Fabio Marri
Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua.
Davos inCORONA l’Italia e dà una lezione all’Europa (nonostante…)
26 luglio – … nonostante qualche pasticcio (traducendo benevolmente il grober patzer dei media svizzeri)
Sono mesi che lo scriviamo, facendo il confronto con gli annullamenti o le prese in giro nel resto d’Europa (gare programmate in modo “individuale” con partenza libera, gare rinviate di mese in mese ecc.): il comitato organizzatore della storica Swissalpine di Davos, non a caso guidato da un ingegnere (con la passione dell’orienteering), dopo qualche mese di consultazioni e ripensamenti ha deciso di confermare la 35^ edizione della sua grande gara nella data stabilita, l’ultimo fine settimana di luglio.
Naturalmente si è dovuto fare i conti con le “regole-Corona”, come le chiamano nel mondo germanofono, e dare vita a una “edizione-Corona”, a numeri certamente ridotti, concentrando l’attenzione sull’evento principale (una 68 km con +/ -2606 metri di dislivello, e quattro passi alpini di cui 3 sopra i 2500 metri) poi una 43, una 23 e una 10 km: il tutto diluito in due giorni (sabato e domenica) e con partenze divise in due blocchi per gli eventi più affollati.
Così è successo che la K68 (primo allestimento assoluto, in sostituzione della classica K78 degli anni d’oro e della meno felice K88 del 2018) è andata in scena, come sempre, di sabato, con due partenze alle 8 e alle 8,30. Il numero massimo di atleti fissato per ogni onda era di 300, con obbligo di mascherina fino allo sparo, e rispetto di tutte le precauzioni igieniche, abbondante distribuzione di mascherine da parte degli addetti, divieto di accesso degli spettatori (che però si affollavano nel bar/ristorante al piano terra della tribuna, oltre che per le strade), niente docce, niente premiazioni solenni, e percorsi obbligati all’interno dello stadio e negli spogliatoi.
Siamo partiti in 541, arrivati in 464 di cui 91 donne; e ha vinto un italiano, il non ancora ventottenne ossolano Riccardo Montani, un pochino anche svizzero, siccome fa il fisioterapista a Martigny: la cui giovane età non gli impedisce di essersi già fatto notare, come vincitore nel 2018 del Bettelmatt Trail di 52 km in Val Formazza cioè quasi a casa sua, e terzo nella Sky Marathon del Cielo a Corteno Golgi; nel 2019, terzo col compagno Luca Carrara nella Monterosa Sky Marathon, 35 km a coppie che prevedono la salita addirittura tra i ghiacci della Capanna Margherita per poi ridiscendere verso Alagna Valsesia. Quest'anno, poco prima dell'interruzione, aveva vinto il Brunello Crossing, in Toscana, di 45 km.
La vittoria di Montani è stata una di quelle all’ultima curva (quando la stradina scende per sottopassare la ferrovia, poi con un’ultima salitina raggiunge il corso principale di Davos, da dove dopo duecento metri entriamo nel meraviglioso complesso sportivo donde eravamo partiti): in questo km scarso Montani ha raggiunto e superato in extremis di 16” lo zurighese Raphael Sprenger: 6.12:28 il tempo del vincitore.
Che però ha avuto un co-vincitore “incoronato” ex aequo, l’altro svizzero Stephan Wenk, giunto terzo a 8 minuti ma premiato dalla giuria come vincitore morale. Una cosa del genere era accaduta molti anni fa, quando la nostra grande Monica Casiraghi, già trionfatrice a Davos, ma quella volta giunta seconda dietro una russa, venne riconosciuta prima (assoluta, non ex aequo) perché si stabilì che i tifosi della sua rivale avevano spostato dolosamente le frecce segnaletiche. Qui invece, a quanto riferito dai giornali, Wenk e lo statunitense Roy Brown, sotto il passo Scaletta (il primo dei quattro, dopo km 17,5) non avevano visto la deviazione per il secondo passo, il terribile Sertig al km 22, ed erano proseguiti verso valle.
Sembra che le frecce non fossero ancora state poste, e dunque la colpa sia dell’organizzazione: pasticcio imperdonabile, e motivo del ‘risarcimento’, un po’ nello stile di Dorando Pietri (cioè premio monetario uguale di 2000 franchi = 1800 euro); io lo trovo comunque un po’ strano, dal momento che su quel percorso è impossibile sbagliare per l’abbondanza di segnali sia della Swissalpine sia dell’ente turistico; e quel tracciato è lo stesso dal 2015 per la K43; e quando ci sono passato io (ovviamente, un’oretta dopo i primi) c’era pure un addetto a segnalare la svolta.
Sta di fatto che i due (allora) battistrada avrebbero perso una ventina di minuti: l’americano si è ritirato, lo svizzero invece ha rimontato riportandosi addirittura in testa: ma pagando nel finale lo spreco di energie, finendo solo terzo. Di tutto questo il nostro Montani non ha colpa, e l’Italia può festeggiare ben tre suoi uomini nei primi 6: quarto il lecchese (tesserato Monza) Luca Manfredi Negri, a 4 minuti dal terzo; sesto il vicentino Roberto Mastrotto, altri 4 minuti dietro. Vicenza ha poi piazzato anche Alessio Zambon al 12° posto.
Italia incoronata dunque: impediti di correre dalle nostre parti, andiamo all’estero e vinciamo; e dalla Svizzera, insieme alla Svizzera, grazie alla Svizzera, diamo una lezione al resto d’Europa. Correre si può e si deve.
Dal comunicato stampa di Sport project VCO riprendo le dichiarazioni del vincitore: “È stata una gara che mi ha regalato tantissima gioia; ero partito con aspettative non troppo alte: guardando il profilo altimetrico avevo notato che si tratta di un tracciato tutto da correre dall’inizio alla fine e relativamente poco tecnico, quindi non molto adeguato alle mie caratteristiche. Invece man mano che la gara proseguiva mi sentivo sempre meglio e la vittoria mi soddisfa pienamente! Nella prima parte, inizialmente facile, con una prima salita al 20^ km circa, ero intorno alla 10/15^ posizione. Dopo il primo passo ho anche sbagliato percorso, e come me altri, perdendo circa 5’. Da lì in poi però la gara diventava più ‘muscolare’, con qualche tratto più tecnico, e ho recuperato via via posizioni. Quando mancavano 10 km alla fine ho iniziato a vedere i primi due, allora mi sono ulteriormente galvanizzato! Ho raggiunto il primo, Sprenger, all’ultimo km e sono poi riuscito a distanziarlo di 16 secondi. Una vittoria praticamente in volata, quindi ancora più emozionante!”.
Una straniera ha vinto anche la gara femminile, in poco meno di 7 ore: la ceca (residente però in Austria) Marcela Vasinova, 31 enne iscrittasi da pochi giorni dopo essere stata rassicurata che la gara si sarebbe comunque corsa (non sono mica parigini qui…). Seconda a una ventina di minuti la svizzera Kathrin Götz; terza la vincitrice sugli 88 km dell’anno scorso, l’altra svizzera Luzia Bühler.
Simpatica la scritta in ladino apparsa nel pomeriggio sui monitor di Davos: “La cursa roiala K68 dal Swissalpine a Tavau [nome ladino di Davos] gudognan Montani e Vasinova”. Davvero una “corsa reale”, anche se l’aggiunta di due passi oltre ai tradizionali Scaletta e Sertig, e in particolare il tremendo Fanez Furgga (2580 metri, da affrontare fra il 31° e il 35° km) abbia mietuto molte vittime, compreso il sottoscritto che comunque è stato piazzato al traguardo dei 40,600 (con 2300 metri+ e 2000-) di Monstein.
