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Giu 06, 2021 2486volte

Graglia-Oropa: la "Due Santuari" non smentisce la sua fama

La partenza del primo scaglione La partenza del primo scaglione F. Marri

Oropa, 5 giugno - Questa nuova dimostrazione del ruolo trainante di Biella nella ripresa del podismo nazionale, come già lo era stata storicamente nel "fare l'Italia", merita un commento in più rispetto al tempestivo comunicato ufficiale già su queste colonne

https://www.podisti.net/index.php/cronache/item/7296-graglia-oropa-bi-la-2-santuari-run-trail.html

Questo, piaccia o non piaccia a qualche italiano "non fatto", o malfatto, o malefaciente, che dal suo pulpitino di squalificato continua a schiumare rabbia impotente: altrocché (cfr. Gesualdo Bufalino, L'uomo invaso, 1986/1995, p. 35).

Dopo essere stato, poco più di due mesi fa, a un'altra corsa in salita (la Biella-Piedicavallo), dalle caratteristiche abbastanza simili per lunghezza e altimetria, era stato un commento inserito in questo magazine a mettermi sull'avviso, su una gara che discende essa pure dalle capacità organizzative di Claudio Piana (qui nella foto 11 del servizio messo insieme, come sempre, da Roberto Mandelli) e di tutto quel reticolo sportivo e sociale che lo affianca, con le autorità politiche e federali in primo piano, e appena dietro un insieme di collaboratori appassionati (foto 10-12, 18, 28) tra cui non sfigurano le belle presenze femminili.
Infatti, se la "Piedicavallo" è una gara magnifica, questa "Due Santuari", che gode di scorci panoramici addirittura superiori (come si intravede appena dalle foto 17 e 23, poco professionalmente scattate correndo a 6/km), aggiunge la mistica di due luoghi sacri, meta secolare di pellegrinaggi che oggi sono incoraggiati da una rete di sentieri e itinerari favolosi: Oropa, probabilmente il più grande santuario mariano d'Italia, annuncia addirittura il suo giubileo del mezzo millennio, programmato per il prossimo agosto.
Ma anche Graglia merita più che una visita: la solennità del suo complesso, che rinvia ai climi austeri di uno o due secoli fa (basti vedere la facciata del ristorante/refettorio annesso all'antico ospizio per i pellegrini, dove in tanti abbiamo consumato un economico pranzo pre-gara), si sposa all'acqua purissima che sgorga dalle sue sorgenti, classificata come la più leggera d'Italia, e liberamente disponibile dalle fontanelle, oltre tutto dotate (come anche a Oropa, foto 30) di mestolini dai quali attingere gioiosamente, almeno in era-pre Covid, un'acqua della salute.
L'acqua detta Lauretana (appunto per il gemellaggio coll'altro grande santuario di Loreto) era disponibile senza risparmio anche nei tre ristori del percorso di circa 19 km che da Graglia portava ad Oropa, lungo una stradina asfaltata ma totalmente interdetta al traffico durante le 3 ore del nostro passaggio. La pendenza era di un certo rilievo nei primi 2 km, che dagli 810 metri di Graglia facevano salire a quasi 950, con un picco di 90 metri da rimontare al km 2; poi si addolciva, con una discesina abbastanza marcata verso il km 7, per poi risalire al punto più alto del percorso, intorno ai 1200 metri tra il 15 e il 17, regalandoci infine una lieve discesa su Oropa, a lato di prati dove pascolavano pacifiche le vacche, e infine col fiancheggiare il cimitero tra i faggi, dove è sepolto Quintino Sella (un altro dei grandi biellesi che hanno fatto l'Italia… "e lascia dir gli stolti", per citare Dante), col nipote Vittorio Sella inimitabile fotografo delle grandi montagne.
Partenza, dalle 4 pomeridiane (quando a malapena si erano digeriti i tortelloni e il vitello brasato del refettorio di Graglia), in due scaglioni distanziati di 15 minuti per i 206 in scarpette alla fine classificati: prima le donne e gli over 55, poi i maschietti più giovani (i più veloci dei quali colmavano il gap dopo 4-5 km; a quel punto, erano ancora affiancati i primi tre poi arrivati a Oropa nello spazio di un minuto).  
Stante il traguardo in discesa (una quarantina di metri giù, nell'ultimo km, per un complesso di 500 metri D+ e 175 D-), tutti abbiamo avuto la soddisfazione di arrivare correndo, compreso l'87enne Gianni Ceccon nel giorno del suo compleanno. Parafrasando Andreotti, direi che la corsa fa male a chi non la pratica.
Premiazioni di categoria in modalità-self service; anche agli ultimi (arrivati più o meno contemporaneamente ai meno veloci dei 59 trailer) è rimasto il tempo di prendere una benedizione dalla Madonna Nera, davanti a cui si inchinò un altro grandissimo piemontese, il chimico Amedeo Avogadro le cui leggi funzionano perfettamente pure oggi; e poi, nel dolce tramonto, consumare un pasto sotto i portici della basilica, in uno dei tanti ristorantini a prezzo modico: qui, era d'obbligo la polenta concia, non senza una caraffina di rosso locale che ti va giù quasi come la Lauretana.

Si riparte un po' malvolentieri nell'aria che si annera, precipitandoci verso le luci di Biella che si accendono: appena consolati dal sapere che in queste parti, quasi con cadenza settimanale, sono programmate altre corse per ricreare fisico e spirito.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: F. Marri - R. Mandelli
Fonte Classifica: Endu - Comitato organizzatore

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