Podismo vecchia maniera ai “Boglioni” di Casalgrande
6 settembre – Quelle dalle parti di Scandiano non sono certo le zone più amene della Padània, almeno dopo l’esplosione della ceramica che ha sventrato le colline, impiombato le campagne e intorbidato i cieli, ma podisticamente sono il centro d’Italia; e se la Scandiano di Manelli e soci rimane il motore del podismo reggiano, la vicina Casalgrande (anzi, da anni si discute con Giangi se il distributore di metano dopo la galleria sia a Casalgrande o a Scandiano) è buona seconda, con una serie di iniziative gestite in proprio o in comproprietà (come la corsa befanile del Cioccolato, https://podisti.net/index.php/cronache/item/9645-casalgrande-re-cioccolato-per-franzese-e-giulia-pasini.html , il recente assalto al Castello https://podisti.net/index.php/cronache/item/11166-casalgrande-re-ottimo-esordio-dell-assalto-al-castello.html e la corsa di pochi giorni fa a San Ruffino).
Vabbé, non c’è più la camminata del Festival a Villalunga (dove una volta venivano persino Letta e Prodi ma, dicono le auto-cronache, quest’anno “il caldo ha messo a dura prova i volontari”), però questa “Du pass ai Buiaun” ha raggiunto l’11^ edizione, sebbene all’orario di partenza delle 19 (posticipato di mezz’ora rispetto a quanto fatto credere al prode Valentini) fossimo meno di un centinaio.
Località, “I Buiòun / Bujàun”, che non c’entra col buio ma con l’antica denominazione di Boglioni, il luogo dove ora hanno sede il municipio, un monumento ai caduti delle guerre novecentesche bello ma trascurato, un moderno cinema-teatro intestato a De André e, poco lontano, un parco Amarcord con fontanella di acqua comunale gratuita Iren, non l’esosa e malfunzionante Hera dei modenesi; ma luogo che in tempi antichi era una frazioncina distaccata della “vera” Casalgrande, quella alta, col suo castello e un prete tradizionalista che il vescovado reggiano di oggi (gestito da un modenese di stretta obbedienza bergogliana: insomma “Dio Che”) ha prontamente sospeso dalla carica. (Alle messe, meglio averci Del Rio e Bonaccini che qualche centinaio di trogloditi che credono ancora nel Credo).
Gara “non competitiva di 10 km”, recitava il volantino: eppure, vedendo comparire in zona partenza alcune celebri cacciatrici di salamelle, ci chiedevamo se si erano sbagliate (opinione fallace di taluni: ma figùrati se quelle fanno una trasferta a vuoto, come invece facciamo noi solo per il gusto di ricevere il 99° scaldacollo), oppure se sottobanco qualcosa sarebbe arrivato. Come appunto è stato, con dispiegamento di bandoliere tricolori e Brighenti usuale maestro di cerimonie.
Beninteso, io sono a favore delle premiazioni per i primi, sempre e ovunque, trovando speciosa la distinzione tra competitive e non competitive, nel ricordo di quando la Fidal e gli ordini dei medici e i ministeri non avevano messo le mani anche sul podismo, imponendo omologazioni, certificazioni, tasse e balzelli sotto minacce di morte (“guardate che se poi muore uno l’assicurazione non paga e voi andate in galera…!”). Dunque, viva Casalgrande, e brave quelle che si sono informate sul contenuto delle sportone in palio: non è morto nessuno, e qualcuno avrà fatto una cena più sostanziosa di noi peones, che a parte lo scaldacollo ci siamo accontentati di acquistare gnocco fritto per 60 cent a pezzo (ma erano pezzetti un po’ piccolini…), e una fetta di torta e un caffè per 2 euro.
Quanto ai 10 km annunciati, arrivando al traguardo in piazza dopo 55 minuti, mi sono sentito dire: hai tagliato! Nossignore, erano stati gli organizzatori a tagliare il percorso riducendolo a 8.250 (cioè poco più dei 6 km previsti per il giro “corto”), con la motivazione tutta agreste che un certo contadino aveva cosparso di letame un tratto campestre, dove dunque era sconsigliabile affondare le scarpette. A parte questo, ho trovato il percorso (che ricalcava in parte quello del cioccolato, ma alla rovescio) gradevole, ottimamente segnalato e lodevolmente fornito di addetti, nonché di vigili comunali ad ogni incrocio. Sebbene mi sia un po’ vergognato della mia categoria udendo un automobilista dire a un vigile (saranno state le 19,45): “insomma, io devo andare a casa: mi dite voi dove posso passare?”. Eravamo così pochi, uno ogni cinquanta metri o giù di lì, che il poveretto sarebbe potuto passare alla grande, arrivando in tempo per il piatto di brodo fumante, la sconfitta della Francia spocchiosa e la vittoria del nostro tennista tedeschino da Innichen: Davvero, troppa grazia per noi “atleti” da 3 euro a pettorale e foto gratuite scattate da Nerino Carri al traguardo.
Ma insomma, come direbbe Palazzeschi, una non competitiva (ehm ehm) totalmente chiusa al traffico, chissà se nemmeno ce l’ha una grande città.
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1 commento
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Sabato, 07 Settembre 2024 14:52
inviato da Cuoghi
"mi piaccion le fiabe, raccontane altre", chissà che l'invidiarvi non mi faccia venir voglia di ributtarmi nella mischia!
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