Unico motivo di rammarico è l’aver dovuto affrontare queste rampe, per noi partiti nella seconda ondata, con mezz’ora in meno a disposizione rispetto a chi era partito alle 8 (siccome il tempo limite di Monstein era fissato alle ore 16,20 e non dopo 7h50). In pratica, quelli delle 8 di mattina hanno avuto 8h20 per passare il cancello, e infatti gli ultimi arrivati hanno un tempo finale di 13h30 contro le 13 ore del tempo massimo stabilito “per noi”. Comunque, niente da lamentarsi: “noi” abbiamo avuto quello che sapevamo ci sarebbe toccato: se gli “altri” hanno avuto di più, buon per loro. In un primo momento sembrava che il giudice di Monstein (che ci ha comunque rilevato il tempo) ci autorizzasse a proseguire nel percorso, che restava segnato e negli ultimi km era facile, con una sola piccola ascensione prima della picchiata finale su Davos, e ancora 4 ore e mezzo a disposizione; ma due arcigni giudici posti all’uscita del paese ci hanno sentenziato che rien ne va plus indirizzandoci ai bus per Davos. Amen; naturalmente quest’altr’anno non ci sarà il Covid e dunque nemmeno le partenze scaglionate: però, all’occorrenza, occorrerà introdurre un po’ di quel grano salis che ai “tedeschi di ottusa diligenza” (parole del grande ossolano Gianfranco Contini) talvolta fa difetto. Voglio leggere cosa ne dirà Birgit Fender, reporter di Marathon4you e mia ‘rivale’ sia quest’anno sia nel 2018 all’edizione di Samedan; che quest’anno ho raggiunto solo nella discesa dal terzo passo, e poi herzliche gruesse ovvero s-ciao.
Nella stessa giornata di sabato si è svolta, come detto, la K23 (+634, -235 D), dal grazioso borgo di Klosters (dove ha casa Carlo d’Inghilterra) fino a Davos: ha dominato Jason Rüesch in 1:31:00, due minuti scarsi davanti a Arnold Aemisegger dal Liechtenstein (con perfetta inversione dell’ordine d’arrivo del 2019). Tra le donne ha vinto Shelly Schenk in 1:47:36. Gli arrivati sono stati 535.
Domenica 26 si sono svolte le restanti gare: la K10 con 194 arrivati (in maggioranza le donne, 103), e la K43, sullo stesso percorso della K 68 ma ridotto ai primi due passi Scaletta-Sertig, dunque con un dislivello di circa 1450 metri, terminata da 418 atleti di cui 111 donne. Hanno vinto lo svizzero M 30 Matthias Kyburz, 3 ore e 16 secondi, e la ventiseienne svizzera Natascha Baer in 3.48:44.
Dunque, i quasi 1700 arrivati totali (più il centinaio di ritirati o fermati anzitempo) dimostrano che in Europa c’è voglia di corsa, e ci sono le condizioni materiali per farlo. Io resto convinto che a Davos ci andrebbe più gente se si tornasse ai tempi antichi, quando tutti i maratoneti stradaioli, anche italiani, dalla Casiraghi a Govi, da Micio Cenci ad Alfonso Pagliani, venivano almeno una volta nella vita, con le loro scarpette da asfalto, e tornavano constatando di aver corso la più bella gara della vita. Non so se la sirena del trail, sempre più lungo e duro, attirerà quelle masse popolari che avevano eretto la Swissalpine a regina autentica delle corse europee.
Intanto, però, l’Europa, e soprattutto l’Italia (dove oggi è saltata anche l’Ecomaratona della Val d’Arda) è pregata di svegliarsi.
Parigi e Davos: vite non parallele, la serietà sta da una parte sola
Avete dunque saputo del nuovo rinvio della maratona di Parigi:
http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/6286-altro-rinvio-per-la-marathon-de-paris-15-novembre-la-nuova-data.html
È la prima volta che capita in Europa, a quanto ne sappiamo, di una maratona spostata due volte ma mantenuta nello stesso anno: se sarà vero, come dubitano molti iscritti (a giudicare dai commenti apparsi sulla pagina della maratona), che avevano accettato come inevitabile il primo rinvio, riversando le loro speranze sulla nuova data autunnale, ma erano rimasti perplessi, dal 5 giugno, per un comunicato che da un lato confermava la data del 18 ottobre 2020 (e tutti i dettagli per il ritiro pettorali nei giorni precedenti), ma dall’altro lato offriva un voucher valido 18 mesi come ‘rimborso in natura’ per la mancata effettuazione della gara.
http://podisti.net/index.php/notizie/item/6195-camignada-e-transpelmo-cedono-davos-insiste-parigi-ni.html
Ma questo 6 luglio, nella prima pagina del sito parigino campeggia il comunicato inviato agli iscritti (di cui abbiamo già detto), preso dopo “consultazione con la città e il dipartimento di polizia di Parigi”, sebbene in un’altra sezione si continuino a dare le info per metà ottobre; ecco come suona la versione inglese:
SEE YOU FROM 15 TO 17 OCTOBER AT THE PORTE DE VERSAILLES!
In 2020, the Salon du Running becomes Run Experience. As has been the case for years, we invite you to Hall 1 of the Parc des Expositions de la Porte de Versailles to pick up your race number!
Days and times:
Thursday 15 October: 3 pm – 8 pm
Friday 16 October: 10 am – 8 pm
Saturday 17 October: 9 am – 6 pm
Attention, race bibs will not be handed out on the day of the race.
Prima o poi lo toglieranno, e a questo punto nessuno scommetterebbe che il “tagliatore” (Schneider, sponsor della 42 km francese, è parola tedesca per ‘tagliatore’, ovvero ‘sarto’) non tagli ancora, e per sempre, l’illusione di correre nel 2020, tanto più che già ora informa come “ovviamente monitoriamo la situazione e con ogni cura rispetteremo le decisioni delle autorità”- “Ogni iscritto che non potrà partecipare nella nuova data riceverà, entro il mese di luglio, la richiesta di comunicarlo entro 15 giorni, e riceverà un voucher della nostra associazione valido fino al 31-12-2021, che se non sarà utilizzato verrà restituito dopo tale data” (ricordarsi dunque nel 2022 di essere ancora creditori!).
Inalterati, nello stesso sito, gli inviti a “Scoprire Parigi, la città più bella del mondo” (quelli di Venezia, Firenze o Roma, di Berlino o New York, sono senz’altro d’accordo): già, se Parigi non vuole gli affollamenti dei maratoneti, in compenso ha aperto la Tour Eiffel e il museo del Louvre, dove le “distanze sociali” sono sicuramente rispettate.“Per facilitarvi il viaggio, la nostra associazione con Air France/KLM vi permette di godere di tariffe preferenziali”.
Chissà se tra queste c’è anche la possibilità di la restituzione dei biglietti già pagati per il 5 aprile e faticosamente spostati, dopo stressanti colloqui telefonici con la compagnia aerea, a metà ottobre. O gli alberghi, a volte già pagati e posticipati…
Ecco alcuni commenti postati dai lettori:
“E il rispetto dei corridori in questo nuovo rinvio?”
“Io ho pagato 120 euro non rimborsabili per i biglietti dei treni…”
“Ah, evidentemente non sta scritto che presso gli organizzatori il corridore sia una priorità”
“Arrivederci al 2022... col rimborso dell’edizione 2020...”
“Fareste prima a dire che non volete rimborsare nessuno”.
