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Lug 25, 2022 Natalina Masiero 2180volte

Natalina alla Recoaro Marathon: la voglia e il miracolo di esserci

La vincitrice e l'ultima: chi è più felice? La vincitrice e l'ultima: chi è più felice? R. Mandelli, da Federico Bruttomesso-TB Press

Recoaro-Valdagno-Padova, 23/24 luglio - Per parlare di questo trail STUPENDO e molto impegnativo, devo tornare indietro, al famigerato 4 giugno. Quello che non era mai successo in 48 anni di "onorate" corse in montagna, successe quel giorno. Inciampai in una radice e feci un volo di 50 metri rotolando sulle rocce battendo testa e collo. Recuperata dall'elicottero e trasportata all'ospedale di Vicenza, ero  ridotta veramente male. [Vedi in fondo altri dettagli]

Tutti i trail dov'ero iscritta, per me annullati. Quello dove veramente mi spiaceva non partecipare era la Recoaro Marathon, in quanto sono veramente innamorata delle Piccole Dolomiti vicentine. Oltre a questo, ho una stima infinita per gli organizzatori della manifestazione: un gruppo, gli Ultraberici, che ci mette il cuore quando organizza sia l'Ultrabericus Trail che la Trans d'Havet.

Bene, presa la decisione e munita di un certificato medico che mi autorizzava a riprendere l'attività sportiva, sabato 23 mattina mi sono presentata alla partenza a Recoaro Terme. Gli iscritti alla 80 km erano già partiti a mezzanotte , veramente degli eroi perchè la Trans d'Havet è uno dei trail più duri che ci siano.

http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/8989-trans-d-havet-2022-zambon-e-olivi-inarrivabili.html

Il regolamento prevedeva i pantaloni oltre il ginocchio e la maglia con le maniche lunghe. Da buon soldatino ho rispettato le regole, e già morivo di caldo alla partenza.

Si sale subito e il gruppo si sgrana. Fatti pochi chilometri entriamo in un sentiero coperto e iniziamo a respirare. Il primo cancello è a 3 ore dalla partenza al Rifugio Campogrosso, e ho paura di non farcela. Miracolo! Ci arrivo in un’ora e 57 minuti. E qua troviamo un mega ristoro, ma ho soltanto sete, riempio le borracce e riparto. Saluto i due Flavi compagni di squadra: loro sono sulla 80 km quindi hanno già percorso più di 50 km tenendo conto che si sono dovuti cuccare le famose 52 gallerie del Pasubio.

La pacchia è finita. Inizia il sentiero che ci porterà sul Massiccio del Carega (2260 metri) e successivamente al Fraccaroli. Siamo sotto il sole che scotta, non c'è un albero; le tabelle CAI danno come tempo di percorrenza tre ore. Recito qualche Ave Maria perchè ho paura di non farcela.

Apro due parentesi: la prima, mi raggiunge Yuri, senza bastoncini e con un passo trotterellante che gli invidio sempre; la seconda: quando con la lingua fuori si arriva al Bocchetta Fondi, si prova un’emozione unica. A perdita d'occhio si vedono tutte le cime delle Piccole Dolomiti.

Passo Bocchetta Fondi e proseguo verso Bocchetta Mosca. Seppur non sia previsto alcun ristoro, trovo dei volontari SUPER che hanno portato a spalla bottiglie d'acqua perchè fa un caldo boia. E finalmente eccomi al Fraccaroli. Riempio nuovamente le borracce e riparto. È mezzogiorno, e mi aspetta una delle discese che più detesto. Quanti sassi. Cammino sulle "uova". Non riesco a correre, ho paura, tutti mi sorpassano. Se cade un giovane si rialza, io se mi spacco qualche osso vengo portata direttamente all'ospizio.

Finisco la famigerata discesa e finalmente vedo il Rifugio Scalorbi. VIVA GLI ALPINI. Hanno messo su un ristoro che neppure un ristorante a 5 stelle riuscirà ad allestire. Minestrina, formaggio di malga, speck, frutta, dolci, caffè ecc. ecc. Trovo seduti sulle panche tanti amici della “lunga”, e scambio qualche battuta. Abbraccio gli Alpini, il miglior corpo che ci sia. Quando ci sono loro è come essere nelle mani della Madonna.

