Biella-Piedicavallo: ecco da dove partiva l’atletica di ieri
Ecco una gara davvero storica che riesce a sopravvivere nei tempi moderni, e non è cosa da poco. Nata nel 1971 per volontà di Ismar Pasteris, cui è intitolata oggi la manifestazione, ha subito un’interruzione di ben undici anni; correva l’anno 2002 quando una tremenda alluvione nella Valle Cervo si era portata via la strada, quella che ieri ed oggi è il percorso di gara. Una manifestazione rinata grazie al GAC Pettinengo e Claudio Piana, popolare organizzatore di queste parti.
L’ho corsa più volte, prima e dopo l’alluvione, cosa è cambiato? Viene da dire: poco, salvo il fatto che si correva nel mese di giugno, invece dalla sua rinascita è in marzo. Per il resto la “magia” è sempre la stessa: si parte da via Lamarmora, dal centro di Biella, 400 metri di altezza, si arriva a Piedicavallo (1050 metri), 650 metri da superare con relativa facilità, perché distribuiti su poco più di 19 chilometri.
Invece sono gli ultimi mille metri, quelli che portano da Ponte Pinchiolo a Piedicavallo, a rappresentare una sorta di via Crucis, in particolare se hai speso troppo prima. La rampa finale è (quasi) da vertical, meglio tenere lo sguardo in basso, per non farsi del male e prendere da cattivi pensieri. Però l’arrivo a Piedicavallo vale da solo la pena di correre questa gara, qui finisce la Valle Cervo e la stessa strada, iniziano i sentieri montani che portano in Valsesia. Una storia, o leggenda, più o meno accreditata, sostiene che il nome Piedicavallo derivi dal fatto che in tempi antichi la località si potesse raggiungere solo a cavallo.
Oggi è un paese di nemmeno 200 abitanti, festoso e accogliente come pochi quando arriva la gara. Ma c’è davvero tanta storia in questa gara, non solo perché dura da tanti anni, ma perché da qui sono passati tanti grandi atleti. Qualche nome? Un certo Franco Franco Arese, mezzofondista che non disdegnava di cimentarsi su distanze più lunghe ed in salita: ai tempi i criteri di allenamento erano diversi da oggi. Ha vinto nel 1973 e 1974, realizzando il record della gara (1:05:26). Record che durò per otto anni, fino a quando un altro grande atleta, Gianni Demadonna, fermò il cronometro a 1:04:42. Nella stessa edizione Rita Marchisio vinse in 1:16:42. Tempi record che tuttora resistono e pare difficile possano venir battuti.
Ma su questo percorso tanti altri nomi importanti si sono confrontati: Franco Ambrosioni, Luciano Acquarone, Walter Durbano, Luciano Allegranza, e altri ancora.
I numeri di questa gara sono sempre stati bassi, quantomeno in rapporto alle potenzialità ed al bel “prodotto” offerto, forse sempre lo rimarranno. 300 nell’anno record (2016), quantomeno dopo il 2012, l’anno della rinascita. In realtà le statistiche riferiscono di 451 nel 1974, forse dovuto a qualche coincidenza o ricorrenza particolare. Sarà la difficoltà del percorso? E’ possibile, eppure è proprio bello. Forse Biella non è così facile da raggiungere? E’ quasi equidistante da Torino e Milano, un centinaio di chilometri, chissà se viene vista poco “piemontese” dai torinesi, oppure troppo lontana dai milanesi. Certo che da qualche anno in pari data si corre la Stramilano.
Dalla neve di alcune recenti edizioni ai 20 gradi di quella corsa il 24 marzo. Meglio così, forse. In ogni caso presto o tardi ci rivedremo, cara Biella-Piedicavallo.
Il vincitore e allora primatista Arese intervistato nel 1973
1 commento
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Mercoledì, 27 Marzo 2019 10:15
inviato da Rodolfo Lollini
Bellissime immagini: sono passati quasi cinquant'anni, ma sembrano cento
Corsa nel 2012 con l'amico Lorenzini: 1h39', tanta fatica ed una bella esperienza
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