Al confine con la Francia, anzi quasi in simbiosi (pensate che l’aeroporto di Basilea è in territorio francese), sta la Svizzera, che per la fine di luglio insiste nel dichiarare che la sua Swissalpine di Davos si farà, e anzi ha riaperto le iscrizioni alle 4 gare in programma. Ecco, per sommi capi, l’ultimo comunicato:
Cari amici, continuiamo a lavorare tutti per l’allestimento: il lavoro in più è parecchio, ma è sostenuto anche dal vostro supporto. Potete ancora iscrivervi, ci vediamo tra meno di un mese… Chiaramente vi terremo informati sulle misure di sicurezza che sarà necessario prendere. Riceverete presto per email la carta di partenza, che porterete stampata al ritrovo, dove troverete anche il pacco gara (purtroppo, non la medaglia alla fine).
Vi raccomandiamo di usare trasporti pubblici, confermando come sempre la gratuità del viaggio in 2^ classe all’interno di tutta la Svizzera, per le date tra il 10 e il 28 luglio.
Date e orari di partenza saranno così distribuiti:
Run Running Day Start Time Finish time / Cut-Off-Time
K68 Sabato 08.00 21.00 (13h)
K23 Sabato 08.30 13.00 (4h30)
K43 Domenica 07.00 18.00 (11h)
K10 Domenica 07.30 09.45 (2h15)
Ci sarà un luogo dove I partecipanti potranno lasciare il proprio bagaglio, a Davos, o per la 23 km nella zona di partenza a Klosters, da dove sarà trasportato all’arrivo e ritirato esibendo il pettorale.
Quanto alle restrizioni per viaggi e soggiorni, in Svizzera dal 22 giugno siamo già alla Fase 4 (apertura a tutti gli stati della Comunità Europea e dell’area Schengen, tranne la Svezia dove il numero di contagi è ancora alto e per i cui cittadini è prescritta una quarantena di 10 giorni, come pure per Serbia, Macedonia, Russia, Usa e altre nazioni extraeuropee) e il governo federale assicura che:
“Le manifestazioni fino a 1000 persone sono nuovamente autorizzate. Le manifestazioni con più di 1'000 persone rimangono invece vietate fino a fine agosto.
La distanza sociale viene ridotta da 2 m a 1,5 m.
Revoca degli orari di chiusura di bar, ristoranti e discoteche e revoca dell’obbligo di rimanere seduti.
Revoca del divieto di assembramenti spontanei nello spazio pubblico.
Le manifestazioni in piazza sono permesse da sabato 20 giugno, vige però l’obbligo di indossare una mascherina.
I ristoranti possono accogliere più di 4 persone per tavolo, la distanza di 2 m fra i tavoli rimane però in vigore. Per i tavoli con più di 4 persone è obbligatorio lasciare un contatto.
Dal 25 giugno la Confederazione assume i costi dei test se sono soddisfatti i criteri dell’UFSP. Ciò avviene, per esempio, se ha sintomi compatibili con la COVID-19 e il Suo medico Le prescrive il test per il nuovo coronavirus”.
Aria fresca, speriamo che duri… e che passi anche i confini delle Alpi.
I ragazzi di Villasanta e il ragazzo di Siderno
30 giugno - Un campione lo è anche (anzi, soprattutto) quando non vince: di Francesco Panetta è inutile ricordare i successi internazionali, il titolo mondiale sui 3000 siepi e la medaglia d’argento nei 10mila, o l’europeo sempre sui 3000 siepi, o le sue cinque vittorie al Campaccio; ma forse il suo gesto che rimane impresso nella storia, o diciamo meglio, nella leggenda poetica dello sport è quello agli Europei del 1994, quando aiutò a rialzarsi Lambruschini, caduto su un ostacolo, e lo pilotò alla rimonta verso la medaglia d’oro.
Il Panetta è questo, e non è cambiato: adesso, più vicino ai sessanta che ai cinquanta, tra le tante sue attività sta curando un gruppo di ragazzi della nazionale di nuoto paralimpico, tesserati per la Corona Ferrea Nuoto di Monza. Il virus ha sconvolto le loro abitudini, interdetta la piscina: ma la forma fisica non può venire meno, e da circa un mese Francesco dirige, a Villasanta nell'impianto del centro sportivo comunale "Massimo Castoldi" (concesso gratuitamente), gli allenamenti, come ha fatto anche questa mattina, dalle 9 alle 11, prima del briefing/conferenza stampa che si è tenuto alla presenza dei dirigenti del meritorio sodalizio monzese (che oltre al nuoto pratica anche altri sport acquatici, e in questo luglio compirà un anno di vita), come l’istruttrice Lucia Zulberti, del sindaco di Villasanta Luca Ornago (foto 325-336), di Michele Cecotti di Affari & Sport e… di Roberto Mandelli, che ha efficacemente reso l’idea di quanto accaduto nel suo servizio fotografico https://foto.podisti.net/p649897118
Un motto della società è “allenarsi insieme e giocare insieme, un percorso di amicizia e comprensione”; ecco dunque “mister” Panetta che dapprima raduna a cerchio i suoi allievi impostando sul prato gli esercizi di stretching, poi prende per mano i giovanissimi (come quello, tutto compreso nel suo compito, delle foto 11, 21/24), e li porta nelle varie zone del campo. Nelle foto 37/38, 62/63 insegna la tecnica del salto dell’ostacolo, a 43/52 li cimenta nei lanci del “vortex” (precursore del giavellotto), poi spiega la tecnica del salto in lungo (72/79). Si comincia a correre in modo agonistico, ed ecco Panetta accogliere quasi tra le sue braccia gli arrivati nelle gare (foto 126/150).
Tocca ai salti: tò, non sapevamo che Panetta saltasse alla Fosbury, come mima nelle foto 159 e seguenti; poi guardate nelle foto 217-218, quasi come con Lambruschini quella volta, che prende in un volo d’angelo il bimbetto che si tuffa.
Finiti i momenti agonistici, Mandelli vorrebbe fare altre foto, e allora i ragazzi non vogliono stare a disparte ma si stringono attorno al loro campione (foto 286/289), in un abbraccio che ha sapore, non di “distanza sociale” ma di quell’affetto che è più forte dei virus.
Dopo di che, tutti a sedere, con le distanze più che giuste, a fare il punto sulla giornata e le prospettive. Verranno di sicuro tempi migliori, ma intanto i ragazzi della Corona Ferrea hanno vissuto un’altra giornata straordinaria.
Monchio (MO), 12^ Panoramica “special edition”: i primi a ripartire?
27 giugno – All’inizio dell’anno era calendariata per sabato 20 giugno: è andata in onda con una settimana di ritardo, dopo una diffusione della notizia un po’ tardiva e locale, che non era sfuggita al’onnivoro Giangi, e che noi di Podisti.net abbiamo divulgato con un pezzo che ha sfiorato i 300 lettori (quantità che per una gara locale, non competitiva, è abbastanza alta) http://podisti.net/index.php/notizie/item/6238-a-monchio-palagano-mo-sabato-27-si-corre-in-gruppi.html
Alla fine, la brava Giulia Grossi che ha condotto tutte le iscrizioni e richiesto una quantità di firme e di crocette che non finiva più (caso mai qualche burocrate proibizionista ci volesse buttare un occhio) dichiara 120 partecipanti, scaglionati in gruppi ogni quarto d’ora, mascherine fino alla partenza e poi via in libertà (nelle foto potete vedere una ragazza che si è allacciata la mascherina… nel gomito, proprio quel posto dove ci raccomandavano di starnutire). 120 sono pochi, rispetto ai 4/500 che (a occhio) venivano nelle annate normali, complice anche una competitiva valida per il trofeo della montagna.
