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Lug 20, 2025
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La 40^ Swissalpine tenta il rilancio a Flims: ci credono in 630

La 40^ Swissalpine tenta il rilancio a Flims: ci credono in 630 Roberto Mandelli

Flims (Grigioni, CH), 19 luglio – E’ troppo bella la lingua romancia (antichissima erede del latino) che si parla nel cantone dei Grigioni a meno di 200 km da Milano, per non riportare qui lo stralcio finale dell’articolo apparso con la firma di Andreas Wieland nel pomeriggio di questa domenica (https://www.rtr.ch/sport/regiunal/trailrunning-630-curridras-e-curriders-al-swissalpine-a-flem) :

Il comité d'organisaziun tira in facit positiv da la premiera dal Swissalpine a Flem. Cun 630 curridras e curriders ch'èn la finala ids a la partenza ad ina da las differentas cursas sajan els pli che cuntent, uschia Livio Bieler. En vista al 2026 possian els dentant anc megliurar la signalisaziun da la ruta e porscher anc dapli posts da nutriment.

Invece, era triste la storia della gloriosa Swissalpine di Davos (Tavau in romancio), che dalle glorie degli anni dal 1986 (prima edizione) ai primi del Duemila, celebrate in varie voci su Wikipedia (https://de.wikipedia.org/wiki/Swiss_Alpine_Marathon),  era gradualmente scesa come numeri di partecipanti fino all’annullamento degli ultimi anni (per il 2023, ne avevamo scritto qui: https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/9761-svizzera-salta-la-storica-swissalpine-2023.html).

Si era pensato a un rilancio col trasferimento (dopo quello fallimentare a Samedan, S. Moritz, del 2018: 89 arrivati nella gara-clou!) nella non lontana Coira (splendida cittadina di origine romana col nome di Curia): ma senza successo, e addirittura con la scissione, per cui a Davos si sono lanciate gare con la denominazione di “X trails” (https://fr.wikipedia.org/wiki/Davos_X-Trails).

Mentre la storica denominazione, arrivata alla cifra tonda di 40 edizioni (qualcuna, sulla carta; ma compresa quella memorabile del 2020, quando mezzo mondo era bloccato dal Covid, eppure a Davos si corse ugualmente), quest’anno ha tentato il rilancio fissando la partenza e arrivo nella bella area sportiva, in mezzo al bosco, di Prau la Selva (zona di Flims, a 25 km da Coira), con ben sei manifestazioni collegate: la durissima 82 km con oltre 4500 metri di dislivello; la più abbordabile (ma fino a un certo punto) 43 km con 1800 D+; e due corse sui 17 e 14 km, a loro volta sdoppiate tra eventi competitivi e no.

Il risultato è stato deprimente per chi guarda ai fasti delle gare passate (quando le corse, articolate tra la classica 78 km, la 42, la 30 e le gare a staffetta, radunavano migliaia di sportivi), ma incoraggiante se si pensa a una ripartenza praticamente da zero: oltre 600 gli arrivati al traguardo entro i tempi massimi, con la punta di 201 (tra cui 66 donne) per la K 43, e di 158 (con 64 donne) per la K 17 competitiva.

Meno buono l’esito della 82 km, conclusa da soli 39 atleti (4 donne!) sui 71 partiti, costretti oltretutto a prendere il via alle 4 del mattino causa nefaste previsioni meteo per il pomeriggio (poi rivelatesi infondate). Successo finale per il bernese Adrian Castrischer, 35enne che ha chiuso in 9h11, 50 minuti meglio del secondo, Thomas Suter. Relativamente più combattuta la corsa delle donne, dove Esther Dissler con 12h 10 ha dato 12 minuti alla seconda Isabelle Stich.

Nella maratona abbondante (42,8 km per l’esattezza) si registra il successo maschile del 38enne Christian Mathys in 3h47, con 20 minuti sul secondo Marcell Ott; mentre la prima donna, la 26enne Isabel Lane, ha finito in 5h04, davanti 6 minuti alla seconda Tanja Lehmann.

E qui, permettete qualche impressione a chi l’ha corsa (all’undicesima partecipazione dal 1999 a oggi: la prima volta, Podisti.net era nato da meno di due settimane, e Davos fu uno dei suoi primi racconti).

