Elezioni Fidal rinviate, anzi no?
Previste per il novembre di quest’anno, in concomitanza con il termine del quadriennio olimpico, ora le elezioni sono in discussione, in seguito al rinvio delle Olimpiadi. Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport (4 aprile 2020), aveva dichiarato come il rinvio fosse inevitabile, e che tutti gli attori, Coni, Cio e Ministro dello Sport Spadafora, fossero concordi su questo punto; ovvia la deduzione che, così fosse, l’attuale consiglio federale resterebbe in carica sino al 2021 LEGGI QUI
Qui si parla Fidal, ma in realtà il discorso riguarda tutte le federazioni.
Successivamente sulla questione è entrato in campo un personaggio di notevole spessore nel mondo dello Sport, Paolo Barelli, presidente della federazione italiana nuoto (e della lega europea nuoto). In un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport (5 aprile 2020) è stato categorico: “la tesi di rinviare le elezioni dopo le Olimpiadi del 2021 non è sostenibile, ci sono delle precise regole che lo impediscono”, citando poi dei riferimenti normativi. E ancora “zero possibilità di rinvio delle elezioni, non sono ammesse deroghe, si dovrebbe cambiare il regolamento delle 200 federazioni nazionali”. Insomma, affermazioni precise e che non lascerebbero spazio a dubbi.
Se ciò non bastasse, è di oggi la notizia (tratta da Atletica Live) che riporta un parere espresso da parte di Raffaella Vignotto, avvocato esperto in diritto dello sport.
“In base agli artt. 3 e 16 del decreto Melandri il rinnovo delle cariche federali è previsto alla fine di un quadriennio. Sono poi gli statuti federali che cozzano con il decreto stabilendo dopo le olimpiadi. In caso di conflitto predomina la legge statale “abbracciata ” dal Coni e riportato sul sito ufficiale. Far slittare di un anno le elezioni non solo sarà contra legem perché non viene rispettato il quadriennio ma il mandato durerà per i nuovi presidenti o chi confermerà la sua nomina solo per 3 anni poiché le prossime olimpiadi comunque ci saranno nel 2024 a Parigi. In questo modo non si potrà dare modo ad un presidente di realizzare il programma per cui si era esposto. Finché si tratta di un mese o 2 per lo slittamento è un conto ma un anno è molto. Non si prevede nell’ambito dell’ordinamento giudico sportivo un mandato di soli 3 anni.”
Per chiudere il giro ecco ancora cosa dice la legge Melandri (colei che l’ha introdotta) “Riordino del Comitato Olimpico Nazionale Italiano – CONI”:
“Gli organi del CONI restano in carica quattro anni. I componenti che assumono le funzioni nel corso del quadriennio restano in carica fino alla scadenza degli organi. Il presidente ed i componenti della giunta nazionale indicati nell’articolo 6, comma 1, lettere c), c-bis) e c-ter) non possono restare in carica oltre due mandati. È consentito un terzo mandato consecutivo se uno dei due mandati precedenti ha avuto durata inferiore a due anni e un giorno, per causa diversa dalle dimissioni volontarie”.
In aggiunta a quanto sopra espresso vi è da leggere ciò che prevede lo statuto federale: “l’Assemblea Nazionale deve tenersi, in seduta ordinaria elettiva, entro il 31 dicembre dell’anno di svolgimento dei Giochi Olimpici estivi”
In definitiva, con buona pace degli attuali vertici che vedono l’opportunità di un altro anno di mandato, esistono delle limitazioni tutt'altro che semplici da superare.
L'impressione è che siamo solo all'inizio della querelle.
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