Madonnina di Modena – In 754 alla “Passo dopo passo”
9 maggio – Messaggi della vigilia da Giangi: “Vai domani 9 maggio CORSA MADONNINA MO .. IO NO - Ti piace così tanto la ciclabile che va dalla madonnina allo stadio e ritorno” (i punti interrogativi sono un optional, non così gli emoticon corrucciati e lacrimosi).
Malgrado questi, andiamo dunque, al primo dei tanti appuntamenti serali che contrassegnano d’ora in poi la stagione del podismo modenese, sia per la voglia di socializzare (condita da un simpatico tramonto) sia per l’occasione benefica, patrocinata dal Rotary Club “Muratori” di Modena (il grande Lodovico Antonio patrocinò fin dai suoi tempi la costruzione di un “Albergo dei poveri” e di uno “Spedale”, divenuto poi il S. Agostino attivo fino a pochi anni fa) a supporto del Centro oncologico modenese, per l’acquisto di una nuova apparecchiatura stimata 10mila euro.
Dieci euro l’iscrizione “sostenitrice”, che dava diritto a una maglietta gialla, luminosa come gli occhi di Morena Baldini; soli 2,50 l’iscrizione normale, oltre tutto premiata con mezzo kg di pasta e una bottiglia di moscato del Rubicone a 7 gradi (chissà se Werter Torricelli chiamerebbe vino anche questo); insomma sembrava quasi che i podisti ricevessero, non facessero la beneficenza.
Ma a giudicare dal colpo d’occhio, forse la metà dei 754 partecipanti avevano pagato i 10 €, facendo un’opera buona sotto l’occhio e la voce del principe dei narratori orali del podismo, Roberto Brighenti: che da qui mosse i primi passi, tra la vecchia ferrovia e i prati non ancora cementificati di quella che allora si chiamava “la Russia di Modena”, e in era podistica divenne il nodo della maratona di Carpi, qualunque fosse il luogo di partenza, anche Reggio nel ‘97.
Quanto al percorso attuale, aveva ragione Giangi: niente più i tracciati per la Barchetta fino al fiume che facevano apprezzare le trasferte da queste parti, ma la stessa stessissima ciclabile “diagonale” usata due settimane fa per la corsa “della Libertà”: dalla sede della società (e del Partito) al cimitero e alla ferrovia attuale, occhiello, ritorno alla Madonnina, altro occhiello nella zona sud-via Saltini, in prossimità della nostra Ilva - le fonderie coop di via Zarlati -, passaggio sul traguardo dopo 5 km e, per chi voleva proseguire, secondo giro identico.
Le calorie bruciate sono le stesse, qualunque sia il panorama circostante; e i km passano presto se impiegati a raccontare progetti e a dirne quattro che il tacere è bello, nel primo giro con Maurito e nel secondo con Paolino Malavasi, sorpassando e venendo sorpassati da Maurizio Pivetti (che adotta la tattica di Pizzolato per vincere a New York), o dal Grossi di Soliera-Ravensburg che non può evitare la scorta finale a Simona Malavasi.
Ma siamo tutti giustificati dall’occasione benefica, e dalla sua tomba alla vicina Pomposa il buon Lodovico Antonio (podista quotidiano, dalla biblioteca Estense alla sua casetta della Punta), che tutta la vita si impegnò per la “pubblica felicità”, e spendeva i propri soldi per acquistare sui mercati esteri il chinino utile ai concittadini ammalati, ci benedice.
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