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Dic 13, 2020 Fabio Marri 5462volte

Trino Vercellese - Il coraggio e i pregi della "Terre d'Acqua"

I due vincitori I due vincitori Arturo Barbieri Roberto Mandelli

SERVIZIO FOTOGRAFICO -

13 dicembre - A fine mattinata la soddisfazione era palpabile, tanto fra gli organizzatori che fra i quasi 400 concorrenti che hanno preso parte alla 14esima Mezza Maratona Terre d’Acqua, che a Trino Vercellese ha assegnato i titoli regionali Fidal di specialità. Soddisfazione per una prova podistica di altissima qualità e con numeri importanti, allestita in un periodo nel quale l’attività podistica è pressoché ferma e oltretutto con riscontri cronometrici di prim’ordine da parte dei due vincitori, Italo Quazzola e Silvia Oggioni, atleti più volte nel giro della nazionale.
Merito non solo degli organizzatori del Gs Torball Club e del Gp Trinese, ma anche del Comune di Trino Vercellese, che ha fortemente voluto la disputa della gara per mandare un messaggio di speranza.

Pur essendo campionato regionale, la prova vercellese ha avuto tantissime presenze anche da altre regioni, addirittura dalla Romania con Stefan Julius Gavril indicato alla vigilia come il favorito ma alla fine rimasto fuori dal podio, a causa della fuga messa in piedi da Italo Quazzola (Atl.Casone Noceto), René Cuneaz (Cus Pro Patria Milano) e Omar Bouamer (GP Parco Alpi Apuane). I tre sono rimasti sempre molto vicini, ma nel finale Quazzola ha allungato per vincere in un probante 1h04’20”, con 35” su Cuneaz e 1’07” su Bouamer. A Gavril il quarto posto, staccato di 1’49”. Il titolo regionale è andato a Dario De Caro (Cus Torino), sesto in 1h07’42”.

Di rilievo ancor maggiore la prestazione tecnica di Silvia Oggioni (Atl. Pro Sesto) che a 25 anni ha fatto il suo esordio sulla distanza dopo aver vestito la maglia azzurra nel cross e sui 3000 siepi. Un esordio bagnato da un’ottima prestazione, 1h15’45” che lascia intravedere per lei un futuro nella specialità e, chissà, anche sulla maratona. Seconda la rappresentante dell’Aeronautica Sara Brogiato in 1h16’37”, terza Federica Frigerio (Cus Genova) in 1h23’35”. Prima piemontese è giunta Elisa Rullo (Cral Reale Mutua Assicurazioni) quinta in 1h25’59”.

Hanno concluso la prova in 378, un numero notevole grazie anche a una giornata fredda ma pallidamente assolata, anche questo un “unicum” visto il maltempo abbattutosi nel weekend al Nord come al Sud. Era destino che la mezza di Trino avesse successo, con l’augurio che il prossimo anno i numeri siano maggiori, soprattutto senza le restrizioni e l’ansia di questi tempi.

[Fabio Marri] Al tempestivo comunicato di Gabriele Gentili aggiungo le impressioni di podista-turista (nel senso che ho corso ad andatura turistica dopo essermi allenato per ben due ore e 10 in tutta la settimana, ma sono venuto a Trino anche con intenzioni di visitare una terra che avevo rapidamente attraversato mezzo secolo fa).

Anzitutto, l’elogio al coraggio di organizzare: nel discorsino che ha preceduto le premiazioni, il sindaco della cittadina ha accennato a minacce o quanto meno a fervorini moralistici sul tipo di “ma non vi vergognate a correre e far correre mentre la gente muore?”. Se allargassimo questo discorso ai massimi sistemi, non dovremmo più usare l’energia elettrica dopo il disastro del Vajont, né andare in autostrada dopo i caduti dal ponte Morandi. Sono morti Maradona e Rossi, ma si gioca a calcio più che mai: perché devono fermarsi i podisti, se rispettano tutte le norme prudenziali, e anche di più? Si tiri fuori una sola gara podistica della seconda metà del 2020 da cui siano usciti dei contagiati di gruppo.

