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Set 04, 2023 1307volte

Faenza: Vedilei mastro birraio fa 8 e Scardovi 96 (meno 30…)

Luoghi e protagonisti Luoghi e protagonisti Roberto Mandelli

2 settembre – “Ripresa e resilienza” sono due termini che ben si addicono a Enrico Vedilei, che con questa è riuscito a portare a termine 8 edizioni della sua gara forse più caratteristica (oltre, s’intende, alla Maratona della pace sul Lamone, che apre l’anno). Nemmeno in questo 2023 la data tradizionale di metà giugno, cui podisti.net ha spesso partecipato con scarpette e tastiera (16.6.2018

https://podisti.net/index.php/cronache/item/1792-castelbolognese-ra-4-sei-ore-della-birra-anche-per-colpa-di-podisti-net.html

15.6.2019
https://podisti.net/index.php/cronache/item/4262-6-ore-della-birra-dal-solleone-al-tramonto-all-aurora.html

https://podisti.net/index.php/cronache/item/4247-castelbolognese-ra-5-sei-ore-della-birra.html )

ha potuto essere rispettata: stavolta causa la rovinosa alluvione di maggio, che da queste parti ha affossato anche il Passatore lasciando deserta di podisti la piazza di cui alle foto 2-3, e quanto al nostro giro ha letteralmente distrutto una parte del tradizionale percorso a sud di Castelbolognese, lungo il Lamone tracimato. 
Ma Vedilei non si è perso d’animo, e dopo le settimane passate da tutti i romagnoli con scope, spazzoloni, badili e carriole (e da Bonaccini a baccagliare a vanvera), ha ripensato (s’intende, sempre in comunione con la moglie-campionessa Luisa Costetti) i modi di onorare questa vecchia passione. 
Indisponibile Castelbolognese, si è riproposta Faenza, nonostante il famigerato precedente dell’ottobre 2020, quando la gara lì programmata saltò tre giorni prima per uno dei tanti diktat sciocchi, illegali e dannosi propinati sotto l’insegna del Covid:

https://podisti.net/index.php/commenti/item/6650-28-ottobre-la-marcia-sui-podisti-arriva-a-faenza-avete-vinto-ancora-una-volta.html

Non si è tornati nel “pistino ciclistico” pianificato tre anni fa, ma nel magnifico impianto sportivo della Graziola (periferia est di Faenza), con un bellissimo stadio di atletica, e tutto attorno vari campi di calcio, rugby ecc. con relativi servizi. Era stato tracciato un circuito di circa un miglio, che a noi più anziani ricordava quello della 24 ore e della maratona a squadre di Scandiano: giro di pista (qui un po’ arzigogolato), brevi tratti in asfalto e due più lunghi tratti campestri, attorno allo stadio (con una collinetta artificiale da salire ad ogni giro: “il nostro Mortirolo”, lo definisce un podista, al che una collega del gentil sesso chiede: “cos’è il Mortirolo?”) e tra i campi da calcio. Un’ampia zona ristoro, fornita di ogni ben di Dio (acqua, cola, ginger, integratori, frutta secca, farinacei, angurie, mele, banane) reca al termine i fatidici bicchieri di birra fresca. Era nostra facoltà usufruirne o meno, beneficiando di un bonus di 1 km per ogni bicchiere bevuto, con un massimo di 25: questo, solo per la classifica “goliardica”, mentre la classifica “vera” ovviamente tiene conto unicamente dei tempi cronometrici e dei percorsi “metrici”.

Siccome si partiva alle 13,30 (anzi, con qualche minuto di ritardo per consentire l’accesso di alcuni – quorum ego – arrivati negli ultimi minuti causa una serie di blocchi nell’autostrada, da entrambi i lati), dovendosi cioè correre nelle ore più calde della giornata (sebbene non caldissime: diciamo tra i 28 e i 30, però senza troppa umidità) la birra è stata oltremodo utile sia per dissetarci sia per reintegrare i sali, nonché per renderci più allegri: a parte il conteggio dei bicchieri, svolto dal glorioso Giordano Lucidi con la stessa oculatezza con cui nel 1994 conteggiò per “Correre” le maratone del povero Sante Facchini, ad ogni giro mi proponevo che al prossimo avrei “saltato”; ma non l’ho mai fatto, brindando ogni volta sia alla virostar Antonella Viola, una fortuna costruita sul terrorismo da Covid e il salottismo da Gruber, e che ora predice la morte a chi consuma alcolici, sia alla malasalute del Maiale, che tanto si adoperò per far saltare l’edizione 2020.