Ma, giudicando sempre a occhio, chi c’è venuto (a parte che non erano tutti scarsi: ad esempio la coppia reale Del Carlo/Baruffi, che ritrovate in mascherina e non so se hanno fatto due giri), a parte i molti locali che hanno corso in maglia gialla, era gente scelta: le due caratteristiche principali del podismo modenese (e bolognese, e in parte reggiano), cioè le partenze anticipate e la caccia al ristoro / pacco gara, a Monchio non c’erano proprio. E mi è anche capitato di sorpassare qualcuno, forse partito nel turno precedente al mio, su sentieri o sterrati stretti: appena mi sentivano arrivare si facevano da parte, si appiattivano contro massi o alberi, quasi ti chiedevano scusa.
Chissà che la clausura non abbia convinto gli pseudo-podisti a dedicarsi a sport più consoni alle loro attitudini: facendo la tara a quello che diceva don Abbondio alla fine dell’epidemia, “è stata un gran flagello questa peste, ma è anche stata una scopa; ha spazzato via certi soggetti che, figliuoli miei, non ce ne liberavamo più… Ha proprio fatto uno sproposito Perpetua a morire ora; chè questo era il momento che trovava l’avventore anche lei… Se la peste facesse sempre e per tutto le cose in questa maniera, sarebbe proprio un peccato il dirne male; quasi quasi ce ne vorrebbe una ogni generazione” (non prendetelo alla lettera, ma è un passaggio stupendo, da gustare e rigustare).
Dunque, iscrizioni gratuite, niente pacco gara e soprattutto niente nefasti premi di società; consigliata la bottiglia d’acqua personale, ma all’occorrenza a trenta metri c’era il bar del mio compagno di banco al ginnasio Dante Venturelli (sic! annata 1963/64, mi misero con lui perché io ero un tipo da 8 in condotta e lui mi doveva calmare), uno che potrebbe fare la vita da pensionato e invece porta avanti l’esercizio che altrimenti chiuderebbe. Anch’io porto avanti il mio esercizio, e mi è capitato di ritrovarmi al traguardo con la mamma di una scolara dell’ultimo anno…
Il percorso, già bello di per sé nella parte che prevede la salita e discesa al monte di Santa Giulia (memoriale di una immane strage dell’ultima guerra: Dante V. porta il nome di uno dei martiri), è stato reso ancor più bello e più trail: un km di asfalto per salire, poi bellissimi sentieri in mezzo a un bosco deliziosamente fresco; e la discesa, per il percorso dei 9,800 anziché puntare direttamente su Lama di Monchio (peraltro, villaggetto ben tenuto), ha tirato dritto sul crinale delle colline, tra campi appena falciati (siamo sui 900 metri di altitudine, Monchio significa “de montibus”), per poi discendere a Lama, attraversare due strade asfaltate e arrivando, sempre per sentieri e stradette, al traguardo in salita dove, come tutti gli anni, ci aspettava Italo (autore dei video che potete guardare, anche in cima a S. Giulia).
Percorso segnatissimo: anche se gli addetti (i cosiddetti sbandieratori) erano al massimo 3 o 4, c’erano frecce e bandelle in quantità tale da rendere impossibile lo sbagliarsi.
Insomma, d’accordo, era un non competitiva (vigendo ancora la strana e assurda proibizione delle corse agonistiche, come se mettere un ordine d’arrivo attirasse il virus che invece gira alla larga dalle tapasciate), però, salvo smentite, è stata la prima in Italia non virtuale, ma reale, comunitaria, apprezzata e degustata.
A Monchio (Palagano, MO) sabato 27 si corre in gruppi
Finalmente un po’ di coraggio: gli organizzatori della “Panoramica” di Monchio (una ventina di km a sud di Sassuolo), la cui corsa ufficiale si sarebbe dovuta svolgere sabato scorso, mettono in campo la “Special Edition”, sabato 27 giugno, “nel rispetto dei protocolli per il contenimento della diffusione del Covid-19”.
I percorsi sono gli stessi, di 5/8/10 km, con un dislivello che nel giro più lungo sfiora i 300 metri, prevedendo l’ascesa al Monte S. Giulia, parzialmente su strade bianche.
Sono previste partenze differenziate a scaglioni (di non oltre quindici/venti persone) ogni quarto d’ora, dalle 16 alle 18,30 (la partenza ufficiale unica, negli anni d’oro, era alle 17,30). Se le iscrizioni saranno fatte dalle società, ad ognuna sarà comunicato l’orario in cui presentarsi.
Non ci saranno iscrizioni sul campo, per i singoli è assolutamente necessario telefonare al 333 748 42 79, o email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. , Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Attenzione che i numeri saranno contingentati.
Al ritrovo (nel solito campo sportivo, in centro del paese, con parcheggi soliti nella zona cimitero) si dovrà indossare la mascherina, avere a portata gel per le mani e firmare una dichiarazione sul proprio stato di salute; non ci saranno ristori né docce, dunque è suggerito di portare con sé acqua da bere. In gara si potrà levare la mascherina ma rispettare le distanze di 1 metro in sosta e 2 metri in movimento.
Sarà possibile, su prenotazione, cenare al ristorante Santa Giulia; inoltre, il forno del paese preparerà pizze da asporto consegnabili tra le 19 e le 20.
È una prova di coraggio che merita il favore degli sportivi. L’iscrizione è gratuita; personalmente credo che bisognerebbe riconoscere qualcosa alla Polisportiva Monchio per lo sforzo che sta facendo: anche senza il pacco-gara. Io ci sarò.
La salita di Baldini… e di tutti gli altri
Luglio si avvicina, e con esso la data – in teoria – in cui dovrebbe svolgersi la corsa in salita Castelvetro-Ospitaletto, sulle prime colline a una ventina di km da Modena: 7 km di ascesa con un dislivello di 400 metri.
Il tracciato era regolarmente usato da Renzo Finelli (atleta olimpico a Mexico 68, primo allievo di Gigliotti, poi tecnico della sua società di sempre, la Fratellanza Modena 1874) come campo di allenamento per i suoi atleti, in particolare modo durante le preparazioni invernali. Dalle categorie giovanili e cadetti, fino a Stefano Baldini, il precetto festivo di ogni domenica era il “collinare”, sempre lo stesso, con Finelli che aspettava tutti in cima sotto la chiesa.
Passano gli anni, e alcuni di quegli allievi, in particolare Andrea Baruffi e Mohamed Moro, hanno pensato di riproporre il percorso come gara rivolta agli amatori, in una sfida ideale coi tempi registrati dagli atleti ‘veri’, oltre che con sé stessi: tempo da battere, i 25 minuti netti di Baldini.
Dopo un’edizione diurna allestita per la prima volta la mattina dell’Epifania 2017, e la conversione in serale d’inizio estate (nello stesso 2017, poi il 29 giugno del 2018), la quarta edizione competitiva si è svolta il 3 luglio 2019, sotto le cure appunto di Andrea Baruffi (che in quei giorni compie gli anni), di Moro e di Sonia Del Carlo, simpatica mamma-atleta col sorriso da ragazzina, vincitrice femminile nel 2018, e invece l’anno scorso sacrificata nella logistica, col ristoro di metà percorso sotto l’acqua, infine come ‘scopa’ al seguito dell’ultimo concorrente.
Dicevamo, chissà che ne sarà dell’edizione 2020: nell’attesa, Mohamed Moro ha raccolto tutti i dati realizzando una classifica all-time, ovviamente capeggiata da Baldini, ma con soli 14 secondi su Massimiliano Ingrami, altro maratoneta di valore (vinse una maratona di Carpi quando era ancora una gara di alta caratura). Ognuno dei nomi meriterebbe una storia a sé: curiosando senza pretese di completezza, vedo Baruffi al quinto posto di sempre, un solo secondo davanti a Matteo Villani (il medico ora impegnato anti-covid, ma a suo tempo olimpico sui 3000 siepi), e 4” prima di Alessandro Giacobazzi, astro nascente della maratona. Nei primi dieci c’è anche Davide Uccellari, triatleta classe 1991 che di olimpiadi ne ha fatte due (Londra e Rio), cinque secondi davanti al maresciallo-trombettiere Oronzo Di Gennaro.
