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Rodolfo Lollini

Rodolfo Lollini

Venerdì, 09 Marzo 2018 09:19

Club del Miglio – Le novità 2018

Intervistiamo oggi Fulvio Frazzei, “The voice of the Mile” ma non solo, in quanto oltre ad essere lo speaker, è una delle menti organizzative del CdM, il Club del Miglio.

Fulvio, prima di tutto, spiegaci in breve il CdM: “Nato alcuni anni fa dalla passione per questo tipo di specialità da parte di alcune Società lombarde, il CdM si rivolge a tutti coloro che hanno avuto a che fare con questa prova classica o vorranno cimentarsi nel prossimo futuro, proponendo anche nel 2018 un circuito di prove aventi lo stesso regolamento e una classifica finale comune che premierà le società e gli atleti sia per la prestazione che per la partecipazione”.

Bisogna essere dei professionisti della pista o gente che va forte? “No, no, no: nulla di più sbagliato. Si gareggia per divertimento e l’unico vero avversario può essere il record personale, per il resto s’instaura un clima di amicizia e sano cameratismo”.

Quindi vanno tutti piano? “Abbiamo anche delle eccellenze, come testimoniato dai record nazionali di categoria che vengono siglati ad ogni edizione, ma Ti posso assicurare che ci sono applausi per tutti”.

Dove si gareggerà? “Si resta in Lombardia, ma correremo in ben sei province: Brescia, Lodi, Milano, Monza-Brianza, Pavia e Sondrio. Saranno sempre dieci tappe, da marzo ad ottobre, tutte collocate nel calendario Regionale FIDAL. Proprio per questo motivo nel logo abbiamo inserito la regione e corsie di colori differenti per ricordare che si corre anche fuori dalla pista”.

Vogliamo ricordare le tappe? "Il 24/03/2018 cominceremo con il 19° Miglio di Piero a Pioltello (MI), organizzato da Athletic Team. Alla fine della manifestazione si svolgeranno anche le premiazioni del 2017. Il 30° Miglio Città di Voghera (PV) è in programma sulla pista del Centro Giovani di Voghera il 7/04/2018. L’organizzazione, come sempre, è curata dall’Atletica Iriense. Il 14/04/2018 saranno l’Atletica Ambrosiana, il Gruppo Podistico Tiremm Innanz e l’Atletica Meneghina ad accoglierci nella prestigiosa cornice dell’Arena Civica di Milano per il 28° Miglio Ambrosiano. Il 12/05/2017 si torna a Milano per il 7° Happy Mile Running Contest organizzato da Happy Runner Club. L’appuntamento è sulla veloce pista azzurra del Centro Sportivo XXV Aprile. La prima prova su strada, il 9° Miglio Misintese a cura dell’Atletica Gisa, è in programma il 26/05/2018 sul pavé di Misinto (MB). Prima della pausa estiva si festeggia la 16^ edizione del Miglio della Bassa Lodigiana. Organizzato dalla B&RC, si correrà il 2/06/2018 lungo le strade di Castiglione d’Adda (LO). Alla ripresa, l’8/9/2018 c’è un gradito ritorno: all’interno dell’istituto Sacra Famiglia, Running Club Cesanese e ASD Giocare organizzano il “1° Miglio” di una nuova e speriamo lunga serie a Cesano Boscone (MI) Per il 19° Miglio di Lonato organizzato dall’Atletica Lonato, dopo due edizioni in campagna, il 15/09/2018 il circuito ritorna nel centro cittadino della cittadina bresciana. Il 2° Miglio della Brisaola, organizzato dal GP Valchiavenna, si corre sulla pista azzurra di Chiavenna (SO) il 6/10/2018. Si chiuderà il 13/10/2018 in casa dei Daini, sul tartan di Carate Brianza (MB) con il 7° Miglio Gino Riva".

Novità nell’accordo con la FIDAL? “In sintesi, con l'accordo in federazione abbiamo derogato sulla partecipazioni di atleti EPS in tutte le nostre prove sia su strada che in pista mentre gli atleti in possesso di runcard potranno gareggiare solo alle gare su strada. Via libera agli atleti esordienti da tutte le province senza premiazioni e classifiche di merito e conferma dei 1000 metri per Ragazzi e Cadetti”.

