Quello che mi è piaciuto a Berlino
Dopo gli aspetti negativi, raccontati nell'articolo che potete leggere cliccando qui, proviamo adesso a vedere il bicchiere mezzo pieno di questo agosto a Berlino.
Ci è piaciuto molto il bronzo-oro di Yeman Crippa. Terzo al traguardo, ma con una mentalità vincente, uno che ha l’oro in testa e non ci riferiamo solo al colore dei capelli.
Abbiamo apprezzato anche la parolaccia sfuggita in diretta a Filippo Tortu, che a caldo, dopo la gara, ad un cronista che cercava di suggerirgli la scusa della tosse, precisava che la tosse non c’entrava “unorganogenitalemaschile”. Non siamo fautori della volgarità, ma l’onestà intellettuale ci è piaciuta molto. Meno i media generalisti che hanno classificato come deludente un 10”08 ottenuto in un contesto molto competitivo, con atleti che sono andati sotto il primato di Filippo.
Perfetto l’happy end per Daisy Osakue, la ragazza vittima del lancio di uova che aveva messo in dubbio la sua partecipazione. Daisy non ha fatto atto di presenza. E’ andata in finale, poi è entrata nelle prime otto ed infine ha stampato un ottimo quinto posto. Nel frattempo aveva “perdonato tutti”.
Brava la Palmisano, super i maratoneti/maratonete, ma vogliamo chiudere con Yohanes Chiappinelli e non soltanto per la medaglia e la prestazione sopra le aspettative, bensì per un altro motivo. Nato ad Addis Abeba, è un ragazzo adottato da due coniugi senesi all’età di sette anni. Come il connazionale Yeman Crippa, adottato insieme ad otto fratelli da una coppia milanese. I nostri campioni sono stati adottati per amore, non per vincere medaglie come hanno fatto altre nazioni con disinvolte naturalizzazioni di professionisti già adulti.