E ci si può divertire scendendo verso le parti meno ‘premiate’, facendo attenzione al 24° posto di Riccardo Tamassia, che sta salendo parecchio le quotazioni almeno in campo regionale; mentre Moro si accontenta di essere 30° (ma lui è specialista di 800 e 1500).
Appena dietro a lui comincia la cinquina delle migliori donne, guidate a pari merito da M. Chiara Cascavilla e Martina Merlo (29:25). Dietro loro compare Gianluca Ferracuti, contitolare con Moro del negozio Run&Fun da dove è ripartita l’idea della corsa, e Giancarlo Bonfiglioli, altro mezzofondista che però a Ospitaletto viene per prestare servizio.
Tornando alle donne, in settima posizione è Giulia Bellini, moglie di Matteo Villani e mamma di tre creature (attesa al rientro); seguono Sonia Del Carlo e Anna Lupato, “e via via tutti gli altri”, come diceva Dezan agli arrivi in volata del gruppo compatto: fino al caratteristico duo Giuseppe Cuoghi e Massimo Bedini, ex hockeista uno, ex arbitro l’altro, che per due secondi riesce a non essere l’ultimo dei 176.
Ma gli sportivi veri vanno comunque alle corse agonistiche, non per il pacco gara o il patetico premio di categoria, ma per la gioia di correre, che – siamo sicuri – alla fine prevarrà su tutti i virus.
Le corse, come le ciliegie non raccolte: cadono
In questi giorni, sulle stradette e piste ciclabili che percorriamo nel tentativo di riacquistare un po’ di fiato, ci capita di incontrare ciliegie cadute dai rami: a volte ancora integre e mangiabili, più spesso rovinate, beccate da uccelli, oppure schiacciate a terra senza che nessuno abbia potuto goderne.
Viene da fare un paragone con le corse programmate nei calendari di inizio anno. Ieri, 17 giugno, nelle nostre e vostre caselle postali è arrivata la notizia, piena di speranza, del lancio per il 1° luglio di una gara competitiva e collettiva a Firenze
https://www.podisti.net/index.php/in-evidenza/item/6219-1-luglio-a-firenze-si-corre-a-onde.html
Ma sono pure arrivati gli annunci di gare che si stavano approssimando, rinviate di qualche mese o annullate del tutto. L’Aquadela di Bologna, a un mese dalla classica serale Bologna-Casaglia-San Luca, ha fatto sapere quello che abbiamo pure pubblicato:
cioè:
Con grande rammarico dobbiamo comunicare ufficialmente che la "Casaglia San Luca 2020", programmata per il 17 luglio, pur non essendo ancora inserita in calendario Fidal, non potrà essere disputata quest'anno, stante l'attuale situazione di sospensione delle gare e in particolare delle manifestazioni su strada.
Vi diamo già l’appuntamento al 16 luglio 2021, per una nuova e splendida edizione della Casaglia, che rimarrà quindi la 38ª.
Dalla Toscana, la Reggello-Vallombrosa rimanda all’8 dicembre l’edizione, ormai prossima, della compertizione:
La pandemia aveva fatto temere la cancellazione dell’evento previsto per luglio, le difficili condizioni organizzative imposte dai protocolli stabiliti dalla Fidal in accordo con il Governo avevano anche spinto gli organizzatori a considerare l’annullamento della gara, per la prima volta nella sua storia, ma alla fine è prevalsa la volontà di continuare, ma spostando in là l’evento. La Reggello-Vallombrosa tornerà quindi a riempire i discorsi degli appassionati e a mettere alla prova la loro condizione fisica il prossimo 8 dicembre, per un’edizione invernale tutta da vivere.
L’appuntamento è quindi per la mattina dell’8 dicembre in Piazza Garibaldi a Reggello, con la speranza che di cui al fatidico giorno la pandemia sia diventata solo un brutto ricordo e si possa tornare a gareggiare tutti insieme.
Per il resto, è un dilagare di corse ‘virtual’; oppure della loro trasformazione, come ci informano gli organizzatori del Ravenna Runners Club:
Mercoledì 8 Luglio la società nota per l’organizzazione della Maratona di Ravenna Città d’Arte e di altre iniziative di running chiamerà a raccolta tutti per una giornata dedicata al plogging.
Il ritrovo, nel totale rispetto di tutte le normative in vigore per contrastare la diffusione del Covid-19, è fissato nell’area del Parco Baronio di Ravenna nei pressi dell’ingresso da Via Meucci alle ore 18.30. Da lì il gruppo, in base all’andatura e alle capacità di ogni partecipante, ma anche alle regole sul distanziamento sociale in essere quel giorno, partirà per una corsa fatta di benessere, divertimento e senso civico in diverse direzioni in maniera tale da “fare cleaning” in più zone della città.
Per partecipare occorrerà solamente presentarsi con l’abbigliamento adatto ad una corsa o ad una camminata. Il materiale per la raccolta, ovvero guanti e sacchetti, verrà fornito a Ravenna Runners Club da Hera, interpellata a proposito dell’iniziativa, e sarà distribuito a tutti i partecipanti. Una bella occasione insomma per incontrarsi, rivedersi facendo sport e contribuendo allo stesso tempo alla tutela dell’ambiente che ci circonda e che ha sempre più bisogno delle nostre attenzioni, non solo a parole, ma anche attraverso gesti concreti.
Podisti altruisti, dunque: non dimentichiamo le decine di migliaia di euro fatti arrivare alla Protezione Civile, che se durante l’epidemia sta svolgendo un ruolo fondamentale, non è stata altrettanto comprensiva nei riguardi del nostro movimento: ricordiamo tutti la cosiddetta circolare Gabrielli (del prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile dal 2010 al 2015, e ora capo della Polizia, che dunque ci tiene costantemente e strettamente sotto controllo).
Insomma, dall’altra parte del tavolo, cosa si sta facendo? Sempre oggi, consultando il sito del governo centrale, la risposta alle FAQ sull’attività sportiva o motoria (un po’ datata, ma tuttora vigente) pare favorevole:
Sì, l’attività sportiva o motoria all’aperto è consentita. Sarà possibile la presenza di un accompagnatore per i minori o per le persone non completamente autosufficienti. È obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di almeno due metri, se si tratta di attività sportiva, e di un metro, se si tratta di semplice attività motoria. In ogni caso sono vietati gli assembramenti.
Al fine di svolgere l’attività motoria o sportiva di cui sopra, è consentito anche spostarsi con mezzi pubblici o privati per raggiungere il luogo individuato per svolgere tali attività. Fino al 2 giugno 2020, non è consentito svolgere attività motoria o sportiva fuori dalla propria Regione.
L'attività sportiva di base e l'attività motoria in genere svolte presso palestre, piscine, centri e circoli sportivi, pubblici e privati, ovvero presso altre strutture ove si svolgono attività dirette al benessere dell'individuo attraverso l'esercizio fisico, sono consentite, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, a decorrere dal 25 maggio 2020.
A tali fini, sono emanate linee guida a cura dell'Ufficio per lo Sport, sentita la FMSI, fatti salvi gli ulteriori indirizzi operativi emanati dalle regioni e dalle province autonome.