E il passaporto? “Confermatissimo e richiestissimo. E’ una sorta di abbonamento che assegna un pettorale personalizzato, regala la maglia del circuito, consente dei risparmi su acquisti di materiale tecnico e semplifica le modalità d’iscrizione alle varie tappe, anche in questo caso risparmiando. Inoltre da quest’anno regala anche l’iscrizione gratuita a tre prove sul miglio extra calendario, in programma a Genova, Castel Guelfo (BO) e Villa Carcina (BS) Imperdibile per gli habitué del CdM”.

Grazie Fulvio, quando ci rivediamo? “Vi aspettiamo il 24 marzo a Pioltello: è un sabato, poi potete gareggiare anche alla domenica, tanto qui correrete solo un miglio. Venite a provare, non ve ne pentirete!”

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Le precipitazioni nevose hanno modificato il programma del Corrigiuriati, il circuito milanese che al giovedì raduna i pistard al campo sportivo Giuriati. Per chi non conoscesse il Corrigiuriati, può leggere questo articolo di presentazione: http://podisti.net/index.php/notizie/item/698-il-corrigiuriati-2018-inizia-il-15-febbraio-e-conferma-la-sessione-serale.html La prova dedicata al test di Cooper, avrà quindi luogo domani, con le classiche due sessioni con partenze alle ore 13 ed alle 19. Essendo l’iscrizione completamente gratuita e tenendo presente il buon numero dei partecipanti che consente di creare “trenini” per tutte le velocità, segnaliamo questa occasione a coloro che intendessero misurare il loro stato di forma con questa prova sui dodici minuti, appositamente ideata per questo scopo.

Il Fantozzi inglese ha un nome, si chiama Jack Gray. Domenica scorsa si è aggiudicato la mezza maratona di Cambridge, col tempo di 1h06’52”. Perché questo abbinamento? Molto semplice, Gray si è iscritto col nome del suo capoufficio, che si chiama Andrew Rawlings a di anni ne ha più del doppio, ovvero 49. Non ci sono informazioni sui motivi per i quali Gray avesse questa missione, ovvero se il capo fosse impegnato altrove con l’amante oppure volesse solo registrare un bel tempo nel suo palmares. Magari per partire nelle prime file in una maratona più importante. Anche se sembrerebbe che Rawlings abbia dovuto rinunciare all'ultimo per un problema al bicipite femorale. Per Jack si sarebbe trattato giusto di un buon allenamento, ma una volta in gara si è reso conto che avrebbe potuta vincerla. Ed arrivare primo in una gara con oltre 7000 partecipanti non è cosa da poco. Così il ventiquattrenne si è buttato nella battaglia, uscendone vincitore. Passato il traguardo si è reso conto di aver fatto la frittata. Era evidente che alle premiazioni lo avrebbero subito smascherato. Gray allora ha confessato la sua vera identità ed è stato immediatamente squalificato, però malgrado il tempo non eccezionale a livello assoluto è diventato famoso. La notizia ha già fatto il giro del mondo. Avrebbe dovuto fare come molti amici del giaguaro che qui in Italia corrono con il chip dell’amico nelle mutande e non si piazzano tra i primi.  

Domenica si è svolta a Barletta la seconda edizione della “Pietro Mennea Half Marathon”. Il collega Annoscia registrava nel suo pezzo: “2532 gli arrivati con due squalificati” uno era “Nicola Tanzi (Barletta Sportiva): attendiamo le motivazioni…” Per Nicola Tanzi le motivazioni erano quelle di avere tagliato il traguardo con un cane al guinzaglio. Fiocco, questo il suo nome, non era presente in partenza e nemmeno lungo il percorso. Aspettava il suo padroncino, il figlio di Nicola, al traguardo e quando lo ha visto arrivare è scappato dalle cure della moglie di Nicola (o forse è stato lasciato andare, ma non è questo il punto). Il cane si è così unito al gruppetto formato da Tanzi che insieme ad altri due amici runner avevano spinto la carrozzella su cui era sistemato il figlio di Nicola che è disabile. Ne è seguita una squalifica, francamente difficile da capire. Noi non siamo favorevoli ai cani in corsa, per tanti motivi. Compreso quello di averli visti in prima fila alla partenza, con grave rischio per la loro incolumità e quella dei concorrenti che possono inciampare negli animali stessi o nel guinzaglio. Tuttavia in questo caso, anche leggendo le regole federali appare evidente che l’animale non ha costituito intralcio né pericolo per gli altri partecipanti. E di certo nemmeno un aiuto per Tanzi. Sottolineiamo inoltre che si è trattato di una breve apparizione, venti metri su oltre venti chilometri di gara. Nicola Tanzi ci ha fatto una risata (amara) sopra. Io invece, avendo svolto il mestiere di giudice di gara, seppure in un altro sport, suggerisco caldamente al giudice in questione, che non merita neppure di essere citato, di leggersi l’articolo zero del regolamento, quello del buonsenso. Se proprio ci tiene a squalificare qualcuno, si dedichi ai tagliatori, ai bombati o ai portatori di chip altrui. Quelli però bisogna essere un po’ più bravi per prenderli.

