Portile (MO) – L’ “altro podismo” ritrova i Quartieri… e un po’ d’orgasmo
1° dicembre – Esattamente come l’anno scorso, le quattro camminate dei Quartieri modenesi ricominciano da Portile, all’estrema periferia sud del comune (https://podisti.net/index.php/cronache/item/11108-portile-inaugura-le-corse-di-quartiere-del-dicembre-modenese.html). Proseguiranno domenica prossima all’estrema periferia ovest della provincia, giusto al confine con Reggio (cave del Secchia a Marzaglia, già teatro di una gara autunnale), poi il 22 con una capatina a un paio di km dal centro (zona San Faustino – parco Ferrari), infine il 29 a Modena Est, da un altro parco che (all’insaputa di tutti i podisti interpellati) è stato intitolato – guarda caso - a Berlinguer.
Ben vengano queste gare di quartiere, quando la stagione sembra meno incline a favorire gli sforzi organizzativi: certo, per i superagonisti sono settimane dense di maratone (oggi almeno tre in un raggio di 500 km, per non dire della prestigiosa Valencia rinata in tempo utile dal fango), ma per i cultori dell’ “altro podismo”, quello dove il cronometro ha un valore relativo (e purtroppo, anche l’orario ufficiale di partenza viene irriso), è una gran cosa avere a disposizione una corsa con iscrizione gratuita e per giunta un pacco-gara che comprende un pacchetto di pasta e uno di piade, più un buono sconto di 5 euro al Conad.
Se poi aggiungiamo il bel sereno, con temperatura che alla fine ha raggiunto addirittura i 7 gradi (un vicino di gara si lamentava di avere le maniche lunghe), ci si spiega una partecipazione che (a giudicare dall’affollamento ai ristori e al ritiro del premio) mi è sembrata superiore a quella solita delle ultime settimane; anche perché, si diceva malignamente nell’entourage di Giuseppe Cuoghi, nella gara concorrente della sponda reggiana si pagavano 2,50 e non c’era più la gallina di premio. E senza gallina, ad Arceto rimane solo lo speakeraggio di Roberto Brighenti, che è molto ma forse non tanto da giustificare la trasferta; tanto più che da Portile nel dopogara potevamo andare a breve distanza a sbafare gratis altro che galline.
Grande cerimoniera della corsa di Portile è stata Sonia Del Carlo, la campionessa sempre sorridente che si è fatta in quattro, dall’allestimento iniziale, alla perlustrazione del percorso in bicicletta (mentre il via con la bandiera rossa l’ha dato Peppino Valentini), poi alla distribuzione dei pacchi-gara sotto l’assedio di centinaia di mani protese, e infine alla ‘ripulitura’ del percorso dalle bandelle e segnali messi per instradarci. Tra i protagonisti con le scarpette, ai già citati aggiungo i fratelli Baldini (Loriano e Morena), Emilio Borghi decano del podismo (praticato a partire dalla Zresa al Lambrosc del 1971), Luigi Luca con Rosaria e il cagnetto Kiki, e la re-new entry Jennifer Mai da Castelfranco Emilia, già trailer di valore e ora alla ripresa dopo lunga sosta. E, come diceva Dezan, via via tutti gli altri.
Percorso lungo di 10.2 km, identico all’anno scorso e in buona parte ricalcato sul giro mediolungo dei salumifici di Castelnuovo, dunque con vari km sulla pista sterrata del Lungotiepido a destra (dunque in territorio rangoniano e non porcilese); ristoro intermedio che ho saltato perché c’era da aspettare che l’unica addetta riempisse i bicchieri, e ristoro finale che nell’attesa di essere serviti si poteva riempire con la lettura dei libri disponibili nella stessa sede: tra essi, La donna orgasmo appena sfornato da un giornalista modenese famoso (si fa per dire) che così racconta le gesta di Mariangela. Forse anche una podista, dato che a volte entrava nel negozio di mio padre per comperare un paio di scarpe da ginnastica, una maglietta o accordare la racchetta da tennis. Ma adesso che è cresciutella…
Verso mezzanotte, sopra la mia camera da letto parte l’espresso per Yuma. Gnic, gnic! Pim, pom! Sento sbattere contro il muro la ferraglia della testiera d’ottone del letto. Botte assestate sempre più ritmicamente. Ciuf ciuf! Il treno dell’amore è in partenza... Io e mia moglie ci alziamo e ridiamo. Sentiamo Mariangela urlare. Sono grida forsennate di piacere. Chiede di averne di più, di più, ancora di più. Soffochiamo dalle risate. Vado a vedere: i ragazzi dormono; torno di corsa, non voglio perdermi niente. Quando arrivo, il treno parte a piena corsa nelle notti del West con ululati da coyote che riecheggiano in tutto il cortile. Guardiamo fuori: si accende una luce nella casa di fianco, poi un’altra. Un vicino si sporge dalla finestra. Sento qualcuno parlare sommessamente al piano di sotto nella scala accanto. Intanto, l’espresso di Mariangela va a tutto vapore: l’ottone fa scintille, ormai gridano all’unisono. Sì sì, dai dai!
Siamo nella sala macchine dell’amore. Io e mia moglie ridiamo come pazzi.
"Ci danno dentro, eh?", mi fa strizzando l’occhio; intanto, la stanza è diventata una Wunderkammer di suoni erotici.
Capiamo che siamo alla scena finale. Lei urla impazzita come una baccante che fa a pezzi il bell’Orfeo e lui la segue incitandola a gran voce, suggerendo dove trarre più piacere, dandole improvvisi ordini imperiosi. Ed ecco che un lungo lamento liberatorio annuncia che il treno è arrivato in stazione. La testiera del letto batte piano, rallenta, si ferma. "Stazione di Yuma, si cambia per Tucson"...
Si odono voci, passi diretti verso il bagno, acqua che scola nelle tubature. Mia moglie ride ancora come una pazza. Torniamo a letto e ci riaddormentiamo. E’ solo un’illusione: nel cuore della notte sentiamo rimettersi in moto la maledetta locomotiva erotica. Gnic, gnic! Pim, pom! Accendo la luce e guardo la sveglia: sono le 4 di mattina. Ma come? Non si può... Ora Mariangela non perde più tempo in convenevoli: passa qualche minuto e già grida come un’ossessa nelle mani di un carnefice guidato da un pio frate inquisitore.
"Ancora, ancora!", implora.
La starà sventrando... Le urla senza pace crescono fino a un’esplosione: c’è da giurare che il professorino le ha tagliato i garretti di quelle gambe lunghe e ossute e la sta scorticando viva …
A questo punto, arriva il mio turno di ricevere premio e bevanda, poi penso meglio di ripiegare su un altro genere di orgasmo, quello dello zampone da record (stavolta 826 chili) distribuito gratis in piazza dell’adiacente Castelnuovo.
Malgrado la presenza, ben prima di me, di Giangi e di Bonaccini (che avevano saltato la corsa), ne era avanzato a sufficienza: certamente abbastanza da compensare le 930 calorie che secondo il Gps mi era costato arrancare in gara. E Mariangela, che fine avrà fatto?
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