Andiamo allora alle Linee guida per lo sport, emanate dall’Ufficio per lo sport (e firmate dal capufficio Giuseppe Pierro, che le ha inviate con prot. n. 3180 del 03/05/2020 al Presidente del CONI, al Presidente del CIP, e, loro tramite, a tutti i Presidenti di Federazioni, DSA, EPS). Le norme sono state aggiornate sulla base del DPCM del 17 maggio, ma con l’occhio, per quanto si legge, soprattutto all’accesso a palestre, piscine, impianti sportivi in genere, al fine
di meglio regolamentare l’accesso alle strutture con appuntamenti prenotabili in anticipo per evitare il rischio di assembramenti o il mancato rispetto delle misure di distanziamento e di divieto di assembramenti, con particolare riferimento alle aree più a rischio (reception, hall, sale di attesa, percorsi di accesso agli impianti, ecc….) e, più in generale, per contingentare il numero massimo di persone che potranno accedere agli spazi e alle aree comuni, nonché alle aree dove svolgendosi attività con impegno fisico e respiratorio elevato, aumentano il rischio di diffusione dei droplets.
Le presenti Linee-Guida si applicano anche a qualunque altra organizzazione, ente o associazione che si occupi di esercizio fisico e benessere dell’individuo.
E ancora:
Le misure di prevenzione e protezione sono finalizzate alla gestione del rischio di contagio all’interno del sito sportivo. Esse devono essere adottate sulla base delle specificità sportive emerse dalla fase di analisi del rischio, avendo ben presente che le misure di prevenzione e protezione non vanno intese come tra loro alternative ma quali dotazioni minime ai fini del contagio in relazione alla attuale situazione epidemiologica in atto. Allo stato, le principali misure di prevenzione del contagio consigliate dalle autorità sanitarie sono il distanziamento, l’igiene delle mani (anche per il tramite dell’utilizzo di dispenser di detergente) e delle superfici e la prevenzione della dispersione di droplets tramite l’utilizzo di mascherine e visiere.
Tali misure di mitigazione del rischio sono però di difficile attuazione in molti momenti della pratica sportiva, anche in fase di allenamento per tutti i livelli di pratica, da quella amatoriale a quella professionistica. In particolare, l’utilizzo di mascherine e visiere è spesso incompatibile con il carico metabolico e con il gesto sportivo. Pertanto, devono essere prese in considerazione anche altre misure di mitigazione, meno utilizzate in altri ambiti lavorativi e sociali, che agiscano in modo coordinato per consentire una ripresa il più possibile sicura.
Tra queste: la gestione di presenze contingentate, per limitare la possibilità di diffusione del contagio; la sostituzione di attività in presenza con attività virtuali; la tutela sanitaria in ambito sportivo.
Dunque? Torniamo da dove siamo partiti, a Bologna, per gli ultimi aggiornamenti che dal 22 giugno lasciano presagire una riapertura pressoché totale. Stralciamo dal comunicato ufficiale della Regione, dal titolo Sport, ripartenza in sicurezza:
SPORT INDIVIDUALE
È consentito svolgere attività sportiva all’aperto, anche presso aree attrezzate e parchi pubblici (se aperti).
L’atleta deve rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri dalle altre persone (tranne nel caso in cui si tratti di congiunti conviventi, di minori o persone non completamente autosufficienti).
PALESTRE, PISCINE, CENTRI SPORTIVI
È consentito svolgere attività sportiva presso palestre, piscine, centri e circoli sportivi, pubblici e privati, e altre strutture nelle quali si svolgano attività sportive in forma singola o di squadra dirette al benessere dell’individuo attraverso l’esercizio fisico.
A queste attività si applicano le regole contenute nei seguenti protocolli di sicurezza regionali e nelle linee guida nazionali.
[quelle appena citate sopra]
Domanda: All’interno di strutture sportive all'aperto è possibile svolgere allenamenti o partite di allenamento non individuale (es: doppio di tennis, beach tennis, beach volley, paddle ecc.)?
R.: Ciascun ente, organizzazione o associazione che gestisce centri sportivi è tenuto ad adottare appositi protocolli applicativi di dettaglio per l’attività sportiva, nel rispetto delle disposizioni generali dettate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio dello Sport - con le "LINEE GUIDA PER L’ATTIVITÀ SPORTIVA DI BASE E L’ATTIVITÀ MOTORIA IN GENERE"
Nel rispetto degli standard definiti dalle linee guida nazionali e degli ulteriori standard specifici per le singole discipline sportive, ove adottati dai singoli enti riconosciuti dal CONI e/o dal CIP la pratica dello sport di doppio è ammissibile nei limiti del distanziamento standard richiesto di metri 2.
Da uno siamo passati a due, è già un progresso. Passiamo agli sport di squadra:
ALLENAMENTI DEGLI ATLETI
Le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, degli sport individuali e di squadra, sono consentite, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, a porte chiuse.
I soli atleti, professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni, in vista della loro partecipazione a competizioni di livello nazionale ed internazionale, possono spostarsi da una regione all’altra, previa convocazione della federazione di appartenenza.
La serie A è ricominciata, anche se dalle righe sopra sembra che la Regione abbia ‘autorizzato’ solo gli allenamenti. Ma le gare? Ahinoi, ecco l’ultima riga:
EVENTI E COMPETIZIONI
Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati.
Dunque, qualsiasi gara podistica che non figuri come ‘allenamento’ è tuttora “sospesa” (sinonimo meno perentorio, ma equivalente a “proibita”).
Ecco perché la Casaglia-San Luca non si fa, e a Ravenna si raccolgono rifiuti (rigorosamente senza cronometro); mentre noi praticanti continuiamo a collezionare i ‘rifiuti’ delle corse che non si faranno più.
A Bologna si è corsa almeno la Virtual Marathon 2020
Cancellata senza rinvio l’edizione del 1° marzo 2020 (come ricorderete, fu la prima maratona sospesa in Italia, per la proclamazione di una ‘zona rossa’ che l’allora commissario regionale Sergio Venturi oggi ammette essere stata troppo severa), e ancora incerta l’effettuazione del 2021, dato che nel calendario Fidal Gold e Silver al momento Bologna non compare (ma ci sono ancora gli spazi per inserirsi), gli organizzatori hanno allestito e portato a termine una Bologna Virtual Marathon.
La falsariga è la stessa di altre manifestazioni dei nostri tempi da “Fase 2” ovvero 3: gli iscritti alle gare dei 42 e 30 km hanno avuto la possibilità di partecipare, suddividendo il loro sforzo su tre tappe (nessuna superiore ai 19 km) tra il 5 e il 7 giugno, e inviando agli organizzatori tracce e tempi dei loro Gps.
La procedura è risultata per taluni un po’ complicata, fatto sta che dei circa 1000 iscritti (su 3700 che avrebbero dovuto correre il 1° marzo scorso) poco meno di 650 hanno portato a termine le tre tappe: 468 su almeno 42,195 km (era suggerito di abbondare leggermente, data la taratura dei Gps), 175 sui 30 km. La località, ovviamente, era libera. Dice il comunicato ufficiale:
“C'è chi ha corso sotto la pioggia, chi in riva al mare, chi ha macinato chilometri da solo, chi ha preferito la compagnia di alcuni amici, c'è chi ha corso all'alba e chi al calar del sole, c'è chi ha corso tra le campagne, in città o in montagna.Ognuno al suo ritmo, qualcuno ha completato la maratona in meno di 2 ore e mezza, qualcuno invece in più di 10 ore!”.