Ci piace troppo questo tracciato vicino all’Adda e quindi stamattina, malgrado la lunga trasferta ed il fatto che non fossimo a lottare per la classifica finale, abbiamo voluto esserci anche noi, insieme agli oltre 250 partecipanti a questo cross.

Come d’abitudine, dopo lo start vicino ai campi di calcio, attraverso una lunga discesa, il tracciato portava gli atleti a costeggiare i campi vicini al fiume. La collocazione a febbraio rispetto al tradizionale dicembre, rendeva off limits alcune zone già seminate. Ne veniva comunque fuori un giro da circa due chilometri, comprensivo del solito fosso e della salita per ritornare alla medesima altitudine della partenza. Le prime due batterie lo percorrevano un paio di volte, coprendo quattro chilometri abbondanti, mentre per l’ultima i giri erano tre per un totale vicino ai seimila metri.

Alle 9.30 hanno cominciato le signore. Vittoria di Paola Rosini (nelle foto in copertina) a precedere Joanna Marta Drelicharz (Road Runner) e la sua compagna dell’Atletica Lonato, Lia Tavelli. Per gli uomini dagli SM60 a salire, successo di Pier Alberto Tassi (Atl Lumezzane) che beato lui viaggia sotto i 4 al chilometro. Secondo Angelo Calogero (Zeloforamagno). Luigi Campini, malgrado sia un SM65 si aggiudicava la terza piazza. Tra i più giovani solo 4 secondi separavano Marco Zaffani (Free Zone) dal secondo, Mauro Cattaneo (Marathon Cremona) con Alberto Cavagnini (S. Rocchino) a chiudere il podio. Ci sarebbero anche le classifiche finali del circuito, ma per quelle lasciamo la parola al successivo comunicato stampa dell’organizzazione.

 

Tutto bene a livello logistico, con il Centro Sportivo Comunale ad offrire tutte le comodità necessarie. Anche se a voler essere pignoli, con i metri quadri dello spogliatoio maschile si è giocato un po’ al risparmio, ma bastava avere un attimo di pazienza. Concludiamo cedendo la parola al collega Lorenzini anche lui presente, partecipante ed anche molto in forma dopo lo "stage" sulle alture keniane: "Condivido in pieno la positiva opinione di Rodolfo Lollini, a mio avviso resta uno dei tracciati più belli del circuito. Il percorso è stato modificato, a mio avviso in meglio, perché taglia fuori un tratto un po' noioso, risultando adesso più vario e tecnico. Spogliatoi effettivamente un po' piccoli, di certo non calibrati per così tanta gente, tuttavia il fatto che la corsa fosse a batterie, ha permesso un'affluenza diluita nel tempo, anche per questo l'acqua calda non mancava a nessuno. Per le classifiche finali del circuito (infatti era l'ultima prova) c'erano dei testa a testa tra Athletic Team e Road Runners di Milano, al femminile, e ancora tra Road Runnerse G.S. Zeloforamagno al maschile. Come è andata a finire? si, sa, si sa, ma meglio attendere l'ufficializzazione delle classifiche a cura del Comitato Organizzatore."

 

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C’erano due figurine mancanti nella nostra raccolta di gare disputate e piste calpestate. Con la visita all’impianto patavino e la partecipazione ai campionati regionali indoor, abbiamo completato anche queste pagine dell’album dei ricordi. La struttura indoor di Padova è molto funzionale. Forse l’unico punto debole è la capienza, dichiarata per 800 spettatori, ma che con la pista impegnata scende a circa la metà. Dall’esterno sembra un grande capannone. Tutto il tetto è ricoperto di pannelli solari, così come le tettoie negli ampi parcheggi che servono anche per l’attiguo stadio. In assenza di partite di calcio, in riscaldamento è molto piacevole correre sulla strada interna che lo circonda. La via esterna, indirizzo di entrambi gli impianti, è intitolata a Nereo Rocco, l’allenatore triestino che ha inventato il “catenaccio” con il quale negli anni cinquanta portò il Padova al terzo posto nel campionato di serie A. Famoso per le sue battute brucianti, in attesa di partecipare alla nostra gara, ci veniva in mente quella dove un giornalista gli augurava “che vinca il migliore”, con il Paron a rispondere immediatamente “speremo de no!”. Espressione che rifletteva bene anche il nostro stato d’animo.

