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Gen 07, 2021 18773volte

Le gare si possono fare, decidono gli organizzatori

Controllo accessi, partenza con mascherina (che poi si toglie), distanziamento sul podio, tutto è più complicato. Ma fattibile  Controllo accessi, partenza con mascherina (che poi si toglie), distanziamento sul podio, tutto è più complicato. Ma fattibile Foto di Arturo Barbieri

Il pezzo di Sebastiano Scuderi, LEGGI QUI, contiene un’analisi tanto impietosa quanto lucida e precisa sullo stato delle gare agonistiche; nel 2020 il covid ha generato una riduzione del calendario agonistico pari all’83% (sommando le gare Fidal e quelle degli enti di promozione sportiva, EPS), con una perdita economica secca per le casse federali, per diversi brand e sponsor e per gli organizzatori di gare, in particolare quelli dei grandi eventi. Certo che ci sono dei settori dello sport che hanno registrato perdite, in termini assoluti, ben più importanti, ma nel nostro ambito il danno è stato decisamente considerevole. Mi vengono anche in mente tutti gli operatori con partita iva, la cui attività è strettamente correlata alle manifestazioni sportive, sono migliaia. E qui non c’è la cassa integrazione, anzi gli interventi economici a sostegno sono stati sinora ridicoli.

Altrettanto significativo il danno, sia pure non in termini strettamente economici, procurato ai praticanti dell’atletica leggera, sia in pista che in strada, in particolare quelli che amano confrontarsi nelle gare agonistiche.

Questo è quanto accaduto, e tuttora sta accadendo.

Ora da più parti organizzatori e podisti si chiedono, si possono fare le gare? La risposta è sì. Sulla questione morale (ovvero se sia giusto gareggiare in questo periodo), non entro nel merito, ognuno la vede come crede e decide di conseguenza, rispettando le scelte altrui. In ogni caso non è l’obiettivo di questo mio articolo.

Le gare SI POSSONO FARE, nel rispetto delle normative e dei protocolli, ma anche delle regole dettate dal buon senso. Capisco perfettamente gli organizzatori che rinunciano alla propria manifestazione, lo scoraggiamento è tanto e giustificato, si teme di non starci dentro nei costi, di avere pochi partecipanti, tuttavia bisogna dividere ciò che SI PUO’ FARE da ciò che invece non è “tecnicamente” fattibile.

La normativa che consente le gare agonistiche ormai dovrebbe essere nota a tutti, leggere anche QUI. Tale normativa è riferibile alla federazione di atletica leggera e contempla solo le gare di livello nazionale inserite nel calendario; in pratica sono tutte le gare sulle distanze di 5 e 10 chilometri, mezza maratona e maratona. 

Chiarita la legittimità delle gare, la domanda immediatamente successiva è …ne vale la pena, dal punto di vista degli organizzatori? E’ ovvio a tutti che le gare eventualmente organizzate di questi tempi non hanno, ne’ possono avere, le medesime caratteristiche di quelle fatte in tempi normali: la componente sociale è inevitabilmente ridotta, buona parte della festa che spesso si tiene attorno alla gara viene a mancare. Diventa invece predominante l’aspetto agonistico o comunque la voglia di partecipare, di esserci, di mantenere la tradizione di ritrovarsi. Esempio molto pratico: è chiaro che se la gara agonistica è il contorno di una sagra paesana con massiccia presenza di persone è comprensibile rinunciare. Per tutte le altre situazioni ci si devono porre le domande, e darsi delle risposte in base alle quali scaturirà la decisione di organizzare o meno la propria gara.

Ogni organizzatore dovrà valutare bene tutti gli aspetti della manifestazione: percorso, logistica, disponibilità di personale, analisi dei costi…e ovviamente avere tutte le autorizzazioni del caso.