Aggiunge Fabio Cavallari, responsabile Marketing e Comunicazione: “Dopo mesi di lockdown e con tutte le gare podistiche sospese, sentivamo il bisogno di darci un obiettivo e di darlo ai tanti runner che hanno creduto nella Bologna Marathon. La forza e l'energia che ci hanno trasmesso i partecipanti è stata grandissima e il movimento che si è creato sui social network è stato impressionante. Il club di Bologna Marathon su Strava in un paio di settimane ha raggiunto più di 1000 iscritti e le condivisioni di foto e risultati sui vari social è stata davvero importante".
I partner di questa iniziativa hanno realizzato un pacco gara che i partecipanti potranno ritirare nelle prossime settimane nella rete dei Macron Store. Saranno inoltre premiate diverse categorie di runners, tra cui chi ha corso in meno, chi in più tempo, e chi ha inviato le foto più simpatiche e suggestive.
La classifica dei finisher vede al primo posto maschile Riccardo Vanetti in 2:28:26, due minuti e mezzo davanti a David Colgan (391 gli arrivati); al femminile vince (su 78) Natascia Pizza in 3.10:40. Da notare l’ultimo posto (che sarà premiato) di Giacomo Crasta in 10.17:09, ma va notato che ha corso o camminato solo per le alture bolognesi, più o meno sui tracciati della mitica 25 km dei Colli.
Allo stesso modo, il sottoscritto (penultimo, ma in 7 ore, e su un totale di oltre 44 km), dopo due tappe quasi piatte a Modena, ha deciso di celebrare l’ultima tappa in una zona simbolica e legata a tanti ricordi: le cime tra la gucciniana Pàvana e il lago di Suviana, attorno al quale oggi si sarebbe dovuta correre appunto la maratona, e sulle cui vette (due montagne a 1200 metri di quota, nel crinale tosco-emiliano) in anni antichi si correva la “Maratona dei tre laghi” con partenza e arrivo a Castiglione dei Pepoli.
Nei 30 km della Virtual successi simbolici per Silvia Vignali in 2:28:17 (appena dieci secondi in meno di Federica Cicognani, 2:28:27); e per Antonio D'Oro in 1:54:41.
Camignada e Transpelmo cedono, Davos insiste, Parigi… ni
Fine settimana di annunci relativi alle gare programmate per questa tormentata estate-autunno.
Su migliaia di podisti italiani amanti delle Dolomiti sono piovute come macigni (è il caso di dirlo) le comunicazioni della rinuncia della “Camignada poi siè refuge”, dal lago di Misurina ad Auronzo attraverso la stupenda area delle Tre Cime di Lavaredo, e della “Transpelmo” in alta val di Zoldo attorno alla più bella montagna dolomitica. La provincia di Belluno continua a pagare il suo tributo alle incertezze del momento e (come ci ha scritto Andrea Basso della maratona di Milano) alle possibili responsabilità penali che potrebbero gravare, anche qui come macigni, su chi in Italia osasse organizzare una gara e avesse la sfortuna di un reduce ‘positivo’ e vendicativo, capace magari di eccepire su una toilette non abbastanza ‘igienizzata’ o su una podista compagna di corsa che gli avesse respirato un po’ troppo bocca a bocca…
Ecco il comunicato della Camignada, di oggi 6 giugno:
“Causa emergenza Covid-19, siamo costretti a rinunciare all’edizione 2020 della Camignada” dice il presidente del Cai di Auronzo, Stefano Muzzi. “Come tutte le organizzazioni sportive, ci siamo trovati e ci troviamo di fronte a una situazione senza precedenti. Nelle settimane scorse abbiamo sospeso le iscrizioni e ci siamo presi un periodo di riflessione per valutare al meglio ogni aspetto legato alla Camignada, in relazione all’evolversi della situazione sanitaria e delle normative. Una manifestazione come quella che proponiamo da quasi mezzo secolo, con oltre un migliaio di partecipanti e centinaia di volontari lungo il percorso, una festa della montagna prima ancora di una gara, non permette di garantire gli standard di sicurezza richiesti. La decisione che abbiamo assunto, pur dolorosa, crediamo sia la scelta più responsabile per assicurare la sicurezza di partecipanti e staff organizzativo. Vivere la montagna, del resto, significa a volte anche saper rinunciare a proseguire verso la vetta. L’appuntamento è per domenica 1 agosto 2021, per una giornata alla quale abbiamo già iniziato a lavorare e che vogliamo rappresenti un qualcosa di speciale, per ogni concorrente e per la storia della Camignada. Segnaliamo inoltre che i concorrenti che si fossero già iscritti all’edizione 2020 hanno due possibilità: confermare l'adesione per l'edizione 2021 oppure richiedere il rimborso integrale della quota.
Nota di plauso per l’ultima frase: il rimborso non è insomma una mission impossible.
Dal comunicato della Transpelmo datato 4 giugno:
L’edizione 2020 della Transpelmo, gara di trailrunning che si sarebbe dovuta svolgere il 6 settembre sui sentieri della Val di Zoldo (Belluno), è annullata.
Il comitato organizzatore ha valutato attentamente ogni possibilità, ritenendo che non sussistano le condizioni per organizzare l’evento. «A malincuore, dobbiamo rinunciare all’edizione 2020 della Transpelmo» spiegano Andrea Cero ed Eris Costa, coordinatori dello staff organizzativo della manifestazione nata nel 2008 che si svolge lungo i sentieri attorno al Monte Pelmo, una delle vette iconiche delle Dolomiti. «L’emergenza Covid 19 ci ha messo di fronte a una situazione senza precedenti. Dopo aver atteso l’evolversi del quadro sanitario e normativo, considerata la rigidità degli standard di sicurezza richiesti ed esplorata ogni possibilità per evitare l’annullamento, siamo arrivati alla decisione di rinviare al prossimo anno. Si tratta di una scelta molto sofferta ma crediamo che questa sia la soluzione più responsabile nei confronti di concorrenti - oltre 800 nell’edizione dello scorso anno – e di volontari – oltre duecento. Diamo appuntamento al 5 settembre 2021, nella convinzione che la nostra scelta sia capita e con l’auspicio che i tanti concorrenti che in questi anni ci hanno dato fiducia possano essere con noi anche il prossimo anno, per un’edizione che vogliamo più coinvolgente che mai.
A nord delle Alpi invece si resiste: la mitica Davos, programmata per l’ultimo weekend di luglio e che aveva messo le mani avanti ipotizzando un ‘recupero’ a metà settembre, ha invece optato per la ‘resistenza’, anzi per una sfida, sintetizzata nel nome di Corona Swissalpine 2020. Sintetizzo il messaggio inviato il 4 giugno e presente sul sito della gara:
Possiamo darvi una lieta notizia: dopo tante riunioni e prove, la Swissalpine si potrà svolgere il 25 e 26 luglio, sia pure nel rispetto delle norme di sicurezza causate dalla Covid e nella speranza che non ci siano altri impedimenti imprevisti. Dovremo rinunciare ad alcune delle cose incluse nei programmi, ma certamente siamo intenzionati a offrirvi un pezzo di normalità.
Gli iscritti fino al 2 giugno (non sono più ammesse nuove iscrizioni se non con la modalità della “lista d’attesa”) hanno le possibilità:
trasferire l’iscrizione al 2021
annullare l’iscrizione 2020 ricevendo il 60% della quota entro 4 settimane
lasciare in offerta la quota pagata.
Chi desidera confermare la partecipazione del 25/26 luglio deve collegarsi col sito e compilare il modulo entro il 9 giugno.
Non potremo organizzare la 20 km (né le gare a staffetta e per bambini) ma sarà possibile trasferirsi sulla 23 o sulla 10 km: a breve seguiranno informazioni.