Torniamo all’interno della pista e ci domandiamo come sia possibile che in Lombardia non si possa fare altrettanto, magari sfruttando uno dei tanti capannoni industriali dismessi. Per esempio quelli che ci stoccano rifiuti illegalmente ed ogni tanto li bruciano, sono molto bravi a trovarli… Ed invece la situazione delle strutture coperte è quella che conosciamo ed abbiamo recentemente descritto nell’ultima puntata della nostra “Storia del Palasport di San Siro” che potete leggere cliccando qui. Quindi per il campionato master indoor, la grande Lombardia che non ha una pista da 200 metri coperta, deve farsi ospitare dal Veneto per le discipline di corsa che non siano gli sprint sui 60 metri. Con l’occasione ha luogo un meeting per gli assoluti e le categorie giovanili, mentre il sabato le gare sono valevoli anche per il Campionato Nazionale Bancari ed Assicurativi. Pure i master di altre regioni potevano iscriversi alle competizioni della due giorni, senza però poter ambire ad alcun titolo. Tutto ciò ha generato una grande affluenza con tante gare e concorsi in programma. Impossibile fare una descrizione omnicomprensiva in poche righe ed allora ci limiteremo a parlare dei 1500 e dei 3000 metri, anche perché abbiamo ricevuto dalla direzione precise disposizioni di non trattare distanze inferiori. Per i risultati completi potete comunque cliccare qui, sul sito federale.

Senza elencare tutti i campioni regionali, con l’aiuto dei punteggi FIDAL, che combinano i tempi con le categorie di età, diamo una sorta di classifica generale delle prestazioni più significative. Sui 1500 metri segnaliamo Liviana Piccolo (Atl Insieme Verona) SF70 che con 6’53”25 raccoglie 997 punti, seguita da Alessandra Lena SF45 (Trieste Atletica) con un 4’50”74 equivalente a 991 punti ed Elsa Mardegan SF55 (Atl San Biagio), 5’38” netti pari a 946 punti. La master più veloce della giornata è stata invece Judit Varga (Edera Atletica Forlì), una SF40 che ha chiuso in 4’47”30. Tra le assolute, prima Federica Scrinzi (Lagarina) in 4’33”80. Sempre al femminile, sui 3000 metri vince la manche unica Sonia Conceicao (Boscaini Runners) in 10’24”04, ma il punteggio migliore è sempre della precitata Liviana Piccolo (1041), a seguire Maria Lorenzoni SF60 (Atl Faenza) 12’23”32 (1013) ed Elena-Giovanna Fustella SF55 (Atl Lecco), 11’52”75 per 966 punti.

Per gli uomini master sui 1500 metri, miglior tempo e punteggio per il marocchino Hassan El Azzouzi SM50 (Pol Malavicina) che con 4’19”78 accumula 1010 punti e brucia di soli 20 centesimi Riccardo Lerda nella batteria più spettacolare della giornata. Da segnalare Maurizio Marchetti SM65 (AVIS Taglio di Po) 5’09”33 con 877 punti ed Andrea Scarpa SM50 (Atl Biotekna Marcon) con 4’33”76 pari a 867 punti. Tra gli assoluti duello croato per il miglior tempo con Daniel Ivanicic (3’58”19) a battere Danijel Fak per 30 centesimi. Nei 3000 il miglior crono è stato appannaggio di Pietro Speranzoni (Atl Biotekna Marcon) con 9’17”07, ma il podio dei punteggi è tutto SM50 con Mauro Pregnolato (Atl Monza) 9’30”28 - 894 punti, Andrea Scarpa 9’39”44 – 857 punti e Guido Migliorini (Atl Riviera Brenta) 9’41”91 – 847 punti.