Non entro qui nel dettaglio di ogni singola voce, è un (arduo) compito di ogni singolo organizzatore, tuttavia in base ad un paio di domande ricevute (e problemi esposti) porto un esempio pratico di fattibilità in materia di percorso. Chi ha una gara su più giri ha delle difficoltà oggettive a impedire o comunque gestire ricongiungimenti e sorpassi da parte degli atleti più veloci (diciamo sotto i 4’-4’30/km), una soluzione può essere quella di separare proprio questi atleti facendoli correre, anticipatamente, una batteria separata. Oltre al vantaggio appena descritto, si ridurrebbe la quantità dei partenti in unica soluzione (che comunque potrebbe essere scaglionata in relazione al numero dei partenti) e ne beneficerebbe lo spettacolo. Ovvio che questo è facilmente fattibile per gare brevi, fino a 10 chilometri, un po’ più complicato per le distanze più lunghe, la manifestazione durerebbe troppo. Altrimenti si deve procedere con gare a giro unico, convertendo quelle a più giri su altro percorso. Fattibile? Ogni organizzatore farà le proprie valutazioni. Nuovo percorso = nuova certificazione, quindi ulteriori costi? Beh, io credo che di fronte al coraggio ed all’entusiasmo di chi vuole organizzare le gare la federazione possa, anzi debba, mettersi una mano sul cuore e sul portafoglio.

Ovviamente è solo un esempio di soluzioni adottabili, si tratta di analizzare con attenzione tutti i passaggi, le criticità, valutare bene la logistica. Ma se autorità ed enti locali danno il benestare (salvo specifiche problematiche locali, anch'esse dovrebbero avere interesse alla ripartenza di tutte le attività, incluse quelle sportive) e si ha davvero voglia, le gare si possono fare.

Insomma, le gare si possono fare, d’altronde, se si vuole, da qualche parte bisognerà pur ripartire, le esperienze fatte in tempi recenti confermano la possibilità di gareggiare: mezze di Pisa e Trino Vercellese, Ecomaratona del Barbaresco, mezza e maratona di Pescara, le varie corse trail/montagna.

La voglia di tornare a correre fuori dal recinto e dai dintorni di casa propria, ma anche di gareggiare, c’è tutta, lo dimostrano i numeri partecipativi delle gare sopra menzionate, è ragionevole pensare che la risposta dei podisti sarebbe positiva.

Naturalmente l’auspicio è di uscire quanto prima da questa terribile pandemia, e ciò vale ben oltre le questioni sportive.

4 commenti

  • Link al commento Roberto Cecchini Martedì, 12 Gennaio 2021 08:56 inviato da Roberto Cecchini

    teoricamente è giusto ma per quanto riguarda le corse su strada bisogna vedere se le autorità competenti in questo particolare momento con territori soggetti ad eventuali " cambiamenti di colore " sulla base di valutazioni sanitarie settimanali di danno le relative autorizzazioni.

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  • Link al commento Paolorossi Domenica, 10 Gennaio 2021 12:01 inviato da Paolorossi

    Vale lo stesso ragionamento di fattibilità per le gare di cross ?

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  • Link al commento Rodolfo Lollini Venerdì, 08 Gennaio 2021 23:53 inviato da Rodolfo Lollini

    Articolo che condivido in pieno.
    Oltre a tutte le considerazioni espresse da Maurizio, "quoto " il contributo di Monica Zannini. Esiste anche un'incognita autorità locali che non va dimenticato.
    E poi il "label" gara nazionale non ce l'hanno tutti. In un periodo come questo, aggiungere anche questo aggravio economico (tassa FIDAL più alta, necessità di omologazione percorso ecc ecc) necessario per l'upgrade non aiuta.

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  • Link al commento Monica Zannini Venerdì, 08 Gennaio 2021 17:36 inviato da Monica Zannini

    Pur nel rispetto di tutte le norme e protocolli covid i prefetti non danno le autorizzazioni per manifestazioni podistiche.

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