Malgrado le solite reprimende dello squalificato personaggio che Dante ci invita a chiamare “il falso Sinone da Troia”, dalle gare che più di tutte ha tentato di osteggiare (Pescara e Andora) non è venuto fuori nessun focolaio: e sono onorato di aver partecipato a entrambe (come pure all'altra maratona di Ponte Buggianese), di esserne uscito sano, come sono convinto che uscirò sanissimo pure da Trino (un’altra falsità messa in giro ultimamente dal falso Sinone era che i podisti che hanno corso durante gli ultimi mesi ora non protestano più per le restrizioni perché sono tutti malati); oppure, se mi ammalerò, sarà per tanti altri contatti ‘pericolosi’ extrapodistici.

“E se licito m’è, o sommo Giove” (sempre per danteggiare) tocco brevemente un altro argomento che è servito come scusa agli organizzatori di gare, seppure autorizzate a livello nazionale: il divieto di pubblico ad assistere, divieto in base  al quale non si corre per le strade, oppure si corre su circuitini chiusi con poche decine di privilegiati, e pazienza se i campioni italiani M 50 o ultra non possono difendere i loro titoli perché non stanno sotto le 2:45 in maratona. Mi ripeto: il divieto di partecipazione di pubblico è stato emanato pensando alle gare negli stadi o peggio ancora nei palasport (il sommo presidente della regione Emilia-Romagna, a cui va comunque il mio plauso per il buon senso che spesso gli riesce di esprimere, aveva autorizzato ben 1200 spettatori alle gare di pallavolo, e vagheggiava l’idea di riempire gli stadi del calcio per almeno un quarto della capienza), queste sì possibili fonti di contagio: per non parlare dei mezzi pubblici pieni all’80%, 63 ragazzotti sul bus scolastico… Ma non si propaga certo l’infezione se la gente, rispettando le dovute distanze, sta ai lati della strada a veder passare dei podisti; tanto più che in queste settimane sono quotidiane le scene di gente che va per strade e piazze per farsi i fatti propri, specialmente in compagnia.

In questi 21 km di Trino confesso di aver visto in totale… quattro spettatori, nell’abitato di Costanzana dove si faceva il giro di boa: due uomini erano davanti a casa propria, a sistemare il cortile o il giardino (senza mascherina, orrore!), e quando noi passavamo ci salutavano. Due giovani signore invece erano (con mascherina) a uno slargo in corrispondenza di una curva ad angolo retto, e facevano proprio da spettatrici plaudenti: le ho elogiate per questa violazione di un codicillo insensato o comunque mal interpretato.

Per il resto, la corsa si è snodata nella massima regolarità: consegna pettorali dopo misurazione della temperatura (stavo a 35°, dite che sia abbastanza per correre?) e sanificazione; spogliatoi in una palestra molto ampia, con sedili  distanziati, servizi e acqua calda ma (secondo legge) senza docce; partenze in tre scaglioni a distanza di 5 minuti, assenza di traffico automobilistico lungo il percorso, abbastanza nervoso con saliscendi specie nei primi e ultimi 5 km, e visioni stupende nella prima parte sul gruppo del Rosa. Ristori solo con bottiglie d’acqua sigillate; al traguardo, ancora acqua e dei dolcetti caratteristici, consegnati in sacchetto individuale (mi sono poi permesso un pranzo coi fiocchi, dalla paniscia alle lumache, in un magnifico ristorante della periferia ricavato da un convento).
Classifica fatta combinando il responso dei chip con le schede dei giudici d’arrivo (tra cui l’antica e stravagante maratoneta torinese Marinella Satta); magari, se un tappeto di rilevamento fosse stato collocato alla partenza, si sarebbero pareggiate le partenze distanziate di ogni gruppo (grosso modo atleti a tre metri l’uno dall’altro, dunque 10/15 secondi di svantaggio per gli ultimi); e se fosse stato al giro di boa, avrebbe evitato qualsiasi tentazione di accorciare il percorso (honni soit qui mal y pense).
Se aggiungiamo poi le 1300 fotografie di Arturo Barbieri, direi che siamo al top (senza togliere meriti a Roberto Mandelli, che ha partecipato ai lavori adattando tre foto per questa copertina), e che questo campionato piemontese sia stato festeggiato al meglio.
E chissà che, coraggio dopo coraggio, a Trino pensino di riproporre la maratona, come si fece per qualche anno, valorizzando ancor più queste “terre d’acqua”, riscattate nel medioevo dai monaci, e ancora ossigenate dal bosco della Partecipanza, riserva naturale che nasconde la chiesa monumentale dedicata alla Madonna della Vigna, e da salvare al pari dell’ambiente attorno.