Concludiamo facendo i complimenti per l’impeccabile organizzazione a tutti i Giudici di Gara ed ai membri della FIDAL Veneto, a cominciare dalla gentilissima Eliana Romano che ci ha accolti alle iscrizioni. Grazie anche all’inossidabile e sempre propositivo Consigliere FIDAL Lombardia Virginio Soffientini che ha premiato i corregionali che si sono laureati campioni indoor… in esilio ;-)

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Eccoci ad intervistare Luigi Baglioni, anima del Corrigiuriati, che sta per ripartire per la 27^ volta. Gigi, prima di parlare di quest’anno, com’è andato il 2017?

Bene. L’edizione scorsa ha registrato il massimo storico di partecipanti (296 classificati) grazie anche alla riapertura della sessione serale.

 

Non tutti conoscono la formula del circuito, puoi spiegarcela?

Il Corrigiuriati è una iniziativa patrocinata dal Comitato Utenti Campo Giuriati. La partecipazione è libera e gratuita a tutti. I consueti ritrovi del giovedì rappresentano momenti di aggregazione per un vasto gruppo di persone che si identificano nel valore formativo della corsa e si avvantaggiano degli effetti psicofisici dell’attività motoria svolta all’aperto e in compagnia.

 

Iscrizioni?

Le iscrizioni si raccolgono in loco prima della partenza: ogni partecipante provvede personalmente a registrare sull’apposito modulo, disposto presso la postazione al traguardo, i propri dati personali e, a fine prova, il tempo conseguito. Non ci sono giudici. Con l’iscrizione i concorrenti si assumono ogni rischio derivante dalla partecipazione e sollevano gli organizzatori da ogni tipo di responsabilità derivante da eventuali infortuni e/o danni occorsi a se stessi o a terzi.

 

Viene redatta una classifica?

Si, due classifiche, per ogni prova e quella generale del circuito. Ad ogni iscritto è attribuito un punteggio a scalare in funzione della classifica di giornata.   Per le staffette e la gara ad eliminazione, il punteggio è uguale per tutti. La somma dei punti acquisiti nel corso della stagione determina una classifica generale comprendente tutti i partecipanti al Corrigiuriati. Ogni prova può comprendere più serie a seguire, secondo la durata e numero di partecipanti: è quindi possibile effettuare ripetute della stessa distanza in programma; ai fini della classifica vale il miglior tempo conseguito.

 

Su quali distanze si corre ed in che periodo?

Il calendario comprende ventiquattro prove a partire dal 15 febbraio, fino al 13 dicembre. Si corre in pista ma anche delle campestri, su un tracciato in sterrato sempre all’interno del Giuriati. Tante le distanze che verranno affrontate: 800, 1000, il miglio, poi 3000, 5000, 10000. Prove individuali ma anche staffette, a coppie o a terne. Immancabile la gara ad eliminazione, con ripetute ad oltranza sui 300 m.

 

Novità?

E’ stato reintrodotto il test di Cooper (N.d.R. non si corre su una distanza, ma a tempo, 12 minuti) e lo faremo ad inizio stagione, in modo da verificare il miglioramento delle prestazioni nel corso dell’annata. Poi ci sarà la Corsa al “buio”, il cui regolamento verrà definito in seguito. L’idea è di concludere la stagione con una prova divertente che consisterà nel correre 4 chilometri in pista senza cronometro alla mano, cercando di rispettare il tempo dichiarato prima della partenza.

 

Giornate, luoghi ed orari?

Come dice il nome del circuito, la sede unica è il campo Campo Giuriati, in via Pascal a Milano, zona Città Studi. Due sessioni, ma stesso programma ed unica classifica di giornata. I ritrovi sono alle ore 12.30  e  18.30 e le partenze mezz’ora dopo, rispettivamente alle 13 ed alle 19.

 

Chi vuole saperne di più?

Può scrivermi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure consultare il sito http://corrigiuriati.altervista.org/2018/02/corrigiuriati-sta-tornando/

 

 

 

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Domenica, 04 Febbraio 2018 21:22

Magenta (MI) – 5^ StraMagenta

Oggi Magenta era il posto giusto per gli allergici ai cross o per misurare con buona precisione lo stato di forma su un diecimila scorrevole in pianura. Giunta alla sua quinta edizione, la manifestazione non ha sofferto il cambio della società organizzatrice, dalla disciolta Atletica Palzola alla ASD New Run Team. Il Palazzetto dello Sport di via Matteotti assicurava infatti ogni genere di servizi ed ampi spazi al caldo, in una giornata soleggiata, ma con temperature intorno ai 5 gradi. Il lavoro dei volontari ed il buon coordinamento del New Run Team hanno fatto il resto

La gara è partita alle ore 10, con i competitivi davanti ed a seguire i non agonistici, per un totale di un migliaio di arrivati. Li troverete tutti nel servizio del nostro Arturo “Ti clicco di sicuro” Barbieri, che a breve sarà allegato all’articolo. Il percorso era identico per le due gare ed i concorrenti si separavano solo ad un centinaio di metri dall’arrivo, sempre restando sulla stessa carreggiata.