Fermo restando che il fascino della “montagna incantata & magica” di Davos rimane inalterato e insostituibile (come si diceva con Wolfgang Winter che aveva corso la prima volta da quelle parti a 26 anni, nel 1988, e alla fine mi ha preceduto di 8 minuti), va apprezzato lo sforzo fatto dagli attuali organizzatori, che hanno costruito un percorso molto panoramico, un enorme ferro di cavallo che dopo i primi 6 km idillici nel bosco ci ha scaraventato con dieci terribili km e 1100 metri di dislivello (vedi foto 24) al primo controllo cronometrico dopo 17,6 km, da passare entro 5 ore: e ce l’abbiamo fatta quasi tutti (magari qualcuno l’ha scontata poi).

Ristoro ottimo e abbondante (come già il primo al km 6,5: personale scorpacciata di wassermelonen), e via per gli altipiani a visitare i capolinea delle funivie, fino alla “cima Coppi” dei 2475 m di Masegn (vedi foto 30) verso il km 23,5, ed al secondo cancello fissato alla successiva stazione di Crap Sogn Gion, km 26,6, a discesa già iniziata (incluso l’attraversamento di un filo elettrificato di contenimento mandrie).

Altro ristoro di lusso, preceduto da uno ‘privato’ di graditissima birra analcoolica (foto 32 e 33); poi comincia la pioggia, meno grave del previsto e che si risolverà in un’ora, più qualche rigurgito finale per i ritardatari, sia dei 43 sia degli 82, che arrivano intercalandosi.

Statisticamente, l’organizzazione annuncia 21 km su carraie, 12 su sentieri, 5 su “fondo naturale” (cioè si salvi chi può) e il resto su asfalto, specialmente dopo il km 30. Ottime le segnalazioni, che si potranno migliorare soprattutto negli ultimi 5 km, ma fossero tutte così! Quattro ristori intermedi: magari, qualcuno in più non avrebbe guastato, come segnala anche il simpatico giornalista rumancio che auspica dapli posts da nutriment. Nel frattempo, avevamo preso d’assalto due fontane sui pendii, e chi scrive ha osato persino l’acqua di un torrente, con ottimo profitto e nessun danno (ecco perché mi piace correre sulle Alpi).

Ultimo controllo nel grazioso villaggio di Falera, da dove ci aspetta qualcosa più di 7 km suddivisi tra asfalto, sentieri, piste erbose, fino al traguardo, fornito di un eccellente pasta party, in una sala riservata del ristorante di Prau La Selva, dove gli spaghetti a volontà e i tranci di salamino, oltre agli integratori già visti in corsa, ci riportano alla vita e alla civile conversazione. Dimenticando il fatto che al traguardo non ti aspetta nessuna medaglia né la maglietta millesimata: ho corso con quella del 2000, ma in un’eventuale prossima partecipazione non potrei esibire quella del 2025; né esibirò mai il cappellino nero Salomon che rappresenta tutto il premio d’arrivo (da sommare al pacco-gara consistente in qualche bottiglietta e bustina di cremine e integratori). Va però aggiunto che la Swissalpine continua la bella  tradizione delle grandi corse svizzere, di offrire agli iscritti il viaggio gratuito sui mezzi pubblici dal confine in poi: lo sapeva bene Govi, che si fece scarrozzare in treno per la Svizzera tutta la notte, risparmiando così l'albergo di Davos...

Ma quest'anno sono davvero pochi gli italiani partecipanti, a parte i connazionali che già vivono in Svizzera e i ticinesi: purtroppo, in 26 anni di trasferte da queste parti ho constatato lo scivolamento dell’euro, dai tempi che con 2 euro ti davano 3 franchi, a oggi, quando l’iscrizione a questa maratona, quotata 100 franchi, diventa di 108 euro; e la cenetta pre-gara per due, da 104 franchi si traduce in 112 euro. Per non dire della benzina che viaggia a prezzi ben oltre i 2 euro al litro. Un sentito grazie a tutti gli amministratori italici, da Mortadella a Supermario, che si sono affaccendati sulla moneta comune, riuscendo in fondamentali riforme come quelle dei tappi di bottiglie ecologicamente fissati: in Svizzera, del tutto ignoti.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: D. Gianaroli - F. Marri - R. Mandelli
Fonte Classifica: Datasport- Race result

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