Ma birra o non birra, noi arriveremo a Roma (intesa come il traguardo, vuoi quello chilometrico dei 42,195 corrispondenti a 26 giri esattamente da 1628 metri, tranne il primo di 1500, vuoi quello del Big Ben che dopo 6 ore dirà stop). 
Nella prima ora siamo tutti pimpanti, rallegrati dalle fulgide forme di Greta Massari (commercialista carpigiana con quasi duecento maratone all’attivo, fedele alle corse di Vedilei, e di cui ci deve essere un errore nella data di nascita riportata sul sito del Club, perché saranno almeno dieci anni di meno del 1970 dichiarato: foto 4-5), che prosegue la tradizione di questa gara della quale fin dal 2018 scrivemmo:

Bisogna ammettere che quanto a belle donne, questa trasferta di Castelbolognese non lascia delusi. Chi scrive, quando va a correre, va a correre e basta (a differenza di molti colleghi delusi dalla vita, che sperano in un ribaltone solo per aver porto il bicchiere del tè alla fighetta affiancata); ma certo, arrivare in zona ritrovo e trovarsi di fronte all’opulenza di Luisa Betti o a quella vivente statua di Canova che è Eleonora Corradini (e non solo lei), sa renderti gradevole persino una corsa all’inferno (“si nun ce trovo a ttia, mancu ce trasu” [direbbe un’altra vamp podistica che però alla “birra” non viene mai]).

Poi qualcuno comincia a camminare, o semplicemente trangugia la birra stando seduto; ad ogni giro si consulta il tabellone elettronico col quale mediante i chip a disco volante sono registrati i nostri passaggi e i tempi relativi, e tra “colleghi”, salutando con invidia ogni volta chi ti sottopone all’ennesimo doppiaggio, si inganna il tempo parlando del più e del meno: sulle vicende sentimentali delle podiste più rinomate (e qui, Maurito Malavasi dimostra conoscenze insospettabili), sul prossimo nostro crollo (“t’en nee mai stoff? Et te stuferee bein!”, mi dice Paolino superandomi, ma poi sarà raggiunto: “a soun scupiee... Bè, e tè et fee n’eter gir? Ans pol ménga!”, questo all’altezza delle 5h50): la maratona del Malavasi maggiore sarà quotata 6h02, il suo percorso con 6 birre “varrà” 48 km, concedendogli il miracolo di arrivare davanti al figlio Maurito, i cui 27 giri alias 43,800 (maratona in 5.33) non saranno gonfiati da nessuna birra.

La più assidua delle doppiatrici è un’altra splendida figliola con una maglietta che chiarisce il suo essere vegana, e l’aspetto – diciamo - danese o finlandese (ma si chiama Francesca Scola, classe 1988, 1.33 nella mezza e 3.20 in maratona… e apprendo che ha persino vissuto a Formigine, terra propizia al podismo); con 36 giri, cioè 59,6 km, risulterà di gran lunga prima nella classifica “agonistica”, mentre nella classifica “goliardica” dovrà cedere lo scettro a Elena Anna Carraro, 45,5 km coi piedi e 27 birre bevute, cioè 72,5 km virtuali. Francesca sarà naturalmente anche la vincitrice della maratona, con un tempo di passaggio in 4.14:28, ai 6:01 di media che con questo clima e fondo stradale sono un tempone.

Il passare delle ore, più svelto di quello dei chilometri, induce i più timorosi di noi, o quelli ansiosi di una nuova “tacca” (Gianni Brera li chiamava “pellagrosi del gol”), a dibattere, anche con lo stesso boss Vedilei durante i passaggi dal quartier generale, la strana norma secondo cui se passeremo al rilevamento dopo le 5h50 non potremo cominciare un altro giro (il chiassoso portavoce diviene il maresciallo e “trombettiere” da Forlì Lorenzo Gemma, anche in rappresentanza del Club, che otterrà ufficialmente la sua maratona in 6.04:46). Ma come? sono 6h o 5h50?? Alla fine, dopo vari conciliaboli, crediamo di capire che “i maratoneti lenti” (o almeno, i meno lenti dei lenti) potranno proseguire oltre le 6h fino al raggiungimento della fatidica cifra: d’altronde, era il regolamento a scrivere “Sarà rilevato il passaggio maratona, da percorrere entro le 8h”. Della cosa non paiono interessarsi granché né l’avvocato Tundo (autore alla fine di 20 giri=32 km, e 13 birre), né Massimo Faleo, la cui maglietta inneggia alla “fatica” grazie a cui “soffri ma sogni” (foto 8-9: pessimo il gioco di parole con cui qualcuno toglie “at” da fatica): la sua “fatica” durerà 20 giri annaffiati da 19 birre.

Ancor meno se ne cura l’eroico Gianfranco Toschi, che ha persino rinunciato al diritto di partire due ore prima, e durante gli incroci mi informa sui risultati calcistici di Modena e Bologna; nel tempo concesso percorrerà 16 giri (26 km) più … 10 birre. Il glorioso Elvino Gennari (foto 7), eroe di tanti Passatore, addirittura si ferma molto prima del consentito, accontentandosi di correre 13 giri della mezza maratona, e senza toccare una birra.