In campo maschile successo di David Nikolli (Atletica Cento Torri Pavia) col buon tempo di 30’48” che tuttavia non costituisce il primato della manifestazione. Anche se, a voler ben guardare, questo record è detenuto da un signore squalificato per doping. Per il secondo posto volatona vinta da Andrea Ghia (CUS Genova) su Davide Raineri (CS San Rocchino), entrambi accreditati di 31’05”. Tra le signore prima piazza a Giovanna Epis (Carabinieri) che con 33’33” manca di soli 4 secondi il record di Fatna Maraoui. Seconda Nicole Reina (Pro Patria Milano) in 35’18” con la campagna di squadra Elena Romagnolo (35’35”) a chiudere il podio.

Percorso previsto su due giri da cinque chilometri. Tracciato piatto, presidiato e chiuso al traffico. Indicatori chilometrici ben piazzati, ad esclusione del terzo e dell’ottavo, ma ormai il popolo dei GPS non ci fa quasi più caso. Belli i passaggi nel centro della cittadina, in particolare quello nel parco rievocativo della battaglia del 1859 durante la seconda guerra d’indipendenza. Quella di Magenta, contro le truppe austro-ungariche, superiori in numero ed armamenti, fu una vittoria importantissima nella storia dell’unità d’Italia.

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La genesi, i fasti, il crollo, la mancata ricostruzione e le prospettive future

Terza ed ultima puntata

Link Prima puntata -   Link Seconda puntata

Le vere cause del crollo

Oggi riprendiamo il racconto da dove avevamo iniziato la prima puntata. Ovvero le ore 1.35 antimeridiane del 17 gennaio 1985. Dopo quattro giorni e tre notti di nevicate che avevano depositato al suolo circa 90 centimetri di coltre bianca, il tetto del Palasport crolla, per fortuna senza provocare vittime. Gli ultimi sportivi ad utilizzarlo erano stati alcuni ciclisti dilettanti e poi la compagine dell’Inter che svolse una partitella di allenamento, in quanto i campi di Appiano Gentile erano impraticabili e sostanzialmente irraggiungibili. Le precipitazioni record fecero crollare molti altri tetti, fra cui quello del velodromo Vigorelli. Purtroppo le cause del cedimento non vanno ascritte soltanto alla neve ma anche alla mancanza di manutenzione ed all’assenza di comunicazione tra le parti interessate. Occorre ricordare che la copertura era costituita da una serie di funi metalliche che si incrociavano tra loro, che a sua volta sosteneva la struttura di tamponamento, ovvero il tetto. Le funi metalliche, quando sotto carico, hanno inizialmente un allungamento permanente, per cui è necessario controllarle periodicamente ed eventualmente riprendere la geometria della tensostruttura, in modo da rientrare nei valori previsti dal progetto. In seguito fu appurato che durante il decennio di attività, i cavi non erano mai stati controllati e si erano allungati eccessivamente. In conseguenza a ciò la copertura aveva assunto una conformazione anomala. In parole povere si era creata una grossa insaccatura, se così possiamo chiamarla, nella parte centrale del tetto.