 

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Arturo Barbieri

3 commenti

  • Link al commento Fabmarri Martedì, 15 Dicembre 2020 17:05 inviato da Fabmarri

    Mark: "superandolo all'incirca al 10km, ovviamente perchè mi ha lasciato passare per cavalleria".
    Bando alle bugie pietose, se mi hai dato 25 minuti ci sarà una ragione diversa dalla cavalleria!
    "Mi dispiace solo non avere potuto scambiare con lui qualche parola, ma limitarmi ad un semplice saluto"
    In effetti se ti facevi riconoscere (o sono stato io a non capire?) almeno trecento metri ti costringevo a correre al mio ritmo da 5:48/km ricambiando con qualche aneddoto o malignità. Ad esempio, proprio in quella zona abbiamo incrociato una giovane podista con tanto di pettorale (nel senso di numero) che correva in senso contrario: speriamo che si sia ritirata, perché altrimenti stava accorciando di un buon paio di km, e in mancanza di controllo chip chissà...
    "la vicesindaca che ci ha ricordato educatamente di mettere la mascherina a fine gara perchè, ahinoi, qualcuno avrebbe potuto farci delle foto e usarle contro l'organizzazione, come raccontatomi in una bella chiacchierata dopo l'arrivo".
    Non dubitare che il falso Sinone (quello che non può correre perché squalificato, oltre che residente in zona tra il rosso e l'arancione) avrà raccattato qualche foto e la starà esponendo con biasimo nei blog dai quali non è stato ancora rimosso. Lasciamolo pure grugnire di invidia impotente.

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  • Link al commento Luca Ferrario Lunedì, 14 Dicembre 2020 14:54 inviato da Luca Ferrario

    Anche io l'ho superato ma decisamente più avanti nel percorso (intorno al 15km) e visto che tra lumachine il tempo è irrilevante mi sono fermato per qualche centinaio di metri a chiacchierare. Quoto tutto quello che ha detto e i complimenti a organizzatori/amministratori comunali. Mi pare solo incomprensibile (cioè comprensibile dal punto di vista economico ma secondo me con poco senso) il fatto che, visto che erano presenti i chip, non sia stato messo un tappeto di rilevamento alla partenza (o alla metà gara), con il rilevamento solo all'arrivo tanto vale affidarsi solo ai giudici Fidal.

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  • Link al commento Mark Lunedì, 14 Dicembre 2020 11:09 inviato da Mark

    Leggo sempre con grande piacere gli articoli di Fabio, e con grande piacere ieri l'ho visto a Trino, superandolo all'incirca al 10km, ovviamente perchè mi ha lasciato passare per cavalleria.
    Mi dispiace solo non avere potuto scambiare con lui qualche parola, ma limitarmi ad un semplice saluto, dovuto all'ipossia che già a metà gara mi assillava.
    Mi sono sicuramente perso qualche perla di fine humour elargita con una bella cadenza emiliana, ma mi sono rifatto con questo articolo che condivido appieno.
    Mi associo al plauso rivolto agli organizzatori, che siano da esempio per tutti coloro che sono stati sopraffatti dal pensiero unico di chi ci sta terrorizzando oltremodo.
    Grazie a Vanni Mussio, alla FIDAL Piemonte, al Torball di Vercelli ed ai suoi e tutti gli altri volontari, ai Carabinieri in congedo ed al Comune di Trino, con la vicesindaca che ci ha ricordato educatamente di mettere la mascherina a fine gara perchè, ahinoi, qualcuno avrebbe potuto farci delle foto e usarle contro l'organizzazione, come raccontatomi in una bella chiacchierata dopo l'arrivo.
    Proprio una bella giornata

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