La Corona Swissalpine 2020 impone, a causa dello sviluppo della pandemia e delle direttive politiche, una forte dose di flessibilità e autoresponsabilità da parte dei partecipanti e dei collaboratori. Intanto, le corse dei K68 e K43 saranno distribuite in due giorni: K68 sabato 25; K43 domenica 26.07.2020. Gli orari di partenza saranno comunicati più tardi, come pure informeremo sulle K23 e K10.
Tutti i concorrenti saranno vincolati a rispettare le regole di igiene e distanziamento.
Infine, la maratona di Parigi. Il sito ufficiale continua a riportare la data del ‘recupero’ del 18 ottobre, decisa già dal 5 marzo, ma da ieri 5 giugno ospita pure una comunicazione contemporaneamente spedita agli iscritti, che lascia leggermente sconcertati:
Come sai, la crisi del COVID-19 ha colpito gravemente il settore dello sport: è da marzo che non si organizzano eventi pubblici. Il Consiglio dei ministri ha prolungato il blocco fino al 15 settembre: per tutte le competizioni organizzate dal nostro comitato A.S.O. entro quella data, a partire dalla maratona di Parigi inizialmente prevista per il 5 aprile, noi offriamo un credito (voucher) pari alla somma integrale che hai versato, valido 18 mesi per partecipare a un qualsiasi nostro evento. La somma che non avrai speso entro 18 mesi ti sarà successivamente rimborsata.
Entro metà luglio riceverai un email che specificherà l’importo del tuo credito e le modalità per usarlo. Ci spiace per il disagio creato da questa situazione eccezionale. Non vediamo l’ora di rivederti, anche se la priorità resta la salute di tutti.
La cosa, come dicevo, sconcertante è che questo messaggio non fa alcuna menzione della data del 18 ottobre: l’unica data citata per la maratona è quella primitiva, già annullata da tre mesi. Resta dunque il dubbio se questo rimborso o bonus valga solo per chi non accetta il recupero, oppure sottintende l’annullamento definitivo. In una Francia che dal 12 maggio ha cominciato a riaprire le scuole (giungendo alla riapertura generale anche per i licei il 2 giugno), e lo stesso 2 giugno ha dato via libera a bar, ristoranti, parchi, attività sportive (con qualche cautela solo per la “zona arancione” di Parigi), e che si pente di aver fermato precipitosamente il campionato di calcio (peraltro, virtualmente ormai concluso per il titolo), l’annullamento suonerebbe come punitivo nei confronti del podismo.
Finto podista in nero accoltella per gelosia e si fa beccare
Il cosiddetto “liberi tutti” scattato progressivamente dal 4 maggio ha prodotto indubbie conseguenze positive, ma anche qualche spiacevole inconveniente. Anzitutto, sono smesse le aggressioni verbali o talvolta fisiche a podisti presunti ‘untori’: oggi, tutt’al più, ci possono sgridare se non portiamo la mascherina trovandoci a meno di una distanza ‘sociale’ variabile a seconda dei singoli ordinamenti dei nostri staterelli regionali. Però, abbiamo ripreso a girare, sicuramente tra una provincia e l’altra, a breve anche tra regioni.
È così successo che a Finale Emilia (località che, come dice il nome, si trova al confine fra quattro province e tre regioni: Emilia, Lombardia, Veneto, in particolare Modena, Ferrara, Rovigo, Mantova) sono cominciati ad arrivare anche i foresti, podisti e non solo. E sabato 23 maggio, in un parchetto quasi in centro della cittadina, attraversato da una pista ciclabile, è stato visto un podista, completamente vestito di nero, compresa la mascherina nera antiCovid (non voleva essere sgridato?), occhiali scuri alla Blues Brothers, guanti calzoni e cappuccio della felpa calato sul capo, saltare via in fretta dalla postazione in cui stava facendo stretching (però agli arti superiori, dice un testimone) e avventarsi contro un pacifico operaio ceramista 54enne che stava rientrando a casa col cartoccio del pane sottobraccio.
Estratto un cutter, il “podista” ha colpito al collo il malcapitato e l’ha lasciato a terra sanguinante: qui le fonti divergono, secondo un testimone l’accoltellatore sarebbe rimasto alcuni istanti a vedere i risultati della sua impresa (risoltasi positivamente per la vittima, dopo un intervento d’urgenza all’ospedale di Bologna), secondo altri è scappato, liberandosi degli indumenti a qualche centinaio di metri, con una raccolta differenziata un po’ particolare: una campana per il vetro! E poi ci casca l‘asino: la fuga finale sarebbe avvenuta non a piedi ma in auto, un’auto che le tante telecamere che sorvegliano tutti (tranne i ladri delle nostre biciclette) avevano ripresa nell’arrivare a Finale addirittura tre ore prima dell’accoltellamento. Un lungo-lento, o uno stretching accurato come ci è stato raccomandato in questi mesi di poca attività motoria?
Chi sta leggendo ha già trovato indizi che non depongono a favore di un collega podista: nel maggio padano, chi corre ormai con guanti e felpa? E la mascherina, la portiamo davvero? Senza dire che l’uso delle strutture fisse come gli attrezzi da ginnastica è fortemente sconsigliato se non vietato… Come avrebbe detto l’ispettore Rock: il vostro piano era ben congegnato, ma avete commesso un errore (uno solo?).
Infatti: in pochi giorni i carabinieri, coordinati dal PM Giuseppe Amara, hanno risolto il giallo dell’uomo in nero, talmente sagace da aver acquistato il taglierino il giorno prima, con tanto di scontrino, e da aver fatto sapere che, appena fosse stato dato il via libera interregionale (cioè da mercoledì prossimo), avrebbe tagliato la corda: stavolta non col taglierino, finito nella campana del vetro.
Ovviamente non si tratta di un podista ma di un 50enne pizzaiolo, originario di Rieti e residente a Reno Centese: località, per chi non lo sapesse, a un paio di km da Finale, dalla quale dunque un qualunque podista vero sarebbe venuto non in auto ma a piedi, giusto per lo spazio di un riscaldamento. Da quelle parti, in tempi normali, il calendario podistico amatoriale sarebbe ricchissimo: è rinomato “Al Gir dal Cisol”, una corsa di fine luglio organizzata (pensate un po’) dalla Podistica Finale Emilia; ma tutto luglio e settembre sono animati dalle manifestazioni serali dei “Parchi in movimento”, che coinvolgono il vicino comune di Casumaro: a sua volta celebre per la rimpianta corsa del Gatto Nero, che forse avrà suggerito il costume da pseudo-podista al pizzaiolo.
Ma perché l’ha fatto? Le prime impressioni accreditavano il gesto di uno squilibrato, ma ricordandosi anche dell’antico proverbio francese “Cherchez la femme”, le indagini hanno persuaso l’aggressore a confessare il cosiddetto “movente passionale”: “presunti motivi di gelosia”, dicono i primi comunicati successivi all’arresto del finto podista il 29 maggio. Anche qui, le informazioni divergono (è chiaro che gli avvocati difensori hanno cominciato a rimestare il cibo tipico di quelle parti, la papparuccia o calzagatti) e ve le diamo tutte senza accreditarne nessuna: il ferito sarebbe “il marito dell’amante dell’accoltellatore”; oppure non proprio il marito ma insomma il compagno; oppure ancora (ma qui sento puzza di azzeccagarbugli che girano il pentolone) sarebbe lui quello che “avrebbe avuto attenzioni nei confronti di una donna impegnata”. E ovviamente si potrebbe andare avanti: impegnata con chi? col pizzaiolo o con una terza persona? In attesa di un dibattito a talk-show unificati, non senza l’intervento di un virologo assunto dalla difesa per sostenere l’attenuante della lunga clausura sul comportamento poco “sociale” dell’aggressore, ci premeva dire che stavolta, proprio no, non è un “delitto del podista”!