.

Ivana Iozzia, atleta con un grande passato e un invidiabile presente, vince e realizza con 1h23:34 il nuovo record della gara (precedente Giulia Merola, anno 2018, 1h26:27). Classe 1973, tre volte campionessa italiana di maratona, corre ancora davvero forte, in particolare nella corsa in montagna e trail. Secondo posto in 1h31:00 per Camilla Grassi (DK Runners) e terzo per Monica Cagliani (1h32:30, Gamber de Cuncuress).

Mezza maratona maschile che vedeva nuovamente ai blocchi di partenza Michele Belluschi (Grottini Team), campione uscente e detentore del record della manifestazione (1h09:40). Gara che si risolve poco dopo il giro di boa a Laglio, dove transitava in 35’11 insieme allo spagnolo Ayesta Koldo (Laudio Atletismo); Belluschi allunga nei tratti in salita e prende il largo. Vittoria in 1h10:29; segue Koldo 1h12:26 e Manuel Molteni (1h12:41-GS Villa Guardia). Con questa sono tre le edizioni vinte da Michele Belluschi.

Erano 442 gli atleti iscritti, 406 quelli classificati.

Positivo esordio della gara sulla distanza di 5 k (percorso certificato) inserita per la prima volta nella manifestazione; 66 gli atleti classificati, tutto sommato un buon dato per una distanza solo recentemente inserita nei calendari (dopo approvazione World Athletics e Fidal), ma soprattutto ottimi i riscontri tecnici. Interessante presenza di atleti nelle categorie junior e promesse che hanno occupato cinque dei primi dieci posti in classifica, con tempi compresi tra 16 e 17 minuti.

Vince in volata col tempo di 15’25 il promettente Federico Maione (Pro-Sport Running Academy), dopo che il forte M40 Salvatore Gambino (DK Runners) gli ha reso la vita dura sino a 200 metri dall’arrivo; suo il tempo finale di 15:28. Terzo posto per Tommaso Grassi (16’15-Azzurra Garbagnate).

Nella gara femminile vince Deborah Oberle, forte mezzofondista del Cus Insubria, suo il tempo di 18’59; seconda e terza rispettivamente Bianca Campidelli (19’46) e Barbara Cassola (22’45-Pol Olonia).

Bene l’organizzazione a cura di Aries Como, bene anche il meteo, né pioggia, nonostante le previsioni, né caldo, che spesso fa “buona” compagnia ai podisti in questa gara.

SERVIZIO FOTOGRAFICO

24 aprile 2022. Bella questa manifestazione (organizzazione a cura della UTLO Events) che definirei “inclusiva”, perché distanze, dislivelli e difficoltà la rendono fattibile per molti, se non per tutti.

Il menu prevedeva una 11 chilometri sia in versione corsa che “ Nordic Walking” (dislivello positivo 200 mt), e una 20 chilometri con 400 metri di dislivello positivo.

Nella gara femminile di 20 km vittoria per Benedetta Broggi (Raschiani Triathlon Pavese) col tempo di 1h35:40, davanti a Silvia Guenzani (1h36:22-Fulgor Prato Sesia) e Monica Moia (1h41:22- ASD Bognanco).

Tra gli uomini la spunta di poco Francesco Guglielmetti, in 1h21:23, secondo posto per Mikael Mongiovetto (1h21:28-Pol. Sant’Orso Aosta) e terzo per Camillo Enzio (1h25:50-Sport project VCO).

Nella gara più corta maschile, in versione running, vince Federico Poletti (Fulgor Prato Sesia) in 45:41; seguono Emanuele Poggia (44:15-Circuito Running) Andrea Folli (48:13); in quella femminile è Veronica Riccio (Podistica Arona) la vincitrice, col tempo di 51:03. Secondo posto per Tiziana Elia Ciocca (56:54-Run Athletic) e terzo per Chiara Carlotta Scalfoni (1h03:14-Run Athletic).

Partenza ed arrivo a Fara Novarese, un piccolo comune della provincia di Novara posto a 210 metri di altezza e immerso in una distesa infinita di vigneti. Interessati dal percorso anche i comuni di Briona, Ghemme e Sizzano.