Ma il dubbio sulla tacca resterà ancora allo scoccare delle 6 ore, col tecnico dei chip che interpella Vedilei “quando li dobbiamo fermare?”, il transponder (un trans che piace a tutti) che continua a suonare ad ogni passaggio, ma il video che non mostra più la classifica provvisoria; e sarà oggetto di dibattito negli spogliatoi e sotto una deliziosa doccia (punto in più per questa sede rispetto a quella agreste di Castelbolognese): dove però il dopo gara era assai più festoso, tra piatti gastronomici e vino romagnolo; mentre qui le ultime premiazioni avvengono addirittura a luci spente, cui dobbiamo supplire (o tempora, o mores) con le torce dei telefonini.

E finalmente, il lunedì, escono le dettagliatissime classifiche made in Endu, con Vedilei che si presta a spiegazioni aggiuntive. Delle prime posizioni femminili ho già detto.

Vincitore assoluto, con e senza birre, Gianluca Scardovi di Imola, 41 giri cioè 66,615 km (più 30 km … a tutta birra); secondo posto di Marco Mazzanti, 37 giri=60,1 km (e identiche 30 birre), appena davanti però ad Andrea Domeniconi, 100 metri in meno ma “soltanto” 12 birre che nella graduatoria “semiseria” lo arretrano al 13° posto. Tecnicamente quarto, con 36 giri al pari della Francesca Scola, ma con 24 birre che gli regalano un totale virtuale di 82,5 km, l’orafo toscano Edimaro Donnini da Castiglion Fiorentino, “senatore” della Ronda Ghibellina al pari di Vedilei, che gira per 6 ore con un bandierone inneggiante alla “Pace”.

Dei maratoneti e supermaratoneti incalliti, su 98 partecipanti complessivi (contro i 111 del 2021) saranno 61 a raggiungere la “tacca”, fino a Silvana Simoni dei Bergamo Stars cui saranno addirittura concesse 7h26 per finire (poi, non lamentatevi di Vedilei!).
La classifica della maratona non tiene conto di birre quindi è a prova di bomba: ha vinto Enrico Bartolotti (Liferunner) in 3.08:34, davantissimo al vincitore “a tempo” Scardovi (3.34:27): la cosa si capisce vedendo che Bartolotti si è fermato subito dopo i 42,195, e bevendo una sola bionda risulta addirittura 67° nella classifica generale. Terzo maratoneta viene sancito Nicola Frappi in 4.05:17, a precedere di 9 secondi  lo sbandieratore e compagno di squadra Donnini, che alla fine però lo precederà di 2 giri… e tre birre.

Tra le donne, prima anche nella maratona, come detto, Francesca Scola, quasi un’ora davanti a Natasa Zivanovic (Castel S. Pietro, 5.08; alla fine delle 6 ore, 48,6 km); terza la supermaratoneta Giulia Ranzuglia in 5.14 (e si fermerà a questo traguardo), appena davanti a Concetta Bonaffini che però proseguirà fino ai 47 km in 6 ore e senza birre.

Quanto ai soliti noti, il supermaratoneta Christian Balzaretti (reduce da Orta dove ha superato il traguardo delle 250 maratone), risulta 10° assoluto in maratona con 4.32, completando infine 50,2 km; Roberto Boiano (visto altre volte con barba e capelli tricolori), fa segnare 5.22 in maratona e 29 giri (47 km esenti da birre) in totale; la prof di matematica Daniela Lazzaro, due mesi dopo avermi suonato ben bene ad Asolo, qui mi dà quasi 5 minuti in maratona (5.46) e un giro nel complesso. Bella sequenza di passaggi ai fatidici 42,195 tra i 5.59:49 di Yuri Fabbri (l’ultimo “in regola” al cento per cento) e i 6.11:28 di Greta Massari, con in mezzo il fananese Mauro Gambaiani, il supercitato Paolino, e il maresciallo Gemma. Todos caballeros.
E per chi vuole monitorarsi al centesimo, ecco le tabelle dei passaggi giro per giro, da non mostrare ai tecnici olimpici e ai venditori di tabelle, per non fargli scoprire che c’è chi ha fatto il primo miglio in 8:50, il secondo in 9:43 per arrivare ai 15:43 del ventunesimo (che Paolino ha però girato in 17:14), dando tutto nell’ultimo giro  chiuso in 13:16, ben 12 secondi meno del suo eterno rivale e concittadino… Ce n’è per dibattere lungo tutta la prossima maratona.

 

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Roberto Mandelli
Fonte Classifica: Endu

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