Martina Caironi, squalifica col buon senso, torna a marzo
E’ finalmente stata pubblicata sul sito della NADO Italia la sentenza relativa alla positività di Martina Caironi, l’atletica paralimpica di Alzano Lombardo: ebbene, il TNA ha squalificato l’atleta per un anno, ma - accogliendo l’istanza della stessa Caironi – il provvedimento è sospeso per otto mesi, e, considerando il periodo di sospensione cautelare già scontato, la data di termine della squalifica diviene il 9 marzo prossimo.
Il che significa che la 30enne tesserata per le Fiamme Gialle, portabandiera azzurra alle Paralimpiadi di Rio 2016, 3 ori e un argento olimpico, 5 ori e un argento mondiale, 6 medaglie agli Europei, fra 100, 200 e salto in lungo, potrà prender parte alle prossime alle Paralimpiadi di Tokyo in agosto.
Questa la sentenza:
La Seconda Sezione del TNA così decide:
- in accoglimento della richiesta della Procura Nazionale Antidoping, dichiara sussistenti le violazioni degli artt. 2.1 e 2.2 CSA contestate alla sig.ra Martina Caironi e, ai sensi degli artt. 4.7.4.1, 4.2.2 e 4.5.2.1 CSA, infligge alla medesima la squalifica di un anno decorrente dalla data della presente decisione;
- accoglie altresì l’istanza formulata, ai sensi dell’art. 4.6.1.1 CSA, dalla sig.ra Caironi e, per l’effetto, sospende nella misura di otto mesi la squalifica inflitta alla medesima;
- determina nel 9 marzo 2020 la data di scadenza della squalifica, tenuto conto del periodo di sospensione cautelare già scontato.
Riassumiamo ora i fatti: Martina Caironi, risultata positiva alla sostanza Clostebol Metabolita in seguito ad un controllo a sorpresa il 17 ottobre 2019, è immediatamente sospesa a far data dal 9 novembre 2019.
L’atleta ammette subito di aver usato il Trofodermin, una crema cicatrizzante che contiene il Clostebol Metabolita, uno steroide anabolizzante, per curare un’ulcera al moncone della gamba amputata, ma solo dopo aver consultato il medico federale.
Così il TNA, certificata la violazione del Codice Wada, ha però escluso il dolo: più semplicemente, Caironi non voleva doparsi, ma nell’uso per necessità terapeutica è stata poco attenta alle indicazioni riportate sulla confezione del farmaco, che indicano chiaramente “doping”. Squalifica di un solo anno, allora, ma con lo sconto di otto mesi dovuto alla “collaborazione fattiva dell’atleta, che ha permesso di scoprire o accertare la violazione della normativa antidoping da parte di altra persona” (regola 4.6.1.1 delle Norme Sportive Antidoping), in questo caso del medico federale (a sua volta a processo fra qualche giorno) che le aveva prescritto il Trofodermin.
“Ringrazio chi mi ha sostenuto e chi ha creduto in me, sono stati mesi difficili ma ora non vedo l’ora di tornare ad allenarmi e alle gare. È stata compresa la mia buona fede e la necessità di curarmi. Hanno prevalso rispetto delle regole e buonsenso. Desidero che questa vicenda che mi ha coinvolta non si ripeta con nessun altro”, le parole di Martina Caironi.
NdD: Tra chi aveva creduto e sostenuto la causa di Martina Caironi, a dispetto delle vestali dell'antidoping e dei loro allegri delatori, ci siamo stati anche noi da subito:
Siamo lieti che il buon senso, e soprattutto l'umanità, abbiano prevalso. [F.M.]
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