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Lug 29, 2023 962volte

Montorso (Pavullo, MO), 4^ La Grota nuova serie: e bravo podestà Pattuzzi!

I protagonisti I protagonisti Collage di R. Mandelli da originali di Italo Spina

29 luglio (nessuno lo ricorda, ma è l’anniversario dell’uccisione di re Umberto I nel parco di Monza) - In un fine mese insolitamente denso di eventi nell’area modenese-reggiana, il sabato pomeriggio siamo tornati a Montorso, 650 metri slm, sulla costola dell’Appennino pavullese che si apre alla valle del Panaro, e di là al crinale di confine con Bologna (Guiglia-Zocca, dove l’indomani è programmata un’altra classica). Abbiamo ritrovato gli stessi motivi di fascino e di plauso che descrivemmo cinque anni fa (28.7.2018, seppure senza più tracce della stupenda signora visionata, all’epoca, oltre 4200 volte)

https://podisti.net/index.php/cronache/item/2090-montorso-e-zocca-mo-bei-giri-e-belle-signore-di-qua-e-di-la-del-panaro.html.

Se, col traino della signora, vi andate a rileggere quel resoconto, potreste dire di sapere quasi tutto anche della corsa di oggi, cui posso fare solo aggiornamenti e attualizzazioni. A Modena stavamo sui 32 gradi, divenuti 26 a Montorso; i partecipanti hanno superato abbondantemente i 200, con la conferma di una sezione ragazzi partita separatamente su percorso ovviamente ridotto, mentre gli adulti hanno goduto del consueto tracciato di 8,600 con 330 metri di dislivello, con un paio di km sterrati, anche suggestivi per il tratto dell’antica “Grotta”, cioè il sentiero antico (dai 580 agli 820 metri di altezza):  il tutto molto panoramico, con sguardi sulle vicine torri pavullesi e la poco più lontana rocca di Semese a picco sulla Valpanaro, al di là della quale si erge il solitario campanile di Montespecchio che fa da guardia al confine coi bolognesi.

In più va detto che non mi erano mai capitati, in una gara che chiedeva 2 euro per l’iscrizione offrendo in cambio una confezione di rinomate crescentine locali, ben tre ristori nei primi 6 km, dove l’ultimo ristoro, accanto agli usuali acqua tè e frutta, offriva una serie di torte casalinghe tali da eccitare perfino l’appetito di Giangi (che, disceso dalle Dolomiti e venuto qui in camper, dormirà in zona per essere pronto l’indomani alla gara di Zocca, e pare che abbia persino comprato il pettorale sebbene non lo esibisse in gara).

Ultimo ristoro al traguardo, dove era poi disponibile la cena all’aperto, rinomata per l’eccellenza dei cibi e frequentata da una lunghissima fila di adepti, ovviamente non solo podisti. L’occasione del ritrovo era la sagra locale, intestata a san Vincenzo Ferrer (un valenciano!) sebbene la chiesa sia dedicata a santa Margherita: ma san Vincenzo sarebbe passato di qua (zona ricchissima di uomini di Dio, da padre Sebastiano e fratelli Bernardini a padre Berardo Rossi dell'Antoniano a padre Gianaroli dell'Osservanza di Bologna, ecc.), e continua a fare miracoli, testimoniati non solo dai commoventi ex-voto in chiesa, ma anche da eventi attuali. Negli ultimi tre mesi, mi confidava l’onorevole Podestà Pattuzzi (che vedete ritratto nel collage in basso a dx), ben tre miracoli: gente salvata dal ribaltamento del trattore o da aneurismi galoppanti, come negli ex voto appaiono gli scampati dalle cadute da cavallo, dallo schiacciamento sotto i carri o dal letto di morte. Importante invocare questo san Vincenzo e non gli altri, allo stesso modo di quel tale che stava cadendo e invocò Sant’Antonio ma confondendo quello del deserto con quello di Padova, e allora una manina lo salvò ma poi si aprì lasciandolo rovinare a terra (et t’ee sbaglièe, l’era cl’èter!). Quando sarà canonizzata santa Schleinia del Nasino, secondo l’Evangelio di Rubberte Saviane, magari andrà ancor meglio e non ci saranno distinzioni classiste contro gli orfani dei navigators, che tutti arriveranno alle tigelle del premio finale.

Intanto, a Montorso 2023 ci accontentiamo della presenza di Micio Cenci, di Enrico Zanella, dei fratelli Baldini (nel senso di Morena & Loriano) e dell’intera famiglia Spina, servizio fotografico incluso e convenientemente collagiato dal Mandelli monzese ma non regicida. C’è bisogno di ritrovi come questo per non disperdere il patrimonio del podismo popolare e insieme di una terra per tanto tempo avara, ma ricca di storia e di umanità.

 

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