Il 16 gennaio, il responsabile tecnico del Palazzone decise di cercare di sciogliere il manto nevoso che aveva assunto dimensioni preoccupanti, in quanto superiori a quelle massime previste in fase di progettazione. Per raggiungere tale obiettivo innalzò al massimo la temperatura interna e prolungò il riscaldamento anche nelle ore notturne. Poche ore dopo ci si accorse con sgomento che l’acqua di fusione formatasi sul tetto non usciva dalle condotte di scarico, in quanto le stesse erano ostruite da ghiaccio misto a sabbia. E ciò era conseguenza del fatto che a settembre, durante i lavori di riverniciatura, fossero stati impiegati dei getti di sabbia per rimuovere la vecchia vernice. Al termine dei lavori la sabbia, anziché essere rimossa, era penetrata nei condotti di scarico, ostruendoli. L’acqua di scolo che scendeva dal tetto aveva poi riempito i tubi, e dato che nei giorni precedenti vi era stato un periodo di freddo intensissimo, si era gelata. I tecnici attuarono allora due manovre disperate, dapprima cercando di rompere le tubazioni di scarico, sperando di trovare una zona non ghiacciata da dove fare fuoriuscire l’acqua di fusione accumulata sul tetto. Fallita questa strada cercarono di forare la volta della copertura, onde consentire all’acqua di cadere sul parquet. Le dotazioni interne si sarebbero danneggiate, ma questo escamotage avrebbe salvato il Palasport. Entrambe le soluzioni non ebbero successo. Nel frattempo il problema diventava sempre più critico perché aveva cessato di nevicare e pioveva diffusamente. Questa situazione non aumentava il peso complessivo che gravava sul tetto del palazzone, ma l’innalzamento della temperatura favoriva la formazione dell’acqua di fusione che date le pendenze andava a confluire nella sopracitata insaccatura. Ciò incrementava la criticità in quella zona. Infatti, aumentando il carico di quel punto, le funi si allungavano ulteriormente, l’insaccatura diventava ancora più profonda e l’acqua affluiva ancora di più. In un circolo vizioso senza fine. Si stima che al momento del disastro, nella zona centrale della copertura vi fosse un carico superiore a 500 kg/m2, mentre il progetto prevedeva un massimo di 140 kg/m2 tra neve e peso proprio delle struttura.

La mancata ricostruzione

Sono molte le ragioni che stanno alla base della mancata ricostruzione. Di sicuro la vicenda processuale che con i suoi tempi lunghi, congelò ogni azione immediata. Tanto è vero che nel 1992 si giunse ad un accordo extragiudiziario tra impresa costruttrice e CONI. Poi l’inserimento di Milano, da parte del ministero competente, in un area considerata ad elevata nevosità. Questo fatto faceva si che le nuove costruzioni dovessero rispondere ad un carico di neve di superiore a quello del progetto iniziale. Sebbene il palasport fosse una struttura già esistente, buon senso suggeriva di fare altrettanto per non correre ulteriori rischi. A ciò andava aggiunta la scomparsa di Rodoni, il Presidente della Federazione Ciclistica e come raccontato nella prima puntata, grande sponsor del Palasport. Inoltre Il CONI stesso che aveva ricevuto un rimborso esiguo dalle assicurazioni, non aveva più intenzione di promuovere e gestire una simile struttura. Bella, ma mangia soldi. Anche il Comune si svincolò e dopo la distruzione con esplosivi di tutta la struttura, le macerie furono evacuate per fare posto ai lavori di miglioria dello stadio e delle zone attigue, in vista dei mondiali di calcio di Italia 90. Macerie che peraltro ospitarono anche loro degli allenamenti sportivi di cui fui testimone. Alcuni pugili venivano portati in mezzo alle macerie dal loro preparatore atletico, l’italo americano Ruti Del Vecchio. Un vero sergente di ferro, in quanto ex-sergente dei marines, reduce dalla guerra in Corea. Una volta sul posto i pugili dovevano intervallare riprese di box figurata a picconate sulle macerie! Nel luglio del 1998 ci fu un ultimo tentativo di rinascita, in quanto la Giunta Comunale approvò una delibera per realizzare un nuovo palasport da 10.370 spettatori da realizzarsi nella stessa area del precedente. Nel 2000 seguì l’approvazione del Consiglio Comunale, ma l’iter burocratico si arenò nel 2003 e da allora non si parla più di ricostruzione.

Come si sono organizzati gli altri sport e gli eventi musicali?

Bene. Nel giro di un anno dal crollo, fu costruito il Palatrussardi, struttura da quasi 9000 spettatori e nel 1990 sorgeva il Forum di Assago che contiene oltre 12000 persone. Basket, volley, tennis, pugilato, concerti e quant’altro hanno trovato una nuova casa. Solo due attrezzature sportive non possono essere accolte in questi impianti, ovvero le piste di atletica e ciclismo. Per quest’ultimo ricordiamo che comunque Milano dispone del Vigorelli (pista rifatta di recente - 8000 posti al coperto) e sempre restando in Lombardia, da circa dieci anni a Montichiari c’è un moderno velodromo indoor che ha una capienza di circa 2000 spettatori.

E l’atletica?

