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Ago 12, 2018 2986volte

Quello che non mi è piaciuto a Berlino

Quello che non mi è piaciuto a Berlino Foto: www.berlin-welcomecard.de

Si chiudono oggi i XXIV campionati europei di atletica. Lungi da me cercare una sintesi precisa, ecco qui di seguito alcune immagini che mi sono restate impresse di questa manifestazione berlinese, cominciando da ciò che non mi è piaciuto.

Iniziamo con l’organizzazione, perché quando qualcosa non funziona, qui a Podisti.net cerchiamo di non infierire, ma al tempo stesso non facciamo sconti a nessuno, figurarsi se chi manda avanti la baracca non è una società di provincia con risorse e personale limitati, ma nientemeno che la European Athletic Association. Confessando di non avere seguito ogni minuto di competizione, almeno un paio di appunti vogliamo farli. Il primo riguarda la marcia. Fare correre insieme uomini e donne sullo stesso percorso non ci è sembrata un’idea geniale. Anche perché, su un circuito breve, le partenze scaglionate sono un brodino caldo. Ad un certo punto, tra testa della corsa maschile, femminile e  doppiati di entrambi i sessi, non si capiva più nulla, complice una regia internazionale un po’ addormentata. Che dire poi del tracciato. In certi punti abbastanza stretto tanto da rendere problematici i vari sorpassi. Male. Però il vero capolavoro è stato il calendario gare che ha programmato la finale dei 400 metri femminile e dopo un ora e mezza la finale della staffetta 4x400! Fenomeni. L’avessero fatto ai campionati provinciali li avremmo presi in giro per mesi.  

Passiamo ora ai nostri risultati. Ovviamente ci sono anche degli aspetti positivi, ma ne parleremo nel pezzo gemello. Cari amici, il banco piange. Siamo quindicesimi nel medagliere. Virtualmente sedicesimi, visto l’assenza della Russia per le note vicende di doping. Preceduti oltre che dai paesi con popolazione simile alla nostra, anche dalle varie Bielorussia, Ucraina, Norvegia, Svezia, Grecia, Belgio, Olanda, Polonia. Se guardiamo indietro, ovvero ad Amsterdam 2016, siamo riusciti nell’impresa di far peggio, in quanto nella capitale olandese ci piazzammo noni, con sette medaglie, ma due del metallo più pregiato. Tristezza. Anche perché abbiamo rivisto diversi atleti che nel momento cruciale si son letteralmente spenti, una volta raggiunto l’obiettivo qualificazione per i campionati. Altri che come al solito, nella marcia si sono fatti puntualmente squalificare. Chi, nella frazione finale di una staffetta, trovandosi in terza posizione si è sciolta, chi invece ha sbagliato il passaggio del testimone.

Sempre in tema di numeri, se non ci fermiamo alle sole medaglie, ma alla somma dei piazzamenti nei primi otto posti delle varie gare, il cosiddetto “placing table”, scopriamo che rispetto all’ottavo posto con 78 punti di Amsterdam 2016, questa volta ci siamo fermati a quota 58, scendendo al nono posto. 

E non ditemi che c’erano molti giovani perché un minorenne norvegese ha fatto doppietta 1500/5000. Non provate nemmeno a sostenere la tesi che fare sport in Italia sia una cosa difficile in quanto in contemporanea con l’atletica, si sono svolte le rassegne continentali di ciclismo, nuoto e canottaggio, con ben altri risultati per i nostri colori. 

Per i pochi sorrisi, leggete il prossimo articolo, cliccando qui.

1 commento

  • Link al commento Fabio Marri Domenica, 12 Agosto 2018 23:32 inviato da Fabio Marri

    Da sportivo seduto (o meglio, camminatore per le montagne durante il giorno, e telespettatore durante i tardi pomeriggi) butto giù due chiacchiere da Bar Sport.
    Organizzazione: ho sentito che queste mini-olimpiadi (comprensive cioè di nuoto, ciclismo e persino golf) , tentativo europeo di sentirsi un po' grandi escludendo Africa, Asia ed America, più che dalle federazioni sportive siano nate dalla volontà dell'Eurovisione di accrescere gli ascolti in un periodo di stanca. Insomma, una kermesse, non un vero campionato.
    Così ci siamo attribuiti un po' di medaglie, l'Italia addirittura 15+17+28, relegando però l'atletica al ruolo di cenerentola come rileva Lollini. Ho ascoltato questa domenica sera Bragagna e consoci dibattere al termine delle trasmissioni sul medagliere dell'atletica azzurra: chi diceva (Bragagna) "ori e argenti zero", chi replicava "un oro un argento due bronzi".
    Chi ha ragione? A quanto pare la differenza sta nelle due medaglie a squadre della maratona: esistono o no? E se esistono, perché non le assegnano (che so) alle somme di tempi dei 400 metri, o di centimetri nel salto in alto??
    Che esistano o no le medaglie, va rilevato comunque che gli acuti dell'atletica sono dovuti ai maratoneti, cioè ai cultori di una disciplina che la puristica Fidal delle piste snobba e tartassa, dedicando invece il suo tempo a insegnare come si passa il testimone nelle staffette, o come si acquistano per via matrimoniale atlete cubane che ci portano dal secondo al sesto posto in soli 400 metri...
    Però, lasciatemelo dire: molte medaglie per noi nel nuoto, OK: ma che razza di medaglie sono? Se l'atletica avesse altrettanta inventiva che le federazioni delle piscine, quanti altri titoli potrebbe mettere in palio? se nel nuoto si vincono medaglie a dorso, perché non assegnarle da noi al retrorunning? Se oltre ai 100 metri si fanno anche i 50, perché non in atletica? Se si sono inventate le staffette miste, perché non anche in pista? Se ci sono i tuffi a coppie, perché non anche i 100 metri a coppie?? E così via...
    Si fa presto a riempire i medaglieri con competiioni curiose o ridicole.

    Rapporto

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