Un trail che definirei poco impegnativo, penso la soluzione ideale per chi voglia approcciare la specialità senza … farsi troppo male; ma anche la definizione di corsa nella natura mi pare appropriata. I tratti più complicati per le pendenze e il fondo scivoloso (in verità pochi) erano ben presidiati dalle persone dello staff e talvolta da corde di sostegno. Ma la gran parte del percorso (sempre ben segnalato da fettucce rosse, qui bisogna imparare a tenere gli occhi un po’ oltre i propri piedi) era su lunghi tratti con salite e discese decisamente corribili, o anche “camminabili” di buon passo. Gli attraversamenti dei boschi spesso portavano da un vigneto ad un altro, un bel colpo d’occhio anche se la vegetazione sui filari è ancora molto limitata.

Regole della partecipazione tipiche delle gare trail, sia pure in modalità ridotta, anche per un ambiente non eccessivamente severo (altezza massima 400 metri), ma giusto così. Quindi zainetto con telefono, scorta idrica, bicchiere personale.

Un unico ristoro (ben fornito) a metà gara; se faccio una valutazione da “stradista” dico che uno in più non guastava, ma la realtà in questi ambiti è un po’ diversa, e del resto era scritto e raccomandato ovunque il criterio della semi autosufficienza tra partenza, ristoro ed arrivo.

In conclusione, una bella esperienza personale, in una gara bene organizzata. Se a qualcuno dopo l’assaggio di un trail “easy” è venuta la voglia, il prossimo 14-15-16 ottobre si farà sul serio, con l’edizione UTLO 2022 (Ultra Trail Lago Orta).

Riguardo ai numeri, complessivamente 240 i classificati, pochi? Questo il commento di Vincenzo Bettina, uno degli organizzatori “volevamo ripartire, in mezzo a tante difficoltà, ci siamo riusciti. Siamo felici di questo, anche perché la gente che ha partecipato è andata a casa contenta e questa è la nostra soddisfazione più grande”

SERVIZIO FOTOGRAFICO

24 aprile 2022. Formula sempre vincente questa del WMD, capace di riunire tanti atleti di buon  livello, che in questo contesto trovano le migliori condizioni per esprimersi al meglio.

Giusto il risalto fotografico nella foto di copertina a Nadia Battocletti per il suo record italiano, del resto questa gara su una distanza piuttosto anomala rispetto alle consuetudini (2 miglia), era stata confezionata ad hoc; e visto la fantastica crescita della forte atleta trentina c’erano pochi dubbi che non riuscisse nell’intento. Non deve quindi sorprendere che con 9:32.99 abbia battuto, anzi polverizzato, il record di Elisa Rea (9:44.61) stabilito nel lontano 1997. In questa gara secondo posto in 9:55.33 per la burundiana Francine Niyomukunzi, terza Giovanna Selva (Sport project VCO-10:06.44).

Su un piano tecnico mi hanno maggiormente colpito tante prestazioni realizzate in altre gare, anche in seguito a sfide molto avvincenti. Ne evidenzio alcune.

Elena Bellò (Fiamme Azzurre), con 4:09.42 vince la gara sui 1500 metri e si migliora di tre secondi.

Bravo Simone Barontini (Fiamme Azzurre) a spuntarla in volata nei 600 metri su Francesco Pernici (Free Zone), ma bravissimo quest’ultimo a realizzare con 1:17.36 la miglior prestazione italiana juniores.

Ma forse la gara più significativa, dal punto di vista cronometrico, è stata quella sui 5.000 metri, nella batteria maggiormente accreditata si sono registrati ben otto atleti con tempi inferiori a 14 minuti (tutti al record personale, vedere in fondo la classifica); in particolare Italo Quazzola (Casone Noceto) che si piazza al secondo posto e abbassa di dieci secondi il suo pb (ora di 13:45.18) in una gara che ha vinto in solitudine il burundiano Egide Ntakarutimana in 13:40.51. Terzo gradino del podio per l’inglese Alex George (13:51.48).

Anche l’altra batteria ha dato un ottimo contributo qualitativo: vittoria di  Ademe Cuneo in 14:18.92 (Caivano Runners). Complessivamente sono stati 42 gli atleti che hanno corso sotto i 15 minuti.

Complessivamente un ottimo meeting per quanto riguardo i riscontri cronometrici e la qualità generale espressa, del resto non è una novità e va dato ampiamente atto e merito a Giorgio Rondelli di riuscire ogni volta a far vedere una buona atletica. Qualche problema solo nella marcia, d’altra parte se mischiare nella stessa gara maschi e femmine anche di diverse categorie può starci, più complicato far correre diverse distanze, nel caso specifico 3 e 5 chilometri.