E’ l’unica che non ha provveduto a trovare delle soluzioni. Dopo il crollo del palasport, la sua pista fu recuperata e cominciò a girare in cerca di un tetto. Nei primi anni novanta trovò alloggio a Lodi, in un linificio dismesso, ospitando allenamenti e campionati regionali. Nella seconda parte del decennio fu trasferita nel varesotto, a Castellanza, in un freddissimo capannone dove furono organizzati anche dei campionati nazionali junior e promesse. Da quel momento si sono perse le tracce. L’atletica è restata l’unico sport col cerino in mano. Acceso. Il panorama lombardo è sconfortante. Ci sono solo alcune piste/corridoio da sprint sui 60 metri a Saronno e Castenedolo (BS). In arrivo, dopo laboriosa gestazione anche quello sotto le tribune del campo XXV Aprile a Milano. Di anelli da 200 metri nemmeno a parlarne. Per trovarli bisogna spingersi fuori regione, fino ad Ancona o a Padova. E non è che nel resto della penisola ci sia molto altro. Sostanzialmente due impianti in tutta Italia. Con le aperture ad intermittenza e chiusure di anni a Genova e Torino. Infatti ora sono entrambe indisponibili. Oppure le piste più corte di Parma e Firenze. Prospettive non ce ne sono. Nemmeno oggi, nel pieno di una campagna elettorale forse povera di contenuti, ma certo non di promesse che vengono elargite a piene mani su qualsivoglia argomento. Molti schieramenti hanno promesso di tutto e di più, sia a livello nazionale che regionale. Ma di nuovi impianti indoor per il nostro amato sport nemmeno a parlarne.

Tristezza.

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E’ domenica 28 gennaio e quindi siamo alla vigilia dei giorni della merla, per tradizione i più freddi dell’anno. A Martinengo non se ne accorge nessuno perché la temperatura si avvicina ai dieci gradi. Programma fitto qui vicino al fiume Serio, oltre alla tappa del trofeo sono previste gare giovanili e la rassegna regionale individuale e di società di corsa campestre. Per i Master la prova è anche valevole per il campionato provinciale bergamasco. Insomma c’è il tutto esaurito, ma scusateci il gioco di parole, il Centro Sportivo Comunale il Tiro, regge bene il colpo, offrendo tutti i servizi necessari. Tanti parcheggi, spogliatoi con docce calde, un ottimo rinfresco finale. Per coloro che si domandassero come mai elenchiamo questi servizi la risposta è semplice, perché purtroppo non sempre è così…

Si corre su un tracciato da un paio di chilometri scarsi, da ripetere due o tre volte a seconda della categoria. E’ un percorso con tanti sassi anche nelle zone erbose, oltre a tratti con sola ghiaia vicino al laghetto. Quindi risulta difficile scegliere la calzatura più adatta tra quelle da strada e le chiodate. Forse hanno visto lungo coloro che hanno preferito le scarpe da trail. C’è sempre una specie di bastione posto su un terrapieno che in passato veniva utilizzato per un paio di rampe, ma ora ci si passa solo intorno. Il tracciato è comunque ondulato ed inoltre per ogni tornata ci sono almeno una mezza dozzina di curve ad U che costringono a frenare per ripartire da fermo. Quelli che parlano bene lo definirebbero un percorso tecnico. Se non mi sono spiegato bene, pazienza, tanto a breve verranno pubblicati i servizi fotografici di Roberto “One Billion Photo” Mandelli e di Arturo “ti clicco di sicuro” Barbieri che mostreranno il campo di gara.

Venendo ai risultati tecnici, successo di Roberta Locatelli dei Runners BG che ha fermato i cronometri dopo 16’25” sui 4 km scarsi della manche femminile battendo in volata Chiara Quartesan (Road Runner MI). Dopo 23 secondi è arrivata la terza, Rosanna Volpe (Canottieri MI). I signori da 60 anni in su, hanno visto prevalere Marco Busi (Atl. Marathon Almenno) in 15’11” con Angelo Calogero (Zeloforamagno) a 31” e Paolo Gatti (Daini Carate) a 51”. Nelle categorie maschili più giovani che dovevano percorrere quasi 6 km, vittoria di Mauro Pifferi  (Bergamo Stars) in 20’21”, piazza d’onore per Franco Zanotti (Alpinistico Vertovese) a 26”, terzo a 32” Cristiano Marchese dei Road Runner MI.

Ora per il gran finale del Trofeo Monga, l’appuntamento è fissato per il 18 febbraio vicino ad un altro fiume, stavolta nel lodigiano, a Castiglione d’Adda.

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