Si risale. Passo della Lora, Scaggina, Zevola, Passo Tre Croci, sentieri impegnativi ma che fanno sognare per la loro bellezza. È l’una del pomeriggio e "corro" verso Malga Campo d'Avanti. Altro mega ristoro allestito dagli amici della Val del Chiampo. Sono talmente carini da scrivere che mancano soltanto 13 km al traguardo. Mah, ho qualche dubbio. Quest'anno ci è stato risparmiato il Gramolon ma bisogna fare tutte le Creste del Falcone ed è una fatica unica. (Mando mille maledizioni a Massi, a Cunegatti, al malefico Pollo che ci fa morire, quando sotto si può percorrere un sentiero agevole).

E arrivo al Rifugio Montefalcone. Qua Alessandro, conoscendo il mio peccato di vera caffeinomane, ha già la tazza di caffè pronta e offerta. Foto di rito con Ale, e via verso Sella del Campetto. Mi aspetta Marana e le gambe iniziano a tremare. Ennesima discesa che tutti amano e che io detesto. Ricordo il volo del 4 giugno e proseguo a passettini. Finita la discesa mi rianimo. Mi raggiungono due amici bresciani e tra chiacchere e aneddoti, mi avvio verso l'arrivo.

11 ore e 1 minuto. Ultima, la più vecchia, ma sono certa di essere stata più felice io che il primo arrivato. La maglietta è bellissima , la medaglia pure. Due segni della sensibilità di questo meraviglioso gruppo. Un altro particolare che mi è rimasto impresso. A Malga Campo d'Avanti c'era il Soccorso Alpino con la cisterna d'acqua. Non hanno sprecato una goccia. Ci facevano rinfrescare moderatamente, proprio in virtù della preoccupante situazione che stiamo attraversando. Se alla fine dell'Ultrabericus Trail detti un 110 e Lode a questo gruppo, dopo la mia - poco eroica - Recoaro Marathon, assegnerò un 150 più lode lode.

Grazie a tutti, in particolar modo ai volontari, agli Alpini, al Soccorso Alpino e a tutti quelli che hanno applaudito questa povera vecchia.

 

[F.M.] In effetti, era qualche mese che non ospitavamo scritti dell’amica, nostra e di tutti, Natalina Masiero. L’ultimo era stato il racconto del suo Tuscany Crossing; poi c’era stato il ritorno al “vero” Passatore, col conseguimento di uno scontato 1^ posto F 70, ma il 5 giugno ci aveva raggiunto (non da lei, ma tramite amici) un comunicato:

“Ci dispiace confermare che durante l’evento sportivo Durona Trail [Valle del Chiampo, Vicenza, 60 km] di sabato 4-6-2022, una partecipante è rimasta vittima di una caduta lungo il sentiero 202 che congiunge Serra del Campetto a Cima Marana, scivolando in un dirupo per alcuni metri. La squadra del “servizio scopa” arrivata sul punto dell’incidente ha immediatamente allertato il 118. Il Soccorso Alpino e l’elisoccorso sono quindi rapidamente intervenuti sul posto. Prestate le prime cure, l’infortunata è stata stabilizzata ed elitrasportata all’ospedale di Vicenza”.

Si trattava proprio della siora Nadaìna; la raggiungevamo appena possibile, ricevendone alcuni messaggini (con la preghiera di non pubblicizzare l’argomento sulla nostra testata):

Dalla cima sono precipitata a valle. Trauma cranico e frattura delle vertebre cervicali.

Il primo commento di chi scrive era stato: “Mi dispiace, ma sono pronto a scommettere che festeggerai il compleanno [a Natale, ndr] correndo almeno una maratona sulla neve”.

Mi sbagliavo: l’ 8 giugno Natalina era già a casa, dimessa dall’ospedale. E informava:

“L’esimio neurochirurgo mi ha prescritto 3 mesi di collare e 5 di riposo. Il medico di base ha scritto nel certificato che posso svolgere una BLANDA attività motoria”.

E ieri: “Una settimana fa, stufa di un collare in ferro e gommapiuma, l'ho tolto. Sabato ho fatto la Recoaro Marathon. Ultima, distrutta, ma arrivata”.

Sarà che Natalina, classe 1952, si dichiara “una povera vecchia”, ma abbiamo l’impressione che saremo in tanti prima di lei a smettere di correre.

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