 

Lunedì, 11 Aprile 2022 00:16

Olginate (LC) - Ghost Town Trail

Andrea Rota e Martina Bilora sono i vincitori della seconda edizione della Ghost Town Trail

11 aprile 2022. Bella l’idea di far “rivivere” una cittadina morta in età tutto sommato molto giovanile. Nata tra il 1960 e il 1970 doveva diventare un polo di attrazione, a due passi da tutto: la città dei balocchi qualcuno scrisse, ma anche alberghi, ristoranti, discoteche. Poi tutto si interruppe parzialmente nel 1967 a causa di una frana, probabilmente provocata dai tanti lavori che avevano sconvolto l’equilibrio geologico della zona; rimessa in sesto è arrivata la seconda mazzata, nel 1976, da qui l’abbandono e Consonno divenne una “città fantasma”.

Buona idea farla rivivere in qualche modo, da qui il progetto della Ghost Town, nata grazie alla ASD G.E.F.O. (Gruppo Escursionisti Falchi Olginatesi), ed alla collaborazione col Comune di Olginate.

Un trail tutto sommato abbordabile ai più, con 16 chilometri abbondanti (così riportano i GPS dei partecipanti) e un dislivello positivo complessivo di 750 metri.

Il percorso: premesso che chi vi scrive è tutto fuori che un trailer, provo a descriverlo così come l’ho vissuto. Dopo un chilometro facile a fianco del lago di Olginate (sostanzialmente si tratta di un allargamento del fiume Adda) ci si dirige in collina, con vari tratti piuttosto impegnativi che si alternano ad altri in falsopiano, che facilitano il recupero. Più o meno velocemente si raggiunge il punto più alto del percorso, in vetta al Monte Regina (811 mt), Da qui si scende leggermente in quella che fu la cittadina di Consonno: un paesaggio davvero tetro, si percepisce facilmente quanto sia azzeccata la definizione di città fantasma, ed è un peccato, per i panorami che si possono scorgere e per i boschi che si attraversano nei dintorni.

Dopo Consonno (634 metri di altezza) si inizia a scendere più decisamente, brevi tratti su asfalto (immagino resti della strada dei tempi che furono) ed altri facili e molto belli su sentieri boschivi. Le difficoltà arrivano dopo il km 11, quando si incontrano dei tratti molto impegnativi, per discese particolarmente ripide e su fondo molto sconnesso. Non so se meritano la definizione di “single track”, ma garantisco che stare in piedi non era così semplice (almeno per me). Ma la vera vigliaccata di chi ha approntato il percorso è stata verso il km 13: stai scendendo più o meno bene, vedi il paese di Olginate, senti lo speaker in lontananza e …devi risalire per una cinquantina di metri di dislivello, quando ormai le gambe ti hanno quasi totalmente abbandonato.

Tornando alla gara: quella maschile un po’ più combattuta, così dicono i tempi finali: vince Andrea Rota (Osa Valmadrera) davanti a Danilo Brambilla (Falchi Lecco) e Alessandro Riva (GSA Cometa).

Apparentemente senza avversarie Martina Bilora (GEFO K-Team), che ha lasciato a quasi dieci minuti Sara Toloni (Runway Milano); terzo posto per Cristina Sonzogni (Elle Erre).

I numeri della gara: 389 gli atleti iscritti, 375 i partenti, 341 i classificati. Sono numeri importanti, che hanno indotto gli organizzatori a chiudere anticipatamente le iscrizioni. Giusto così, del resto nel mondo trail (anche quelli meno esasperati) entrano in gioco importanti elementi di sicurezza. A proposito di questo ho trovato ottimale il presidio del percorso, in particolare nei tratti più complicati c’erano davvero tanti addetti ad assistere, avvisare su ciò che ti aspettava. Ristoro finale super abbondante, con l’immancabile birra che continua ad essere la bevanda più amata dai runner.

Bella manifestazione (tra l’altro nel calendario Fidal, cosa tutt’altro che scontata per questa tipologia) e bene organizzata. Qualche osservazione si può fare sui parcheggi, non facili, soprattutto nella prospettiva della probabile crescita. Un ristoro in più poteva starci, faceva caldo; ne hanno probabilmente un po’ sofferto quelli che viaggiavano “leggeri”, ma del resto la raccomandazione (non obbligo) degli organizzatori era quella di attrezzarsi, perché si correva in regime di autosufficienza.

 

 

Ultimi commenti dei lettori

Vai a inizio pagina